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Calenda lancia il “patto repubblicano” e avverte: solo Draghi premier

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Azione e Piu’ Europa lanciano il Patto Repubblicano, la premessa di una coalizione che apra anche ad alcuni big usciti da FI e si proponga alle prossime politiche in continuita’ con l’azione di Mario Draghi. E’ lui, secondo Carlo Calenda, l’unica persona che “bisogna tenere a fare il presidente del Consiglio”, non altri. Il riferimento sottotraccia e’ all’ipotesi di Enrico Letta candidato premier del centrosinistra. Cosi’, a stretto giro, il Nazareno replica alla stoccata: “Noi non siamo la destra che litiga su Palazzo Chigi e sugli incarichi prima ancora di fare le liste. Nessuno puo’ avere dubbi su cio’ che pensano Letta e il Pd su profilo e caratura di Draghi. Ma non e’ un tema in agenda ora”. Calenda si avvicina anche a Matteo Renzi con cui avrebbe avuto a sorpresa un faccia a faccia: fatta eccezione per i 5 stelle e i “sovranisti che hanno fatto cadere” l’esecutivo, non e’ ora di mettere paletti: “Siamo disponibili a discutere con tutti”, anche se ci sono le differenze, afferma rispondendo indirettamente al leader di Iv che aveva definito Azione una forza politica vicina con cui “stare assieme”. Dal fronte degli ex forzisti, che di giorno in giorno si ingrossa sempre piu’, si fa avanti la ministra Mariastella Gelmini che propone un incontro al segretario di Azione: “L’agenda Draghi e’ quello che serve all’Italia. Io ci sono”. Lui non se lo fa ripetere due volte: “Con grande piacere”. Intanto, la titolare del Sud Mara Carfagna, formalmente ancora nei ranghi di Forza Italia, continua il periodo di riflessione approfondita sul suo futuro, ma chi la conosce scommette che a stretto giro anche lei ufficializzera’ l’addio a Silvio Berlusconi. Azione la aspetterebbe a braccia aperte. “Sono sicura che Mara prendera’ la decisione giusta, quella di continuare a contribuire al nostro grande progetto”, dice la delegata forzista ai rapporti con gli alleati, Licia Ronzulli. Parole che attestano lo sforzo in atto dentro FI per evitare un altro divorzio pesante. Chi ha gia’ lasciato gli azzurri, ma non ancora svelato le sue carte e’ Renato Brunetta. Da registrare la chiara analogia tra “l’unione repubblicana per salvare il paese” lanciata dal titolare della Pa e, meno di 24 ore dopo, il “Patto repubblicano” presentato alla Stampa Estera. Per capire che il progetto in questione si collocherebbe nell’area del centrosinistra, basta incrociare aperture e veti. “Da 24 ore e’ iniziata la prima interlocuzione col Pd che in questi anni ha preferito altri interlocutori, il M5s e l’estrema sinistra, ad esempio”, spiega la senatrice di Piu’ Europa Emma Bonino. Per il resto, i paletti sono chiari: no “a chi ha fatto cadere Draghi”, dunque M5s, Lega e FI. Luigi Di Maio? “Non so di chi lei stia parlando”, taglia corto Calenda. La replica del leader di Insieme per il futuro non si fa attendere: “Le coalizioni sono fondamentali per stare uniti contro gli estremismi. Essere uniti, fra coloro che hanno provato a salvare il governo di unita’ nazionale, e’ un valore”. Il puzzle delle alleanze da tessere all’ombra della premiership di Draghi e’ ancora tutto da costruire. Il ministro degli Esteri starebbe lavorando ad una lista autonoma, sempre nell’ambito del centrosinistra, che metta insieme da Bruno Tabacci a Federico Pizzarotti, fino a Beppe Sala. Piu’ difficile lo scenario di una sua candidatura nel listone ‘democratici e progressisti’ lanciato dal Nazareno, in cui dovrebbero finire, invece, Roberto Speranza (Articolo 1) e Enzo Maraio (Psi). Dal centrodestra Giovanni Toti mischia le carte, definendo “il programma di Carlo Calenda per molti aspetti condivisibile”. Il dubbio che solleva, subito dopo, e’ sostanziale: “Non so quanti lo condivideranno nella coalizione di Letta…e quanti invece nella coalizione di centrodestra sarebbero pronti a sposarlo”.

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Esteri

Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Ambiente

Qualità dell’aria in Italia, allarme inquinamento: superati i limiti UE e OMS già nel primo trimestre 2025

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I dati raccolti nei primi tre mesi del 2025 confermano una situazione drammatica per la qualità dell’aria nelle città italiane. Secondo l’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile, promosso da Clean Cities Campaign e Kyoto Club, in molti capoluoghi i livelli di PM2,5 (polveri sottili) e biossido di azoto (NO₂) hanno superato abbondantemente i limitifissati dalla Direttiva europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In alcune zone urbane, come Torino Rebaudengo, non si è registrato neanche un giorno sotto i limiti dall’inizio dell’anno, evidenziando un’emergenza ormai strutturale.

Le città più colpite: Padova, Milano, Napoli, Torino e Palermo

Per quanto riguarda il PM2,5, i superamenti dei limiti sono stati registrati già nel primo trimestre nelle città di Padova, Milano, Brescia, Torino, Vicenza, Modena, Bergamo, Parma, Terni, Trento e Bologna.
La maglia nera per il biossido di azoto (NO₂) va invece a Palermo, Napoli, Messina, Genova, Torino, Catania, Milano, Vicenza, Venezia e Trento.

L’inquinamento come emergenza sanitaria

«L’inquinamento atmosferico è una vera emergenza sanitaria», afferma Roberto Romizi, presidente dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE Italia). «Le evidenze scientifiche dimostrano l’aumento di malattie respiratorie, cardiovascolari, neurodegenerative, problemi riproduttivi e disturbi dello sviluppo nei bambini. Non possiamo più permetterci esitazioni. Servono politiche urgenti e coraggiose, in linea con le indicazioni dell’OMS».

Le richieste di Kyoto Club: mobilità sostenibile e transizione energetica

Per Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, è essenziale «procedere rapidamente verso la decarbonizzazione, investendo in efficienza energetica, fonti rinnovabili e soprattutto mobilità sostenibile».
Una critica netta viene rivolta al Governo per la Legge di Bilancio 2025, che avrebbe dirottato risorse verso il Ponte di Messina, sottraendole a trasporto pubblico locale e mobilità attiva: «Così si aggrava l’emergenza climatica e sanitaria».

I numeri che preoccupano l’Europa

Secondo l’OMS, oltre 7 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico. L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima decine di migliaia di morti premature ogni anno solo in Italia per esposizione a inquinanti.

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Esteri

Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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