Tencent lancia la sua sfida a DeepSeek, la startup al vertice dell’affollato settore cinese dell’intelligenza artificiale che punta a sfidare gli Usa. Una sfida che si chiama ‘Hunyuan Turbo S’. Il gruppo tecnologico di Pony Ma ha rilasciato un nuovo modello di IA e l’ha presentato come in grado di rispondere alle domande più velocemente del successo globale raccolto da R1, il prodotto dalla piccola società di Hangzhou che il 27 gennaio ha mandato ko Wall Street, Big Tech Usa e Silicon Valley con la sua soluzione low cost ad alte prestazioni. Hunyuan Turbo S è capace di replicare alle richieste entro un secondo, come segno di più marcata distinzione rispetto a “DeepSeek R1, Hunyuan T1 e altri modelli più lenti che devono pensare per un po’ prima di rispondere”, ha spiegato Tencent in una nota. Si tratta di sviluppi arrivati un mese dopo che Alibaba ha confrontato il suo nuovo modello Qwen AI con la tecnologia di DeepSeek, evidenziando la rapida ascesa della startup alla ribalta dall’inizio dell’anno.
Tencent, che ha anche fornito dati che indicano come il suo Hunyuan Turbo S possa competere bene con il modello V3 di DeepSeek nelle valutazioni IA più comunemente usate, ha messo a segno una mossa che è l’ultimo segnale della feroce competizione su scala nazionale nell’intelligenza artificiale, parte della sfida campale per il primato globale hi-tech con i colossi americani. Per altro verso, l’ultima proposta di Tencent sottolinea la crescente pressione sui giganti della tecnologia cinese per tenere il passo con i modelli di intelligenza artificiale in rapida evoluzione, puntando alla ottimizzazione delle prestazioni dei grandi modelli linguistici. A differenza dei tradizionali modelli slow-thinking come Deepseek R1 e Hunyuan T1, Hunyuan Turbo S dà “risposte istantanee”, migliorando in modo significativo la velocità di output delle risposte e riducendo la latenza della prima parola del 44%: prestazioni che pesano su aree quali conoscenza, matematica e creazione, fornendo una nuova soluzione per la capacità di reazione dei modelli di grandi dimensioni.
L’ispirazione progettuale di Hunyuan Turbo S si collega alla modalità fast-thinking, su cui gli esseri umani fanno affidamento per il 90%-95% delle decisioni quotidiane basate sull’intuizione. In combinazione con la modalità slow-thinking di analisi razionale, il modello di Tencent ha l’ambizione di voler dare agli schemi di grandi dimensioni capacità di risoluzione dei problemi più intelligenti ed efficienti. Attualmente, sviluppatori e utenti aziendali possono accedere a Hunyuan Turbo S tramite API sul sito Web di Tencent Cloud e usufruire di una prova gratuita di una settimana. Il prezzo è di 0,8 yuan/milione di token per l’input e 2 yuan/milione di token per l’output, con una significativa riduzione di prezzo rispetto al modello Hunyuan Turbo della generazione precedente.
La navetta Crew Dragon Freedom si è sganciata dalla Stazione Spaziale per iniziare il viaggio verso Terra. A bordo gli astronauti della Nasa Suni Williams e Butch Wilmore, arrivati sulla Iss a giugno 2024 con la Starliner della Boeing e rimasti bloccati per 9 mesi per i problemi tecnici della navetta. Con loro il comandante Nick Hague della Nasa e Aleksandr Gorbunov dell’agenzia spaziale russa Roscosmos. L’ammaraggio, previsto alle 22,57 italiane al largo delle coste della Florida, segnerà la conclusione della missione Crew 9 partita a settembre con 2 astronauti anzichè 4 per consentire il rientro di Williams e Wilmore.
Con la navetta Crew Dragon agganciata nelle scorse ore alla Stazione spaziale internazionale, sono arrivati in orbita due nuovi esperimenti finanziati dall’Agenzia spaziale italiana: Iris, che monitorerà in tempo reale le radiazioni ricevute dagli astronauti, e Drain Brain 2.0, per la misurazione non invasiva di importanti parametri cardiovascolari. “I risultati contribuiranno ad aumentare la conoscenza dell’ambiente radiativo in cui operano gli astronauti e forniranno indicazioni sull’adattamento del sistema cardiovascolare in condizioni di microgravità”, spiega Barbara Negri, responsabile Ufficio Volo Umano e Sperimentazione dell’Asi.
“L’ambiente ostile, la lunga durata del viaggio e le radiazioni cosmiche sono fra i principali ostacoli che gli astronauti dovranno affrontare per voli di lunga durata verso la Luna o Marte”. L’esperimento Iris, realizzato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare – Ttlab insieme all’Università di Bologna, ha come obiettivo quello di monitorare in tempo reale la quantità di radiazioni ionizzanti ricevute durante le attività quotidiane dagli astronauti. Prevede l’utilizzo di dosimetri personali attivi, ovvero sensori realizzati con materiali innovativi che rileveranno e trasmetteranno in tempo reale alla centrale operativa la dose di radiazioni ricevuta da chi li indossa, permettendo di attivare un allarme immediato in caso di sovraesposizione.
L’esperimento Drain Brain 2.0, realizzato in collaborazione con l’Università di Ferrara, prevede che gli astronauti indossino uno strumento progettato per rilevare e monitorare in modo non invasivo alcuni importanti parametri per la salute cardiovascolare. Nello specifico, saranno rilevati i segnali di flusso nella vena giugulare e nell’arteria carotide, i vasi principali del cosiddetto asse cuore-cervello. Oltre a valutare l’adattamento fisico degli astronauti all’ambiente spaziale, questo studio potrà avere importanti ricadute anche per l’assistenza sanitaria a distanza delle persone con scompenso cardiaco.
La Stazione Spaziale Internazionale è di nuovo affollatissima: sono in 11 a bordo, dopo l’arrivo dei quattro astronauti della missione Crew 10 con la navetta Crew Dragon Endurance, accolti con un grande entusiasmo. La loro presenza permette infatti di organizzare finalmente il rientro a Terra di Sunita Williams e Butch Wilmore, i due astronauti della navetta Starliner arrivati a bordo nel giugno 2024 dopo un viaggio avventuroso e rimasti bloccati per nove mesi.
La Nasa prevede che potranno tornare a Terra non prima del 19 marzo, Dopo due rinvii, la navetta Crew Dragon Endurance è stata lanciata con un Falcon 9 nella notte fra il 15 e il 16 marzo. A bordo l’astronauta Anne McClain, al comando, della Nasa come il pilota Nichole Ayers, con loro l’astronauta Takuya Onishi dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa e il cosmonauta Kirill Peskov dell’agenzia spaziale russa Roscosmos. Dopo un viaggio di 28 ore la navetta di SpaceX si è agganciata al modulo Harmony della Stazione Spaziale. Quando si è aperto il portello, i quattro astronauti sono stati accolti dall’equipaggio della Expedition 72, del quale oltre a Sunita Williams e Butch Wilmore fanno parte Nick Hague, Don Petitt, anche loro della Nasa, e i cosmonauti Aleksandr Gorbunov, Ivan Vagner e Alexey Ovchinin della Roscomos.
Quest’ultimo è l’attuale comandante della Stazione Spaziale Internazionale, dopo il passaggio di consegne avvenuto con Suni Williams nei giorni scorsi. A bordo ci sono quindi sei americani, quattro russi e un giapponese. Con l’arrivo della Crew 10 si può dare il via libera ai preparativi per il ritorno di Williams e Wilmore. I due rientreranno a Terra con i colleghi Nick Hague della Nasa e Aleksandr Gorbunov della Roscosmos, che erano arrivati sulla Stazione Spaziale Internazionale a fine settembre con la missione Crew-9. Hague e Gorbunov erano partiti soltanto in due in modo da lasciare gli altri due posti a bordo per i due della Starliner nel viaggio di ritorno. A metà febbraio la Nasa aveva annunciato di voler anticipare il rientro dei due astronauti rivedendo il calendario dei voli in modo da anticipare la missione Crew 10 facendo volare la navetta Crew Dragon Endurance invece di quella inizialmente prevista, che avrebbe richiesto tempi più lunghi. Un’operazione frutto di una “flessibilità operativa” resa possibile “dalla partnership incredibile tra Nasa e SpaceX e l’agilità che SpaceX continua a dimostrare”, aveva detto allora Steve Stich della Nasa.
Non sono mancati nemmeno polemiche e sospetti sulle condizioni di salute di Williams e Wilmore, esplosi a partire dal 24 settembre scorso, quando la Nasa ha pubblicato sul suo blog e sui social una foto di Sunita Williams con il volto che appariva più scavato e spigoloso del solito. Voci allarmistiche sulle condizioni di salute dell’astronata hanno cominciato a correre sulla rete, alimentate anche in seguito al breve ricovero di uno dei membri della missione Crew 8. Nessuna di queste vocì è mai stata confermata e Williams, una veterana dello spazio non nuova nemmeno a missioni di lunga durata, ha avuto in questi mesi dalla Iss un’intensa attività di collegamenti e conferenze, soprattutto con scuole, nonchè il ruolo di comandante della Stazione Spaziale Internazionale.