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Caccia russi violano lo spazio aereo dell’Estonia: intercettati da F35 italiani

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Tensione nei cieli del Baltico. Tre caccia russi MiG-31 hanno violato lo spazio aereo dell’Estonia, sorvolando il Golfo di Finlandia per circa dodici minuti senza alcuna autorizzazione. La notizia è stata confermata dal governo di Tallinn, che ha definito l’episodio un atto di “sfacciataggine senza precedenti”.

Secondo fonti riportate da Politico, sarebbero stati gli F-35 italiani, schierati nell’ambito della missione NATO di sorveglianza aerea, a intervenire per respingere l’incursione. I velivoli russi, noti per la capacità di trasportare il missile ipersonico Kinzhal, avrebbero attraversato circa cinque miglia nautiche all’interno del territorio estone, dirigendosi verso la capitale Tallinn prima di essere intercettati.

Il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna, ha ricordato che si tratta della quarta violazione russa dall’inizio dell’anno: «Già questo dato è inaccettabile, ma la violazione di oggi, durante la quale tre aerei da combattimento sono entrati nel nostro spazio aereo, rappresenta una provocazione senza precedenti». Il ministro ha inoltre ribadito la necessità di «rispondere ai crescenti controlli dei confini e all’aggressività della Russia rafforzando rapidamente la pressione politica ed economica».

L’Estonia non è l’unico paese NATO a denunciare episodi simili: nelle ultime settimane anche la Romania ha segnalato la violazione del proprio spazio aereo da parte di un drone russo, avvenuta durante un attacco contro obiettivi in Ucraina.

L’incidente conferma l’intensificarsi delle tensioni lungo il confine orientale dell’Alleanza Atlantica, in un contesto già reso instabile dal conflitto in Ucraina e dalle ripetute dimostrazioni di forza da parte di Mosca.

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Ucraina, oltre un milione di militari russi uccisi o feriti: l’Armata di Mosca ridotta a “materiale umano”

Secondo lo Stato maggiore ucraino, i militari russi morti o feriti in Ucraina hanno superato il milione. Media indipendenti stimano almeno 130mila caduti. Crescono i segnali di un esercito logorato e sacrificato come “materiale umano”.

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Anna Politkovskaja chiamava i caduti russi in Cecenia “materiale umano”. Lo stesso termine torna oggi drammaticamente attuale in Ucraina: secondo lo Stato maggiore di Kiev, i soldati russi morti o feriti dall’inizio dell’invasione hanno superato quota 1.099.530. Mosca non fornisce statistiche ufficiali, ma a fare luce sono i media indipendenti: Mediazona e il servizio russo della Bbc hanno compilato un elenco nominativo basato su fonti pubbliche e verificabili, individuando almeno 130.150 militari deceduti.

Cimiteri e successioni

Un modo indiretto per misurare l’entità delle perdite sono le richieste di successione: dal 2024 i tribunali russi ricevono migliaia di domande per dichiarare scomparsi i militari, così da consentire agli eredi di ottenere pensioni e beni. Intanto emergono anche le prime immagini dei cimiteri. A Myski, in Siberia, un video mostra file di tombe di giovani soldati: «Quando si saprà la verità – commenta l’autore – il Paese sarà inorridito».

Le regioni più colpite

Il database di Mediazona indica le aree con più caduti: Baschiria, Tatarstan, regione di Ekaterinburg e Mosca. Dati che smentiscono l’idea che le vittime provengano solo dalle zone più povere. Colpisce anche il calo della percentuale di ufficiali morti: dal 10% delle prime fasi di guerra al 2-3% nel 2024, segno che a morire sono soprattutto volontari e fanteria di leva.

Le nuove tattiche sul campo

Di fronte alle perdite provocate dai droni ucraini, l’esercito russo ha cambiato strategia. Niente più grandi colonne corazzate o assalti con buggy: ora le truppe avanzano in piccoli gruppi, di notte o al crepuscolo, usando poncho termici per sfuggire ai sensori. Una tattica mutuata dalla Wagner, che avrebbe persino ispirato unità speciali composte da malati incurabili o detenuti, inviati al fronte come carne da macello.

L’esercito logorato

Secondo gli analisti, la Russia ha ormai trasformato il proprio esercito in una forza di logoramento, dove i volontari rappresentano la principale categoria di caduti, seguiti dai detenuti arruolati con promesse di amnistia. Una guerra che, a tre anni e mezzo dall’inizio, mostra l’immagine di un esercito esausto, sacrificato in nome delle ambizioni del Cremlino.

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Kamala Harris denuncia un “abuso di potere” dopo la sospensione dello show di Jimmy Kimmel

Kamala Harris critica la sospensione dello show di Jimmy Kimmel definendola un abuso di potere. Elon Musk replica ricordando un vecchio tweet della ex vicepresidente contro Trump.

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«Stiamo assistendo a un abuso di potere. L’amministrazione sta attaccando i critici e usando la paura come arma per mettere a tacere chi vuole parlare. Non possiamo restare in silenzio o mostrarci compiacenti di fronte a questo attacco alla libertà di parola».
Con queste parole Kamala Harris è intervenuta sulla sospensione dello show televisivo di Jimmy Kimmel, uno dei volti più noti della satira politica americana.

La replica di Musk

Il post di Harris su X non è passato inosservato. Elon Musk ha infatti risposto riesumando un tweet del 2019 in cui l’allora senatrice e futura vicepresidente chiedeva la sospensione dell’account Twitter di Donald Trump. Un messaggio che, secondo Musk, dimostrerebbe come Harris fosse a suo tempo favorevole a forme di censura.

Il dibattito sulla libertà di parola

L’episodio riaccende lo scontro politico negli Stati Uniti sul tema della libertà di espressione, con posizioni spesso ribaltate a seconda dei protagonisti in campo. La sospensione dello show di Kimmel diventa così non solo un caso televisivo, ma anche un terreno di confronto politico che coinvolge amministrazione, opposizione e big della Silicon Valley.

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Regno Unito pronto a riconoscere lo Stato di Palestina: l’annuncio di Keir Starmer atteso domenica

Il premier britannico Keir Starmer dovrebbe annunciare domenica il riconoscimento dello Stato di Palestina. La decisione arriva dopo il peggioramento della crisi a Gaza e l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania.

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Il primo ministro Keir Starmer è pronto ad annunciare domenica pomeriggio il riconoscimento dello Stato di Palestinada parte del Regno Unito. Lo riferisce la Bbc, sottolineando che la scelta giunge dopo mesi di pressioni e in seguito al peggioramento della situazione umanitaria a Gaza.

A luglio, Starmer aveva dichiarato che Londra avrebbe compiuto questo passo a settembre se Israele non avesse accettato un cessate il fuoco e un impegno credibile per un accordo di pace basato sulla soluzione a due Stati.

Le condizioni non rispettate da Israele

Secondo fonti governative, nelle ultime settimane la situazione sul terreno si è ulteriormente deteriorata. Le immagini di fame e violenza a Gaza, già definite “intollerabili” dallo stesso premier, hanno spinto Downing Street ad accelerare i tempi.

A pesare sulla decisione anche la continua espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, considerati illegali dal diritto internazionale. In particolare il progetto di insediamento E1, che secondo molti osservatori metterebbe definitivamente a rischio la creazione di uno Stato palestinese territorialmente contiguo.

Gaza sotto assedio

Il nuovo passo del governo britannico arriva mentre l’ultima operazione di terra israeliana su Gaza City è stata definita da un funzionario Onu “un cataclisma”, costringendo centinaia di migliaia di civili alla fuga.

Il Regno Unito si aggiungerebbe così ai Paesi europei che hanno già annunciato la volontà di riconoscere lo Stato palestinese, in aperto contrasto con la linea di Washington, che resta contraria a questa prospettiva.

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