Il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha descritto la sua visita in Cina come “produttiva”, utile a lanciare un severo avvertimento contro il sostegno di Pechino alla guerra della Russia in Ucraina e a rimarcare i timori su TikTok e soprattutto sulla sovraccapacità industriale del Dragone. Dopo la telefonata presidenziale del 2 aprile tra Joe Biden e Xi Jinping, è toccato all’ex capo della Fed proseguire l’opera di consolidamento del dialogo, mentre si profilano minacciose all’orizzonte le nubi di un nuovo scontro commerciale. “Abbiamo compiuto passi importanti per stabilizzare le relazioni bilaterali e spostare la palla in avanti su questioni specifiche”, ha detto Yellen a Pechino, nel briefing con i media alla fine del tour di cinque giorni iniziato dal polo industriale di Canton. TikTok, la popolare app di video di proprietà cinese, rischia il divieto negli Usa senza il taglio dei legami con la società madre ByteDance.
“I nostri timori riguardano i dati personali sensibili e la loro protezione”, ha osservato, ricordando che Pechino impone divieti simili alle app social americane nel Dragone. Yellen ha rimarcato gli sforzi dell’amministrazione Biden per rafforzare i legami con la Cina, ad esempio, sul consenso del quadro bilaterale contro riciclaggio di denaro e finanza illecita. Uno slancio che ha aperto la strada a “conversazioni difficili sulla sicurezza nazionale”, compresi i timori americani sul coinvolgimento di aziende cinesi nel sostegno alla Russia contro la guerra in Ucraina. Tali società, insieme alle banche che facilitano transazioni per inviare beni militari o a duplice uso verso la base industriale russa, “si espongono al rischio di sanzioni Usa”, ha ammonito Yellen. Toni fermi nel giorno dell’arrivo a Pechino del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, con la visita del presidente Vladimir Putin forse a maggio. Mentre la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha respinto “la denigrazione delle normali relazioni tra Cina e Russia”.
Il tema guida del viaggio di Yellen è stato la sovraccapacità dell’industria cinese forte del sostegno governativo – in particolare su auto elettriche, batterie al litio e pannelli solari – con critiche “non animate da sentimenti anti-cinesi o dal desiderio di disaccoppiare le economie, ma piuttosto dallo scopo di prevenire conseguenze per l’economica globale e avere una sana relazione economica con la Cina”. Al premier Li Qiang e al vicepremier He Lifeng, Yellen ha ribadito che l’ondata di export a basso costo mette le aziende americane in stato di svantaggio ingiusto. “La Cina è ora semplicemente troppo grande perché il resto del mondo possa assorbire l’enorme capacità”, ha avvertito. “Abbiamo già visto questa storia e oltre un decennio fa”, con l’acciaio sottocosto che ha colpito i mercati globali e decimato le industrie. Ma questa volta gli “Usa non si faranno inondare”. Yellen, ad apposita domanda, ha suggerito una correzione delle politiche sul fronte della domanda, stimolandola con l’aumento dei redditi e il rafforzamento della sicurezza pensionistica: “il tasso di risparmio cinese è molto elevato e la spesa dei consumatori in percentuale al Pil è piuttosto bassa”.
Intanto, da Parigi, prima tappa del tour europeo a sostegno dell’export di auto elettriche cinesi e per disinnescare i possibili dazi Ue, il ministro del Commercio Wang Wentao ha replicato che il rapido sviluppo dei veicoli elettrici è frutto “di innovazione, efficienza industriale e supply chain, e della concorrenza di mercato, piuttosto che dei sussidi”, definendo “infondate” le accuse di Usa ed Europa. Parole in linea con la visione del presidente Xi di potenziare l’economia con la spinta manifatturiera a dispetto delle tensioni coi maggiori partner commerciali. Alla fine del tour de force cinese, Yellen si è concessa con l’ambasciatore Nicholas Burns una birra al Jin-A, pub di Pechino che spilla produzione locale. Una mossa destinata ad alimentare curiosità e commenti sui social in mandarino dove l’ex presidente della Fed è stata già apprezzata per l’uso delle bacchette in un ristorante di cucina cantonese durante la tappa a Guangzhou.