Collegati con noi

Esteri

Boris Johnson fa propaganda e sfrutta il terrorismo: a Londra solo con visto e passaporto. Ma l’Ue: gli inglesi avranno lo stesso trattamento

Pubblicato

del

Controlli per entrare nel Regno Unito, con visto elettronico e passaporto obbligatorio, e controlli per restarci. Boris Johnson fa la faccia feroce, a 10 giorni dalle elezioni britanniche del 12 dicembre, e gioca la carta di una stretta sull’immigrazione, allargata dal 2021 ai cittadini dei Paesi dell’Ue. E alla massa dei turisti. Deciso a raddrizzare i sondaggi, che restano largamente favorevoli al suo Partito conservatore, ma con qualche oscillazione preoccupante sulla prospettiva di tenere a distanza il Labour di Jeremy Corbyn e garantirsi una vitale maggioranza assoluta di seggi nella prossima Camera dei Comuni, il premier fa leva sul pugno di ferro e sui temi della sicurezza. Un refrain che nel week end non ha esitato a sollevare anche sul dossier terrorismo, sull’onda dell’emozione per il sanguinoso attacco di London Bridge compiuto da Usman Khan, ex detenuto jihadista in liberta’ vigilata, a costo di farsi accusare di voler “strumentalizzare” a fini elettorali la battaglia contro le ‘scarcerazioni facili’ glissando sulle negligenze imputabili nell’ultimo decennio ai governi a guida Tory. E che prova adesso a spostare di bersaglio, tornando al piu’ ordinario richiamo alla linea del Piave della questione migratoria: secondo i piani del programma conservatore in materia illustrati oggi dalla sua ministra dell’Interno, Priti Patel, falco tra falchi in un governo e in un partito a trazione sempre piu’ euroscettica. Programma che prevede, se i Tories avranno successo alle urne, l’introduzione d’un rigoroso sistema di controllo alle frontiere del Regno – denominato Eta (Electronic Travel Authorisation) e simile all’Esta in vigore per i visti d’accesso negli Stati Uniti – a partire dalla fine del periodo di transizione post Brexit previsto per ora nel rispetto dello status quo sino al 31 dicembre 2020. In sostanza i viaggiatori senza visto permanente dovranno comunicare online i loro dati. L’obiettivo dichiarato del governo e’ quello d’impedire gli ingressi fraudolenti attraverso l’uso di documenti Ue, al momento quantificati in circa mille all’anno. Ma piu’ generale la promessa e’ un giro di vite sul flusso migratorio complessivo, secondo il modello di filtri adottato per esempio in Australia, con una sorta di valutazione a punti delle “qualita’” (talenti, attitudini, compatibilita’ con le esigenze o le priorita’ del Paese ricevente) di chi bussa alle porte d’entrata. Un modello erga omnes nel quale i cittadini europei verranno equiparati dal primo gennaio 2021 agli extracomunitari: con l’obbligo di compilazione di moduli online anche per i semplici turisti e attesa di un ok dalle autorita’ britanniche all’ingresso 3 giorni prima dell’arrivo in qualsiasi aeroporto o porto dell’isola. Di conseguenza la carta d’identita’, utilizzabile oggi per viaggiare dal continente (e dall’Italia) verso Londra e il resto della Gran Bretagna, non bastera’ piu’: servira’ necessariamente il passaporto. Gli europei sulle cui fedine gravassero condanne di un certo (imprecisato) peso potranno essere inoltre rispediti a casa in ogni momento. E, a scanso di ‘imboscamenti’, non manchera’ un conteggio elettronico In & Out di entrate e uscite. “A causa delle leggi Ue, droga e armi entrano oggi nel nostro Paese dall’Europa, accrescendo il rischio di violenze e tossicodipendenze. Dopo la Brexit i nostri confini saranno molto piu’ sicuri”, ha sentenziato la ministra dell’Interno di Johnson. Parole propagandistiche, le ha pero’ replicato a stretto giro Diane Abbott, ministra dell’Interno ombra laburista, stando alla quale la “hard Brexit” di BoJo e soci azzoppera’ semmai la cooperazione investigativa e d’intelligence con i 27. E dunque, nella realta’, “la sicurezza” stessa del Regno.

La risposta dei paesi dell’Unione europea è stata immediata. I rapporti futuri con la Gran Bretagna saranno fondati sul principio della reciprocità. Che sarebbe a dire: i cittadini inglesi avranno la stessa libertà di venire in Europa concessa da Londra a quelli dell’Unione.

Advertisement

Esteri

Maradona, nuove rivelazioni dal processo: «Luque vietò l’ingresso ai medici chiamati dalle figlie»

Il chirurgo che seguì Diego negli ultimi giorni avrebbe impedito le valutazioni cliniche dopo l’intervento alla testa.

Pubblicato

del

Durante il processo per la morte di Diego Armando Maradona, il dottor Fernando Villarejo, capo del reparto di terapia intensiva della clinica Olivos, ha rilasciato dichiarazioni importanti e potenzialmente decisive. Secondo il medico, Leopoldo Luque, il neurochirurgo a capo del team che seguì Maradona negli ultimi giorni, avrebbe impedito l’accessoad altri specialisti che volevano visitare l’ex campione dopo l’intervento alla testa del 3 novembre 2020.

Medici bloccati all’ingresso: «Chiamati dalle figlie»

Villarejo ha precisato che i medici esclusi erano stati convocati dalle figlie di Maradona, tra cui il dottor Mario Schitere una psichiatra. Il loro compito era valutare la possibilità di un trasferimento del paziente in una struttura di riabilitazione, data la complessità della sua condizione clinica.

«Luque ha vietato l’ingresso ai medici che dovevano valutare Maradona», ha dichiarato Villarejo in aula, definendo il divieto «strano e intempestivo».

Cartella clinica: «Pluripatologie di difficile controllo»

Nonostante il divieto, il dottor Villarejo è riuscito comunque a consultare la cartella clinica di Maradona, dalla quale ha tratto conclusioni preoccupanti: il paziente era ancora in condizioni critiche, affetto da patologie complesse e difficili da gestire.

«Era un paziente molto complesso», ha spiegato, «e necessitava di un monitoraggio costante e di interventi mirati, che forse non gli sono stati garantiti».

Un processo che riaccende i riflettori sulla gestione medica

Le parole di Villarejo si inseriscono in un processo delicato, che mira a chiarire eventuali responsabilità e negligenzenella gestione sanitaria del più grande calciatore argentino. Il comportamento di Luque e le decisioni prese nei giorni successivi all’intervento chirurgico saranno al centro dell’analisi dei giudici.

Continua a leggere

Esteri

La crociata di Ursula contro ‘i populisti filo-Putin’

Pubblicato

del

Lontano dalle suggestioni populiste, fermamente contro gli “estremisti di destra e di sinistra che non sono a favore della pace ma sono amici di Putin”, per usare le parole di Ursula Von der Leyen. E’ il Partito popolare europeo che si è ritrovato al Congresso di Valencia forte di una stagione di successi elettorali, a trazione sempre più tedesca, convinto di essere il motore propulsore di un’Europa che vuole rilanciarsi ed essere sempre più protagonista anche fuori dai confini dei 27. L’Europa disegnata dai popolari è un’entità politica capace di difendere i propri interessi nei confronti dell’alleato tradizionale, gli Usa, ma anche in grado di aprirsi nei confronti dei mercati emergenti, dalla Cina all’India, dall’Australia ai Paesi del Mercosur. Impegnata a voltare pagina sul fronte della difesa comune, della crescita e della lotta ai clandestini. L’asse formato da Ursula Von der Leyen, l’applauditissimo cancelliere in pectore Merz e il neo eletto presidente del partito, Manfred Weber tiene banco e dà la linea. “L’Europa è la nostra casa. E la nostra prima missione è proteggere il luogo che tutti chiamiamo casa”, ha sintetizzato Ursula Von der Leyen.

“Abbiamo vinto le ultime europee – ha detto Manfred Weber – grazie all’allargamento della famiglia del Ppe: non sono più conservatori o liberali ma stanno con noi. Il Ppe è il partito dell’Europa, dello stato di diritto. Viktor Orban se ne andrà in pensione e la nuova Ungheria sarà popolare”, ha aggiunto Weber tra gli applausi. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha concordato sulla necessità per l’Unione europea di “voltare pagina”, a partire dalla lotta contro l’eccesiva burocratizzazione legislativa. E soprattutto chiudendo quanto prima la stagione del Green Deal, lasciandosi alle spalle “quella visione di Timmermans e di Greta Thunberg che – ha osservato il leader azzurro – aveva creato una sorta di dea natura, una forma di panteismo che non teneva conto della presenza dell’uomo, facendo perdere decine se non centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Dalla pace in Ucraina, alla tensione con Trump sui dazi, dalla lotta contro l’immigrazione clandestina alla partita sulla crescita, il Ppe serra le file sulla responsabilità della leadership europea, consapevole che l’Unione, con i suoi valori e la sua storia, è destinata ad avere un ruolo centrale, in prima fila, nel mondo del futuro. L’Europa a guida popolare lancia poi un monito a Trump: “I mercati globali – ha ammonito Von der Leyen – sono scossi dall’imprevedibile politica tariffaria dell’amministrazione Usa. I loro dazi sul resto del mondo sono ai massimi da un secolo a questa parte. Le tariffe sono come le tasse. Fanno male sia ai consumatori che alle imprese. Non possiamo e non dobbiamo permettere che questo accada”.

Un partito popolare e una Commissione europea che oggi può incassare la discesa in campo di una sua nuova e fondamentale supporter, la Germania a guida Merz, il cui intervento è stato quello più applaudito nella sede della Fiera di Valencia. “Se altri Paesi mettono in discussione la legittimità della difesa dei confini e della sovranità – ha ammonito Merz – noi lotteremo ancora più forte a favore di questi valori”. Molto determinato anche sul dossier difesa: “Dobbiamo lavorare insieme come mai prima, con una sola voce, soprattutto sulla difesa: dobbiamo essere pragmatici nel nuovo progetto. Tutto deve avvenire nella cornice Nato ma dobbiamo essere capaci di difenderci meglio che nel passato”, ha concluso tra gli applausi.

Continua a leggere

Esteri

Tre morti in una sparatoria in Svezia, caccia al killer

Pubblicato

del

Una sparatoria davanti a un barbiere in pieno centro, tre morti a terra, l’aggressore in fuga. La città universitaria di Uppsala, in Svezia, è sotto shock. Alle 17:04 è scattato l’allarme con molte segnalazioni di spari uditi nel centro abitato a 70 km a nord di Stoccolma. Sul posto sono intervenuti i soccorritori e la polizia e, secondo diverse testimonianze, tre ambulanze si sono allontanate a sirene spiegate. Attorno alle 19:30 la polizia ha dichiarato che le vittime sono tre e di non averle ancora indentificate. “Si indaga per omicidio”, si legge sul sito internet della polizia. Un testimone ha detto al quotidiano Aftonbladet di aver visto un uomo su un monopattino elettrico pochi istanti prima della sparatoria: poi ha sentito gli spari e si è rifugiato in un locale nelle vicinanze.

“Stiamo lavorando a pieno ritmo e abbiamo molto lavoro da fare”, ha dichiarato il portavoce della polizia Magnus Jansson Klarin. Gli agenti confermano che sono giunte segnalazioni di un uomo con una maschera che si è allontanato dalla scena a bordo di un monopattino e che stanno cercando una o più persone. Una grossa area attorno alla scena del crimine è stata transennata mentre in serata era ancora in corso una maxi caccia all’uomo con l’ausilio di un elicottero, droni e diverse unità cinofile. Le ricerche sono ancora più complesse dalla vigilia di Valpurgis, una festività svedese particolarmente sentita nella città universitaria di Uppsala che annualmente si trasforma in un enorme festival studentesco.

Per le strade ci sono dunque più persone del solito ma per la polizia non sarebbero in pericolo: “In questo momento non riteniamo che ci sia un pericolo per il pubblico. Ci tengo a sottolinearlo visto che molte persone sono in giro per i festeggiamenti”, ha aggiunto Jansson Klarin, citato da Aftonbladet. “Questo è avvenuto mentre Uppsala stava iniziando i festeggiamenti di Valborg”, ha dichiarato il ministro della giustizia svedese, Gunnar Strömmer. “Ciò che è successo è estremamente grave. Il ministero di giustizia tiene uno stretto contatto con la polizia e segue con attenzione gli sviluppi” ha aggiunto Strömmer, citato dalla radio pubblica Sveriges Radio. Il quartiere dove è avvenuta la sparatoria è molto tranquillo, un misto di zona residenziale e negozi a poca distanza dalla stazione ferroviaria e non è nota per episodi violenti in passato.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto