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Biden vola in Europa e lancia l’asse tra le democrazie

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Joe Biden vola in Europa nel suo primo viaggio all’estero da quando si e’ insediato alla Casa Bianca. Il suo messaggio agli alleati del G7, della Nato e dell’Unione europea rappresenta una drastica svolta rispetto ai quattro turbolenti anni dell’era Trump. E’ lo stesso presidente americano a indicare l’obiettivo della sua missione in una lettera aperta pubblicata sul Washington Post: “In questo momento di grande incertezza in cui lottiamo ancora con la pandemia, l’America vuole rinnovare l’impegno al fianco dei suoi partners per affrontare le tante sfide che abbiamo di fronte e prevenire le minacce di questa nuova era”. Nel mandare in soffitta l’America First di trumpiana memoria, Biden e’ dunque intenzionato a lanciare un appello perche’ si rafforzi l’asse tra le democrazie occidentali, un asse capace di essere alternativo e competitivo rispetto ai regimi autoritari che sempre piu’ alzano l’asticella della sfida, Mosca e Pechino in prima linea: “Siamo noi, le democrazie – afferma l’inquilino della Casa Bianca – che dobbiamo scrivere le regole del 21mo secolo, non la Cina”. L’Air Force One decollera’ alla volta di Londra mercoledi’, dove il presidente americano incontrera’ il premier britannico Boris Johnson per confermare anche dopo la Brexit la ‘special relation’ tra Usa e Regno Unito. Poi dall’11 al 13 giugno il summit dei leader del G7 in Cornovaglia, il primo in persona dall’inizio della pandemia. Il 14 giugno sara’ la volta del summit della Nato a Bruxelles, e infine il 16 giugno l’attesissimo vertice con Vladimir Putin a Ginevra. Al tavolo del G7 e a quello della Nato il clima sara’ totalmente differente da quattro anni fa, quando Donald Trump come un fiume piena spazzo’ via certezze e consuetudini che da decenni costituiscono il cemento dell’alleanza tra le due sponde dell’Atlantico, appoggiando incondizionatamente la Brexit, mettendo in discussione un’alleanza atlantica definita obsoleta e innescando una guerra commerciale senza precedenti con l’Europa. Biden non solo rilancera’ il legame con i Paesi Nato ribadendo l’impegno assunto con l’articolo 5 del trattato, quello della difesa reciproca messo in discussione dal predecessore. L’attuale inquilino della Casa Bianca cerchera’ con gli alleati una linea comune su tutto: dalle spese per il ritiro dall’Afghanistan alle dispute commerciali come quella tra Airbus e Boeing, o a quella sui dazi che colpiscono l’alluminio e l’acciaio. Ma si cerchera’ una convergenza anche sulla cosiddetta diplomazia dei vaccini e sugli strumenti per contrastare il fenomeno crescente dei cyber attacchi o quello della diffusione della disinformazione. Con Biden pronto anche a raccogliere il primo successo, quello della minimum tax sulle grandi societa’ da lui proposta e gia’ fatta propria dal G7 finanziario. Certo, restano i nodi dei rapporti con Russia e Cina, verso cui l’Europa appare piu’ indulgente soprattutto per una serie di interessi economici e commerciali. Alla Casa Bianca sono poi consapevoli che ci sono almeno altri due aspetti che possono complicare lo sforzo di Biden per rinsaldare l’asse con le altre democrazie occidentali. Il primo e’ che sia in Germania sia in Francia presto potrebbe cambiare lo scenario politico, con l’uscita di scena di Angela Merkel e le elezioni in vista nel Paese transalpino. Il secondo riguarda la grande prudenza degli europei il cui timore di fondo resta, se non quello di un ritorno di Trump tra quattro anni, quello di una sconfitta democratica nel 2024 che porti nello Studio Ovale una figura erede del tycoon. Intanto Trump, tornando sul palco alla convention dei repubblicani della North Carolina, ha accusato Biden di debolezza nei confronti di Pechino: “E’ ora che la Cina paghi per quanto accaduto con la pandemia”, ha affermato: “I Paesi del mondo dovrebbero lavorare tutti insieme per presentare alla Cina un conto di almeno 10 mila miliardi di dollari per compensare i disastrosi danni che ha causato”, ha sostenuto l’ex presidente. “E come primo passo – ha aggiunto – i Paesi dovrebbero tutti insieme cancellare ogni debito che hanno con la Cina come anticipo sul risarcimento dovuto”.

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Rubio: serve svolta nei colloqui su Ucraina al più presto

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump deciderà quanto tempo gli Stati Uniti dedicheranno alla risoluzione del conflitto ucraino, quindi una svolta nei negoziati “è necessaria molto presto”. Lo ha affermato a Fox News il segretario di Stato americano Marco Rubio. Le posizioni di Russia e Ucraina “si sono già avvicinate, ma sono ancora lontane l’una dall’altra – ha ricordato – ed è necessaria una svolta molto presto. Allo stesso tempo, ha proseguito Rubio, è necessario accettare il fatto che “l’Ucraina non sarà in grado di riportare la Russia alle posizioni che occupava nel 2014”. La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato durante un briefing che gli Stati Uniti restano impegnati a lavorare per risolvere il conflitto, “ma non voleremo in giro per il mondo per mediare negli incontri che si stanno attualmente svolgendo tra le due parti. Ora – ha sottolineato – è il momento per le parti di presentare e sviluppare idee concrete su come porre fine a questo conflitto. Dipenderà da loro”.

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Onu prepara ampia riforma a causa dei vincoli di bilancio

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Le Nazioni Unite stanno valutando una radicale ristrutturazione con la fusione dei team chiave e la ridistribuzione delle risorse. Lo riporta la Reuters sul suo sito, citando un memorandum riservato preparato da un gruppo di lavoro del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres. Il documento propone di indirizzare le decine di agenzie in quattro direzioni principali: pace e sicurezza, questioni umanitarie, sviluppo sostenibile e diritti umani. Tra le misure specifiche figura la fusione delle agenzie operative del Programma Alimentare Mondiale (Wfp), dell’Unicef, dell’Oms e dell’Unhcr in un’unica agenzia umanitaria.

La riforma prevede inoltre la riduzione delle duplicazioni di funzioni e la razionalizzazione del personale, incluso il trasferimento di una parte del personale da Ginevra e New York a città con costi inferiori. L’iniziativa è legata alla crisi finanziaria dell’ONU. Le proposte definitive di ristrutturazione dovranno essere presentate entro il 16 maggio.

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Siria, Israele bombarda zona palazzo presidenziale Damasco

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L’esercito israeliano ha annunciato di aver bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco, dopo aver minacciato il governo siriano di rappresaglie se non avesse protetto la minoranza drusa. “Gli aerei da guerra hanno colpito la zona intorno al palazzo”, ha scritto l’esercito israeliano su Telegram.

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