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Esteri

Biden riapre corsa all’oro nero, nuove trivellazioni

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Per la prima volta da quando e’ arrivato alla Casa Bianca Joe Biden concedera’ migliaia di ettari di terreno pubblico in tutti gli Stati Uniti per nuove trivellazioni alla ricerca di gas e petrolio. Una mossa voluta dall’amministrazione americana per cercare di combattere l’impennata dei prezzi dell’energia causata dalla guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina, ma che e’ destinata a scontentare parte dell’elettorato democratico, gia’ deluso dalle politiche del presidente sull’ambiente. Dalla prossima settimana il dipartimento degli Interni mettera’ a disposizione 145.000 acri pubblici (quasi 59.000 ettari) in nove stati. Per evitare una rivolta delle comunita’ locali, tuttavia, ha assicurato che i terreni saranno vicino a strutture per l’estrazione del petrolio e del gas gia’ esistenti. Inoltre il governo aumentera’ dal 12,5% al 18,5% il canone delle concessioni dovuto dalle societa’ minerarie. La segretaria degli Interni, Deb Haaland, ha inoltre precisato che si tratta dell’80% di acri in meno di quelli pensati originariamente e che il dipartimento continuera’ a monitorare costantemente e rendere pubbliche le emissioni di gas serra che le nuove estrazioni produrranno. Bastera’ a placare la rabbia degli ambientalisti? Biden si e’ presentato come il presidente con l’agenda climatica piu’ ambiziosa della storia, ma finora le sue politiche ambientali sono rimaste lettera morta, anche a causa delle resitenze in Congresso. Tra l’altro a inizio mandato il presidente aveva emesso un ordine esecutivo che vietava temporaneamente nuove concessioni su terreni federali. Ma ora Biden si trova stretto tra due fuochi. Da una parte ci sono l’inflazione e l’aumento dei prezzi della benzina che lo hanno gia’ portato ad annunciare il piu’ grande rilascio di petrolio dalle riserve strategiche nella storia degli Stati Uniti per rendere il Paese e i suoi alleati meno dipendenti da gas e petrolio di Mosca. Ad ogni occasione pubblica, il presidente insiste che la colpa di tutti questi disagi per le famiglie americane e’ solo della Russia e dei suoi ricatti sull’energia, ma stando agli ultimi sondaggi sulla sua popolarita’ non sembra aver convinto gli elettori. Dall’altra parte il presidente e’ sotto la pressione degli ecologisti che gli rinfacciano di non aver mantenuto nessuna delle promesse della campagna elettorale. La concessione di terreni per nuove trivellazioni in particolare rischia di essere preso come un vero e proprio tradimento. Solo a febbraio di due anni fa infatti Biden aveva assicurato: “Mai piu’ trivellazioni su terreni pubblici. Punto. Punto. Punto”. Ed e’ la seconda decisione controversa dell’amministrazione dopo che l’anno scorso, quando ancora la guerra in Ucraina non era neanche all’orizzonte, il dipartimento dell’Interno aveva messo a disposizione fino a 80 milioni di acri nel Golfo del Messico per le trivellazioni, la piu’ grande concessione dal 2017. “Queste cosiddette riforme arrivano con 20 anni di ritardo e continueranno ad alimentare l’emergenza climatica. La concessione di nuovi contatti di locazione dovrebbe essere accantonata subito”, ha attaccato Randi Spivak, direttore dei terreni pubblici presso il Centro americano per la diversita’ biologica. Sul fronte opposto l’American Petroleum Institute, una potente lobby del petrolio, ha accolto con favore la decisione di Biden lamentandosi, tuttavia, dell’aumento delle royalties. “In un momento in cui i costi dell’energia sono cosi’ alti, queste modifiche ai termini di locazione possono scoraggiare ulteriormente gli investimenti sui terreni federali”, ha commentato il vice presidente Frank Macchiarola.

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Rubio a Lavrov: è ora di mettere fine a guerra senza senso

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Il segretario di Stato Marco Rubio ha detto al ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che è il momento di mettere fine alla “guerra senza senso” in Ucraina. Rubio, in una recente intervista, ha definito la settimana in corso “cruciale” per capire le intenzioni di Russia e Ucraina, e per gli Stati Uniti per decidere se continuare o meno lo sforzo per la pace.

Nel corso del colloquio telefonico con Lavrov, Rubio ha messo in evidenza che “gli Stati Uniti sono seriamente intenzionati a porre fine a questa guerra insensata”, riferisce il Dipartimento di stato. Il segretario di stato ha quindi discusso con il ministro degli esteri russo dei “prossimi passi nelle trattative di pace e della necessità di porre fine alla guerra ora”.

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La squadra di Merz, il paladino di Kiev agli Esteri

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L’era Merkel è lontana e anche la politica, per molti troppo prudente, di Olaf Scholz è alle spalle. Friedrich Merz ufficializza la squadra dei futuri ministri conservatori e punta, per tirare la Germania fuori dalla crisi, su nomi nuovi: due top manager per l’economia e la digitalizzazione del Paese, un mastino bavarese agli Interni per la svolta sull’immigrazione, e un esperto di Difesa versato in diplomazia, fautore del massimo sostegno a Kiev, al ministero degli Esteri. Con queste scelte il cancelliere in pectore, che dovrebbe essere eletto al Bundestag il 6 maggio, si è detto pronto ad affrontare le sfide dei prossimi anni e le molte incognite che assillano un’Europa “minacciata” e incerta del futuro.

“Il supporto all’Ucraina è necessario per preservare la pace e la libertà in Germania”, ha scandito prendendo la parola al piccolo congresso di partito dei democristiani, che hanno approvato a Berlino il contratto di coalizione firmato coi socialdemocratici di Lars Klingbeil. “Consideriamo il nostro aiuto all’Ucraina come uno sforzo congiunto di europei e americani dalla parte dell’Ucraina. Non siamo parte in causa in questa guerra e non vogliamo diventarlo, ma non siamo neanche terzi estranei o mediatori tra i fronti. Non ci devono essere dubbi sulla nostra posizione: senza se e senza ma, dalla parte di questo paese attaccato”, ha incalzato ribadendo il rifiuto di una pace imposta. Merz ha anche ribadito di non volere alcuna guerra commerciale con gli Usa, e di esser pronto a spendersi “con ogni forza per un mercato aperto”. Sul fronte migranti, ha assicurato la svolta, che dovrà strappare la Germania alla seduzione dell’ultradestra: “Dal giorno numero uno proteggeremo al meglio le nostre frontiere, con respingimenti massicci”.

Per realizzare questi piani, Merz ha scelto Johann Wadephul, 62 anni, come ministro degli Esteri. L’uomo della Cdu che in passato ha spinto per un sostegno pieno a Kiev, contestando le remore di Scholz e spingendo ad esempio per la consegna dei Taurus, che il Kanzler uscente ha sempre negato a Zelensky. Ex riservista dell’esercito, giurista e poi deputato dal 2009, è un fidatissimo di Merz, e viene ritenuto un grosso esperto di difesa: avrebbe potuto essere anche ministro del settore che andrà invece all’SPD e resterà a Boris Pistorius. Agli Interni sarà nominato il noto volto della Csu bavarese Alexander Dobrindt, “il nostro uomo di punta a Berlino per la questione centrale della svolta sui migranti”, nelle parole di Markus Soeder che ha presentato i tre ministri in quota del suo partito.

La stampa tedesca ha accolto con interesse anche le nomine della brandeburghese Katherina Reiche, 51 anni, all’Economia – top manager del settore energetico, e proveniente dall’est – e quella di Karsten Wildberger, 55 anni, ceo di Mediamarkt e Saturn, colossi dell’elettronica, designato alla Digitalizzazione all’Ammodernamento dello Stato. All’Istruzione andrà Karen Prien, dello Schleswig-Holstein, prima ebrea a ricoprire un incarico da ministra, secondo quanto ha scritto Stern. In squadra ci sono poi Patrick Schnieder ai Trasporti, Nina Warken alla Salute, Thorsten Frei come ministro per la Cancelleria e l’editore conservatore Wolfram Weimer come ministro di Stato alla Cultura. Mentre è stato ancora Soeder a ostentare la scelta del suo partito per la ministra alla Ricerca e all’Aerospazio, Dorothea Baer, e il ministero dell’Alimentazione Agricoltura e Patria: “Dopo un vegano verde arriva un macellaio nero”. Basta col tofu, ha ironizzato il populista bavarese. Il governo di Merz sarà completo soltanto quando i socialdemocratici ufficializzeranno i loro nomi, il 5 maggio. Il partito di Klingbeil attende il referendum della base, che dovrà pronunciarsi sul patto con Merz: il risultato è atteso il 30 aprile. E solo se sarà positivo Merz sarà eletto cancelliere al Bundestag, il 6 maggio. Ma all’Eliseo non hanno dubbi: è stata già annunciata una sua visita a Parigi il 7.

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Blackout in Spagna e Portogallo: indagini in corso, ipotesi anche di un cyberattacco

Spagna e Portogallo colpiti da un blackout elettrico: disagi nei trasporti e nelle comunicazioni. Il governo indaga, possibile anche un cyberattacco.

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Poco dopo le 12 di oggi, migliaia di cittadini in tutta la Spagna continentale e in Portogallo sono stati colpiti da un improvviso blackout elettrico. Come riportato dal quotidiano “El País”, il governo spagnolo ha attivato diversi team tecnici di vari ministeri per indagare sulle cause dell’interruzione, anche se al momento non esiste ancora una spiegazione ufficiale.

Secondo quanto riferito da Red Eléctrica, l’azienda pubblica responsabile della gestione del sistema elettrico nazionale, si sta lavorando intensamente per ripristinare la fornitura di energia. Anche l’Istituto nazionale di cybersicurezza è coinvolto nelle analisi, valutando la possibilità che il blackout possa essere stato causato da un attacco informatico, sebbene non ci siano ancora conferme in tal senso.

Reti di comunicazione e trasporti in tilt

Il blackout ha avuto ripercussioni su diversi settori strategici: sono stati colpiti reti di comunicazione, aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità in Spagna e Portogallo. Problemi sono stati segnalati anche nella gestione del traffico stradale, con numerosi semafori fuori servizio, oltre che in centri commerciali e strutture pubbliche.

La ministra spagnola della Transizione ecologica, Sara Aagesen, ha fatto visita al centro di controllo di Red Eléctrica per seguire da vicino le operazioni di ripristino. L’azienda ha attivato un piano di emergenza che prevede il graduale ritorno alla normalità, iniziando dal nord e dal sud della penisola iberica.

Coinvolta anche la Francia meridionale

Le interruzioni non hanno riguardato esclusivamente la Spagna e il Portogallo: alcune aree del sud della Francia, interconnesse con la rete elettrica spagnola, hanno subito disagi simili. Le autorità francesi stanno monitorando attentamente la situazione in coordinamento con le controparti spagnole.

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