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Biden frena Kiev, gli Usa non forniranno gli F-16

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Sembra tramontare almeno per il momento la prospettiva che l’Ucraina riceva i caccia degli alleati per fronteggiare la Russia. Una frenata significativa è arrivata dagli Stati Uniti: Joe Biden ha chiarito di non voler fornire i suoi F-16 a Kiev. Sull’invio dei jet il premier polacco Mateusz Morawiecki ha precisato che una decisione sarà presa solamente in “pieno coordinamento” con la Nato, ma sulla stessa lunghezza d’onda di Washington c’è anche Berlino: “È il momento sbagliato” per discuterne, ha detto la portavoce del governo tedesco Christiane Hoffmann, ribadendo le parole del cancelliere Scholz per cui in ogni caso “in gioco non ci sono” aerei da combattimento.

Meno categorica è apparsa invece Parigi. Emmanuel Macron non lo ha escluso, sottolineando che ci sono dei “criteri” da rispettare prima di ogni decisione: una “richiesta formulata” ufficialmente dall’Ucraina, che “non vi sia un’escalation”, che “non si tocchi il suolo russo” ed infine che “non si arrivi ad indebolire la capacità dell’esercito francese”. Sempre sul fronte degli aiuti militari, dall’Italia invece si fa sempre più concreta la fornitura a Kiev dei sistemi di difesa antiaerea Samp/T: “E’ probabile che verranno inviati”, ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottolineando che prima di qualsiasi mossa “verrà informato il Parlamento dal ministro della Difesa Crosetto”.

Un sostegno, quello italiano, che si concretizzerà proprio con il contributo della Francia, mentre da Parigi è arrivata la conferma di un accordo con Roma per la fabbricazione di altri 700 missili antiaerei Aster. Non per mandarli a Kiev, viene assicurato da fonti italiane, bensì per “aggiornare le difese aeree dei due Paesi”. Contro l’invio di armi a Kiev si è schierata Pechino. Che dopo aver chiesto alla Nato di mettere da parte la sua “mentalità da Guerra Fredda”, ha attaccato gli Stati Uniti: “Dovrebbero smettere di inviare armi e raccogliere i frutti della guerra”, ha ammonito la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning. Mentre per Mosca il continuo invio di armamenti a Kiev “è una situazione senza uscita che porta ad una significativa escalation”, ha avvertito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

L’Occidente tuttavia respinge le accuse e mantiene la sua linea: Francia e Australia hanno raggiunto un accordo per fornire proiettili da 155 mm all’Ucraina, mentre il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha riferito che i carri armati Challenger arriveranno a Kiev “prima dell’estate, o maggio, probabilmente verso Pasqua”. Mentre Joe Biden ha annunciato un suo prossimo viaggio in Polonia. Se il sostegno militare è chiaro, per Kiev deve esserlo altrettanto quello politico, che passa anche dallo sport. Così il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak ha polemizzato con il Comitato olimpico internazionale accusandolo di “promuovere la guerra” non escludendo i russi dalle Olimpiadi di Parigi 2024.

“Dichiarazioni diffamatorie”, ha risposto il Cio. Mentre si discute, sul terreno si contano i morti all’indomani degli attacchi russi in nove regioni ucraine, per i quali cinque persone sono state uccise e altre 13 sono rimaste ferite. Il Donetsk resta il punto caldo del fronte, e dopo Soledar lo scontro di rivendicazioni tra Kiev e Mosca si è spostato a Vugledar, nuovo epicentro dei combattimenti a 150 km da Bakhmut. I filorussi parlano di avanzamenti vicino alla città, ma Kiev smentisce: “Non abbiamo perso le nostre posizioni”.

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Ft: accuse a Orban, 1 miliardo sussidi a media filogovernativi

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Due organi di informazione ungheresi, Magyar Hang e una seconda testata coperta dall’anonimato, intendono presentare oggi una denuncia alla Commissione europea, sostenendo che il governo di Viktor Orbán ha concesso più di un miliardo di euro di sovvenzioni illegali ai media filogovernativi. Lo riporta il Financial Times online. Secondo le due testate, le entrate pubblicitarie sarebbero state convogliate verso giornali, emittenti televisive e piattaforme online filo-Orbán tra il 2015 e il 2023 per per garantire il sostegno al partito al potere Fidesz e per escludere il giornalismo critico.

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Putin ringrazia i soldati nordcoreani, ‘sono eroi’

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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ringraziato in un messaggio i soldati nordcoreani che hanno preso parte alla “liberazione della regione di Kursk” dalle truppe d’invasione ucraine, definendoli “eroi”. Lo riferisce il servizio stampa del Cremlino.

“Il popolo russo non dimenticherà mai l’impresa delle forze speciali coreane, onoreremo sempre gli eroi coreani che hanno dato la vita per la Russia, per la nostra comune libertà, al pari dei loro compagni d’armi russi”, si legge nel messaggio di Putin. Il presidente russo sottolinea che l’intervento è avvenuto “nel pieno rispetto della legge internazionale”, in base all’articolo 4 dell’accordo di partenriato strategico firmato nel giugno dello scorso anno tra Mosca e Pyongyang, che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi. “Gli amici coreani – ha aggiunto Putin – hanno agito in base a un senso di solidarietà, giustizia e genuina amicizia. Lo apprezziamo molto e ringraziamo con sincerità il presidente Kim Jong-un personalmente”.

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Trump: Zelensky vuole un accordo e rinuncerebbe alla Crimea. Putin smetta di sparare e firmi

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Volodymyr Zelensky è “più calmo” e “vuole un accordo”. È quanto ha riferito Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani, dopo il loro incontro avvenuto nella suggestiva cornice di San Pietro, a margine dei funerali di papa Francesco.

Un incontro positivo e nuove prospettive

Trump ha descritto l’incontro con il presidente ucraino come «andato bene», sottolineando che Zelensky sta «facendo un buon lavoro» e che «vuole un accordo». Secondo il tycoon, il leader ucraino avrebbe ribadito la richiesta di ulteriori armi per difendersi dall’aggressione russa, anche se Trump ha commentato con tono scettico: «Lo dice da tre anni. Vedremo cosa succede».

La questione della Crimea

Tra i temi toccati nel colloquio, anche quello della Crimea. Alla domanda se Zelensky sarebbe disposto a cedere la Crimea nell’ambito di un eventuale accordo di pace, Trump ha risposto: «Penso di sì». Secondo il presidente americano, «la Crimea è stata ceduta anni fa, senza un colpo di arma da fuoco sparato. Chiedete a Obama». Una posizione che conferma il suo approccio pragmatico alla questione ucraina.

L’appello a Putin: “Smetta di sparare”

Trump ha ribadito di essere «molto deluso» dalla Russia e ha lanciato un nuovo appello al presidente Vladimir Putin: «Deve smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo». Il tycoon ha anche rinnovato la convinzione che, se fosse stato lui presidente, la guerra tra Mosca e Kiev «non sarebbe mai iniziata».

Un contesto suggestivo

Riferendosi all’incontro tenutosi a San Pietro, Trump ha aggiunto: «È l’ufficio più bello che abbia mai visto. È stata una scena molto bella». Un commento che sottolinea anche la forza simbolica del luogo dove i due leader si sono parlati, all’ombra della basilica vaticana.

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