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Guerra Ucraina

Biden chiama gli alleati, l’Occidente scettico su Putin

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I negoziatori e le borse mondiali sembrano ottimisti su un possibile accordo di pace in Ucraina dopo i colloqui di Istanbul ma gli alleati transatlantici restano scettici e cauti, cercando di coordinare i prossimi passi comuni per evitare fughe in avanti da parte di Kiev o sorprese da parte di Putin, ritenuto ormai inaffidabile. Per questo Joe Biden ha parlato per quasi un’ora con il premier britannico Boris Johnson, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron. Secondo la versione della Casa Bianca, i leader “hanno ribadito la loro determinazione a continuare ad aumentare i costi contro la Russia per il suo brutale attacco in Ucraina, come pure a continuare a fornire all’Ucraina assistenza militare e umanitaria”. Sollecitando in particolare un accesso umanitario per i civili a Mariupol, che neppure Macron e’ riuscito a strappare nella sua telefonata con Putin. Il presidente Usa ha espresso cosi’ tutta le sue riserve sull’annunciata de-escalation russa: “Non leggo niente nelle parole della Russia, aspetto di vedere le azioni, oggi con i quattro leader europei abbiamo concordato di vedere quello che la Russia ha da offrire, nel frattempo continuiamo con le forti sanzioni e gli aiuti militari all’Ucraina affinche’ si possa difendere”, ha sottolineato. “Abbiamo concordato che non si puo’ allentare la risolutezza dell’Occidente finche’ non sara’ finito l’orrore inflitto all’Ucraina”, gli ha fatto eco Downing Street dopo che un portavoce di Johnson aveva avvisato che il Regno Unito “giudichera’ Putin e il suo regime dagli atti, non dalle parole”. La versione di Palazzo Chigi insiste sulla ribadita “importanza di uno stretto coordinamento sull’aiuto alla popolazione e alle istituzioni ucraine, con particolare attenzione al funzionamento dei corridoi umanitari e all’assistenza ai crescenti flussi di rifugiati”. Ma anche sulla “necessita’ di sostenere i negoziati in corso, assicurando al piu’ presto il cessate il fuoco”, senza dimenticare di citare il confronto sulla “diversificazione degli approvvigionamenti energetici”. “Non abbiamo visto segni di reale serieta’” da parte della Russia nei colloqui con l’Ucraina, ha frenato da Rabat anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken. “Un conto e’ quello che dice la Russia e un conto quello che fa. Noi siamo concentrati su quello che fa”, ha proseguito, ricordando che Kiev tratta con “una pistola letteralmente puntata alla testa”. Prudente pure Bruxelles: “Trattiamo i negoziati a Istanbul con una certa cautela. La priorita’, in questo momento, e’ che si arrivi a un cessate il fuoco duraturo sul campo, rispettato dalla Russia. Poi si vedra’ se tutte le richieste hanno senso dal punto di vista politico”. Intanto, poco dopo la fine dei colloqui, l’Olanda, l’Irlanda, il Belgio e la Repubblica ceca hanno annunciato l’espulsione di decine di diplomatici russi sospettati di spionaggio. E la prossima settimana la Nato ha invitato al Consiglio Atlantico dei ministri degli Esteri anche l’Ucraina, la Georgia, la Finlandia, la Svezia ed altre nazioni che non fanno parte dell’Alleanza. Tutte mosse che fanno salire la tensione. Ma l’Occidente non vuole accordi frettolosi o troppo cedevoli verso il Cremlino e soprattutto non si fida o si fida poco di Putin. A partire da Biden, che sembra aver rotto tutti i ponti con lo zar dopo averlo definito un “criminale di guerra”, un “dittatore omicida”, un “macellaio” che “non puo’ restare al potere”. Per accrescere la pressione sulla Russia, intanto, il vice segretario al Tesoro Usa Wally Adeyemo ha iniziato a Londra una missione europea con due obiettivi: da un lato sanzionare istituzioni e individui che aiutano gli oligarchi russi a nascondere i loro tesori, dall’altro interrompere la catena di fornitura di “strumenti di guerra” per fermare la macchina bellica russa.

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Esteri

Trump: Zelensky vuole un accordo e rinuncerebbe alla Crimea. Putin smetta di sparare e firmi

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Volodymyr Zelensky è “più calmo” e “vuole un accordo”. È quanto ha riferito Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani, dopo il loro incontro avvenuto nella suggestiva cornice di San Pietro, a margine dei funerali di papa Francesco.

Un incontro positivo e nuove prospettive

Trump ha descritto l’incontro con il presidente ucraino come «andato bene», sottolineando che Zelensky sta «facendo un buon lavoro» e che «vuole un accordo». Secondo il tycoon, il leader ucraino avrebbe ribadito la richiesta di ulteriori armi per difendersi dall’aggressione russa, anche se Trump ha commentato con tono scettico: «Lo dice da tre anni. Vedremo cosa succede».

La questione della Crimea

Tra i temi toccati nel colloquio, anche quello della Crimea. Alla domanda se Zelensky sarebbe disposto a cedere la Crimea nell’ambito di un eventuale accordo di pace, Trump ha risposto: «Penso di sì». Secondo il presidente americano, «la Crimea è stata ceduta anni fa, senza un colpo di arma da fuoco sparato. Chiedete a Obama». Una posizione che conferma il suo approccio pragmatico alla questione ucraina.

L’appello a Putin: “Smetta di sparare”

Trump ha ribadito di essere «molto deluso» dalla Russia e ha lanciato un nuovo appello al presidente Vladimir Putin: «Deve smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo». Il tycoon ha anche rinnovato la convinzione che, se fosse stato lui presidente, la guerra tra Mosca e Kiev «non sarebbe mai iniziata».

Un contesto suggestivo

Riferendosi all’incontro tenutosi a San Pietro, Trump ha aggiunto: «È l’ufficio più bello che abbia mai visto. È stata una scena molto bella». Un commento che sottolinea anche la forza simbolica del luogo dove i due leader si sono parlati, all’ombra della basilica vaticana.

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Esteri

Mosca: abbattuti 115 droni ucraini, un morto a Bryansk

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Mosca afferma che di aver abbattuto stanotte 115 droni ucraini sul territorio russo e che un civile è rimasto ucciso in uno degli attacchi effettuati dai velivoli senza pilota delle forze di Kiev, quello sulla città occidentale di Bryansk.

Secondo un comunicato del Ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia di stampa russa Tass i droni ucraini sono stati intercettati sulle regioni di Bryansk (102), Kursk (due) e Belgorod (uno), sulla Crimea (nove) e sul Mar Nero (uno). Il governatore del Bryansk, Alexander Bogomaz, ha scritto su Telegram che “il regime di Kiev ha compiuto un altro atto terroristico questa notte” sul capoluogo di regione uccidendo “un civile” e ferendo “una donna”. L’attacco ha danneggiato anche alcune infrastrutture civili, ha aggiunto Bogomaz.

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Esteri

Pressing degli Usa per la tregua, Mosca attacca l’Europa

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Il faccia a faccia tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump nella Basilica di San Pietro, fortemente sostenuto anche dalla Santa Sede, ha ridato speranza agli ucraini di ottenere una pace che non sia una resa, ma il percorso continua ad essere pieno di incognite. Kiev in questa fase rilancia gli appelli ai partner per spingere Mosca ad accettare almeno una tregua, mentre il Cremlino prova a tenersi stretti gli americani assicurando che sulla soluzione del conflitto le posizioni sono “coincidenti in molti punti”, mentre sono gli ucraini e gli europei a voler mettersi di traverso.

A Washington, tuttavia, questo stallo viene vissuto con crescente insofferenza. Ed ora la nuova richiesta alle parti in conflitto è di accettare concessioni reciproche entro la prossima settimana. I colloqui tra Zelensky, Trump e i leader dei volenterosi, a margine dei funerali del Papa, hanno in qualche modo reindirizzato la pressione diplomatica verso la Russia. Tanto che lo stesso presidente americano, nel volo di rientro da Roma, si è lasciato andare ad un’insolita sfuriata nei confronti di Putin, accusandolo di “prendere in giro” gli sforzi di pace con i suoi raid sui civili, e minacciando nuove sanzioni. Mosca ha provato a schivare questi strali rimarcando le distanze all’interno del blocco transatlantico.

Ha iniziato il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, assicurando che il lavoro con gli americani continua, “in modo discreto e non in pubblico”. E ricordando le convergenze tra le due potenze, a partire dall’idea che la Crimea sia russa e che Kiev non potrà mai entrare nella Nato. A rafforzare il concetto ci ha poi pensato Serghiei Lavrov. Il ministro degli Esteri ha accusato gli europei di “voler trasformare, insieme a Zelensky, l’iniziativa di pace di Trump in uno strumento per rafforzare l’Ucraina”, a dispetto delle idee della Casa Bianca. Mosca, in particolare, conta sul fatto che le rivendicazioni territoriali di Kiev, così come le garanzie di sicurezza, non interessino più di tanto a Washington.

Gli ucraini al contrario vogliono ricompattare i loro alleati. Zelensky, pur smentendo la resa nel Kursk, ha ammesso che la situazione al fronte è difficile per gli incessanti raid russi ed ha sottolineato che il nemico insiste nell'”ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato”. Nel frattempo il leader ucraino ha continuato a tessere la sua tela diplomatica. Così, in occasione dei funerali del Papa, ha cercato la sponda dei partner, ma anche del Vaticano. Come dimostrano gli incontri con il segretario di Stato Pietro Parolin ed il presidente della Cei Matteo Zuppi, che in passato erano stati mandati da Papa Francesco in missione a Kiev e l’arcivescovo di Bologna anche a Mosca.

Al termine dei quali Zelensky si è detto “grato per il sostegno al diritto all’autodifesa dell’Ucraina e anche al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al paese vittima. In seguito, l’ambasciatore ucraino, Andrii Yurash, ha fatto sapere che anche il faccia a faccia Zelensky-Trump ha “avuto il sostegno della Santa Sede: di tutti, non di una persona in particolare”. E se una trattativa diretta tra Mosca e Kiev ancora non appare all’orizzonte, gli Stati Uniti provano a stringere i tempi. “Questa settimana – ha spiegato il segretario di Stato Marco Rubio – cercheremo di determinare se le due parti vogliono veramente la pace e quanto sono ancora vicine o lontane dopo circa 90 giorni di tentativi”. E l’avvertimento è chiaro: “L’unica soluzione è un accordo negoziato in cui entrambi dovranno rinunciare a qualcosa che affermano di volere e dovranno dare qualcosa che non vorrebbero dare. In questo modo si mette fine a una guerra e questo è quello che stiamo cercando di fare”.

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