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Aumentano ricoveri, allerta per nuove sottovarianti

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La curva dei casi di Covid-19 in Italia si flette ancora e diminuisce l’incidenza dei contagi. Una buona notizia, anche se negli ospedali continua ad aumentare il numero dei pazienti Covid ricoverati nei reparti ordinari. Stabili invece le terapie intensive. Un quadro complessivo che, sulla base dei dati dell’ultimo monitoraggio settimanale del ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, evidenzia dunque un miglioramento almeno per il calo dei contagi. Resta tuttavia alta la preoccupazione per le sottovarianti di Omicron in circolazione a partire dalla XBB, che avrebbe una più alta capacità di eludere la risposta del sistema immunitario ma non sembra comunque causare forme più gravi di malattia. Ma l’allerta aumenta anche per la circolazione della sottovariante BQ.1. Attualmente, Sono 7 i casi di Covid-19 collegati a XBB in Italia, secondo i dati Iss aggiornati al 20 ottobre. Nell’ultima settimana di campionamento disponibile, rileva l’Iss, la distribuzione delle varianti circolanti vede la variante Omicron al 100%, con le sottovarianti BA.5 al 94,4%, BA.4 al 3,7% e BA.2 all’1,9%. Ed una nuova allerta arriva dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che segnala la circolazione in Europa anche della sottovariante BQ.1, nota come ‘cerberus’, che diventerà dominante tra metà novembre e dicembre portando a un aumento dei casi. Secondo l’Ecdc la variante è più contagiosa rispetto alle varianti Omicron circolanti BA.4/BA.5. La BQ.1 è stata definita “piuttosto preoccupante” anche dallo scienziato Anthony Fauci. Tuttavia, “in base ai limitati dati attualmente disponibili – si legge in una nota Ecdc – non vi sono prove che BQ.1 sia associato a una maggiore gravità dell’infezione”. I Paesi “devono rimanere vigili sui segnali di comparsa e diffusione di BQ.1 e mantenere test sensibili e rappresentativi”, ha avvertito la direttrice dell’Ecdc Andrea Ammon. Tornando all’Italia, cala dunque l’incidenza settimanale dei casi di Covid-19 a livello nazionale: 448 ogni 100.000 abitanti rispetto a 504 ogni 100.000 abitanti della settimana precedente. L’indice di trasmissibilità Rt, invece, si mantiene sostanzialmente stabile a 1,27, rispetto a 1,30 della settimana precedente, e superiore al valore soglia dell’unità. Quanto all’occupazione degli ospedali da parte dei pazienti Covid, il tasso di occupazione in terapia intensiva è stabile al 2,4% ma quello in aree mediche sale invece all’11,0% rispetto 10,0% della settimana precedente. Inoltre, aumentano da 6 a 8 le Regioni e Province autonome (PA) che registrano un’occupazione dei reparti ordinari sopra la soglia di allerta fissata al 15% . Si tratta di Calabria (15,3%), Friuli Venezia Giulia (16,6%), Liguria (15,8%), Marche (15,9%), PA Bolzano (20%), PA Trento (15,1%), Umbria (32%), Valle d’Aosta (44,8%). In questo quadro, tre Regioni sono classificate questa settimana a rischio alto, contro le 8 Regioni della scorsa settimana. Sono: Lazio, Puglia e Provincia autonoma di Bolzano. Nelle 24 ore, invece, sono 36.116 i nuovi contagiati contro i 40.563 di ieri, secondo l’aggiornamento quotidiano del ministero della Salute. Le vittime sono 91, contro le 84 di ieri, ed il tasso di positività è di 16,94%. Negli ospedali, sono 234 i pazienti ricoverati in terapia intensiva (ieri 242) mentre i ricoverati nei reparti ordinari sono 7.076 , rispetto ai 7.025 di ieri, ovvero 51 in più. Ma anche se i contagi diminuiscono non bisogna abbassare la guardia e l’invito degli esperti resta quello a vaccinarsi, anche in vista dell’arrivo della stagione fredda e dei virus influenzali: “Torna a diminuire l’incidenza e l’Rt resta sostanzialmente stabile ma ancora al di sopra della soglia epidemica. Stiamo entrando in una stagione caratterizzata da un aumento dell’incidenza dell’influenza, ed e’ bene – avverte il direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza – avere comportamenti di prudenza e vaccinarsi contro Covid e influenza”.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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