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Cronache

Attacco hacker a Fs, l’ombra della criminalità russa

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Prima il virus cryptolocker per bloccare i dati sensibili, poi la richiesta di riscatto di alcuni milioni di dollari per decrittarli: un attacco informatico ha colpito alcuni sistemi di Ferrovie dello Stato, obbligando l’azienda a sospendere in tutta Italia la vendita dei biglietti nelle stazioni per evitare ulteriori rischi di compromissione che avrebbero potuto mandare in crisi altri sistemi informatici, compresi quelli che gestiscono l’infrastruttura. E ora il sospetto e’ che dietro all’attacco ci siano hacker russi, non entita’ statuali ma piu’ probabilmente soggetti legati alla criminalita’. L’attacco e’ scattato la scorsa notte: “Da stamani – fa sapere Ferrovie – sulla rete informatica sono stati rilevati elementi che potrebbero ricondurre a fenomeni legati ad un’infezione criptolocker”. Si tratta in sostanza di un virus ransomware, un tipo di malware che blocca l’accesso al dispositivo infettato e rimuove le limitazioni solo dopo il pagamento di un riscatto: chi ha lanciato l’attacco e’ riuscito ad introdurlo nei sistemi compromettendo uno o piu’ account degli amministratori di sistema o di chi, per conto di Ferrovie, gestisce alcuni servizi di Trenitalia. Appena si sono accorti di essere sotto attacco, i tecnici e gli esperti della sicurezza informatica dell’azienda hanno disattivato a scopo precauzionale una serie di utenze dei sistemi di vendita fisici di Trenitalia. E questo perche’ al momento non e’ ancora stata individuata la porta attraverso la quale il virus e’ stato introdotto nei sistemi. La misura ha avuto come primo effetto quello di impedire al virus di diffondersi. Ma ha anche bloccato la vendita dei titoli di viaggio sia alle biglietterie sia alle macchinette self service nelle stazioni italiane. “I sistemi sono stati inibiti per motivi di sicurezza – ribadisce l’azienda – mentre e’ funzionante la vendita online e sono operativi gli altri sistemi online”. Ma da dove arriva l’attacco? “Allo stato attuale non sussistono elementi che consentano di risalire all’origine e alla nazionalita’ dell’attacco”, sostiene Ferrovie sottolineando che i tecnici stanno lavorando in stretta collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza e con il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia Postale. L’obiettivo primario e’ risalire agli indirizzi Ip e ai server utilizzati per l’attacco e individuare la porta di accesso utilizzata dagli hacker. Fonti qualificate della sicurezza italiana, dopo le prime verifiche effettuate da tecnici e investigatori, ipotizzano pero’ che dietro possano esserci degli hacker russi. Un’ipotesi che trova conferme sia nella tipologia d’attacco sia nel modus operandi. Probabile, come gia’ avvenuto in passato in altre situazioni e con altre aziende, che si tratti di criminali comuni e non di entita’ statuali, anche se quest’ultima tipologia di attacchi, sottolineavano i servizi d’intelligence nell’ultima relazione al Parlamento, ha registrato una forte crescita nel 2021, passando dal 5% al 23% del totale. Non vanno poi dimenticati i diversi alert che la stessa Agenzia per la cybersicurezza ha lanciato piu’ volte nell’ultimo mese, con l’intensificarsi della crisi in Ucraina. Il primo il 14 febbraio, prima ancora dello scoppio della guerra, con il quale si invitavano le aziende ad innalzare i livelli di protezione delle infrastrutture digitali: la crisi in Ucraina “fa aumentare i rischi cibernetici ai quali sono esposte le imprese italiane che intrattengono rapporti con operatori situati in territorio ucraino”. Il giorno dell’invasione da parte dei carri armati di Putin e’ arrivata la nuova raccomandazione “ad adottare misure di difesa cibernetica alte e massimi controlli interni”. E quattro giorni dopo, il 28 febbraio, l’ultimo avviso: serve una “postura di massima difesa cibernetica”, applicando “tutte le misure di prevenzione e controllo piu’ urgenti”.

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Caso Garlasco, la madre di Sempio tace e ha un malore

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Ha preferito non rispondere alle domande e ha anche avuto un malessere la madre di Andrea Sempio, convocata stamane dai Carabinieri di Milano nell’ambito della nuova indagine della Procura di Pavia in cui il figlio è per la terza volta indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. E questo mentre oggi per Alberto Stasi, l’allora fidanzato della giovane condannato a 16 anni di carcere, è il primo giorno di semilibertà.

Questa mattina Daniela Ferrari, 65 anni, accompagnata dall’avvocato Angela Taccia (nella foto), che difende il figlio assieme al collega Massimo Lovati, si è presentata alle 10 in punto negli uffici milanesi del Comando Provinciale dell’arma per essere ascoltata per la terza volta dal giorno del delitto di Chiara, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Uffici che ha lasciato circa mezz’ora dopo, in quanto ha ascoltato il consiglio dei due legali: alla prima domanda si è “avvalsa” e alla seconda ha accusato un malore. Tant’è che all’uscita dalla caserma, visibilmente “scossa” e facendosi largo tra una schiera di telecamere e microfoni, si è infilata in un taxi senza proferire parola.

“Questa convocazione non mi è piaciuta. Se i pm vogliono sentire la signora, che la convochino loro in Procura a Pavia”, ha affermato Lovati esprimendo il disappunto per il modo in cui si sta conducendo l’inchiesta. E’ stato lui a consigliare alla madre di Sempio di “astenersi” dal rispondere. Avrebbe dovuto spiegare ancora a che ora, il giorno del delitto, è uscita di casa e per quali commissioni e a che ora è rientrata. Avrebbe dovuto ricostruire di nuovo, a distanza di quasi 18 anni, gli spostamenti del figlio e raccontare pure la vicenda dello scontrino del parcheggio di Vigevano che il giovane, su suggerimento dei genitori, decise di tenere.

E poi, tra l’altro, le sarebbe stato chiesto di fornire chiarimenti in merito a un ‘fuorionda’ reso pubblico dalla trasmissione de Le Iene su come Andrea sarebbe venuto a conoscenza di alcuni atti dell’indagine del 2017 che si è chiusa con un’archiviazione. Intanto per Stasi oggi è stato il primo giorno di semilibertà, beneficio concesso dal Tribunale di Sorveglianza nelle scorse settimane e che è in un certo senso l’anticamera dell’affidamento in prova ai servizi sociali e quindi della libertà. Come ogni mattina il 41enne è uscito dal carcere di Bollate per andare in ufficio, ha potuto, poi, dedicarsi ad alcune attività private. Tutto questo in base alle prescrizioni approvare dalla magistratura e che gli consentono di rientrare nell’istituto di pena alle porte di Milano dopo cena ma soprattutto di proseguire lungo un percorso di reinserimento sociale.

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Michael B. Jordan a Ischia a caccia di location per il suo prossimo film

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L’attore americano Michael B. Jordan, in Italia da un po’ di giorni, è sbarcato anche ad Ischia (dopo aver fatto tappo anche nella Reggia di Caserta) e  sta visitando alcuni degli angoli più suggestivi che potrebbero diventare location per il suo prossimo film. Jordan è noto per i suoi ruoli in tre episodi di Creed (lo spin off di Rocky) e per quello del supercriminale Erik Killmonger in Black Panther oltre a quello della Torcia Umana ne I Fantastici 4 ed ha recitato anche in diverse serie tv di successo (il New York Times lo ha inserito nella sua lista dei 25 attori più grandi del 21° secolo); oltre a recitare è anche regista, produttore e doppiatore. La star hollywoodiana ha visitato il Castello Aragonese ed il borgo di Ischia Ponte concedendosi ai selfie ed agli autografi per i fan mentre domani dovrebbe visionare l’altro versante dell’isola verde.

 

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Becciu pronto al passo indietro per evitare la conta

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Il cardinale Angelo Becciu sarebbe pronto a fare un passo indietro. E’ quanto riferiscono fonti della congregazione dei cardinali che si è tenuta questa mattina. Becciu avrebbe preso la parola per ribadire la sua innocenza e il suo diritto ad entrare in conclave. Ma di fronte alle due lettere del Papa che indicherebbero la sua volontà di non includerlo tra gli elettori, il cardinale avrebbe lasciato intendere di essere pronto a rinunciare alla sua battaglia. Una linea, questa, che però ancora non è stata suggellata da una comunicazione ufficiale. Secondo quanto si apprende il cardinale Becciu, nel suo intervento, avrebbe mantenuto il punto, sia sulla sua innocenza sia sul diritto di entrare in conclave.

Ma alla fine sarebbe prevalsa la decisione di fare un passo indietro “per il bene dell’unità della Chiesa”, come avrebbe detto ad alcuni porporati. Anche il Vaticano conferma che il caso Becciu è stato all’ordine del giorno del confronto di questa mattina. “Se ne è parlato ma non c’è una delibera”, ha detto nel briefing il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni, lasciando intendere che probabilmente non servirà un ‘voto’ per decidere sul caso.

“Il cardinale Becciu è una persona molto stimabile. Ma non è detto che una brava persona non possa fare del male. Non dico che Becciu abbia fatto del male, ma è da verificare. C’è stato un giudizio, ci sarà l’appello e voi sapete che finché non c’è la sentenza definitiva uno è innocente. Ecco verificheremo”, ha commentato il cardinale Giuseppe Versaldi. Becciu è stato il protagonista del processo sulla malagestione dei fondi della Segreteria di Stato, a partire dalla vicenda del palazzo di Sloane Avenue. Il 22 settembre si aprirà il processo d’appello; Becciu ha sempre proclamato la sua innocenza ma è stato in primo grado condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di peculato e truffa aggravata ai danni della Santa Sede. In attesa di una comunicazione ufficiale, qualcuno dei porporati lascia intendere che la vicenda non potrebbe essere chiusa del tutto.

Becciu quasi sicuramente non entrerà in conclave ma non è detto – è il ragionamento che lasciano trapelare alcuni cardinali – che la vicenda e la conseguente polemica resti comunque nell’aria, magari sotto altre forme. E dunque comunque il conclave comincerebbe in salita perché all’interno del collegio cardinalizio restano comunque diversi esponenti che ritengono questo epilogo ingiusto. Becciu, fino a qualche giorno fa sicuro di essere ammesso tra gli elettori, puntava sul fatto che Papa Francesco, invitandolo agli ultimi concistori, il momento più alto della vita della Chiesa, di fatto lo avesse riabilitato. In ogni caso, l’altro punto sul quale si faceva forza da un punto di vista del diritto canonico, era il fatto che Papa Francesco non avesse mai scritto, nero su bianco, che Becciu non doveva entrare in conclave.

Poi il cardinale Pietro Parolin gli avrebbe mostrato quelle due lettere siglate ‘F’. Becciu avrebbe allora messo in discussione la sua volontà di andare fino in fondo nella sua battaglia. Poi ha visto anche che i suoi principali sostenitori cominciavano a prendere le distanze. Di qui la decisione. Ma la mancanza della comunicazione ufficiale lascia lo scenario ancora aperto, forse nella speranza di ricevere ancora una mano tesa da parte del collegio cardinalizio.

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