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Armato di coltello alla stazione Termini, la polizia lo ferma sparando ad una gamba: il video

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Camminava, intorno alle 19 di ieri, impugnando un coltello da cucina nella zona di Termini. Una arma che ha utilizzato per minacciare alcuni passanti dentro la stazione. Protagonista un cittadino ghanese di 44 anni con precedenti. Un comportamento violento che e’ stato notato da un vigilantes che opera all’interno dello scalo ferroviario della Capitale. La guarda giurata ha, quindi, allertato gli agenti della Polfer che dopo una brevissima caccia all’uomo hanno individuato il ghanese. Da qui, come immortalato da alcuni video finiti in rete, ne e’ nata una breve colluttazione culminata con uno sparo esploso da uno degli agenti. I poliziotti hanno accerchiato il quarantenne in via Marsala, ad una manciata di metri dalla stazione. L’uomo, visibilmente alterato, ha tentato una reazione brandendo l’arma e saltando anche sopra alcuni motorini in sosta. I poliziotti hanno iniziato un’opera di contenimento, volta a tutelare l’incolumita’ dei passanti che in quel momento si trovavano nella strada. Alla luce della reazione del ghanese un operatore ha utilizzato l’arma in dotazione ed ha sparato con l’arma in dotazione mirando agli arti inferiore. Raggiunto dal proiettile l’uomo dopo pochi metri si e’ accasciato in terra ed e’ stato disarmato. Ora si trova ricoverato e piantonato in ospedale in stato di arresto per i reati di tentato omicidio, porto abusivo d’arma, resistenza e minaccia a Pubblico Ufficiale. E’ stato colpito nella zona dell’inguine sinistro e il proiettile e’ fuoriuscito dal gluteo destro. Non e’ in pericolo di vita. L’episodio ha riportato l’attenzione sul tema della sicurezza a Roma e non solo.

“La Stazione Termini di Roma dovrebbe essere il biglietto da visita della citta’” sottolinea Nicola Molteni sottosegretario all’Interno esprimendo “solidarieta’ e gratitudine” agli agenti intervenuti e ringraziando il vigilantes che li ha allertati. “E’ il momento di dotare le Forze di polizia del Taser, strumento di difesa proprio a garanzia dei poliziotti e dei cittadini. Una priorita’, questa, diventata ormai irrinunciabile”, chiosa. D’accordo il portavoce dell’associazione nazionale funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti: “Si ripropone con urgenza il tema delle pistole ad impulsi elettrici da destinare alle forze dell’ordine”. Su quanto avvenuto e’ intervenuta Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, che ha parlato di “scene di ordinaria follia a Roma”, mentre Matteo Salvini si dichiara “sempre dalla parte delle forze dell’ordine”. Il magistrato Simonetta Matone, candidata prosindaco al Campidoglio, afferma che “i fatti accaduti confermano che ci sono luoghi della nostra citta’ ad alto tasso di insicurezza dove vanno investite risorse per riportare la legalita’ nell’interesse di tutti i cittadini, senza odiose speculazioni di alcun tipo”. A quanto si e’ appreso l’uomo arrestato, gia’ in passato si era reso responsabile di episodi di violenza simili e ha precedenti di polizia per lesioni. Aveva danneggiato alcune statue sacre presenti in alcune chiese di Roma, manifestando poi ai poliziotti atteggiamenti di odio nei confronti della religione cristiana. Inoltre, ad aprile 2020 , era stato sorpreso piu’ volte in piazza San Pietro e denunciato per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale nonche’ per offesa a una confessione religiosa e nel giugno di quest’anno e’ stato nuovamente denunciato per danneggiamento e lesioni per avere lanciato bottiglie contro il centro islamico di via San Vito a Roma; circostanza in cui e’ rimasto ferito anche l’imam. Sulla posizione del cittadino straniero, irregolare sul territorio italiano, sono emerse difficolta’ legate all’attribuzione della nazionalita’ dovute alla mancata conclusione delle procedure di riconoscimento presso le Autorita’ Consolari del Gambia, Costa d’Avorio, Nigeria e Ghana avviate nel 2017 che hanno reso non eseguibili le procedure di espulsione a suo carico. Gli investigatori hanno inviato una prima informativa in Procura. A piazzale Clodio anche il materiale video con le immagini della colluttazione e dello sparo e che ora sono al vaglio degli inquirenti.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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Nei campi 200 milioni di danni, razzia cinghiali

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Vigneti e uliveti, ma anche pascoli e prati, campi di mais e cereali, coltivazioni di girasole, ortaggi: è lunga la lista della razzia compiuta dalla fauna selvatica “incontrollata” dove i cinghiali, con una popolazione che ha raggiunto i 2,3 milioni di esemplari sul territorio nazionale, costituiscono il pericolo maggiore. La conseguenza sono 200 milioni di euro di danni solo nell’ultimo anno all’agricoltura italiana. La Puglia, con oltre 30 milioni di euro e 250mila cinghiali, e la Toscana con oltre 20 milioni di cui l’80% a causa dei 200mila cinghiali, sono le regioni che hanno pagato di più. Questa la fotografia scattata dalla Coldiretti in occasione delle 96 Assemblee organizzate in contemporanea su tutto il territorio nazionale, con la partecipazione di oltre 50mila agricoltori, per celebrare dai territori gli 80 anni dell’associazione agricola.

In particolare, secondo la mappa realizzata da Coldiretti, nel Lazio i danni stimati dai soli cinghiali (100mila esemplari) superano i 10 milioni di euro e in alcuni casi riguardano anche l’80% del raccolto. Oltre 10 milioni di euro i danni stimati in Calabria. Un fenomeno che si sta espandendo anche ad aree prima meno frequentate come quelle del Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia (20mila esemplari) e in Valle d’Aosta dove i cinghiali si sono spinti fino a quote che superano i 2mila metri. Pesante la situazione in Emilia Romagna dove solo nel Reggiano si stimano almeno 50mila esemplari; “dramma” sul fronte seminativi (specie per mais e girasole) in Umbria con una popolazione stimata di circa 150mila cinghiali. Sei milioni di euro i danni in Basilicata e 5 in Piemonte.

Qui la superficie danneggiata nel 2023 è stata di 34.432 ettari. Colpiti anche l’Abruzzo (i capi superano ampiamente le 100mila unità) con 4,5 milioni di euro di risarcimenti richiesti nel 2022, il Molise (40mila cinghiali) e la Campania (stimati danni per circa oltre 4 milioni di euro). Critica la situazione in Sardegna soprattutto a ridosso delle aree protette mentre in Sicilia non ci sono territori immuni e salgono i costi per la difesa, come i recinti elettrici. In Liguria da tempo i cinghiali si sono spinti fino alla costa e tanti i danni non solo alle colture ma anche ai tipici muretti a secco. Nelle Marche il 75% dei danni in agricoltura da fauna selvatica è causato dai cinghiali. Tra risarcimenti alle aziende agricole e da incidenti stradali la Regione spende circa 2 milioni di euro all’anno.

Risarcimenti, lamentano gli agricoltori, che arrivano spesso dopo molti anni e solo in minima parte. “Non coprono mai il valore reale del prodotto distrutto, con la conseguenza – rileva Coldiretti – che molti rinunciano a denunciare”. Cinghiali e fauna selvativa anche causa di incidenti, 170 nel 2023, ricorda l’associazione agricola, secondo l’analisi su dati Asaps, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. A questo si aggiunge l’allarme della peste suina africana, non trasmissibile all’uomo, che i cinghiali, ricorda Coldiretti, rischiano di diffondere nelle campagne mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli e con essi un settore che, tra produzione e indotto, vale circa 20 miliardi di euro e dà lavoro a centomila persone. Da qui la richiesta dalle Assemblee Coldiretti “di mettere un freno immediato alla proliferazione dei selvatici, dando la possibilità agli agricoltori di difendere le proprie terre. Mancano, infatti, i piani regionali straordinari di contenimento”.

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Vino nel biberon per errore, bimbo 4 mesi in rianimazione

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Vino bianco al posto dell’acqua per preparare il latte in polvere a suo figlio di quatto mesi. Un errore, è l’ipotesi degli investigatori, commessa da una donna di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, che ha fatto finire il piccolo in coma etilico. Ricoverato in rianimazione all’ospedale pediatrico di Bari, le sue condizioni sono in lieve miglioramento. A fare insospettire la donna è stato il rifiuto del piccolo che dopo i primi sorsi avrebbe smesso di bere respingendo il biberon. A quel punto la sua mamma si sarebbe accorta di non aver mescolato il latte in polvere con l’acqua.

A farla sbagliare sarebbe stato il colore scuro della bottiglia in cui era contenuto il vino. Subito dopo aver compreso l’errore, la donna ha portato il bimbo al pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi dove il piccolo è arrivato già in coma etilico. Sottoposto a una lavanda gastrica, è stato intubato e trasferito d’urgenza all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari dove è stato ricoverato nel reparto di rianimazione.

La procura di Brindisi ha avviato un’indagine, ma al momento l’ipotesi prevalente dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana è che sia stato un incidente domestico. Dai riscontri dei militari non sono emersi altri elementi. L’affanno dovuto alle incombenze quotidiane, la necessità di preparare in fretta il biberon per il proprio figlio e la bottiglia scura avrebbero portato la donna a sbagliare. E’ stato lo stesso bimbo, rifiutandosi di continuare a bere, a rivelare che quel liquido non era latte. Un segnale subito percepito dalla mamma che si è resa conto in pochi istanti quale fosse il vero contenuto della bottiglia da cui aveva prelevato il liquido credendo fosse acqua.

La corsa in ospedale è stata immediata, dall’abitazione al pronto soccorso del Perrino. Qui il piccolo è stato preso in cura dai medici che con stupore hanno accertato il coma etilico di un bimbo di soli quattro mesi. Un quadro clinico che ha allarmato il personale sanitario e che ha portato al trasferimento del bimbo a Bari dov’è stato sottoposto a specifiche cure. Al momento la prognosi è riservata ma i medici sono fiduciosi perché le condizioni del piccolo migliorano. La notizia ha scatenato tante reazioni anche sui social dove molti manifestano comprensione per “il dispiacere e per quello che sta passando in queste ore la mamma”, auspicando che “il piccolo possa presto riprendersi da questo brutto incidente”.

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