Collegati con noi

Politica

Agcom sanziona Meta, fa pubblicità al gioco d’azzardo

Pubblicato

del

Un’altra mega multa contro le piattaforme che veicolano direttamente, e non, messaggi che incitano al gioco d’azzardo. A finire nel mirino dell’Agcom, questa volta, è Meta, sanzionata per quasi 6 milioni di euro (5.850.000) per violazione del divieto di pubblicità del gioco d’azzardo, previsto dal decreto Dignità. Il veicolo delle violazioni sono le piattaforme Facebook e Instagram dove sono transitati video, immagini, collegamenti ipertestuali sponsorizzati oppure account che hanno contenuti di comunicazione pubblicitaria di attività di gioco e scommessa con vincite in denaro. “Ci sono veri e propri canali, pagine o profili dove gli utenti sistematicamente si dedicano al gioco d’azzardo o, peggio ancora, ci sono profili che portano delle sponsorizzazioni” avverte Massimiliano Capitanio, commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che spiega: “un utente che va a vedere un sito internet di gioco d’azzardo viene profilato” e poi gli viene proposto un ‘prodotto’.

Quello di Meta non è il primo caso: solo 10 giorni fa l’Autorità ha infatti sanzionato Google, per i contenuti su You Tube, e Twitch, per la stessa violazione. Con multe per quasi 2 milioni di euro nel primo caso e poco meno di 1 milione a Twitch. E per Meta non è neppure la prima volta: “Già con una delibera dello scorso gennaio avevamo rilevato che Meta offriva un servizio pubblicitario a pagamento al fine di consentire ai propri utenti business di promuovere i propri prodotti e servizi. Tra l’altro, con questa delibera avevamo già irrogato una sanzione da 750 mila euro” spiega Capitanio. Ora è probabile che Meta si rivolga al Tar per contestare la sanzione, ma il Tribunale amministrativo già “in quell’occasione ha respinto la cautelare di Meta perché aveva rilevato come Meta effettuasse una attività di controllo preventivo che si estrinseca nel rilascio di una ‘autorizzazione scritta’ alla pubblicazione della singola inserzione”. Tanto più ora che si tratta, in alcuni casi, di sponsorizzazioni vere e proprie.

Sarebbero infatti 32 i contenuti “sponsorizzati”, ossia diffusi dietro pagamento su questi social, tutti “atti a promuovere o pubblicizzare attraverso video e immagini attività di gioco e scommesse online con vincite in denaro” spiega l’Agcom. In particolare, è emerso come la società non si sia limitata ad ospitare, con modalità puramente tecniche, passive ed automatiche, i contenuti caricati dagli utenti, ma abbia offerto un vero e proprio servizio pubblicitario e “tale circostanza mette la stessa Società in condizione di conoscere l’illiceità del contenuto”. Riguardo invece ai profili di account, 5 su Instagram e 13 su Facebook, “la Società è stata ritenuta responsabile solo per 5 account in quanto, a seguito della notifica dell’atto di contestazione – che segna il momento in cui la società ha avuto piena consapevolezza dei contenuti illeciti diffusi – ha provveduto a rimuoverne solo 11 dei 18 segnalati”. E saluta con soddisfazione l’intervento dell’Autorità, l’Unione Nazionale Consumatori che ricorda come il divieto previsto dalla legge venga “sistematicamente violato dalle emittenti televisive e molto spesso anche attraverso forme indirette, contenuti sponsorizzati su vari profili social, come abbiamo più volte denunciato!”. Adesso, dice il presidente Massimiliano Dona, “ci aspettiamo che i social network facciano ancora di più per potenziare le funzionalità che aiutano l’utente a comprendere se un post è sponsorizzato, rimuovere quelli ingannevoli o vietati dalla legge, come quelli sul gioco e sul fumo!”

Advertisement
Continua a leggere

Cronache

Corruzione elettorale, indagato capogruppo FdI in Puglia

Pubblicato

del

Un’altra inchiesta per presunta corruzione elettorale agita la politica pugliese. Questa volta ad essere coinvolto è un esponente del centrodestra, Francesco Ventola, capogruppo di FdI in Consiglio regionale, candidato alle Europee in ticket con Giorgia Meloni. La vicenda è stata dall’ ex assessore regionale Andrea Silvestri. Sia Ventola che Silvestri sono residenti a Canosa. Il primo sostiene la maggioranza del sindaco, l’ex assessore è all’opposizione. Ventola sarebbe dunque indagato dalla procura di Trani per associazione a delinquere e corruzione elettorale in relazione alle amministrative di Canosa in Puglia del 2022.

“È vero – sottolinea Silvestri nel video, rimosso da Facebook ma diventato virale sulle chat – che c’è una inchiesta a Canosa, e questa inchiesta riguarda il sindaco, il presidente del Consiglio comunale, un consigliere comunale e il consigliere regionale? Non mi hanno detto sì, non mi hanno detto no. Siccome siete restii, siete quasi omertosi, adesso facciamo lo scoop”. Ventola ha spiegato di aver ricevuto a febbraio un avviso di proroga delle indagini.

“Rilevo – ha detto il capogruppo di FdI – che per la seconda volta Andrea Silvestri getta fango, in modo calunnioso, sulla mia persona e sull’amministrazione comunale di Canosa. Infatti già qualche mese parlò dell’inchiesta, innescata dal suo entourage. Abbiamo denunciato Silvestri – ha riferito Ventola – per quelle dichiarazioni calunniose e false e vagliamo ora attentamente anche le più recenti propalazioni”. Il capogruppo di FdI in Consiglio regionale ha poi rammentato una vicenda giudiziaria per la quale il suo rivale politico fu arrestato nel 2004 e poi condannato. Ventola ha ricordato inoltre che lo scorso dicembre, nella discussione sulla legge di bilancio, propose con un emendamento la sospensione del trattamento di vitalizio agli ex consiglieri regionali condannati in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione, con un chiaro riferimento alla condizione dell’ex assessore Silvestri. Quest’ultimo ha replicato: “sono procedimenti di più di vent’anni fa, per i quali ho patteggiato: ora sono un cittadino e un libero professionista e le mie questioni con la giustizia le ho risolte all’epoca. È Ventola, in quanto personaggio pubblico candidato alle Europee, che deve rispondere del suo operato”.

Continua a leggere

Politica

Sondaggio, Zaia il governatore più apprezzato: De Luca al quarto posto

Pubblicato

del

Luca Zaia, con un gradimento del 70%, è il governatore di Regione più apprezzato d’Italia. Lo afferma la classifica Human Index elaborata dall’istituto Emg. Dietro il presidente del Veneto, c’è il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, con il 63,7%, e quello del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga (63,6%). Nei primi cinque posti si trovano quindi il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, 56,6%, e quello della Toscana, Eugenio Giani (52,6%). L’indice è stato elaborato sulla base di 500 interviste realizzate da Emg, e un’analisi semantica effettuata da Hindex sulle conversazioni nei social network. Un gradimento, quello dei governatori nella popolazione italiana, sottolineano i ricercatori “sensibilmente più alto rispetto al gradimento dei ministri”.

Continua a leggere

Cronache

Roberto Salis: Ilaria aiutata da campagna mediatica non silenzio

Pubblicato

del

Sarà pure servito il “lavoro in silenzio” per far tornare dopo 24 anni Chico Forti in Italia, per scontare la sua condanna per omicidio, ma per Ilaria Salis, che si trova da oltre quindici mesi in carcere a Budapest in detenzione preventiva, invece le cose sono migliorate con “la campagna mediatica”.

Roberto Salis è convinto di questo e continua a impegnarsi nella campagna elettorale per le europee dove sua figlia è candidata di Alleanza Verdi Sinistra. Non fa polemiche sul caso di Forti, ricevuto al suo arrivo dalla premier. Si limita a dire di fare “già fatica a seguire il caso” di Ilaria e non aver “seguito assolutamente quello di Chico Forti”. E però dà una indiretta risposta all’osservazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ieri su Forti ha sottolineato che “si ottengono questi risultati quando si lavora in silenzio, senza fare polemiche”. “Il governo con noi ha avuto 11 mesi di profilo basso per fare tutto quello che era necessario e non è successo nulla. Io sono portato a pensare che le condizioni di Ilaria siano iniziate a migliorare nel momento in cui c’è stata una campagna mediatica intorno a lei” osserva prima di un incontro pubblico a Milano con Nicola Fratoianni e Carola Rackete, l’ambientalista comandante della Sea Watch che fu arrestata quando senza permesso attraccò per far scendere migranti salvati in mare a Lampedusa nel 2019, ora candidata alle Europee in Germania con Die Linke. “Tutte le richieste avanzate dal governo tramite l’ambasciata prima di questo sono state assolutamente non ascoltate” aggiunge. Ora invece è arrivato il via libera per i domiciliari a Budapest di Ilaria, che è accusata dell’aggressione a due estremisti di destra. La famiglia ha pagato i 16 milioni di fiorini (poco più di 40 mila euro) di cauzione ed ora attende di conoscere la data del suo trasferimento, che dovrebbe essere in settimana, mentre il 24 è fissata la nuova udienza del processo. Una volta ai domiciliari, poi, ci sarà da risolvere il problema “gravissimo” della sua incolumità viste le minacce dell’estrema destra dimostrate dall’immagine di Ilaria impiccata apparse su un muro di Budapest. Domani andrà ad incontrarla Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra “per darle appoggio e vicinanza da tutti noi”. Secondo Rackete, che parla di un “processo politico” senza prove, la trentanovenne dovrebbe essere “immediatamente rilasciata”. Con i domiciliari, avvisa il padre, “non cambia niente. Il processo ingiusto è ancora in corso, Ilaria rischia fino a 24 anni di carcere e il passaggio ai domiciliari peggiora la situazione perché un giorno in carcere vale un giorno, un giorno ai domiciliari vale un quinto di un giorno”. Lei dalla cella ha fatto sapere alla Stampa di non volersi sottrarre ma invece di volersi “difendere all’interno di un processo in cui siano garantiti i diritti fondamentali”. “La mia situazione giudiziaria – ha aggiunto – non può e non deve essere pregiudicata o aggravata dalle mie posizioni politiche”. La scelta di candidarsi è arrivata per la volontà di trasformare “la mia vicenda in qualcosa di costruttivo non solo per me – ha spiegato -. Vorrei potermi dedicare a una cosa che mi sta molto a cuore: la tutela dei diritti umani”. E quando uscirà dalla cella per prima cosa abbraccerà “finalmente le persone a cui voglio bene”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto