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A Roma è il Sinner day, “ma l’obiettivo è Parigi”

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Spensierato, sorridente. Jannik Sinner si mette alle spalle la squalifica di tre mesi per il caso clostebol e si presenta a Roma dove la gente lo aspetta da oltre un anno, perché nella scorsa edizione si ritirò prima ancora di scendere in campo e adesso, da n.1 del mondo, tutti vogliono vederlo, anche solo per un istante. L’attesa finirà sabato, quando è previsto il suo esordio al secondo turno, nel frattempo il primo abbraccio con il pubblico romano arriva durante l’allenamento sul Centrale davanti a 6 mila spettatori. A ogni suo passaggio nel villaggio, poi, si sentono grida, cori e richieste di selfie o autografi per Jannik. Ma come prima della sospensione, nulla sembra distrarlo o scalfirlo.

“Non sono cambiato – ammette parlando in conferenza -. Sono sempre la stessa persona, sono un ragazzo di 23 anni molto semplice. Son bravo a giocare a tennis, ma non cambio il mondo. Ora però mi sento sicuramente più libero”. Il peso della sospensione, infatti, è svanito e aspetta solo di fare il suo esordio. “Non ho paura di andare in campo – aggiunge -, sono solo felice di essere qui”. Di traguardi, però, non se ne pone. Almeno a Roma. Guarda già al Roland Garros. “L’obiettivo è Parigi, qui voglio capire il mio livello, ho basse aspettative – spiega -. Non sono qui per battere chiunque, ma per provare a passare il primo turno, poi si vedrà anche se mentalmente e fisicamente mi sento bene”.

Tornare da uomo ‘libero’ nel circuito dopo i tre mesi di sospensione forzata, però, gli provoca una sensazione che definisce “strana”. Con i suoi colleghi e rivali ha parlato niente o quasi perché é a Roma da poco più di 24 ore, ma la sensazione di disagio per via del processo per doping denunciata qualche settimana fa riferendosi al periodo dell’Australian Open oggi sembra svanita. “Ho parlato con alcuni tennisti ed è andato tutto bene – racconta -. Poi durante la squalifica non ho sentito quasi nessuno, fatta eccezione di Jack Draper, con il quale sono molto amico, o Lorenzo Sonego. Ma non ci sono state video chiamate o cose del genere con altri. Qualcuno che non me lo aspettavo mi ha scritto, mentre altri sui quali avevo aspettative no. Ma con il tempo passa tutto”. Ad aiutarlo in questi mesi ci hanno pensato le persone a lui più vicine, come la famiglia o gli amici.

“Sono loro che ti danno la forza di sorridere e andare avanti”, dice ancora Sinner, che per due volte sottolinea come fuori dal campo “siano successe cose di cui non voglio parlare”. Il riferimento, molto probabilmente, è alla sua storia finita con Anna Kalinskaya, per questo poi scherzando ci ha tenuto a frenare anche i recenti gossip di una sua nuova relazione con la modella russa Lara Leito. “Sono rimasto molto sorpreso di vedere certe foto in giro – spiega provando a stoppare i rumors degli ultimi giorni -, in questo momento non sono fidanzato”. Parole accompagnate da una risata come quando ha scherzato con alcuni giornalisti. “Mi sono mancate le tue domande”, risponde a chi gli chiede se si possa vivere anche senza tennis.

Dunque per Jannik, adesso, c’è solo il campo, per l’amore invece ci sarà tempo. Per il momento si prende quello dei suoi tifosi, accorsi a migliaia già per il suo allenamento sul Centrale. Una vera e propria ‘Sinner mania’ che lui stesso si spiega così: “Io non dimentico che sono partito da un paesino di 2mila abitanti, e forse proprio questo restare me stesso viene apprezzato”. E in un colpo solo, infatti, riabbraccia tutti: tifosi e i suoi compagni di Davis, celebrati nel Centrale per la vittoria di Malaga del 2024. Subito dopo è andato in scena l’allenamento, accompagnato da cori e applausi. A fargli da sparring partner Lehecka, anche se tutti gli occhi sono puntati su Jannik. “Sei l’eroe di mio figlio”, oppure “finalmente ti rivediamo”, gli gridano dagli spalti chi si gusta un po’ di riscaldamento prima di una partita amichevole che serve a Sinner per riprendere confidenza con quella terra rossa che lo ha visto vincere un solo titolo dei 19 conquistati. Era Umago 2022 e in finale batteva Alcaraz, ma oggi è un altro Jannik e tutti lo aspettano sabato per il debutto.

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Napoli

Calcio: a Napoli spunta l’edicola votiva con McTominay

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Scott McTominay ha deciso che a Napoli gli va bene farsi chiamare “McFratm” e il ringraziamento per la simpatia e i gol si manifesta nei modi più inconsueti. Il volto del centrocampista del Napoli è infatti stato ritratto da un ignoto artista in una ex edicola votiva, una nicchia rimasta vuota nel centro di Napoli a via San Nicola a Nilo. Una volta qui c’era un quadro della Madonna, sparito anni fa: da oggi c’è il volto del talento centrocampista scozzese che in pochi mesi è diventato un protagonista di primo piano della squadra di Conte che insegue il sogno dello scudetto. La cornice, di antichissima fattura, si trova su un complesso monumentale del XVII secolo, nel cuore dei Decumani affolatissimi di cittadini e turisti.

Da oggi si potrà fotografare il ritratto di McTominay, con la scritta “McFratm” e la sigla “N4”, che auspica il possibile quarto scudetto della storia del club azzurro. Sotto l’effigie, quasi a voler completare l’opera, un pallone Super Santos rimasto incastrato durante una delle partite che i ragazzini giocano in strada. Lo scozzese, arrivato in estate dal Manchester United per 30 milioni di euro, è ormai uno dei grandi protagonisti della stagione in serie A con i suoi 12 gol e 4 assist, in un mese di aprile che ha dominato: come dimostra anche l’Aic, l’associazione calciatori, che ha ufficializzato oggi l’elezione di McTominay come miglior calciatore del mese.

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Luciano Spalletti: «Italia, torneremo forti. A Napoli ho visto la felicità. Con Totti pace fatta»

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Nel giorno dell’uscita della sua autobiografia “Il paradiso esiste… ma quanta fatica”, Luciano Spalletti (foto Imagoeconomica) si confida a Bruno Vespa, nel programma Cinque Minuti, in onda questa sera dopo il Tg1. Dalla qualificazione dell’Italia ai Mondiali 2026 al suo rapporto con De Laurentiis, fino alla pace con Francesco Totti, il commissario tecnico azzurro si racconta con schiettezza e passione.

Il Napoli, lo scudetto e il distacco da De Laurentiis

«Con De Laurentiis è stato un rapporto un po’ conflittuale – ammette Spalletti – avrei preferito più umanità da parte sua, visto l’impegno che ho messo». Parla con orgoglio della conquista dello scudetto a Napoli, un’impresa storica. E anche se i rapporti col presidente si sono interrotti, il ricordo resta intatto: «Nessuna città sa essere così felice e malinconica come Napoli. Aver visto la felicità negli occhi di quella gente è qualcosa che mi porterò dietro per sempre».

Mondiali 2026: l’Italia a caccia della qualificazione

Spalletti è concentrato sulla missione che lo attende con la Nazionale. L’Italia, dopo due mancate qualificazioni, dovrà affrontare Norvegia, Israele, Estonia e Moldavia: «Andiamo con tutta la fiducia possibile – afferma – La Norvegia è un ostacolo vero, ma la squadra c’è. Abbiamo fatto progressi e ricevuto risposte importanti. Dovremo anche essere pronti ad accogliere chi busserà alla porta».

L’amore per la Nazionale e il ricordo di Italia-Germania 1970

Spalletti ricorda anche l’emozione della chiamata come ct azzurro: «Non me lo aspettavo, fu una sorpresa». Poi, da grande tifoso, racconta un aneddoto d’infanzia: «Durante Italia-Germania del 1970 chiesi a mia madre di cucire una bandiera con vecchi tessuti: lo fece con la sua Singer in pochi minuti. Fu una gioia immensa».

La pace con Francesco Totti: «Resteremo superamici»

Infine, un passaggio importante sul suo rapporto con Francesco Totti: «Mi piaceva pensare che il mio destino fosse legato ai suoi piedi magici. L’ho riabbracciato, anche se due precisazioni le ho fatte. Ma ormai resteremo superamici. Ho sempre fatto tutto per il bene della Roma, mai per interessi personali».

L’obiettivo: tornare tra i grandi

Vespa gli chiede se l’Italia è una squadra forte. Spalletti non ha dubbi: «Stiamo per diventarlo. E dobbiamo farlo in fretta».

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Conte carica il Napoli: “Conta solo vincere”. La città sogna lo scudetto

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Nervi saldi, concentrazione feroce e un solo obiettivo: vincere. Antonio Conte ha scolpito il suo spirito nella pelle della squadra azzurra, che si prepara a vivere contro il Genoa un altro snodo cruciale nella corsa scudetto. Mancano tre partite, e il traguardo è a un passo: ma Conte, da sempre allergico al motto “l’importante è partecipare”, sa bene che tutto si decide alla fine. E avverte: «So il male che fa perdere all’ultima giornata».

Il tecnico salentino non dimentica le sue ferite – dal “fatal Perugia” con la Juventus, al ko di Pasadena con l’Italia – e pretende il massimo da se stesso e dai suoi uomini. Lo ha dimostrato anche nella trasferta di Lecce: non la partita più bella, ma la più contiana possibile. Con la difesa blindata (386 minuti senza subire gol), Rrahmani e Di Lorenzo a murare ogni tentativo, e la squadra tutta a resistere, sacrificarsi, esultare per un rinvio, sospirare a ogni pallone liberato. È la sua idea di calcio: cinismo, essenzialità, efficacia.

Una squadra a sua immagine

Il Napoli di oggi è il riflesso di Conte: pratico, affamato, ostinato. Anche senza Neres, il talento più creativo, la squadra ha mostrato identità e spirito. Una vittoria come quella del Via del Mare non era scontata: è diventata la fotografia del contismo più puro. E ora si entra nel rettilineo finale: Genoa, poi le ultime due tappe per scrivere la storia.

Conte è già proiettato alla sfida coi liguri. Ha concesso due giorni di riposo ai calciatori, ma lui non si ferma mai. Ha trascorso la giornata chiedendo aggiornamenti sulle condizioni di Lobotka, fondamentale nella sua architettura tattica, e studiando dettagli. Perché il suo decimo scudetto – e il secondo del Napoli consecutivo – lo vuole a ogni costo. Anche con tre 1-0, se necessario.

In arrivo il vertice con De Laurentiis

Intanto, Aurelio De Laurentiis sta per rientrare in Italia. La sua agenda prevede incontri istituzionali per il nuovo centro sportivo (a Qualiano), per lo stadio (con il Comune di Napoli), e per la festa scudetto (con la Prefettura). Ma soprattutto è pronto al faccia a faccia con Conte, per pianificare il futuro.

Il rapporto tra i due è solido. De Laurentiis lo ha blindato con un triennale, accontentandolo in tutto: staff tecnico completo, carta bianca sul mercato, gestione totale del gruppo. Ora Conte chiede un altro passo: otto acquisti di livello, tre attaccanti tra questi, e la garanzia che si continuerà a investire. In cambio, la promessa di continuare a costruire un Napoli competitivo e affamato.

Napoli, Conte e la città: un’alchimia vincente

Conte a Napoli si sente a casa. La città lo ha accolto con calore, e lui ne ha ricambiato l’amore con lavoro, rigore e risultati. «Non saprei nascondermi», ha detto. E non ne ha mai avuto l’intenzione. Ha sovrapposto il suo vissuto ai sogni di un popolo che si prepara a vivere una nuova festa, magari con il bus scoperto, come vuole la tradizione.

L’uomo che vive per vincere adesso è a un passo dalla gloria. E Napoli, con lui, si prepara a riscrivere un’altra pagina indelebile della sua storia.

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