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L’Atalanta rifila sette gol al Lecce, i suoi tifosi accolti col termoscanner

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E’ un’Atalanta sette bellezze, davvero esagerata quella ammirata al Via del Mare. Sette gol a domicilio al malcapitato Lecce, con il duo Ilicic-Zapata che ha letteralmente incantato i circa 21mila accorsi a sfidare paure e psicosi coronavirus. Tripletta per Zapata, ed assist sfornati in quantita’ per Ilicic, ed anche gloria per l’ex Muriel e Malinovskyi, per una sinfonia che e’ il miglior viatico per affrontare con lo spirito giusto il ritorno degli ottavi di Champions a Valencia. Prima di godere dello spettacolo dei loro beniamini, i pochi tifosi ospiti presenti, un’ottantina (a fronte dei circa 200 biglietti venduti in prevendita), sono accolti allo stadio da personale sanitario dotato di mascherina e termoscanner per misurare la temperatura corporea, vista l’emergenza coronavirus. Controlli non obbligatori ma “molto consigliati”.

Nessuna protesta anche se un tifoso ha pero’ esposto uno striscione con la scritta ‘Rispetto’ E’ stato un vero e proprio spot per il gioco del calcio quello offerto anche oggi dall’Atalanta, che per la terza volta nella stagione realizza sette reti, per una marcia inesorabile in zona Champions. Il Lecce ha provato a giocarsela, Saponara e Donati han cercato di riaprire i giochi, ma le accelerazioni, il tasso tecnico, e la forza fisica della squadra ospite hanno messo in luce una differenza davvero abissale. Per gli uomini di Gasperini anche l’invidiabile record di superare il Manchester City come gol realizzati e di essere uno degli attacchi piu’ prolifici dei maggiori campionati europei, con 70 reti. Gli applausi dispensati a sconfitti e vincitori, poi, la migliore risposta a polemiche e veleni per il rinvio di buona parte della giornata calcistica. Liverani recupera Saponara che con Mancosu supporta il solo Lapadula in avanti, Gabriel torna tra i pali. Sul fronte opposto Gasperini fa scalare De Roon in difesa, assieme a Caldara e Palomino, a centrocampo spazio per Pasalic, davanti il solito trio Gomez-Ilicic-Zapata. Parte forte l’Atalanta, che costringe da subito il Lecce a giocare nella sua meta’ campo. Ed ospiti che passano al 17′. Calcio d’angolo orobico e Donati, nel tentativo di liberare, insacca di testa nella propria rete per il piu’ classico degli autogol. Nemmeno il tempo di riorganizzarsi, che gli ospiti raddoppiano. Ancora Ilicic dal corner e Zapata (22′) trova sempre di testa la rete del raddoppio. L’Atalanta continua a premere ma e’ il Lecce a riaprire la gara. Al 29′ Saponara, posizionato dal limite dell’area, fa partire un destro a giro che lascia impietrito Gollini: per il fantasista ritorno al gol dopo 449 giorni, e prima rete in giallorosso. Il Lecce ci crede e Saponara sale in cattedra. Delizioso l’assist per Donati (40′), che con un gran destro dal limite ottiene il pari: per il terzino primo autogol e prima rete in A in carriera. Si riparte e l’Atalanta passa subito. Gomez al tiro, Gabriel respinge sul destro di Ilicic, che con una finta manda a vuoto due difensori e appoggia in rete di sinistro (47′). Ancora Atalanta e Zapata nel giro di otto minuti (54′ e 62′) firma la cinquina orobica, sfruttando al meglio un doppio assist di Ilicic, in versione goleador ed assistman. Il Lecce e’ annichilito dalla ripartenza turbo degli ospiti, Liverani cerca di rianimare i suoi con Shakov e Tachtsidis. Lucioni (66′) opera un brutto intervento su Gomez meritandosi il giallo e Gasperini inserisce Malinovskyi per il Papu. Anche Ilicic (73′) chiede il cambio per un fastidio muscolare: al suo posto l’ex Muriel, tra gli applausi dello stadio, che scrive il primo nome tra i marcatori (87′), e poi chiede scusa al pubblico che lo ha lanciato in A. E sul finire Malinovskyi (91′) sigla il gol numero sette.

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Marino: campionato squilibrato da anni, troppa disparità fatturati e ricavi

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“Il nostro campionato non è equilibrato da diversi anni, ci sono disparità di fatturati e ricavi, non è una questione di oggi. Però è stato un bel campionato per quanto riguarda lo spettacolo offerto dalle squadre e anche per certe novità tecnico-tattiche. L’Inter ha ripercorso il campionato del Napoli dell’anno scorso. A volte ci sono anche i demeriti che determinano certi divari in classifica. Demeriti di alcune squadre che dovevano fare e non hanno fatto”. Così ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 Pierpaolo Marino, decano dei dirigenti sportivi italiani, sul campionato di Serie A ormai alle ultime curve, a quattro giornate dalla fine. Si dovrebbe tornare a un campionato a 18 squadre? “Ho fatto tanti anni con l’Avellino e con il Napoli con campionati a 16 squadre. Sia a 16 che a 18 squadre sono campionati che nella loro brevità non fanno emergere i reali valori tecnici. Una sconfitta determinava una classifica in maniera inappellabile. Sono contrario alla riduzione delle squadre. I format migliori sono la Premier e la Liga, tutti campionati a 20 squadre che non vanno a ridurre l’organico. A mio avviso, quello attuale è il format giusto”.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

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“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

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