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Cronache

Arrestata la coordinatrice regionale del Lazio del partito di Toti: usava scagnozzi mafiosi romani per riscuotere crediti

Blitz all’alba della Squadra Mobile di Latina: gli agenti della Questura hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma avanzata il giorno 9 Ottobre 2019, nei confronti Armando Di Silvio, detto Lallà, classe 1966; Gianluca Di Silvio, classe 1996; Samuele Di Silvio classe 1990; Umberto Pagliaroli, classe 1970 e Gina Cetrone classe 1971, indagati a vario titolo per estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, reati aggravati dal metodo mafioso.

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L’hanno arrestata gli uomini della Squadra Mobile di Latina. Gina Cetrone, ex consigliere regionale del Lazio del Pdl e attualmente coordinatrice regionale del partito “Cambiamo! con Toti” è finita in carcere assieme ad altre quattro persone: Armando, Gianluca e Samuele Di Silvio e Umberto Pagliaroli. Le accuse, a vario titolo, sono di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, aggravati dal metodo mafioso. Le indagini sono state coordinate dalla Dda di Roma e si basano anche sul contributo dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Riccardo Agostino. I fatti risalgono alla primavera del 2016.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Gina Cetrone e il marito Pagliaroli nell’aprile del 2016, chiesero -secondo quanto si legge nell’ordinanza- “l’intervento di Samuele e Gianluca Di Silvio e Agostino Riccardo per la riscossione del credito” vantato nei confronti di un imprenditore dopo avere ‘incassato’ l’autorizzazione di Armando Di Silvio detto Lalla’, capo dell’associazione di stampo mafioso”.

Cetrone e il marito Umberto Pagliaroli avrebbero convocato l’imprenditore presso la loro abitazione intimandogli il pagamento immediato della somma di denaro dovuta impedendogli di andare a bordo della sua auto. “In questo contesto – e’ detto in una nota – i Di Silvio e Riccardo minacciavano l’imprenditore prospettando conseguenze e ritorsioni”. Una azione violenta che, stando all’accusa, avrebbe ottenuto risultati immediati alla luce del fatto che il giorno successivo la vittima dell’estorsione si è recata in banca e dietro “la stretta sorveglianza dei Di Silvio e Riccardo” che lo attendevano fuori dalla filiale, ha effettuato un bonifico di 15 mila euro in favore della società di Cetrone e Pagliaroli. Non solo: “per il disturbo” l’imprenditore consegnò 600 euro ai tre.

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Tragedia nel Nolano, ciclista travolto e ucciso da un autocarro

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Una tragedia stradale a Piazzolla, nel Nolano. Possiamo definirla così. Un ciclista di 65 anni è stato coinvolto in un incidente con un autocarro Fiat Iveco. Il tragico evento ha portato alla perdita della vita del ciclista sul colpo, scatenando un’indagine da parte delle autorità locali per comprendere le cause.

Le autorità competenti sono intervenute prontamente sulla scena dopo essere state allertate dal servizio di emergenza medica 118, con i carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Nola che hanno rapidamente avviato le operazioni di soccorso e di indagine.

Le circostanze esatte dell’incidente sono ancora oggetto di indagini, ma sembra che il ciclista, mentre si trovava a bordo della sua bicicletta, sia stato travolto dall’autocarro. La dinamica dell’incidente rimane al momento oggetto di accertamenti da parte delle autorità, che stanno lavorando per ricostruire gli eventi che hanno portato a questa tragica perdita.

L’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro della salma del ciclista per consentire l’esecuzione di un’autopsia, al fine di chiarire le cause esatte del decesso. La salma è stata trasferita presso il II Policlinico di Napoli per gli esami necessari.

L’inchiesta è in corso e viene condotta dai carabinieri della stazione di Piazzolla di Nola, che stanno collaborando con i militari della sezione radiomobile per raccogliere prove e testimonianze utili alla ricostruzione dei fatti. Al momento, l’autocarro coinvolto nell’incidente è stato sottoposto a sequestro nell’ambito delle indagini in corso.

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A processo per stalking, sfregia la ex e uccide il padre

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Ha atteso che uscisse dalla palazzina motivato ad aggredirla a tutti i costi. Per questo un ex avvocato, Marco Manfratti, di 40 anni, si è appostato intorno alle 13 di ieri in via Ciro Menotti a Varese armato di coltello. Ha aspettato che la ex, Lavinia, di 37 anni, uscisse dallo studio del padre, Fabio Limido, geologo di 71 anni, per la pausa pranzo. E lì l’ha aggredita sfregiandola con il coltello. Colpendola ripetutamente al viso e al collo, sino a quando, mentre la 37enne cadeva ferita sotto i suoi colpi, in suo soccorso non è intervenuto l’anziano padre. Manfratti non ha avuto alcuna remora accoltellando ripetutamente al torace il geologo, poi deceduto, sotto gli occhi della moglie e madre.

Dopo aver gridato chiedendo disperatamente aiuto, la donna ha avuto un malore mentre in via Menotti, a due passi dalla Questura, arrivavano le volanti della Polizia di Stato, gli investigatori della Squadra mobile e i mezzi del 118. Manfratti è stato arrestato in flagranza di reato, anche lui leggermente rimasto ferito nell’aggressione, coperto di sangue e stralunato. Le condizioni di Fabio Limido sono immediatamente apparse gravissime. L’anziano era in fin di vita ed è morto poco dopo il ricovero al Pronto soccorso dell’Ospedale di Circolo di Varese. La figlia è ricoverata in prognosi riservata: le lesioni causate dalle coltellate sono importanti, la 37enne dovrà essere sottoposta a un delicato intervento chirurgico. Manfratti è stato portato in Questura, è accusato di omicidio e tentato omicidio. Non è escluso, vista la ricostruzione dell’accaduto, che all’uomo venga contestata l’aggravante della premeditazione.

La tragedia di via Menotti non è stata un fulmine a ciel sereno. Certo nessuno poteva immaginare un fatto di sangue simile, ma le avvisaglie che il 40enne fosse violento e motivato a impedire che la ex vivesse libera la propria vita dopo averlo lasciato c’erano tutte. Anche perché ci sarebbe una causa di separazione difficilissima dietro l’odio che l’ex avvocato covava nei confronti di tutta la famiglia Limido. Oggetto del contendere, o meglio della furia omicida dell’uomo, il figlio di tre anni avuto dal matrimonio con Lavinia. C’erano inoltre le denunce presentate a più riprese sia dalla donna che dalla madre di lei. Denunce per stalking che si erano già tradotte in un processo davanti al giudice del Tribunale di Varese Luciano Lucarelli a carico di Manfratti. Un processo ancora in corso.

La tenacia del 40enne nel distruggere la vita della ex e della sua famiglia aveva già portato all’emissione di un provvedimento di divieto di avvicinamento a carico dell’ex avvocato. Ex avvocato Manfratti lo era diventato per scelta cancellandosi dall’Ordine degli avvocati di Busto Arsizio (Varese) dopo le denunce della ex probabilmente per evitare un procedimento disciplinare. Quello di Varese non è stato purtroppo l’unico caso di violenza contro le donne registrato oggi. Una donna di 50 anni è stata accoltellata sotto casa a Sassoferrato (Ancona), in via Bramante dal marito da cui si stava separando. Erano in auto, quando l’uomo ha estratto un coltello e l’ha colpita più volte e in più parti del corpo. La donna è grave, ma non in pericolo di vita, mentre l’ex marito è stato arrestato dai carabinieri per tentato omicidio dopo una breve fuga. E’ di omicidio, invece, l’accusa nei confronti di un 69enne che a Pavia ha ucciso il coinquilino di 36 anni trascinandone poi il cadavere per strada.

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Israele: 2 soldati uccisi da un attacco con droni di Hezbollah al nord

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L’esercito israeliano ha annunciato la morte di due soldati riservisti uccisi ieri a Metulla, nel nord del Paese, da un drone esplosivo degli Hezbollah. Lo ha fatto sapere il portavoce militare aggiungendo che si tratta di Dan Kamkagi (31 anni) e Nahman Natan Hertz (31) della 551/esima Brigata. Il bilancio dei soldati caduti da ottobre scorso sul fronte nord è ora salito a 13. A questi vanno aggiunti anche nove civili uccisi negli attacchi Hezbollah.

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