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Ancora aggressioni in ospedali, feriti a Roma e Sicilia

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Tre infermieri picchiati, un coltello brandito contro il personale: un sabato sera di paura quello di ieri all’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma. Mani addosso a un medico anche oggi ad Augusta, nel Siracusano, dove una dottoressa dell’ospedale Muscatello e’ stata presa a pugni e schiaffi da una paziente sessantenne. Due ospedali, due aggressioni – le ennesime – ai danni dei lavoratori in camice bianco. Protagonista dei fatti della Capitale un romano di 37 anni, forse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, che prima si e’ gettato dal sesto piano di un edificio, e poi, portato al pronto soccorso, si e’ scagliato contro gli operatori. E’ sabato, tardo pomeriggio. L’uomo, con piccoli precedenti, si trova a casa della nonna nel quartiere Ardeatino. Qualcosa pero’ in lui non va: dice di sentire delle voci, deve ‘fuggire’, si getta dal sesto piano. Rimane pero’ fortunosamente impigliato ai fili del bucato del quinto piano, che frenano una caduta che sarebbe stata altrimenti fatale. Se la cava solo con qualche piccolo trauma. Qualcuno chiama un’ambulanza. Sono le 18,30 quando l’uomo arriva al San Giovanni. Sembra piu’ calmo, adesso. Collabora con i medici, aspetta di essere visitato. Ma “all’improvviso”, spiegano dall’ospedale, si scaglia contro gli infermieri: uno si prende un pugno su un braccio, riportando una ecchimosi. Poi l’uomo se la prende con una infermiera, le da’ uno spintone, la fa finire contro un muro. Per lei un trauma al collo e una contusione alla spalla e alla testa. Ma non finisce qui: il 37enne raggiunge la mensa del personale, si impossessa di un coltello e con esso minaccia chi lo circonda. Devono intervenire le guardie giurate, che lo disarmano e lo trattengono fino all’arrivo dei carabinieri. Per lui scatta una denuncia; viene ricoverato al pronto soccorso dove e’ sottoposto ad accertamenti e terapie. Ci sarebbe invece una questione di ticket dietro all’aggressione in Sicilia: quando la dottoressa della guardia medica ha provato a chiedere a una donna di 60 anni il perche’ della sua esenzione dal pagamento, quella avrebbe dato in escandescenze, prendendola a schiaffi e pugni. E’ dovuto intervenire in sua difesa un tecnico dell’impianto antincendio. Le contusioni del medico guariranno in 10 giorni. La doppia aggressione di oggi arriva a pochi giorni da un altro episodio, stavolta a Salerno, dove dopo la morte di un uomo di settant’anni i familiari si sono scagliati contro il medico e l’infermiere che lo avevano assistito. Ed e’ di venerdi’ scorso la notizia che la Asl di Torino ha deciso di dotare i suoi pronti soccorso di vigilanza armata h24 e di potenziare la videosorveglianza. Stando ai dati della Fimmg, la federazione dei medici di base, in Italia si verificherebbero in media 3 aggressioni al giorno, senza contare gli episodi non denunciati, e in sette casi su dieci l’aggredito e’ una donna. Solidarieta’ al personale e’ arrivata dall’assessore alla Sanita’ del Lazio Alessio D’Amato: “La questione delle aggressioni al personale sanitario – ha detto – deve essere una priorita’ per lo Stato”.

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Condannato a 30 anni per omicidio si nascondeva in B&B sul mare

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Lo hanno catturato i carabinieri, che si sono finti turisti, in un B&B in riva al mare nel Salento dove si era nascosto dopo una condanna definitiva a 30 anni di carcere per omicidio. È stato arrestato così Cosimo Mazzotta , 51 anni, leccese, latitante dallo scorso 8 marzo dopo che la sua condanna era stata confermata in via definitiva dalla Cassazione.

A trovarlo in un B&B di Torre Lapillo, nel comune di Porto Cesareo, sono stati i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale. Dopo prolungati appostamenti, servizi di osservazione e ricognizioni una coppia di carabinieri, fintisi turisti, hanno prenotato una stanza vicina a quella del latitante e hanno avvisato le altre pattuglie che hanno circondato la struttura ricettiva e hanno fatto irruzione, cogliendo Mazzotta di sorpresa.

Il 51enne, che si era registrato con un nome falso, al momento dell’arresto era da solo e non ha opposto resistenza, mostrandosi sorpreso per l’arrivo degli investigatori, ai quali ha raccontato che per non farsi scoprire aveva evitato qualsiasi rapporto con l’esterno, approfittando della vicinanza al mare per fare qualche passeggiata. L’uomo aveva con sè vari telefoni e diverse utenze telefoniche. La condanna a 30 anni di carcere era stata comminata dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto il 30 maggio del 2024, per l’omicidio in concorso, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, commesso il 17 marzo del 1999 del 21enne Gabriele Manca, coinvolto in contrasti legati allo spaccio di droga.

Il giovane fu assassinato in una zona di campagna a Lizzanello a pochi chilometri da Lecce. La vittima, secondo il quadro ricostruito dai carabinieri del ROS diciotto anni dopo il delitto, era stata uccisa a colpi di pistola sparatigli alle spalle mentre tentava la fuga da un commando di quattro persone che aveva organizzato una vera e propria esecuzione. Mazzotta è ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio.

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Il padre picchia la madre, bambina di 11 anni chiama il 112

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A Bolzano una bambina di undici anni ha chiamato il 112 perché il padre stava picchiando la madre. Sul posto è intervenuta una pattuglia della Questura che ha arrestato l’uomo. Piangendo disperata, la bambina ha chiesto l’intervento urgente della Polizia per fermare il padre che stava massacrando di botte la mamma. Giunti immediatamente sul posto, i poliziotti si sono imbattuti in un uomo che in evidente stato di agitazione sin da subito ha iniziato ad assumere un comportamento ostile ed aggressivo nei loro confronti. Gli agenti con non poca fatica sono riusciti ad accedere all’interno dell’appartamento, nonostante l’uomo continuasse a minacciare di morte la moglie e la figlia. Dopo aver messo in sicurezza in un’altra stanza la donna e la bambina, gli agenti hanno cercato di placare l’ira dell’uomo – un bolzanino 50enne – il quale ha però minacciato di morte anche loro. Nel frattempo la donna ha riferito di continue aggressioni subite dal marito e di non aver mai sporto denuncia per paura delle ripercussioni e per non perdere l’affidamento della bambina.

Portata in ospedale per le cure del caso, la donna ha infine sporto denuncia. Portato in Questura, l’uomo ha continuato ad affermare che non appena fosse uscito da lì, le avrebbe trovate ed ammazzate moglie e figlia. A questo punto è scattato l’arresto per i reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi e minaccia a pubblico ufficiale. Il Questore Paolo Sartori, quindi, in considerazione della gravità di quanto accaduto, ha immediatamente emesso nei confronti dell’uomo la misura di prevenzione personale dell’ammonimento, disponendo altresì l’avvio della procedura per l’emissione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. “L’ intervento in soccorso dell’ennesima vittima di violenze domestiche è stato reso possibile grazie alla determinazione di questa bimba, il che ha consentito di evitare ben più tragiche conseguenze”, ha evidenziato Sartori.

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Calcio: arbitro Coppa del Re denuncia pressioni di Real Madrid Tv

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L’arbitro della finale di coppa del Re, domani sera a Siviglia tra Barcellona e Real Madrid, Ricardo de Burgos Bengoechea, ha puntato il dito contro la Tv del Real per la pressione che mette sui direttori di gara designati per le partita della squadra guidata da Carlo Ancelotti. Senza riuscire a trattenere le lacrime durante la conferenza stampa svoltasi alla vigilia, l’arbitro ha denunciato che “i video su Real Madrid TV ci mettono grande pressione e hanno anche gravi ripercussioni nella tua vita privata – ha detto -. Quando tuo figlio torna a casa da scuola piangendo perché gli dicono che suo padre è un ladro, è davvero dura. E’ una situazione assurda”.

De Burgos Bengoechea ha aggiunto che è il momento di “riflettere” sulla situazione attuale del calcio spagnolo, affermando che diversi suoi colleghi avevano deciso di scendere di categoria per non subire più la pressione dei massimi livelli. Il canale televisivo del Real Madrid produce ogni settimana dei video per screditare gli arbitri delle loro prossime partite. Ma la pressione è aumentata da febbraio, quando il club ha lanciato una guerra istituzionale contro un sistema arbitrale “completamente screditato” e un “sistema corrotto dall’interno” dopo le decisioni che la Liga ha preso nei suoi confronti. Il responsabile della Var, Pablo Gonzalez Fuertes, ha detto a sua volta che gli arbitri potrebbero prendere ulteriori provvedimenti sulle trasmissioni di Real Madrid TV. “Non c’è dubbio che dovremo iniziare ad adottare misure molto più serie Faremo la storia, perché non continueremo a sopportare quello che stiamo sopportando”, ha affermato, senza approfondire.

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