Collegati con noi

Esteri

Riforma delle pensioni, sindacati in piazza: la Francia rischia un Natale al buio

Pubblicato

del

Il braccio di ferro tra sindacati e governo francese sulla riforma delle pensioni si fa durissimo e, mentre centinaia di migliaia di manifestanti scendono in strada, segna una svolta nei metodi con il sabotaggio delle rete elettrica che ha lasciato al buio almeno 90.000 famiglie e minaccia di essere “piu’ massiccio”. Se le proteste dei gilet gialli sembrano ormai un ricordo da celebrare in un anniversario, la rabbia dei francesi resta e continua a riversarsi in piazza, convocata per la terza giornata di sciopero nazionale interprofessionale; in 615 mila hanno manifestato in 110 citta’ francesi, secondo i numeri diffusi dal ministero dell’Interno, ma per i sindacati sono almeno il triplo. “E’ stato un grande successo”, ha detto il sindacalista Philippe Martinez, nel commentare i numeri della protesta, che per il sindacato Cgt e’ di 1,8 milioni di partecipanti. Solo a Parigi, secondo queste stime, si sono mobilitate 350mila persone – 76mila per la prefettura – confluite in un maxi raduno in Place de la Nation, segnato da qualche tafferuglio e disperso dalla polizia con gas lacrimogeni. Parigi ha visto scendere in piazza 250 mila manifestanti, piu’ del ‘giovedi’ nero’ del 5 dicembre e del raduno del 10 dicembre, partecipato da 180 mila.

A Marsiglia, secondo la prefettura erano in 20 mila – 200 mila per gli organizzatori – a Tolosa 17 mila e a Rennes in 10 mila. Su scala nazionale, sottolineano fonti del ministero dell’Interno, la partecipazione e’ stata invece inferiore a quella del 5 dicembre, ma, al di la’ dei numeri, la contestazione sociale ha registrato un salto di qualita’. Al 13mo giorno di sciopero, trainato dai ferrovieri della Sncf e dai dipendenti della metropolitana parigina Ratp, ovvero i ‘duri’, hanno aderito altre categorie socio-professionali, a riprova che la riforma del sistema pensionistico e’ percepita come una ferita alla propria sicurezza sociale da gran parte dei francesi e trasversalmente alle fasce sociali. Sulla scia di questo successo quantitativo e qualitativo i sindacati potrebbero orientarsi verso un movimento di protesta sempre piu’ ampio e longevo nel tempo, per costituire un fronte unitario e costringere cosi’ il governo a ritirare il suo progetto. Ad incrociare le braccia ora sono anche vigili del fuoco, insegnanti, personale medico-sanitario, autotrasportatori, sostenuti da studenti universitari. Forti di un consenso sociale diffuso, i sindacati hanno aumentato il livello dello scontro, adottando metodi preoccupanti, come l’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica, rivendicata dalla confederazione sindacale francese Confederation generale du travail (Cgt) della rete di trasporto elettrico (Rte). “Black out volontari legati alle pensioni” che hanno lasciato senza luce 90 mila famiglie, di cui 40 mila a Lione e 50 mila nella regione della Gironda. La Cgt ha avvertito che potrebbero esserci tagli “ancora piu’ massicci” mettendo a rischio anche il Natale. Per non diventare impopolare agli occhi dei cittadini, la direzione delle ferrovie Sncf ha invece annunciato che per il prossimo fine settimana i viaggiatori gia’ in possesso di un biglietto di treno ad alta velocita’ Tgv riusciranno a spostarsi per le feste.

Un momento delle manifestazioni di Extinctio Rebellion a Parigi nel centro della città. Ph Ana Gloria Salvia/KONTROLAB

“Treno di Natale garantito” per il 53% dei passeggeri, mentre il 15% sara’ spostato su un altro treno con partenza lo stesso giorno. Meno fortunati altri 250 mila viaggiatori (34%) che potranno partire alla data prevista, ma dovranno cambiare personalmente il loro biglietto e non e’ detto che ci riescano. A Parigi, per ovviare al fermo della metropolitana un numero crescente di cittadini si sposta in bicicletta: l’affluenza sulle piste ciclabili della capitale e’ in costante aumento nonostante il maltempo. Il picco e’ stato raggiunto il 10 dicembre, con piu’ di 191 mila transiti in bicicletta, 2,4 volte di piu’ rispetto alla norma. Il governo, per i momento, non cede. “La mia determinazione, quella del governo e della maggioranza e’ totale in merito alla creazione di un regime universale e sulla necessita’ di far prevalere l’equilibrio futuro del sistema cosi’ come la messa in equilibrio del sistema attuale” ha dichiarato il primo ministro Edouard Philippe nel suo intervento al ‘question time’ in Parlamento. L’esecutivo cerca di portare avanti i negoziati con i sindacati, e di infilarsi nelle spaccature tra le organizzazioni: mentre Cgt e Force Ouvriere (Fo) rivendicano il ritiro de progetto, altri contestano alcuni punti, in primis l’introduzione di un’eta’ di equilibrio stabilito a 64 anni, per allungare il periodo contributivo. Il primo sindacato francese, Cfdt, guidato da Laurent Berger, e’ quello appare piu’ propenso al dialogo. Ieri esponenti dell’esecutivo lo hanno incontrato in modo informale, per “cercare di riconquistarlo”, commentano i media francesi. Tra domani e giovedi’ il premier Philippe si sedera’ nuovamente al tavolo dei principali partner sociali per tentare di disinnescare la crisi prima di Natale.

Advertisement

Esteri

Xi vuole “lavorare con Parigi per risolvere crisi Ucraina”

Pubblicato

del

In un articolo su Le Figaro all’inizio della sua visita in Francia, Xi Jinping ha espresso l’intenzione di “lavorare con la Francia e l’intera comunità internazionale” per “risolvere la crisi” in Ucraina.

“Ci auguriamo che la pace e la stabilità ritornino rapidamente in Europa e intendiamo lavorare con la Francia e l’intera comunità internazionale per trovare buone strade per risolvere la crisi” in Ucraina, ha scritto il presidente cinese in un articolo sul quotidiano Le Figaro.

Continua a leggere

Esteri

Le accuse del Financial Times: la Russia prepara sabotaggi violenti in Europa

Pubblicato

del

Mosca sta preparando attentati contro le infrastrutture europee, mettendo a rischio anche la vita di civili. E’ l’allarme lanciato oggi dal Financial Times proprio nel giorno in cui le truppe russe continuano ad avanzare sul campo di battaglia ucraino. Il giornale della City sottolinea che sono state diverse agenzie di intelligence europee ad aver avvisato i loro rispettivi governi sulle nuove minacce russe, anche sulla base di diverse indagini in corso. Secondo le fonti citate dal quotidiano inglese, “la Russia ha già iniziato a preparare più attivamente in segreto attentati dinamitardi e attacchi incendiari per danneggiare le infrastrutture sul territorio europeo, direttamente e indirettamente, senza preoccuparsi apparentemente di causare vittime civili”.

Sebbene gli attacchi degli agenti del Cremlino in Europa siano stati finora sporadici, per il giornale, “aumentano le prove di uno sforzo più aggressivo e concertato”. Una convinzione che trapela da tantissimi esponenti dell’intelligence europea, da quella tedesca a quella inglese, dai servizi francesi, svedesi a quelli cechi e estoni. In particolare, il Ft menziona il capo dei servizi di sicurezza interna tedesca, Thomas Haldenwang, il quale il mese scorso – in una conferenza – ha affermato che il rischio di atti di sabotaggio è “aumentato in modo significativo”.

La Russia, ha aggiunto, ora sembra a suo agio nell’eseguire operazioni sul suolo europeo “con un alto potenziale di danno”. Haldenwang era intervenuto pochi giorni dopo l’arresto di due cittadini russo-tedeschi a Bayreuth, in Baviera, accusati di aver complottato per attaccare siti militari e logistici in Germania per conto della Russia. Un caso simile era accaduto anche nel Regno Unito: a fine aprile, ricorda l’articolo, due uomini sono stati accusati di aver dato fuoco a un magazzino contenente aiuti per l’Ucraina. Per la procura inglese, hanno agito anche loro su mandato di Mosca.

Stessa storia, in Svezia: i servizi di sicurezza di Stoccolma stanno indagando su una serie di recenti deragliamenti ferroviari e sospettano che siano atti di sabotaggio appoggiati da uno Stato ostile. La Russia, inoltre, ha tentato di distruggere i sistemi di segnalamento delle ferrovie ceche, aveva detto il mese scorso, sempre all’Ft, il ministro dei Trasporti ceco. Secondo il servizio di sicurezza interna estone inoltre, sono stati gli uomini dell’intelligence russa ad aver attaccato a febbraio le auto del ministro degli Interni e quelle di alcuni giornalisti. Anche il ministero della Difesa francese ha messo in guardia quest’anno su possibili azioni di sabotaggio da parte della Russia contro siti militari.

“La conclusione ovvia è che c’è stato un reale incremento dell’attività russa”, ha commentato Keir Giles, consulente senior del think tank Chatham House. Un alto funzionario governativo europeo ha inoltre dichiarato al giornale che attraverso i servizi di sicurezza della Nato sono state condivise informazioni su una “chiara e convincente azione russa”, coordinata e su larga scala. Ora, ha concluso, è giunto il momento di “aumentare la consapevolezza e l’attenzione” sulla minaccia della violenza russa sul suolo europeo. Infine, appena giovedì scorso la Nato ha diffuso una nota in cui si affermava che i Paesi alleati sono “profondamente preoccupati” per le recenti “attività ostili” della Russia, di natura ibrida, sull’onda dei casi recenti che hanno portato all’indagine e all’incriminazione di più individui in Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito e Repubblica Ceca.

Continua a leggere

Esteri

Zelensky finisce nella lista dei ricercati di Mosca

Pubblicato

del

La foto segnaletica è precedente alla guerra, scattata quando indossava ancora camicia e giacca, senza la barba e la mimetica che dal febbraio 2022 sono diventate simbolo del suo ruolo di guida della resistenza ucraina. In una mossa a sorpresa, Volodymyr Zelensky è finito sulla lista dei ‘most wanted’ del ministero dell’Interno russo, dopo che nei suoi confronti è stato aperto un non meglio specificato procedimento penale. Nel database infatti il presidente ucraino, nemico numero uno dello zar Vladimir Putin, è ricercato ai sensi di “un articolo” del codice penale russo. Quale sia resta un mistero, mentre il ministero degli Esteri ucraino ha liquidato la faccenda come l’ennesima “prova della disperazione della macchina statale e della propaganda russa, che non ha altre scuse degne di nota da inventare per attirare l’attenzione”.

Secondo Kiev, l’unico mandato d’arresto “del tutto reale e soggetto a esecuzione in 123 Paesi del mondo” è quello emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti di Vladimir Putin con l’accusa di crimini di guerra. E sui media ucraini corre l’ipotesi che l’inserimento di Zelensky nella lista dei ricercati nasca proprio dal desiderio di vendetta per quel mandato internazionale, uno schiaffo senza precedenti mai digerito dallo zar. Oltre a Zelensky, il ministero dell’Interno russo ha emesso un ordine di arresto anche per l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko e l’ex ministro ad interim della Difesa e attuale rettore dell’Università nazionale di difesa dell’Ucraina, Mikhail Koval. Anche per loro mancano i reati contestati, così come avvenuto in altri ordini di arresto nei mesi scorsi. Dall’inizio dell’invasione, sono diversi infatti i politici e personaggi pubblici stranieri inseriti nella lista nera di Mosca che conta decine di migliaia di voci.

L’anno scorso, i russi hanno dichiarato ricercati l’allora capo delle forze armate Valery Zaluzhny e l’allora comandante delle forze di terra Oleksandr Syrsky, oggi a capo dei militari di Kiev. E proprio a seguito dell’ordine di arresto emesso contro Putin è finito nell’elenco dei ricercati anche Rosario Aitala, il giudice italiano responsabile di quel mandato. A febbraio, è stato aggiunto il nome della premier estone Kaja Kallas insieme a quelli di altri funzionari dei paesi baltici. Per loro la motivazione è stata resa nota ma suona draconiana: “Falsificazione della storia”. Mentre la Russia mischia la guerra con la giustizia interna, lo scontro prosegue in Ucraina, dove il tempo stringe per Zelensky che chiede “decisioni tempestive e adeguate sulla difesa aerea dell’Ucraina, fornitura tempestiva di armi ai nostri soldati”.

Secondo il leader ucraino, “solo questa settimana i terroristi hanno compiuto più di 380 attacchi contro le nostre città e regioni”. Un uomo è morto e cinque persone sono rimaste ferite negli attacchi di Mosca dell’ultima giornata sulla martoriata Kharkiv mentre le forze di Kiev continuano ad attaccare le regioni russe di confine: cinque feriti nell’ultimo raid su Belgorod. Nel frattempo giungono raccapriccianti resoconti delle politiche portate avanti dai russi nei territori del Donbass, dove anche i neonati innocenti sono vittime della guerra: il capo dell’amministrazione militare del Lugansk, Artem Lysogor, ha annunciato che da lunedì prossimo le madri che partoriscono negli ospedali della regione dovranno dimostrare la cittadinanza russa di almeno uno dei genitori del neonato affinché quest’ultimo possa essere dimesso dall’ospedale. Una norma – sottolinea il think tank americano Isw – che rappresenta una palese violazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto