Si inasprisce la tensione in Libano dopo due notti consecutive di scontri a Beirut tra manifestanti antigovernativi e forze dell’ordine, mentre sono state di nuovo rinviate oggi le attese consultazioni parlamentari per la formazione di un nuovo esecutivo. E la comunita’ internazionale esprime una crescente preoccupazione di fronte ai rischi per la stabilita’ di un paese cardine dell’intero Medio Oriente. Sia l’Onu che la Francia hanno invitato i governanti libanesi a traghettare quanto prima il paese fuori da una crisi socio-economica e politica senza precedenti. In serata, centinaia di attivisti sono tornati in piazza nella capitale libanese e negli altri epicentri della mobilitazione, in corso da due mesi, per esprimere il loro netto rifiuto a un governo formato da esponenti della tradizionale classe politica al potere da trent’anni. La giornata si era aperta con la conta dei feriti degli scontri della scorsa notte tra piazza dei Martiri e la piazza del parlamento, nel centro di Beirut. La Croce Rossa libanese riferiva del ferimento di 45 persone, quasi tutte medicate sul posto. E il ministro degli interni Raya al Hassan ha detto di aver ordinato l’apertura di un’inchiesta sui fatti di sabato e domenica sera, durante i quali manifestazioni non violente si sono gradualmente trasformate in scontri tra forze dell’ordine e attivisti. I manifestanti, in piazza in maniera intermittente dal 17 ottobre, chiedono le dimissioni dell’intera classe politico-clientelare al potere dalla fine della guerra civile (1976-90). E non si sono accontentati delle dimissioni, definite “di facciata” del premier Saad Hariri lo scorso 29 ottobre. Proprio Hariri e’ di fatto l’unico candidato a ricoprire la carica di nuovo primo ministro, sostenuto dall’intero apparato politico libanese. Questo e’ in parte dominato dall’alleanza tra le due influenti sigle dello sciismo politico: gli Hezbollah filo-iraniani e il movimento Amal, dell’inamovibile presidente del parlamento Nabih Berri. Il presidente della Repubblica Michel Aoun, alleato degli Hezbollah, ha oggi annunciato il nuovo rinvio delle consultazioni parlamentari, che dovrebbero cominciare giovedi’ prossimo. Attese da fine ottobre ma fissate lunedi’ scorso, le consultazioni sono state rinviate per mancanza di consenso sulla forma di governo. In Libano, per una convenzione non scritta, il percorso istituzionale formale serve a legittimare il processo di decisione che avviene, invece in maniera informale tra i vari leader comunitari e politici. Le consultazioni iniziano soltanto quando il premier e’ stato di fatto gia’ indicato e quando e’ stata definita la spartizione delle quote nel governo. Ma la piazza ha gia’ detto chiaramente di volere un esecutivo di tecnocrati, non legati alle sigle politiche tradizionali.