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La Juventus ha 600 milioni di debiti da ripianare. Il calcio italiano vuole morire tra le braccia di Sky?

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La Juventus pareggia. L’Inter vince e prende la vetta della classifica. Il Napoli perde in casa col Bologna e finisce a 17 punti dal duo di testa. È un campionato esaltante, no? No, è un campionato di calcio italiano che sta per morire. Oggi a Torino e a Milano ci sono due appuntamenti che celebreranno in qualche modo l’esistenza in vita del calcio italiano ma testimonieranno anche che è affetto da una grave forma tumorale che lo sta divorando dall’interno: i soldi. Ne girano troppi. Finiscono nelle mani sbagliate. Alimentano uno stipendificio che invece di infondere salute nel calcio diffonde le metastasi.  A Torino oggi si apre per i soci della Juventus la possibilità, valida fino al 18/12, di aderire o meno alla proposta di aumento di capitale di 300 milioni di euro. È un aumento di capitale monstre, il più alto mai disposto nella storia dei club di calcio.  La Juventus è stata costretta a fare questo aumento di capitale perchè solo nel penultimo trimestre, quello che va dal 30/6 al 30/9 2019, il club di Agnelli ha accumulato 110,4 milioni di debiti portando il suo indebitamento da 473,2 milioni a 585,2 milioni. E se la squadra che vince tutto in Italia da 8 anni a questa parte ed è la principale protagonista in Europa ha quasi 600 milioni di euro di debiti vi fa capire lo stato di salute dell’intera serie A.

Cristiano Ronaldo. L’acquisto e l’ingaggio del campione portoghese è stato un salasso per la Juventus

A tutto questo aggiungete una notizia poco diffusa. Un paio di settimane fa, in  sordina, nel senso che non l’avete letto quasi da nessuna parte, la Juventus ha ricevuto da Fca ben 50 milioni di euro in più per la pubblicizzazione di Jeep. Perchè? Perchè a Fca è piaciuto così tanto che la Juventus porti sulle sue magliette il marchio Jeep che ha deciso di versare altri 25 milioni in più a stagione ad Andrea Agnelli.  Nonostante questo cadeaux pubblicitario da 50 milioni il club bianconero riferisce che c’è “una situazione di tensione finanziaria non disponendo di capitale circolante sufficiente a far fronte al proprio fabbisogno finanziario complessivo” che nei prossimi 12 mesi è “stimato in 148 milioni”. L’ingaggio sontuoso di Ronaldo è un bagno di sangue. L’acquisto di De Ligt (75 milioni all’ Ajax, 11 a Raiola e 11 lordi al giocatore per 5 anni) è stata una follia dal punto di vista economico. Il ritorno di Higuain (doveva essere venduto ma non se n’è fatto nulla) è un salasso: costa tra ingaggio e ammortamento 35,3 milioni all’anno. Come se ne uscirà? La Juventus rischia il tracollo? Chi coprirà queste centinaia di milioni di debiti? Vediamo. Allora, Exor, la cassaforte di famiglia degli Agnelli (la Famiglia che vive in Italia ma paga le tasse in Olanda), sottoscriverà la quota di sua pertinenza (63,77%) pari a 191,2 milioni. Chi sottoscriverà la quota residua di 108,7 milioni? Dovrebbero farlo i soci di minoranza. Ma non è detto che accada. E allora la Juve si è tutelata con un contratto di garanzia sottoscritto con quattro banche. Tra queste banche c’è anche Unicredit. La metà dell’aumento di capitale servirà a rimborsare debiti e far fronte a impegni già assunti.  E questa è la situazione della migliore squadra italiana che l’anno prossimo deve vendere qualche pezzo pregiato per fare cassa.

Gaetano Miccichè. Era il presidente della Lega di Serie A e aveva portato Mediapro a trattare i diritti Tv. È stato costretto alle dimissioni

L’altra partita importante si gioca sempre nel Nord ricco e indebitato del BelPaese del pallone. A Milano oggi i venti presidenti dei club di serie A (una 15ina di loro sono attori figuranti o spalle, nel senso che contano quasi nulla con rispetto parlando) si scontreranno a Milano sulla vertenza dei diritti-tv. Come più volte scritto su Juorno, è questa la gallina dalle uova d’oro da spennare. La questione è che una volta spennato il pollo, pochi possono sedersi a tavola a mangiare le cosce. In molti devono accontentarsi del brodo o di qualche osso da spolpare. Questo è lo stato pietoso in cui versa il calcio italiano. Se ne sono accorti quelli che godono di questo spettacolo sempre più indegno.

Quartier generale di Sky a Milano. Nel calcio la tv di Murdoch è oramai monopolista in Italia

Nell’ultima stagione c’è stato un crollo di audience pazzesco: oltre il 30% ha spento la tv che offre il calcio a pagamento. Secondo i dati di Business Insider quasi 1,2 milioni di abbonati hanno scelto di non foraggiare le Tv a pagamento. Certo, tra questi ci sono tanti possessori di “pezzotto”, ma tanti altri preferiscono la radio o la domenica al mare o al lago. Vero è che anche negli stadi italiani si vede poca gente. Qualcuno degli stipendiati milionari del calcio italico se n’è accorto? Certo che sì, ma stanno tirando fino a quando possono sangue dalle vene di questo Circo Barnum del Pallone.  Perchè il calcio in Italia, come dicevamo, è morto o quasi. Nessuno va allo stadio, gli abbonati alla Tv abbandonano, il razzismo ogni domenica inquina e avvelena le coscienze. Poi ci sono i soliti imbrogli, brogli, errori arbitrali più o meno genuini. Ci sono le “interpretazioni” del Var. E c’e lo squilibrio, la sperequazione incredibile dei ricavi della serie A. Ma quella è una roba che da anni è una barzelletta. La divisone dei proventi dei diritti Tv è un crimine contro il calcio in Italia.

C’è chi nello stesso campionato prende quasi 200 milioni di euro in diritti Tv da Sky e chi ne incassa 10. Ora i piccoli club hanno l’opportunità di scucire qualche milionicino in più che offre Mediapro. La piattaforma catalano-cinese offre quasi 200 milioni in più rispetto a Sky per i diritti Tv e regala alla Lega un canale. L’abbonamento costerà di meno. E in Italia faremo finta che c’è concorrenza e non c’è solo il monopolista Sky.  Ebbene davanti a Mediapro che offre 200 milioni in più in diritti Tv rispetto a Sky, c’è la Juventus  (e altre squadre satellite) che preferiscono Sky. E allora da mesi chi avrebbe dovuto firmare il contratto ha provato a convincere tutti che Mediapro era la soluzione migliore. Fino a quando il buon Miccichè s’è dovuto dimettere. E ora che cosa succederà? I presidenti delle squadre di serie A accetteranno 200 milioni in più offerti da Mediapro? A giudicare da quel che vediamo e da quello che si muove nella penombra (Le lobbie e il Tg Lobby sta lavorando a pieno regime) il calcio italiano   ha deciso l’eutanasia. Eh sì, avere il cancro e decidere di non fare la chemioterapia ma prendere l’aspirina significa decidere di morire. Perchè il “sistema Sky” non è la cura del calcio, è la malattia.

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Attesa per voto su Emiliano. Conte, non aiutare destra

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In Puglia si contano le ore. Martedì nel consiglio regionale è atteso il voto sulla mozione di sfiducia al presidente Michele Emiliano presentata dal centrodestra e i fari sono tutti puntati sul gruppo del Movimento 5 Stelle. Il leader pentastellato Giuseppe Conte trascorre l’intero fine settimana nel ‘tacco’ della Penisola, in un tour che guarda alle elezioni europee, ma anche a quelle amministrative. E, tra un appuntamento e l’altro, esclude sgambetti.

“Il Movimento 5 Stelle non si presterà mai a iniziative strumentali del centrodestra”, rassicura. Intanto cresce il pressing di chi è pronto a votare la sfiducia a una giunta che, seppur rinnovata con un ‘mini-rimpasto’, è ancora scossa dal terremoto politico e giudiziario che l’ha investita. Italia Viva annuncia: “voteremo contro Emiliano”. E lancia l’appello a Cinque Stelle e Azione: “smettete di sostenere Emiliano e passate all’opposizione con noi se davvero volete essere credibili”. Il richiamo della compagine renziana è alle due forze che potrebbero essere decisive nel voto in assemblea. Anche se, nel territorio, è diffusa la sensazione che la giunta possa reggere al colpo sferrato dalla coalizione di centrodestra.

Emiliano ha da poco incontrato il gruppo di Azione, che conta tre consiglieri, accogliendo le condizioni politiche poste per restare in maggioranza: rotazione dei dirigenti e dei funzionari della Regione, compresa quella simultanea e immediata dei direttori generali delle Asl. Il presidente pugliese ha anche aperto al “patto di legalità” e al “progetto del nucleo ispettivo” avanzati dal M5s. E così Conte, da Bari, può tendere la mano: “c’è un riscontro positivo, quindi non ci sono gli elementi per offrire il destro a questa azione strumentale”. Il leader assicura una valutazione “dell’azione amministrativa a livello regionale” e aggiunge: “noi siamo corresponsabili, fieramente responsabili, di tanti progetti positivi che abbiamo avviato prima di lasciare gli incarichi in Regione”. L’assessora M5s Rosa Barone ha sì lasciato gli incarichi – gesto di discontinuità voluto dai pentastellati -, ma Conte sembra non voler buttare a mare il laboratorio del campo largo rappresentato dalla giunta Emiliano.

Una decisione già anticipata dai 5s pugliesi e che non è frutto di un confronto tra l’ex premier e la segretaria dem Elly Schlein. Tra i due i rapporti restano gelidi. E Conte preferisce piuttosto puntare il dito contro la destra, sia a livello nazionale che locale. L’opposizione alla giunta Emiliano, attacca il leader M5s, “fa bene a non dare lezioni a nessuno perché potrei fare l’elenco dello scambio politico mafioso che riguarda le amministrazioni di centrodestra in tutta Italia”. Intervento che stimola la risposta piccata di Teresa Bellanova di Iv.

“Conte – dice – continua con il suo linguaggio ambiguo, ma in realtà vuole continuare a sostenere Emiliano”. E va all’assalto anche il capogruppo alla Camera di FdI Tommaso Foti: “il dubbio è che quando parla di corresponsabilità, Conte si associ al sistema di potere targato PD, consolidatosi anche grazie ai silenzi dei 5 Stelle”. Schermaglie che continueranno fino a martedì. Poi, dal giorno dopo, tornerà sul piatto l’ipotesi di un rimpasto più profondo della giunta Emiliano. Così come inizialmente auspicato dai vertici nazionali del Pd. Non è escluso che Emiliano possa temporeggiare fino a dopo il voto delle amministrative. Intanto, sul possibile rientro dei 5s in giunta, Campo Marzio fa sapere che “non è all’ordine del giorno oggi, come non lo era prima”.

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Addio a Cesar Luis Menotti, il ct ‘mundial’ del 1978

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Luis Cesar Menotti, commissario tecnico della nazionale argentina che vinse i Mondiali di casa, nel 1978, è morto all’età di 85 anni. Lo rende noto via social la federcalcio argentina. Menotti non era in buone condizioni di salute dall’agosto dell’anno scorso, quando aveva avuto un malore in casa.

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F1: sorpresa McLaren, Norris vince a Miami. Leclerc 3/o

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Impresa della McLaren e di Nando Norris che conquistano il Gran Premio di Miami. La scuderia e il pilota britannico vedono premiato il lavoro delle scorse settimane che ha permesso di portare in Florida il pacchetto di miglioramenti della monoposto. Battuta così la Red Bull con il campione del mondo Max Verstappen, che si deve accontentare del secondo posto. Bilancio in parte positivo anche per la Ferrari grazie al terzo e quarto posto conquistati da Charles Leclerc e Carlos Sainz.

Ma la Rossa può sognare perché è riuscita a tenere il ritmo della Red Bull e soprattutto perché nel prossimo Gran Premio a Imola potrà portare in pista il proprio pacchetto di miglioramenti con la speranza che sia determinante come quello della McLaren. Norris, che ha saputo anche sfruttare al meglio l’ingresso della safety car, ha vinto il suo primo gran premio in carriera, dopo tanti podi conquistati. A festeggiarlo, oltre alla sua scuderia, anche tutti i piloti del circus di Formula 1.

“Era ora – sono state le prime parole del pilota britannico – “L’ho aspettata tantissimo. Sono al settimo cielo”. La McLaren ha di fatto riaperto il mondiale, almeno in prospettiva: ottimi i tempi anche di Oscar Piastri che però ha pagato caro un errore e non è andato a punti. La Red Bull, pur avendo qualcosa in più degli altri, sembra aver perso il vantaggio delle scorse stagioni sugli inseguitori. Nel Gp di Miami, Verstappen può in parte lamentarsi per l’ingresso della safety car che, seguendo il regolamento, lo ha comunque leggermente penalizzato. L’olandese dopo il pit stop è rientrato al quarto posto, proprio mentre Norris ha iniziato ad inanellare una serie di giri sempre più veloci.

“Sono felicissimo per Lando, oggi ha meritato”, ha commentato a fine gara. “Ci aspetta del lavoro da fare”, ha concluso. “Non sono partito alla grande e ho rischiato un po’ – ha commentato Leclerc – Abbiamo avuto un po’ di sfortuna con la safety car che non è stata ottimale per noi. Ora sta a noi migliorare e accelerare”.

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