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Cultura

L’incerta iconografia di San Gaudioso, altri santi, i migranti e l’opera di Massimo Pastore

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Ci fu una guerra, ci fu un’invasione, fu arrestato, forse fu torturato per estorcergli una abiura della sua fede, fu messo su di una barca senza remi e senza vele insieme ad altri come lui e mandato a morte certa alla deriva per il Mar Mediterraneo, dalle sponde del nord Africa, quelle che sono di fronte all’Italia.

Questa storia, identica a tante dei nostri giorni è avvenuta intorno al 438 dopo Cristo, è una storia di migrazione una storia di migranti, che cacciati o scappati da guerre e dittature sono scagliati alla mercé del mare che è amico, ma tante volte la sua forza si rivela fatale per chi lo attraversa.

Per San Gaudioso a quel tempo Vescovo di Abitinia, nella Tunisia oramai occupata dai Vandali, che insieme ad altri prelati attraversò il mare senza vele e senza remi, la traversata terminò sulle sponde di Napoli, dove visse e professò la fede cristiana fino alla sua morte datata 455.

A Napoli il Santo si stabilì presso Capodimonte e quindi alle soglie di quello che poi divenne il quartiere Sanità, da dove, insieme ai fedeli, praticavano la loro fede nascosti in quelle che poi sarebbero diventate le Catacombe di San Gaudioso situate nel cuore del quartiere Sanità e limitrofe a quelle di San Gennaro.

Non esistono, se non forse una, immagini del Santo, non c’è una iconografia precisa e certificata, San Gaudioso è cosi la summa del migrante senza faccia e senza identità, in una sorta di metafora che potrebbe essere traslata ai nostri tempi. La fuga o l’esilio, la traversata, l’arrivo, l’accoglienza, l’integrazione, di una persona senza viso, uguale a tanti altri, ma non per questo senza nome e senza identità, che mai chi fugge, o è costretto ad abbandonare i propri luoghi, dimentica.

A San Gaudioso, Massimo Pastore, artista che usa il linguaggio fotografico, ha dato un volto, nel suo progetto Santi Migranti, non è stata impresa facile, proprio per l’assenza di iconografia certa e pregressa, ma forse proprio per questo è stato molto interessante lavorarci e cercare una modalità che potesse avvicinarsi alle fattezze del Santo, che come tutti gli altri del progetto indossa una pianeta che altro non è che la  coperta termica che le ONG e i soccorritori istituzionali porgono ai migranti che salvano dalla furia del mare. L’artista è arrivato al volto che raffigura il Santo chiedendo ai fedeli, ai ragazzi dell’Associazione La Paranza, a Padre Loffredo, alle donne del quartiere, e ai cittadini, come immaginassero il loro patrono, come pensassero fosse il Santo protettore del loro quartiere. Questa sorta di identikit ha indirizzato l’artista nella scelta del modello che interpretasse e desse volto al Santo.

Santi Migranti è un logo/manifesto che si innesta sull’azione collettiva #quiriposa ovvero la collocazione su selciati e muri di diverse località italiane e non solo di manifesti formato A3 che riproducono le lapidi dei migranti, spesso non identificati, presenti al cimitero di Lampedusa e le vicende legate ai grandi naufragi degli ultimi anni, come quello del 3 ottobre 2013 in cui, a poco più di un miglio dalla costa di Lampedusa, persero la vita 368 persone.

Massimo Pastore ci tiene a precisare che ” Tutte le icone, di Santi e non, da me realizzate e che realizzerò per Santi Migranti, sono state ispirate proprio dal loro essere stati Migranti, in vita come nel caso di Santa Brigida, San Gaudioso e altri, in morte come nel caso di San Marco Evangelista le cui spoglie trafugate da due mercanti veneziani migrarono da Alessandria d’Egitto a Venezia, di cui fu poi proclamato Patrono”. L’opera ha avuto la sua giusta collocazione all’interno della Basilica Santa maria della Sanità ed è stata inaugurata oggi appena terminata la messa delle 18 celebrata da Padre Antonio Loffredo in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.

Una gigantografia fotografica dove San Gaudioso ha uno sguardo enigmatico che trasmette la gratitudine per l’accoglienza e gli omaggi tributatigli, la speranza che siano tutti accolti come lo fu lui e la severità per chi tali messaggi non vuole leggerli e nemmeno vederli.

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Cultura

Scala: la Filarmonica suona il cinema in piazza Duomo

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Schindler’s List, E.T, Il Gattopardo e anche Indiana Jones: per l’ormai tradizionale concerto alla città in piazza Duomo il prossimo 9 giugno la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly esplorerà il legame fra la musica sinfonica e il cinema. Solista d’eccezione, nella dodicesima edizione di questo concerto gratuito che sarà trasmesso su Rai 5, Rai Play e Radio3 e all’estero Artè e Wdr, sarà il violinista Emmanuel Tjeknavorian che a 29 anni da poco compiuti ha scelto di concentrarsi in particolare sulla carriera da direttore d’orchestra, ruolo in cui ha da poco preso la guida dell’orchestra Sinfonica di Milano. Quindi il concerto in piazza segna anche una “collaborazione fra enti” milanesi, ha spiegato Chailly, che spera si possa nel tempo allargare.

“Sarà un concerto irrinunciabile e un’occasione per vivere emozioni straordinarie” ha promesso l’assessore milanese Tommaso Sacchi. E sarà anche “divertente” ha aggiunto Chailly, con un programma che include brani come Lollapalooza di John Adams, la suite per violino e orchestra Le bouf sur le Toit di Darius Milhaud il cui sottotitolo è ‘cinema fantasia su arie sudamericane’, e ancora la suite e una selezione di ballabili da Il Gattopardo di Nino Rota (inclusa la sua orchestrazione del valzer di Verdi), Le avventure sulla terra da E.T e Scherzo per motocicletta e orchestra da Indiana Jones composti da John Williams. Al centro del concerto “un momento di spiritualità” tanto più significativo in questo momento di “tragici giorni di guerre parallele” ha aggiunto, ovvero il tema di Schindler’s List.

Il concerto “è la sintesi” dell’impegno della Filarmonica per aprirsi alla città e a un pubblico sempre più vasto, ha ricordato il presidente Maurizio Beretta. Ed è anche una occasione di collaborazione fra realtà diverse. L’appuntamento gratuito è infatti possibile grazie al contributo di Regione Lombardia, al patrocinio del Comune e al sostegno del main partner UniCredit, dallo sponsor Allianz (insieme alla fondazione Allianz Umana Mente) e Esselunga. E sempre con il cinema come filo conduttore, ha spiegato il coordinatore artistico Damiano Cottalasso, la Filarmonica sta pensando a un nuovo concerto con le musiche di John Williams (dopo quello diretto nel 2022 dallo stesso compositore, cinque volte vincitore dell’Oscar su 48 nomination, l’ultima quest’anno per il quinto capitolo della saga di Indiana Jones).

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Cultura

Il caffè simbolo di Napoli, una due giorni per celebrarlo

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Non c’è giornata dei napoletani che non inizi con un caffè: che sia tradizionale, macchiato, schiumato, freddo o caldo, in tazza o in vetro, ma il buongiorno è sempre accompagnato da un caffè. E per celebrare questo legame imprescindibile tra la città e la sua bevanda, il Comune di Napoli propone una due giorni, il 7 e 8 maggio, dedicata interamente al caffè con la manifestazione ‘Nu bbellu ccafè’ in programma al Maschio Angioino. “Parlare del caffè a Napoli è parlare di noi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – il senso del caffè è socialità, cultura, storia, è stare insieme. Il grande valore di Napoli oggi è essere una grande capitale in cui le persone stanno insieme ed è importante soprattutto in un momento fatto di grandi divisioni, sofferenze e guerre e il caffè è anche momento di pace”.

Un legame che è celebrato e raccontato da sempre anche dalla musica, dal teatro, dalla letteratura. “Il caffè, insieme alla pizza, è uno degli emblemi della nostra città – ha detto l’assessora al Turismo, Teresa Armato – vogliamo fare in modo che le nostre tradizioni enogastronomiche diventino sempre più attrattori turistici perché a Napoli vengono per tante ragioni e una di queste sono sicuramente il mangiare e il bere le nostre prelibatezze”. L’idea della manifestazione è nata da un ordine del giorno proposto dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, e approvato all’unanimità, con cui si chiedeva di istituire la Giornata del caffè in città.

Al Maschio Angioino, napoletani e turisti potranno partecipare a incontri che spiegheranno il caffè, le sue varianti e come si è arrivati al rito del caffè, potranno partecipare a workshop, a cui si affiancheranno momenti di assaggio, competizioni e contest. Alla manifestazione parteciperanno esperti di caffè, tutte le torrefazioni napoletane, molti bar napoletani fra cui lo storico Gambrinus. Un’iniziativa che si pone anche nel solco del percorso che la città di Napoli, insieme ad altre città italiane, ha messo in campo affinché il caffè sia riconosciuto patrimonio Unesco.

“Con questa manifestazione proviamo a diffondere questa dipendenza – ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni – cerchiamo di fare da ‘pusher’ di una dipendenza fondamentale per i napoletani per cui il caffè è una modalità di incontro sociale”. Il logo della manifestazione è stato realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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