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Cronache

Scavi archeologici di Pompei, condannato l’ex commissario Marcello Fiori per danni erariali

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Lavori d’urgenza, un restauro frettoloso del Teatro Grande all’interno degli Scavi di Pompei.  Questo comportó un danno erariale. Almeno questo ha deciso la terza sezione d’Appello della Corte dei Conti che ha condannato l’ex commissario straordinario degli Scavi archeologici di Pompei , Marcello Fiori, a risarcire 400mila euro in favore del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dipartimento da cui all’epoca dipendeva, quando il capo era Bertolaso.

La sentenza di condanna porta la firma del presidente di collegio Angelo Canale. Una sentenza che riforma  l’assoluzione arrivata in primo grado nel 2017 e riscrive la storia di quel maggio 2010. Le indagini dei finanzieri del Gruppo di Torre Annunziata avevano portato al sequestro del Teatro Grande degli Scavi e a istruire un giudizio di responsabilità per un presunto danno erariale superiore ai 5 milioni di euro. All’epoca si optó per la misura drastica dei sigilli a proprietà e conti correnti dell’ex presidente dei circoli “Forza Silvio” in sostegno di Berlusconi. Fiori, è scritto nella sentenza firmata da Angelo Canale, ha “impropriamente sviato pubbliche risorse dalla finalità per la quale erano state attribuite”.

Prima del Grande Progetto Pompei, infatti, sull’area archeologica era arrivata una pioggia di fondi grazie al regime di emergenza e l’arrivo della Protezione Civile di Guido Bertolaso. Fiori, dunque, aveva in gestione 21 milioni dalla Regione e altri 18 dalla Sovrintendenza speciale di Napoli e Pompei. Dopo aver firmato la revoca dello stato di emergenza, negli stessi giorni Fiori affidò i lavori “urgenti” di restauro direttamente alla società “Caccavo srl”. Lavori che passarono da 475mila euro ad oltre 5 milioni per altre opere richieste.

“Il Teatro Grande fu trasformato come un’Arena di Verona del sud” per ospitare la stagione teatrale del San Carlo. Ma concludono i giudici i compiti di valorizzazione assegnati al commissario “dovevano passare prima al vaglio della Commissione generale di indirizzo e coordinamento” che Fiori bypassò. Questo è il capitolo giudiziario contabile che vede Fiori soccombente.

La sentenza è appellabile e dunque Fiori è innocente fino a ultimi grado. Sul fronte penale, invece, il processo rischia di chiudersi con la prescrizione già in primo grado. Da questo punto di vista, il processo a Fiori, come milioni di processi penali, rischia di chiudersi senza essere capaci di stabilire se un presunto reo è innocente o colpevole. E questa è una sconfitta sempre. Non per Fiori ma per la giustizia italiana. Che è sotto il profilo della efficienza e della certezza della pena democratica: non funziona con nessuno. Innocente o colpevole spesso non hanno il piacere di saperlo. Perché arriva la prescrizione.

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Cronache

Tragedia ad Anzola Emilia: uccisa l’ex vigilessa Sofia Stefani, interrogato ex comandante

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Un tragico evento ha scosso la comunità di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa all’interno della sede del Comando della polizia locale, conosciuta come la ‘Casa Gialla’. Il presunto responsabile del delitto è Giampiero Gualandi, ex comandante dei vigili di Anzola, attualmente sotto inchiesta.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16, in una stanza del comando della polizia locale dove Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati. Al momento della tragedia, i due si trovavano soli nella stanza, sebbene nell’edificio fossero presenti altre persone. Le forze dell’ordine stanno conducendo un sopralluogo accurato alla ‘Casa Gialla’ e interrogando i testimoni per ricostruire esattamente quanto accaduto e comprendere la natura del rapporto tra la vittima e il sospettato.

Giampiero Gualandi, ancora in servizio presso il comando di Anzola Emilia, sarà interrogato con l’assistenza di un difensore. Le autorità stanno cercando di chiarire se il colpo di pistola sia stato un tragico incidente o se ci sia stato un movente dietro l’omicidio. Non è ancora chiaro quale fosse la relazione tra Gualandi e Stefani, ma i carabinieri stanno esplorando tutte le possibili piste, inclusa quella di un conflitto personale o professionale.

La notizia ha profondamente colpito la comunità locale, che conosceva bene Sofia Stefani per il suo lavoro come vigilessa. I colleghi della polizia locale e i residenti di Anzola Emilia sono in stato di shock, in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini. Il municipio, situato a pochi passi dal luogo del delitto, è diventato un punto di raccolta per coloro che vogliono esprimere il loro cordoglio e la loro solidarietà alla famiglia della vittima.

La morte di Sofia Stefani rappresenta una tragica perdita e pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulle dinamiche interne al comando della polizia locale di Anzola Emilia. Mentre le indagini proseguono, la comunità spera che venga fatta piena luce su quanto accaduto.

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Inchiesta a Genova, interrogatorio Spinelli: gli intricati legami di potere e le promesse mancate

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L’indagine per corruzione che coinvolge importanti figure della politica e dell’economia ligure continua a rivelare dettagli e complicazioni. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Aldo Spinelli, posto ai domiciliari insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha offerto uno spaccato dettagliato delle sue interazioni con le autorità per ottenere favori legati alla proroga trentennale del Terminal Rinfuse.

Spinelli, durante l’interrogatorio guidato dal giudice Paola Faggioni, ha descritto come ha cercato di influenzare le decisioni a suo vantaggio, sottolineando contatti e telefonate con Toti, a cui si rivolgeva per risolvere problemi analogamente a quanto faceva con predecessori come Burlando. L’imprenditore ha ammesso di aver bonificato 40 mila euro al Comitato Toti come riconoscimento per l’interessamento del presidente, anche se sostiene che non ne sia conseguito alcun vantaggio diretto.

La conversazione ha toccato anche la situazione di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a cui Spinelli prometteva un posto di lavoro a Roma da 300 mila euro, illustrando così la rete di promesse e favori che caratterizzano il settore. L’interrogatorio ha anche evidenziato l’accusa verso altri membri influenti dell’autorità portuale, tra cui Rino Canavese, l’unico a votare contro la proroga della concessione, criticato duramente da Spinelli per le sue posizioni.

Le dichiarazioni di Spinelli hanno aperto uno squarcio su una realtà di gestione dei pubblici poteri in cui gli interessi personali e quelli economici sembrano intrecciarsi a discapito della trasparenza e dell’equità. La questione della spiaggia dell’Olmo, che Spinelli sperava di trasformare da libera a privata, è solo un esempio delle molteplici richieste fatte a Toti, tutte rimaste inevasive secondo l’imprenditore.

Questo scenario complesso mostra quanto possano essere intricate le relazioni tra politica, economia e gestione del territorio, soprattutto in contesti dove le risorse economiche si mescolano con le carriere politiche. L’inchiesta, quindi, non solo cerca di fare luce su specifiche accuse di corruzione, ma sottolinea anche la necessità di una maggiore trasparenza e integrità nelle interazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali.

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Richiesta urgente di intervento al Ministro della Giustizia per risolvere le disfunzioni del processo telematico a Nola

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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha trasmesso un appello urgente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando gravi disfunzioni nel sistema di processo telematico (PST) utilizzato dai Giudici di Pace nel circondario del Tribunale di Nola. Questa problematica sta impattando negativamente sul regolare svolgimento delle udienze e, di conseguenza, sul diritto di difesa dei cittadini.

La delibera, esecutiva immediata dal 10 maggio, è stata inviata anche a figure chiave nel sistema giudiziario, tra cui il Dirigente CISIA di Napoli, Giovanni Malesci, la Presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, e la Presidente del Tribunale di Nola, Paola Del Giudice. La comunicazione segnala la costante e quotidiana inefficienza del sistema, che sta causando notevoli ritardi nelle procedure giudiziarie e aumentando gli arretrati a causa dei continui rinvii d’ufficio.

Il documento illustra una serie di incidenti, tra cui verbali d’udienza irreperibili o caricati solo parzialmente nel sistema, testimonianze non registrate a causa di problemi di connettività, e documenti misallocati nei fascicoli telematici. Tali disfunzioni contrastano con l’obiettivo della riforma “Cartabia” di accelerare i processi e ridurre gli arretrati, rendendo il sistema attuale un ostacolo piuttosto che un facilitatore.

Il Consiglio ha richiesto la formazione di un tavolo tecnico urgente che coinvolga tutti gli operatori del settore giudiziario per formulare un piano d’intervento. Nel frattempo, ha proposto un provvedimento provvisorio che permetta ai Giudici di Pace di gestire le udienze attraverso la verbalizzazione cartacea, come soluzione temporanea al doppio binario, fino a quando le disfunzioni del sistema PST non saranno risolte.

Questo appello sottolinea la necessità di un’immediata revisione delle infrastrutture informatiche nel settore giustizia, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini.

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