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Cronache

Padre e figlio scomparsi, per gli investigatori è un caso di sospetta “lupara bianca”: sono tre gli allevatori spariti nel nulla in pochi mesi

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Un caso di “lupara bianca”. È l’ipotesi che assume sempre maggiore concretezza per spiegare la scomparsa a Petilia Policastro, centro del Crotonese ad alta densità mafiosa, degli allevatori Rosario e Salvatore Manfreda, di 68 e 35 anni, padre e figlio, di cui si sono perse le tracce da domenica scorsa. I carabinieri del Comando provinciale di Crotone e della Compagnia di Petilia Policastro, che stanno indagando sulla scomparsa dei due, pur non avendo acquisito al momento elementi concreti di riscontro a questa ipotesi, ritengono sempre piu’ probabile che i due allevatori siano stati uccisi ed i loro corpi fatti sparire. Gli elementi che conferiscono credibilita’ a questa ipotesi sono numerosi e concreti. In primo luogo il fatto che sia stata trovata completamente carbonizzata l’automobile di padre e figlio. La vettura e’ stata rinvenuta in localita’ “Carava’” di San Mauro Marchesato, ad una certa distanza, dunque, da Mesoraca, dove si trova l’azienda agricola gestita da Rosario Manfreda e dal figlio. Ma c’e’ un altro elemento, ancora piu’ inquietante, che induce gli investigatori a ipotizzare un caso di “lupara bianca”. In localita’ Sant’Antonio di Mesoraca, nelle vicinanze dell’azienda agricola dei Manfreda, sono state trovate tracce di sangue che potrebbero appartenere ai due scomparsi. Anche su questo, comunque, al momento, non ci sono riscontri e tutto e’ affidato alle verifiche da parte del medico legale. Nella stessa localita’, inoltre, sono stati trovati anche oggetti personali di padre e figlio. Assume rilevanza ai fini delle indagini il fatto che proprio a Petilia Policastro, il primo novembre dello scorso anno, e’ scomparso un altro allevatore, Massimo Vona, di 44 anni. Anche nel caso di Vona, a distanza di una settimana dalla scomparsa, fu trovata la sua automobile completamente carbonizzata. A questo punto, dunque, diventa inevitabile temere il peggio a proposito della scomparsa di padre e figlio. Cio’ che i carabinieri stanno accertando, in particolare, e’ se tra i due episodi ci siano collegamenti. Le ricerche di Rosario e Salvatore Manfreda, dirette dalla Procura della Repubblica di Crotone con l’interessamento della Procura antimafia di Catanzaro, che potrebbe acquisire quanto prima la titolarita’ dell’inchiesta sulla scomparsa dei due, vengono condotte anche con l’ausilio dei Nuclei cinofili di Firenze e di Bologna.

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Cronache

Marito violento arrestato, episodio da film horror nella vita reale

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Un episodio di violenza familiare degenerato in azioni da thriller si è consumato a nord di Napoli, a Calvizzano, dove un uomo di 49 anni ha seminato il panico armato di coltello, in una notte che ha terrorizzato i residenti.

Tutto ha inizio in un appartamento a Calvizzano, dove, durante una violenta lite, l’uomo aggredisce la moglie di 50 anni. La donna, riuscita a fuggire, si rifugia nell’appartamento dei cognati a Giugliano in Campania, pensando di essere al sicuro. Ma il marito, non contento, inizia a inviarle minacce di morte tramite smartphone.

In preda alla rabbia, l’uomo esce di casa armato di un coltello da cucina e, giunto a Villaricca, aggredisce un giovane di 17 anni fermo con il suo scooter, rubando il veicolo per proseguire la sua folle corsa verso la moglie. Arrivato sotto la sua abitazione, tenta di entrare, ma le porte chiuse non fermano la sua furia. Scardina le persiane di un appartamento al primo piano, spaventando una donna di 82 anni.

Fortunatamente, l’intervento tempestivo dei carabinieri, chiamati al 112, mette fine all’incubo: gli agenti della sezione radiomobile di Giugliano e della tenenza di Sant’Antimo arrivano e disarmano l’uomo prima che possa fare ulteriori danni o vittime. L’individuo è stato arrestato e portato in carcere, dove dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia, rapina e violazione di domicilio.

L’episodio solleva nuovamente questioni urgenti sulla sicurezza e la violenza domestica, evidenziando la necessità di risposte rapide e decise da parte delle forze dell’ordine e della comunità per proteggere le vittime di tali aggressioni. Nel frattempo, il coltello utilizzato è stato sequestrato e lo scooter è stato restituito al legittimo proprietario.

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Cronache

Ora è vero, Chico Forti è tornato in Italia dopo anni di detenzione in Florida

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Chico Forti, il 65enne originario del Trentino, è stato rilasciato da un carcere della Florida e atterra oggi in Italia. Forti, che ha trascorso un lungo periodo in detenzione negli Stati Uniti, arriverà in tarda mattinata all’aeroporto militare di Pratica di Mare e sarà trasferito al carcere di Verona per completare le procedure necessarie.

La famiglia e gli amici di Forti hanno scelto di non commentare il suo rientro, ma esprimono la speranza che “questa vicenda, che dura da 25 anni, si possa velocemente concludere”. Hanno inoltre riconosciuto che l’intervento recente del governo Meloni ha accelerato l’iter del rientro.

Il trasferimento di Forti in Italia rappresenta il completamento delle procedure giudiziarie avviate negli USA, come sottolineato dall’avvocato Carlo Delle Vedove, che ha seguito da vicino il caso. “Il ritorno di Chico è una buona notizia,” ha dichiarato Delle Vedove, aggiungendo che Forti era “un po’ ansioso” durante la loro ultima comunicazione.

Il piano originale prevedeva il trasferimento di Forti al carcere di Montorio a Verona, ma la presenza del Papa, atteso per una visita già annunciata, potrebbe modificare temporaneamente questi piani. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha elogiato l’operato silenzioso e efficace del governo e della diplomazia italiana nel gestire il caso, sottolineando che “quando si lavora in silenzio, senza fare polemiche, si ottengono risultati”.

Tajani ha anche enfatizzato che il rientro di Forti è una “scelta giusta” che tutela l’interesse di un cittadino italiano, noto per essere stato un detenuto modello negli Stati Uniti, e che ora potrà continuare a dimostrarlo anche in Italia.

Mentre Forti ritorna in patria, il paese attende ulteriori sviluppi sulla sua situazione e sulle eventuali modifiche alla sua detenzione a causa della visita papale a Verona.

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Ancora una forte scossa di terremoto all’alba a Pozzuoli, in centinaia in strada per paura ma nessun danno

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Questa mattina, alle 6:30, una scossa di terremoto di magnitudo 3.7 della scala Richter (poi rettificata a 2,8 dall’Ingv) è stata avvertita in provincia di Napoli, precisamente nella zona dei Campi Flegrei. L’epicentro del sisma è stato localizzato a Pozzuoli, tra la zona della Solfatara e via Pisciarelli, con un ipocentro a soli 2,8 chilometri di profondità, rendendo il terremoto particolarmente avvertito dalla popolazione locale.

Nonostante la scossa sia stata sentita distintamente, fortunatamente non si registrano danni a persone o strutture. Tuttavia, l’evento ha generato numerose chiamate ai vigili del fuoco e ai servizi di emergenza, segno evidente dell’apprensione tra i cittadini.

Questa recente attività sismica solleva preoccupazioni, in quanto nei giorni scorsi la stessa area ha esperito due eventi sismici simili, entrambi di magnitudo 3.6 e 3.7. Questa sequenza di scosse potrebbe indicare una crescente instabilità geologica nella regione, notoriamente attiva dal punto di vista vulcanico.

L’area dei Campi Flegrei è infatti una delle zone vulcaniche più monitorate d’Europa, data la sua storia e la sua potenziale pericolosità. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) continua a monitorare la situazione, raccogliendo dati e fornendo aggiornamenti per garantire la sicurezza dei cittadini. La comunità scientifica è particolarmente attenta a rilevare qualsiasi variazione che potrebbe suggerire cambiamenti significativi nel sottosuolo.

La popolazione locale è incoraggiata a rimanere informata attraverso i canali ufficiali e a seguire le eventuali indicazioni delle autorità, mantenendo un approccio cauto e preparato in caso di ulteriori sviluppi.

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