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Moise Kean segna sempre, la Juve batte anche il Milan ed ora è quasi scudetto

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Kean non si ferma piu’. Cinque gol in cinque partite, tra Juventus e Nazionale, il decimo in totale in serie A nella sua carriera: l’attaccante diciannovenne ha firmato il sudato successo bianconero in rimonta sul Milan che profuma di scudetto per la squadra di Allegri, questa sera a +21. Caso mai il Napoli dovesse perdere domani contro il Genoa, arrivera’ anche la certezza aritmetica di un titolo comunque mai in discussione. Piu’ probabile che i bianconeri debbano rinviare la festa di almeno una settimana, perche’ e’ difficile pensare che gli azzurri di Ancelotti lascino l’intera posta ai liguri. La Juve, nel frattempo, dovra’ tuffarsi anima e corpo nella Champions, per l’andata dei quarti ad Amsterdam di mercoledi’ sera. Ed e’ quasi sicura che Ronaldo con l’Ajax ci sara’: CR7, a quanto pare, avrebbe voluto giocare anche oggi. Il Milan e’ uscito deluso e arrabbiato da Torino. Era andato in vantaggio nel primo tempo, con Piatek, ha messo in grande difficolta’ la Juve, ha avuto occasioni per il raddoppio, e motivi per recriminare, come l’interpretazione dell’arbitro Fabbri, dopo il consulto della Var, sul tocco di mano cadendo a terra di Alex Sandro su un cross di Suso. In tante altre occasioni simili il rigore e’ stato dato, questa volta, dopo una lunga attesa, l’arbitro ha deciso di no. Ma i rossoneri protestano per altre decisioni arbitrali. Allegri ha adattato il 3-5-2 facendolo diventare all’occorrenza 4-4-2, arretrando De Sciglio quando Borini affondava a sinistra: la variante con Bernardeschi interno a centrocampo, Dybala e Manduzkic punte; Gattuso ha scelto il 4-3-3 con Babayoko regista, aiutato da Kessie e Calhanoglu; in attacco Piatek tra Suso e Borini.

Un ‘buco’ di Alex Sandro ha aperto la strada a Suso che ha pescato Piatek, ma l’attaccante ha sbagliato il colpo di testa dopo 1′. Nella Juve si e’ infortunato Emre Can, sostituito in una staffetta tra tedeschi da Khedira, al rientro 45 giorni dopo l’interventi per l’aritmia al cuore. A fine primo tempo il rigore che il Milan avrebbe voluto per il tocco di Alex Sandro sul cross di Calhanoglu poi il gol (39′) di Piatek, servito da Babayoko, bravo ad anticipare Bentancur sul passaggio in uscita dalla difesa di Bonucci. Bianconeri vicini al pareggio: bella rovesciata in area di Mandzukic, con spettacolare deviazione di Reina in angolo. I numeri a meta’ gara hanno confermato il buon primo tempo del Milan: 6 tiri (contro i due soli della Juventus), 58% di possesso palla. E forte di questo, i rossoneri sono ripartiti nel secondo tempo per cercare il raddoppi: tacco di Suso a centrocampo, cross di Calabria e il secco rasoterra di Piatek sul primo palo ha impegnato il connazionale Szczesny. Il Milan si e’ avvicinato al raddoppio con un sinistro di Borini (12′) . E’ stata invece la Juve, risistemata un po’ alla volta da Allegri, a pareggiare: Musacchio ha steso in area Dybala, rigore netto che l’argentino ha trasformato con un tiro forte e centrale, spiazzando Reina. Il Milan ci ha riprovato, mentre Allegri metteva Pjanic al posto di Spinazzola, ma la punizione di Calhanoglu non ha centrato il bersaglio. Poi e’ scoccata di nuovo l’ora di Kean, subentrato alla Joya. Solo tra due difensori Piatek non ha trovato il colpo (25′), Bernardeschi ha imbeccato Manduzkic, ma Musacchio ha salvato in scivolata (26′). Castillejo tra Mandzukic e Alex Sandro e’ stato preso per la maglia e strattonato, ma per Fabbri non c’era nulla di irregolare. La Juve ha preso forza: Pjanic ha rubato palla e con il Milan sbilanciato ha servito l’assist a Kean: il giovane attaccante ha segnato il quinto gol in sette partite di campionato, il quinto consecutivo in 5 match tra Juve e Nazionale. Per la Juve scudetto pronto, per il Milan un posto in Champions ancora tutto da conquistare.

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F1: sorpresa McLaren, Norris vince a Miami. Leclerc 3/o

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Impresa della McLaren e di Nando Norris che conquistano il Gran Premio di Miami. La scuderia e il pilota britannico vedono premiato il lavoro delle scorse settimane che ha permesso di portare in Florida il pacchetto di miglioramenti della monoposto. Battuta così la Red Bull con il campione del mondo Max Verstappen, che si deve accontentare del secondo posto. Bilancio in parte positivo anche per la Ferrari grazie al terzo e quarto posto conquistati da Charles Leclerc e Carlos Sainz.

Ma la Rossa può sognare perché è riuscita a tenere il ritmo della Red Bull e soprattutto perché nel prossimo Gran Premio a Imola potrà portare in pista il proprio pacchetto di miglioramenti con la speranza che sia determinante come quello della McLaren. Norris, che ha saputo anche sfruttare al meglio l’ingresso della safety car, ha vinto il suo primo gran premio in carriera, dopo tanti podi conquistati. A festeggiarlo, oltre alla sua scuderia, anche tutti i piloti del circus di Formula 1.

“Era ora – sono state le prime parole del pilota britannico – “L’ho aspettata tantissimo. Sono al settimo cielo”. La McLaren ha di fatto riaperto il mondiale, almeno in prospettiva: ottimi i tempi anche di Oscar Piastri che però ha pagato caro un errore e non è andato a punti. La Red Bull, pur avendo qualcosa in più degli altri, sembra aver perso il vantaggio delle scorse stagioni sugli inseguitori. Nel Gp di Miami, Verstappen può in parte lamentarsi per l’ingresso della safety car che, seguendo il regolamento, lo ha comunque leggermente penalizzato. L’olandese dopo il pit stop è rientrato al quarto posto, proprio mentre Norris ha iniziato ad inanellare una serie di giri sempre più veloci.

“Sono felicissimo per Lando, oggi ha meritato”, ha commentato a fine gara. “Ci aspetta del lavoro da fare”, ha concluso. “Non sono partito alla grande e ho rischiato un po’ – ha commentato Leclerc – Abbiamo avuto un po’ di sfortuna con la safety car che non è stata ottimale per noi. Ora sta a noi migliorare e accelerare”.

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Roma-Juve senza vincitori, Champions da conquistare

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All’insegna del meglio non perdere, pur avendo provato entrambe a vincere, Roma e Juventus hanno fatto un passetto verso lo stesso traguardo con l’1-1 all’Olimpico nella partita più attesa della giornata con un gran profumo di Champions. La pressione era più alta sui giallorossi, inseguiti per il quinto posto da un’Atalanta in gran momento e affaticati dalla sfida europea con il Bayer e la relativa, complicata, rimonta per la finale. Il punto conquistato non è da buttare per De Rossi, ma di certo Allegri, che pure vincendo avrebbe blindato il posto Champions, lo accetta con maggior tranquillità, specie considerando il periodo non certo esaltante dei suoi.

De Rossi ha tenuto a riposo Mancini e Smalling, mettendo in campo Ndicka e LLorente davanti a Svilar, Angelino a sinistra e Kristensen a destra, confermando in avanti Dybala e Lukaku sostenuti da Baldanzi. Allegri, senza Yildiz e Alex Sandro, ha dato spazio a Chiesa, il migliore dei suoi, accanto a Vlahovic, e a Weah. E’ stata del serbo, non certo in un periodo prolifico, a dare il la alla partita con un pericoloso tiro al 7′, mentre Kristensen ha risposto al 12′ con un colpo di testa che si è stampato sulla sulla traversa su cross di Angelino. Neanche il tempo di rammaricarsi per la Roma, perchè al 16′ Lukaku ha messo dentro in tap in su una respinta goffa di Gatti dopo un tiro ravvicinato di Cristante.

I bianconeri hanno provato a reagire lavorando sulle fasce ma senza creare grosse occasioni finchè Chiesa non ha pennellato appena dopo la mezz’ora un cross per la testa di Bremer che ha battuto uno Svilar un po’ fermo. L’1-1 ha rispecchiato abbastanza l’andamento della gara, con la Roma più in controllo palla e la Juve più trattenuta. Dybala è rimasto in panchina nella ripresa, sostituito da Zalewski, e subito Chiesa si è preso tutta la scena con un tiro da fuori area che Svilar, graziato, ha potuto solo vedere stamparsi sul palo alla sua sinistra. L’assenza dell’argentino ha un po’ pesato sulla manovra Roma, mentre si è alzato il livello agonistico, con qualche intervento duro di troppo: quando Weah ha abbattuto Paredes a centrocampo, Allegri ha preferito sostituirlo con Kostic.

I bianconeri hanno preso un po’ il sopravvento, sempre alimentati da Chiesa, e Rabiot, ma la Roma ha sfiorato due volte il vantaggio poco dopo il 20′, con Pellegrini e Kristensen, i cui tiri sono stati deviati un po’ fortunosamente in corner. Fuori anche Lukaku, sono entrati per l’ultima mezz’ora Abraham e Azmoun, e la Roma ha rialzato il baricentro, mentre per l’ultimo quarto d’ora Allegri ha inserito Milik e Kean per Chiesa, stremato, e Vlahovic e De Rossi ha richiamato Pellegrini dando spazio a Bove. La Roma che è stata salvata nel finale da Svilar per due paratone, su tiro ravvicinato di Locatelli al 34′ e colpo di testa di Kean al 44′, mentre il ‘solito’ gol nel recupero stavolta non è arrivato, complice una doppia incertezza di Abraham. E allora, restano tre giornate calde, più una di coppa, per svoltare la stagione.

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Colpo salvezza del Verona, 2-1 alla Fiorentina

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In un Bentegodi festante il Verona grazie ad una gran rete nella ripresa di Noslin, contestata, batte la Fiorentina e conquista una vittoria che ha il sapore della salvezza. La gioia finale dice tutto sull’importanza dei tre punti per i gialloblù. Fiorentina che mastica amaro e sulla rete di Noslin protesta per una mano galeotta di Lazovic ma affronta la gara con il pensiero rivolto all’imminente trasferta di Coppa contro il Bruges. Come annunciato turnover totale da parte di Italiano che mette copiosamente mano alla rosa a disposizione. Il Verona sostituisce lo squalificato Cabal con Vinagre ed è Bonazzoli a guidare l’attacco. La partenza sembra sorridere al Verona.

La Viola palleggia ma non affonda, l’Hellas prova, soprattutto, a ripartire. L’episodio che sblocca il match è un pasticcio clamoroso della difesa toscana. Christensen e Milenkovic non si comprendono, Noslin ci crede, scippa palla al portiere che lo sgambetta. Dal dischetto Lazovic è glaciale e porta avanti i veneti. La rete sveglia una Fiorentina applicata ma poco propositiva in fase offensiva. Prima è Montipò a respingere con il corpo una conclusione di Nzola con difesa di casa impreparata, poi il sinistro in diagonale di Castrovilli incoccia il palo alla sinistra di Montipò.

La rete in chiusura di frazione. Castrovilli salta Vinagre con il tocco sotto e di sinistro inchioda Montipò. Alla ripresa delle ostilità Baroni toglie un nervoso Bonazzoli e prova con Swiderski sicuramente più prima punta. Ed è ancora il Verona a mettere la freccia. Duda mette un pallone nel cuore dell’area viola, la difesa responge corto e dal limite Noslin fa partire un destro di straordinaria potenza. Collo esterno di controbalzo che fa esplodere il Bentegodi. La Fiorentina protesta per un tocco di mano di Lazovic ma dopo il check con la sala Var il direttore di gara convalida.

Italiano centellina i suoi giocatori anche in previsione del ritorno di Conference con il Bruges e pesca dalla panchina, inserendo in rapida successione Kouamè, Bonaventura, Beltran e Mandragora. Viola che su palla inattiva ha l’occasione del pareggio, ma il sinistro al volo di Nzola non trova lo specchio della porta. Italiano disegna nel finale una Fiorentina tutta offensiva. Esce Faraoni, applaudito dal suo ex pubblico, dentro Belotti. Baroni sceglie cambi di ruolo, Dawidowicz per Magnani, Dani Silva per Folorunsho ma non modifica l’assetto tattico. Bentegodi che trattiene il fiato per alcuni minuti per un possibile penalty per contatto Dawidowicz-Belotti ma il Gallo era in fuorigioco.

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