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Cronache

Aggressione ad una troupe Rai a Pescara, era nelle case a “ferro di cavallo” dove si spaccia alla luce del sole

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Spintoni, strattoni, schiaffi: nuova aggressione per Daniele Piervincenzi, il giornalista che fu colpito ad Ostia con una testata da Roberto Spada, e la sua troupe a Pescara. Piervincenzi, inviato del nuovo programma di Rai2 Popolo sovrano, il filmaker Sirio Timossi e il redattore David Chierchini sono stati costretti con la violenza da allontanarsi dal quartiere Rancitelli da un gruppo di abitanti, mentre lavoravano a un’inchiesta sui clan della periferia pescarese. “Questo governo non tollera zone di illegalita’. Nessuno puo’ sentirsi al di sopra della legge”, avverte il premier Giuseppe Conte esprimendo solidarieta’. Numerose le testimonianze di vicinanza all’inviato e alla troupe, dai vertici Rai al presidente eletto della Regione Abruzzo che auspica “una dura reazione di tutte le istituzioni competenti per riportare la legalita’ in quel quartiere”. Il cronista e la troupe erano entrati nel complesso di case Ater chiamato ‘Ferro di cavallo’, considerato la principale piazza di spaccio di Pescara e dell’Abruzzo, quando sono stati accerchiati e poi aggrediti. “Eravamo nel fortino dei clan Spinelli e Ciarelli che controllano lo spaccio a Pescara – spiega Piervincenzi – attorno al quale si accampano tossicodipendenti da tutto l’Abruzzo per acquistare eroina e cocaina. Siamo andati li’ a chiedere conto. Le vedette hanno segnalato il nostro arrivo: prima ci sono stati tirati contro oggetti, poi si sono mossi in gruppo e ci hanno aggrediti”. “Per fortuna – racconta – ho soltanto un occhio nero, per un pugno sull’arcata sopracciliare. E’ andata peggio a Sirio Timossi, finito al pronto soccorso a Roma per i pugni ricevuti alla schiena, e a David Chierchini che ha riportato una lesione alla gamba”. Mentre l’ufficio legale della Rai e Fremantle, che produce il programma, valutano come procedere, una parte dell’inchiesta sarà proposta nella puntata di domani, in prima serata su Rai2, poi “la settimana successiva – annuncia – metteremo sul tavolo tutti i tasselli del puzzle”. Lo scorso dicembre la Corte d’Appello di Roma ha ribadito la condannata a sei anni con aggravante mafiosa per Roberto Spada – che il 7 novembre 2017 aggredi’ Piervincenzi e il cameraman Edoardo Anselmi che si erano recati davanti alla sua palestra a Ostia per intervistarlo – confermando l’impianto accusatorio. Ora la nuova aggressione: “Sono talmente ingenuo – commenta Piervincenzi – da pensare che si riesca ancora a parlare con le persone. L’aspetto piu’ doloroso di questa vicenda e’ che ci sono luoghi del nostro Paese dove non si possono fare domande”. “Nessuna intimidazione – chiosano il presidente Marcello Foa e l’ad Fabrizio Salini – potra’ fermare il prezioso lavoro di indagine che l’informazione Rai svolge ogni giorno grazie al coraggioso impegno di tg e programmi, come il nuovo format in onda da domani sulla seconda rete. Accendere i riflettori per illuminare gli angoli bui del nostro territorio e’ un dovere per la Rai e un elemento costitutivo della mission del servizio pubblico”. Solidarieta’ anche dal sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, che lamenta tra l’altro “la sospensione di risorse (relative al bendo per le periferie, ndr) che oggi potevano essere gia’ appaltate”, e dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, che scrive su Twitter: “Coraggio Daniele, il tuo lavoro e’ molto prezioso. Siamo tutti con te #NonAbbassiamoLoSguardo”.

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Cronache

Inchiesta Doppia Curva, altri 7 arresti: ombre su Inter, Milan e il ruolo di Zanetti. Rapporti tra curva e dirigenza sotto i riflettori

L’inchiesta Doppia Curva porta a nuovi arresti tra gli ultrà di Inter e Milan. Emergono rapporti tra Bellocco, Beretta, Scarfone e il vicepresidente Zanetti.

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La nuova tranche dell’inchiesta Doppia Curva ha portato oggi all’arresto di sette persone legate alle tifoserie organizzate di Inter e Milan, rivelando una rete di intrecci tra criminalità organizzata, imprenditoria e ambienti dirigenziali calcistici.

Il ruolo di Antonio Bellocco e la rete di contatti

Nel provvedimento cautelare si legge dell’esistenza di un rapporto diretto tra Antonio Bellocco, figura di spicco della curva Nord e affiliato alla ’ndrangheta, e la società Inter. Bellocco, ucciso nel settembre scorso da Andrea Beretta, ex capo ultrà interista oggi collaboratore di giustizia, avrebbe avuto “concrete entrature” nella multinazionale QFort, attiva nella produzione di infissi e dichiarata estranea all’inchiesta.

Il legame passava attraverso Davide Scarfone, oggi in carcere, amministratore unico della QFort Como srl e rappresentante di altre due società del gruppo. Scarfone era vicino sia a Bellocco che a figure centrali della curva Sud del Milan, come Luca Lucci e Marianna Tedesco, già coinvolti nel maxi blitz del settembre 2023.

L’evento QFort e la presenza di Zanetti

Secondo le intercettazioni, Bellocco si era attivato per ottenere la partecipazione del vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti a un evento organizzato da QFort l’11 novembre 2023, rilevante per gli affari di Scarfone. Il 17 novembre Zanetti partecipò effettivamente all’iniziativa, su quella che viene descritta dal gip come “espressa volontà di Bellocco”, per rafforzare il prestigio di Scarfone.

Durante l’evento, Zanetti avrebbe elogiato pubblicamente l’imprenditore, che a sua volta si sarebbe vantato del riconoscimento ricevuto. Beretta, interrogato, ha ammesso di aver contattato Zanetti direttamente: “C’era proprio un rapporto di amicizia con Javier”.

Minacce e usura: gli affari sporchi del clan

Scarfone, sempre secondo l’ordinanza, avrebbe anche minacciato un imprenditore comasco, costretto a subire tassi usurari fino al 400% per prestiti ricevuti dal clan Bellocco. Un quadro che, per la magistratura, dimostra la pervasività dei legami tra criminalità e mondo ultras, con gravi implicazioni per le società calcistiche coinvolte.

La sanzione della Figc a Zanetti

La Figc ha recentemente multato Javier Zanetti per 14.500 euro, dopo aver analizzato gli atti dell’inchiesta. Una sanzione che certifica l’interesse della giustizia sportiva per i rapporti intercorsi tra la dirigenza nerazzurra e ambienti ultrà poi finiti in carcere.

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Inchiesta Doppia Curva, altri arresti per usura ed estorsione con finalità mafiosa legati alle tifoserie di Inter e Milan

Nuovi sviluppi nell’inchiesta Doppia Curva: sette arresti per usura ed estorsione, coinvolto Mauro Russo, ex socio di Maldini e Vieri. Contestata l’aggravante mafiosa.

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L’inchiesta Doppia Curva della Procura di Milano si allarga: altri sette arresti sono stati eseguiti nelle scorse ore per reati di usura ed estorsione legati al mondo del tifo organizzato. Per alcuni degli indagati la magistratura contesta l’aggravante della finalità mafiosa, per aver favorito la potente cosca calabrese dei Bellocco, uno dei clan più influenti della ‘ndrangheta.

Ai domiciliari Mauro Russo, legato ai parcheggi di San Siro

Tra i nomi finiti in manette figura anche Mauro Russo, personaggio noto per essere stato socio in affari con due ex stelle del calcio italiano: Paolo Maldini e Christian Vieri, entrambi completamente estranei alle indagini in corso. Russo è accusato di aver estorto 4mila euro al mese all’imprenditore Gherardo Zaccagni, ex gestore dei parcheggi dello stadio di San Siro, per un totale stimato in circa 60mila euro.

Secondo quanto riportato nell’ordinanza del gip Domenico Santoro, Russo avrebbe svolto attività opache anche in altri ambiti calcistici, come la tentata acquisizione dei parcheggi dello Stadio San Nicola di Bari. In quell’occasione, secondo gli inquirenti, avrebbe cercato di ottenere il via libera da parte di famiglie mafiose locali, confermando un modus operandi consolidato.

Rapporti con società di calcio e istituzioni: un sistema da decifrare

Il giudice Santoro sottolinea nella misura cautelare come Mauro Russo sia in grado di intessere relazioni trasversali, che vanno dal mondo delle curve a quello delle istituzioni, passando per ambiti societari legati al calcio professionistico. Una rete definita “chiaramente evocativa della sua capacità di reiterare condotte analoghe” a quelle oggetto dell’indagine.

Questi nuovi arresti arrivano dopo quelli dei capi ultras di Inter e Milan, già coinvolti nella prima fase dell’inchiesta. Il quadro che emerge è quello di un sistema radicato e tentacolare, dove il confine tra tifo organizzato, business e criminalità appare sempre più sfumato.

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Caso dei turisti israeliani cacciati da un ristorante: indaga la Procura, bufera su Napoli

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Finisce in Procura il caso dei due turisti israeliani che sarebbero stati allontanati per motivi razziali dal ristorante “Taverna Santa Chiara”, nel cuore del centro storico. Un video, registrato con uno smartphone e diventato virale sui social, mostra l’alterco tra la titolare del locale, Nives Monda, e la coppia di clienti, Geula e Raul Moses, cacciati perché “sionisti”, come dichiarato dalla stessa ristoratrice. Ora sul caso indaga la Digos della Questura e il comando provinciale dei Carabinieri, con due informative in arrivo sulla scrivania del procuratore Nicola Gratteri.

Il video e la denuncia

Il filmato, che dura meno di due minuti, documenta la parte finale di uno scontro acceso. Una verità parziale? In questo pezzo di video la sognora Monda invita i due clienti ad uscire dal ristorante, dichiarando di non voler servire cittadini israeliani e definendo Israele uno “Stato genocida e di apartheid”. Che cosa si siano detti prima non è dato sapere. La coppia di israeliani ha denunciato l’episodio ai Carabinieri della caserma Pastrengo, ipotizzando il reato di incitamento all’odio razziale. Si tratta di una ipotesi loro che dev’essere però suffragata da prove. «Ci ha cacciati – dicono – solo perché venivamo da Israele – ha raccontato Geula – e ha urlato che avevamo ucciso 55mila bambini. Abbiamo registrato solo la parte finale per paura che degenerasse».

La replica della titolare

Nives Monda respinge le accuse e sostiene di essere stata vittima di un “episodio intimidatorio”, aggiungendo di aver ricevuto una valanga di minacce e insulti sui social. «È in corso contro di me una campagna d’odio», ha dichiarato.

L’intervento delle istituzioni

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha espresso «solidarietà ai due turisti a nome dell’intera amministrazione comunale», ribadendo che episodi del genere sono inaccettabili in una città da sempre accogliente e aperta. Sulla stessa linea il prefetto Michele di Bari e l’assessore al Turismo, Teresa Armato, che ha incontrato personalmente la coppia: «La guerra non deve generare odio tra i popoli. Napoli deve restare città di pace, dialogo e ospitalità». Ovviamente si tratta di attestazioni di solidarietà che prescindono dal fatto che c’è una inchiesta e che potrebbe n0n essere del tutto vero quel che i turisti sostengono.

Le reazioni politiche

Durissima la posizione di Severino Nappi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale: «Chiediamo al sindaco Manfredi di intervenire e chiudere quel locale. È un esercizio di razzismo che getta discredito sulla città e offende i valori della democrazia. Non si può confondere la politica di un governo con la vita privata di due turisti».

Un caso che divide

L’episodio ha generato un’ondata di reazioni, dividendo l’opinione pubblica e infiammando il dibattito tra chi denuncia l’antisemitismo e chi parla di libertà di espressione. Intanto, la giustizia farà il suo corso, mentre Napoli è chiamata a ribadire i valori che ne fanno una capitale dell’accoglienza.

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