Collegati con noi

Cronache

Anno giudiziario Napoli: più reati informatici, troppi giovani che delinquono e commistioni gravi tra camorra e borghesia

Pubblicato

del

Sono dati da leggere con attenzione quelli sull’andamento dei processi e sui reati commessi nel distretto giudiziario di Napoli e in provincia nel 2018. Se è vero che da un lato si è assistito ad una complessiva riduzione dei reati rispetto al 2017 e se, sul fronte dei procedimenti, è stato possibile registrare anche una diminuzione dei procedimenti iscritti a carico di minorenni, dall’altro lato si registra un aumento di reati di furti, violenza sessuale e reati informatici. Ne’ puo’ essere ignorato come ci sia stato un incremento dei reati, tra i minori, di associazione di tipo mafioso e di droga o come sia diventata piu’ profonda la “commistione sotterranea tra criminalita’, notabili, politici, imprenditori e liberi professionisti”. I dati sono stati diffusi e commentati oggi dal procuratore generale, Luigi Riello, e dal presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe de Carolis di Prossedi’ nell’ambito della tradizionale conferenza stampa che anticipa la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in programma sabato prossimo. Tra le note positive c’e’ la diminuzione del numero complessivi dei delitti. Nello specifico gli omicidi volontari sono passati da 35 a 21, di cui 8 legati alla criminalita’ organizzata rispetto ai 22 dell’anno precedente e nessuno a scopo terroristico. I tentativi di omicidio sono passati da 108 a 67. Gli attentati sono passati da 19 a 7.

 

Sono diminuiti anche gli incendi: 200 casi nel 2018 contro i 328 del 2017. Gli incendi boschivi, nello specifico, sono passati da 53 a 8. Altro dato positivo: il numero dei procedimenti iscritti presso la procura per i Minorenni di Napoli nel 2018 e’ diminuito rispetto al precedente anno. Si e’ passati da 2540 a 2165 procedimenti. Il che suggerisce un calo di reato commessi da ragazzini, che lo scorso anno avevano fortemente scosso l’opinione pubblica e avevano avuto una notevole risonanza mediatica a causa di alcuni episodi criminosi particolarmente gravi, succedutisi in un breve arco temporale, che avevano visto protagonisti proprio dei ragazzini. Tuttavia dall’analisi dell’andamento dei procedimenti emerge un dato che non puo’ essere rassicurante: i reati che risultano maggiormente contestati ai giovanissimi sono quelli di associazione di stampo mafioso e di droga.

. “Significa che c’e’ un utilizzazione di ragazzi sbandati da parte dei clan che non puo’ essere ignorato” ha sottolineato Riello. Proprio sul fronte del contrasto ai crimini commessi da minorenni, Riello ha sottolineato l’assenza di una mirata politica socio-culturale necessaria ad estirpare la malapianta della camorra. “Se non ci sara’ una vera bonifica culturale e sociale sara’ tutto inutile e purtroppo sotto questo profilo non abbiamo fatto molti passi in avanti. E questo e’ molto grave. Non si puo’ ignorare che molti minorenni crescono in quartieri criminogeni. Per affrontare questo problema serve una politica strategia e strutturale che affronti il problema” ha spiegato Riello. Il procuratore generale si e’ poi soffermato sulla “commistione sotterranea tra criminalita’, notabili, politici, imprenditori e liberi professionisti” e ha lanciato un messaggio: “Fare affari con la camorra non conviene, fare affari con la camorra porta in carcere”.

Infine una riflessione sulla prescrizione, che in Appello a Napoli ha divorato il 32% dei processi nel solo anno 2018: bruciati 3737 processi. Ha sottolineato a tal proposito il presidente della Corte d’Appello di Napoli Giuseppe de Carolis Di Prossedi’: “Quando parliamo di lentezza dei processi, commettiamo spesso un errore: la lentezza non sta nello svolgimento dei processi, ma nell’attesa”. L’attesa di una fissazione del processo, per esempio. La Corte d’Appello di Napoli e’ diventata un imbuto e, per dare la precedenza ai processi con imputati detenuti, i procedimenti con imputati a piede libero finiscono in coda alla lista delle priorita’. “Il problema della Corte d’Appello e’ nei numeri – sottolinea Giuseppe de Carolis Di Prossedi’ – In servizio ci sono 30 magistrati e ne mancano 15. C’e’ poi da considerare che alla Corte d’Appello arrivano tutti i processi che si sono definiti col rito abbreviato che, nel 2018, sono stati in aumento. E tutti questi processi hanno imputati detenuti, quindi hanno poi la precedenza”.

Advertisement

Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

Pubblicato

del

Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

Continua a leggere

Cronache

Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

Pubblicato

del

E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

Continua a leggere

Cronache

Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

Pubblicato

del

Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto