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Violenza e razzismo negli stadi, Franco Gabrielli: sospendere una partita? Lo si fa solo se non crea problemi di ordine pubblico

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L’occasione è un convegno sulla sicurezza negli stadi tenutosi al Mapei Stadium di Reggio Emilia. È qui che il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha potuto parlare con tranquillità di violenza e razzismo negli stadi e di misure per combattere questi mali che affliggono il calcio italiano.  Quello che predica Gabrielli è la calma, la serenità anche nel combattere i mali. “Sospendere una partita? La decisione finale spetta sempre a chi è responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica” spiega Gabrielli, non perchè si voglia “svilire il ruolo di un arbitro a cui competono le decisioni di natura sportiva” ma, continua il capo della polizia “sospendere una partita può causare conseguenze di gestione, come sul deflusso di migliaia di persone. Questioni che devono essere valutate da chi ha un occhio a 360 gradi sull’evento. Le norme ci sono e parlano chiaro”. Le norme, appunto. Il tecnico del Napoli, Carlo Ancelotti, che ha avuto il merito di aprire un dibattito franco e sereno sulla questione violenza e razzismo, riceve anche il contributo di idee di Gabrielli. Che però parte da un racconto sballato. Gabrielli commenta la notizia falsa secondo cui Ancelotti voglia fermare la partita e chiuderla ogniqualvolta un manipolo di idioti ulula insulti razzisti. Ma non è questa la proposta di Ancelotti.

Il capo della polizia. Franco Gabrielli

Il tecnico del Napoli parla di fermare, dare uno stop al match finché non cessano i latrati dei pochi razzisti. Magari si sentono gli applausi della stragrande maggioranza dello stadio che vuole lo spettacolo non il razzismo. Ecco perchè Gabrielli sostiene che “ognuno è libero di assumere le iniziative che crede, ma ad ogni azione corrisponde una conseguenza” ovvero  “rispetto Ancelotti, ma la decisione finale spetta sempre a chi gestisce l’ordine pubblico che comporta valutazioni che vanno al di la’ dell’aspetto sportivo”. E questo per fortuna era ed è chiarissimo ad Ancelotti. Vero è che  “ognuno deve fare la sua parte – spiega Gabrielli, dai calciatori ai dirigenti che devono essere più accorti nelle dichiarazioni, evitando di accendere gli animi. Ma anche noi addetti alla sicurezza, utilizzando maggior buon senso. Sulla repressione della violenza non bisogna avere pietà, ma su alcune situazioni, come ad esempio su certi striscioni, a meno che non incitino all’odio e alla violenza, si può essere meno rigidi”. “Il fatto che i disordini di Milano tra tifosi di Inter e Napoli siano avvenuti lontano dallo stadio, mi fa ben sperare. Vuol dire che stiamo marginalizzando il problema”. Certo un morto, feriti e duecento persone che si ammazzano lontani dallo stadio non è esattamente una bella notizia, ma tanto è! In ogni caso Gabrielli è consapevole del fatto che “c’e’ ancora tanto lavoro da fare”.

“Abbiamo fatto passi in avanti in questi anni come riprendere il dialogo con le tifoserie, la cui assenza in passato ha provocato danni. Più potere agli steward? Sono d’accordo sul definire meglio questa figura, ma non diventino poliziotti aggiunti perchè altrimenti facciamo un passo indietro”. “L’impiantistica e l’adeguamento degli stadi è fondamentale per garantire sicurezza durante gli eventi”, ha sottolineato. “L’Italia è quel Paese che a inizio campionato si accorge di non avere strutture a norma”, strutture, ha proseguito, “che poi si rendono come per magia adeguate per motivi di ordine e di sicurezza pubblica. Tutti devono fare la propria parte, sia nella cultura sportiva sia nell’impiantistica”.

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Corruzione, il sindaco Marco Bucci: non so nulla, andiamo avanti

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“Ovviamente siamo garantisti, quindi sino a quando le cose non si sapranno, non ci esprimiamo. Io non so assolutamente nulla di quello che è successo. Ho letto solo le notizie e non ho ancora capito. Quello che so è che abbiamo fatto il lavoro come deve essere fatto. Penso che è stato dimostrato da tante cose. Continuiamo andare avanti. C’è una città da portare avanti con un piano strategico ben preciso e 7 miliardi da investire. Su questo si va avanti a velocità forse ancora maggiore”. Così il sindaco di Genova Marco Bucci sulla inchiesta per Corruzione che ha portato agli arresti domiciliari per il presidente ligure Giovanni Toti.

“Il messaggio è che bisogna fare le cose, farle ancora meglio e ovviamente stare attenti che non ci sia nessun tipo di inquinamento – ha aggiunto Bucci -. Dico solo che noi faremo tutto possibile perché non si blocchino le istituzioni, anzi deve essere un messaggio per andare avanti”.

“Poi io sono garantista, ovviamente e quindi voglio aspettare tutti i gradi di giudizio. E comunque, in ogni caso, piena fiducia nella magistratura – ha aggiunto il sindaco -. Io commento quello che è la mia parte, cioè quella della città e quello che le nostre amministrazioni devono fare per la città, che continuerà non solo alla stessa velocità di prima, con la stessa tenacia di prima e la stessa forza di prima, ma forse ancora di più, proprio per dimostrare che le cose si devono fare bene. Dal punto di vista umano non può far altro che dispiacermi, però magari poi non c’è nulla, quindi è inutile fare questi commenti adesso perché hanno poco senso. Quello che ha senso adesso è dire che bisogna portare avanti le cose e farle nel modo migliore possibile”.

“Vi ricordate quanto avevo detto dopo il crollo del Morandi? Quel giorno ho detto che la città non è in ginocchio. Anche adesso nessuno di noi è in ginocchio, Anzi, siamo in piedi e con ancora maggiore energia, perché vogliamo dimostrare che le cose si fanno bene”.

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Corruzione, arrestato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti

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Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Dda genovese e della guardia di finanza. L’accusa è di corruzione.

Al Presidente della Regione Liguria si contesta di avere accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro a fronte di più impegni : quelli di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”;agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo Spinelli e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali; velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata al 55% dalla Spinelli.) pendente innanzi al Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, approvata il 2.12.2021; assegnare a Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante (assegnazione avvenuta rispettivamente in data 7.6.22 e in data 19.12.22); assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (ASPI), 3 ; agevolare l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter (approvata dal Comitato di Gestione in data 29.7.2022).

Ai domiciliari anche il terminalista genovese Aldo Spinelli. In carcere invece l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato di Iren. Secondo l’inchiesta che ha portato ai domiciliari il presidente della Regione Liguria, coordinata dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, l’imprenditore avrebbe dato soldi a Toti per ottenere in cambio favori come la concessione a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse.

 

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Sequestro conservativo da quasi 6 milioni di Euro ad una società nel Casertano

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Alla società Marina di Castello s.p.a. è stato notificato un decreto di sequestro conservativo ante causam di quasi 6 milioni di euro, eseguito dai Finanzieri del Comando Provinciale di Caserta. Questa azione è il culmine di un’indagine condotta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Mondragone, sotto la supervisione della Procura Contabile partenopea, e mirata a verificare la regolarità delle concessioni demaniali marittime rilasciate dal Comune di Castel Volturno, in particolare per quanto riguarda i canoni demaniali.

Il cuore dell’indagine si concentra sulla società Marina di Castello s.p.a., che aveva ottenuto una concessione demaniale agevolata nel 2003 per realizzare un’area protetta per il bird watching e un ampliamento di un campo da golf, inizialmente a beneficio della comunità locale.

Tuttavia, le investigazioni hanno rivelato che la società non ha mai versato regolarmente i canoni dovuti al Comune di Castel Volturno né le somme aggiuntive alla Regione Campania. Inoltre, si è scoperto che l’area concessa è stata utilizzata per scopi privati, causando un danno stimato di circa 6 milioni di euro alle autorità interessate.

Di fronte a questa serie di illeciti, è stato emesso un decreto di sequestro conservativo, confermato in sede di giudizio di convalida. Tale provvedimento prevede il blocco di tutti i beni mobili e immobili della società Marina di Castello s.p.a. per un valore totale di 5.972.040,98 euro, al fine di garantire il soddisfacimento del credito accertato.

Questa azione non è solo un atto di giustizia, ma testimonia anche l’impegno costante della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza nel contrastare fenomeni dannosi per il bilancio pubblico e per la corretta concorrenza. L’obiettivo è il recupero delle risorse pubbliche, al fine di restituirle alla collettività e assicurare un ambiente economico più equo e trasparente per tutti.

Come sempre spieghiamo, trattasi di una indagine e non di una sentenza, pertanto la società in questione e chiunque altro implicato in questa vicenda è da considerare innocente fino a sentenza definitiva.

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