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Ghini è Doris, banchiere che credeva nell’etica

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Una storia “di cui c’è bisogno, quella di un grande sogno realizzato. Oggi vediamo raggiungere il successo spesso a spese degli altri, qui invece c’è una grande idea etica che viene da questa persona straordinaria”. Così Giacomo Campiotti spiega perché ha detto sì alla regia di Ennio Doris – C’è anche domani il film sul finanziere scomparso nel 2021, fondatore di Banca Mediolanum, qui interpretato da Massimo Ghini. È un ritratto fra biopic e racconto motivazionale (alla base c’è l’autobiografia del banchiere, intitolata proprio C’è anche domani, edita da Sperling & Kupfer), in arrivo con un’uscita evento dal 15 al 17 aprile in 150 sale distribuito da Medusa. È già prevista la possibilità che il film, prodotto da Movie Magic International, resti in programmazione anche oltre e in autunno debutterà in prima serata su Canale 5.

Nella storia Lucrezia Lante della Rovere si cala nei panni di Lina Tombolato, moglie, confidente e compagna di una vita di Doris, mentre Eugenio Franceschini e Giulia Vecchio interpretano i due figli del finanziere, Massimo, che ha ereditato dal padre la guida di Banca Mediolanum, e Sara, presidente di Fondazione Mediolanum. Alessandro Bertolucci, invece, è Silvio Berlusconi che nel 1982 dà vita con Doris a Programma Italia (prima forma di quella che diventerà Banca Mediolanum, ndr) con alla base un concetto di consulenza globale sul risparmio e banca integrata costruita intorno alla persona. “L’incontro con Berlusconi è stata la svolta della vita – spiega in conferenza stampa Lina Tombolato, che partecipa in serata con la famiglia alla premiere romana, dove sono attesi anche Marina e Paolo Berlusconi -: si sono incontrati due giganti che hanno creato qualcosa di grande ed hanno vissuto una fratellanza: si stimavano e amavano”.

Il film mescola tre fasi cruciali della vita di Doris: l’infanzia nella campagna veneta (era nato a Tombolo nel 1940), in una famiglia con pochi mezzi (il padre era mediatore di bestiame) che insegna al già brillante e sensibile Ennio il valore delle cose e il rispetto delle persone. L’età adulta con al centro l’incontro con l’amore della sua vita, Lina, che lo appoggia anche nelle sue scelte più coraggiose come abbandonare il tranquillo lavoro in banca per realizzare il suo sogno e dare forma concreta a una finanza con un’anima etica; il 2008, quando dopo il crollo della Lehman Brothers Doris decide, in accordo anche con Berlusconi, di rimborsare, prelevando i fondi dai propri conti privati, gli 11.000 clienti che avevano investito in titoli che comprendevano obbligazioni del colosso americano.

“Il bello di questa storia è che ha dello straordinario ma è tutto vero, ed è bello poter raccontare che in Italia succedono anche queste cose – spiega Ghini -. Io non sapevo quasi nulla prima di Ennio Doris e della sua famiglia e credo che molti italiani avranno modo di scoprirlo proprio attraverso il film”. Nella sua storia “ho trovato degli elementi in comune con un altro personaggio che ho interpretato Enrico Mattei,che diceva di non voler essere ricco in un Paese di poveri. Erano due uomini che costruivano”. Il più grande insegnamento “che ho avuto da mio padre è stata la coerenza – osserva Sara Doris -. Ci sono tanti imprenditori brillanti, ma lui sapeva mettere genialità, amore e grande cuore in tutti i campi della sua vita. Le persone continuano a raccontarmi aneddoti sulla sua generosità ed empatia”. Per Lucrezia Lante della Rovere “questo è un film sulla memoria del nostro Paese, su un certo tipo di Italia che non c’è più. Oggi c’è una generazione molto individualista e cinica”. Ma quanta etica si può trovare nel mondo della finanza? “Fa sempre molto più notizia il comportamento brutto rispetto a quello buono – risponde Massimo Doris -. Non è che il sistema finanziario sia marcio. Anche in altri istituti c’è chi lavora bene e nel rispetto di certi valori, e c’è anche chi lavora male. Da papà ho preso soprattutto l’ottimismo, il che non vuole dire pensare che vada sempre tutto bene, ma che c’è una soluzione per ogni cosa… ed è già tanto”.

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La Svizzera vince l’Eurovision con Nemo, Angelina Mango settima

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Era tra i candidati alla vittoria alla vigilia, e alla fine Nemo, rappresentante della Svizzera, ha vinto l’Eurovision Song Contest 2024 con il brano The Code. Il cantante ha portato sul palco della Malmo Area anche una bandiera con i colori giallo, bianco, viola e nero, ovvero la bandiera non binaria, che rappresenta le persone di genere non binario, in cui l’artista si riconosce. Nemo, dopo Lys Assia e Celine Dion, riporta così il microfono di cristallo nello stato federale. Sul podio la Croazia con Baby Lasagna e l’Ucraina con il duo Alyona Alyona e Jerry Heil.

Angelina Mango, quarta per le giurie con 164 punti e con 104 da parte del televoto, si è piazzata settima nella classifica generale con La noia, il brano con il quale aveva vinto il festival di Sanremo a febbraio. Venticinque i Paesi che si sono sfidati nella gara, dopo che nel pomeriggio era stata decisa l’esclusione dell’artista olandese Joost Klein, per una denuncia presentata da una donna del team di produzione. Un’edizione che, forse come non mai, ha avuto anche risvolti politici, per la difficile situazione internazionale. Il conflitto in Medio Oriente ha impattato sia dentro che fuori la Malmo Arena, dove si è tenuto l’Eurovision Song Contest, che quest’anno aveva scelto il claim “United by music”, uniti dalla musica.

Nei giorni scorsi per le strade della città ci sono state diverse manifestazioni, ma i riflessi di ciò che sta succedendo in Israele e a Gaza si sono fatti sentire anche stasera durante la finale. Eden Golan, l’artista che rappresenta Israele, è stata pesantemente fischiata dal pubblico in sala, come già successo nella semifinale, così come la giuria al momento delle votazioni, mentre all’esterno dell’arena manifestanti filo-palestinesi, tra questi anche Greta Thunberg con la kefiah al collo, hanno tentato di avvicinarsi con un corteo non autorizzato. Sono stati fermati e allontanati dalla polizia, che ha poi creato un cordone di sicurezza a 200 metri dagli ingressi dell’edificio per impedire nuovamente l’avvicinarsi dei manifestanti e per garantire il deflusso a fine serata. Alla fine Golan si è classificata quinta, spunta dal televoto (ben 323 i punti raccolti).

Sul palco non sono mancati gli artisti che hanno invocato la pace, come Iolanda, in gara per il Portogallo, convinta che “la pace prevarrà” o come il concorrente francese Slimane che ha gridato “uniti dalla musica, dall’amore e dalla pace”. In segno di protesta, si sono ritirati dal ruolo di portavoce delle rispettive giurie anche Alessandra Mele per la Norvegia, motivando la sua decisione con un netto “C’è un genocidio in corso”, e Kaarija per la Finlandia. Ma un altro conflitto è stato ricordato durante la serata: quello tra Ucraina e Russia. È stato il duo formato dalla rapper Alyona Alyona e da Jerry Heil, in rappresentanza di Kiev, a chiedere “Unità per il mondo. Pace e libertà per l’Ucraina”.

Tra le contestazioni, anche quella contro Martin Osterdahl, supervisore esecutivo dell’Eurovision Song Contest, nel momento dell’annuncio dei voti delle giurie con il consueto “Good to go”. Un Eurovision che, dal punto di vista dello show, ha comunque riservato il solito carico di trash tra improbabili mise, eccessi scenici e canzoni non sempre indimenticabili. Angelina Mango, nonostante il tifo eccellente da Marco Mengoni a Damiano David dei Maneskin, passando per Amadeus, Adriano Celentano, Laura Pausini, Fiorello, non ha vinto ma ha ben figurato e la sua esibizione non è passata inosservata ed è stata ben accolta da giurie tecniche e pubblico a casa.

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Fiorello chiude “Viva Rai2” con una promessa: ritorno appena ho idee

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Dopo “230 albe” e 112 puntate trasmesse dal Foro Italico, “Viva Rai2”, lo show mattutino guidato dal carismatico Rosario Fiorello, ha salutato il suo pubblico in un’ultima puntata ricca di emozioni e ospiti speciali. Tra questi, l’amico e collega Jovanotti, che nonostante un recente infortunio ha partecipato alla celebrazione, e Amadeus, attuale volto di Rai1 e fresco di trasferimento al canale Nove.

Il pubblico, un elemento fondamentale dello show sin dal suo inizio, ha partecipato con entusiasmo all’episodio finale, radunandosi fuori dallo studio mobile già dalla notte precedente. Provenienti da tutta Italia e persino dalla Svizzera, molti hanno intrapreso questo viaggio per l’ultima volta, dimostrando l’affetto e la dedizione verso il programma e il suo conduttore.

Durante la puntata, Fiorello ha regalato momenti di puro intrattenimento, unendo musica e comicità. Accanto ad Amadeus, ha persino bloccato il traffico davanti allo Stadio Olimpico di Roma per un’esibizione improvvisata che ha incluso un duetto con il cantante Ultimo al pianoforte sulle note di “Albachiara” di Vasco Rossi.

L’umorismo non è mancato, con battute e tormentoni che hanno preso di mira tutto e tutti, dai dirigenti Rai ai cambiamenti di rete di Amadeus, dimostrando la tipica irriverenza di Fiorello che non ha mai risparmiato nessuno, neanche nei confronti del governo o delle polemiche locali, come quelle dei residenti di via Asiago.

Il conduttore non ha annunciato piani immediati per il futuro, ma ha lasciato intendere che il suo ritorno potrebbe non essere così lontano. “Non so quando arriverà un’idea nuova, forse tra sei mesi, un anno”, ha detto Fiorello, chiudendo lo show con un leggero velo di mistero e la promessa di un ritorno.

La Rai, pur non mettendo fretta al rientro dello showman, sembra ansiosa di vederlo di nuovo all’opera, sperando in un nuovo progetto che possa replicare il successo di “Viva Rai2”, il quale ha registrato una media di share del 19,6% e oltre 21 milioni di visualizzazioni su RaiPlay.

Fiorello ha concluso il programma con una nota di gratitudine e libertà: “Con tutti i governi mi sono sentito libero. Abbiamo preso in giro tutti, come è giusto che sia, non ho mai avuto ingerenze”. Un addio, per ora, ma con la porta sempre aperta per nuove avventure televisive.

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La7 invita al rispetto: Mentana e Gruber condividono

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Un comunicato aziendale, che invita al rispetto reciproco e allo stesso tempo nei confronti dell’emittente, sembra riportare il sereno, almeno in apparenza, in casa La7. Dopo la lite tra due volti di punta della rete, come Enrico Mentana e Lilli Gruber, l’editore ha preso posizione, come richiesto dal direttore del tg, per tentare di placare gli animi e, stando alle reazioni ufficiali, pare che ci sia riuscito. Entrambi i contendenti, infatti, si sono limitati a esprimere condivisione delle parole riportate nella nota, senza rinfocolare la polemica.

“La7 sta conseguendo ottimi risultati grazie al contributo di tutti e ad un prezioso lavoro di squadra – ha affermato l’editore -. Per questo è fondamentale che non venga mai a mancare il rispetto reciproco. Così come è fondamentale che non manchi il rispetto verso un’azienda che ha nei suoi valori fondanti la libertà di espressione e l’autonomia responsabile dei suoi conduttori e giornalisti”. Insomma niente insulti, ma neanche battibecchi, che possono danneggiare l’immagine della rete di proprietà di Urbano Cairo. “Un’azienda – ha proseguito l’emittente – che ha saputo negli anni mantenere e ampliare il livello di occupazione, risanarsi economicamente, e diventare un punto di riferimento di eccellenza nel panorama informativo e culturale italiano. Per questo va preservata e tutelata sempre da parte di tutti noi, che ci lavoriamo quotidianamente con passione e orgoglio”.

Pochi secondi ed è arrivata dai social la risposta di Mentana, con un semplice, ma eloquente: “sottoscrivo”. A seguire la replica della conduttrice, anche questa piuttosto scarna: “Condivido da sedici anni la linea e le regole della mia azienda”. L’impressione, insomma, è che la vicenda si chiuda qui, almeno per ora. Non è la prima volta, infatti, che tra i due sorgono problemi legati al ritardo del passaggio della linea dal tg a Otto e mezzo. Proprio questo è stato il motivo della frase (“l’incontinenza è una brutta cosa”) della giornalista in apertura della puntata di due giorni fa che ha fatto infuriare Mentana. Il giornalista le ha dato della maleducata, accusando nel contempo di ignavia la dirigenza che non aveva stigmatizzato le sue parole.

Fino all’ultimatum in chiusura del tg di ieri sera, che più o meno suonava così: “se l’azienda continuerà a tacere, domani trarrò le conclusioni”. L’episodio ha rilanciato le voci di un cambio di casacca per il direttore del tg, già circolate nei mesi scorsi, in direzione del canale Nove che, dopo l’arrivo di Maurizio Crozza, Fabio Fazio e Amadeus, punterebbe a rinforzare l’informazione, pur potendo già contare sulla collaborazione con la Cnn. Da qui le indiscrezioni su un interessamento nei confronti di due big di La7 come Giovanni Floris e Mentana, che quest’ultimo, legato alla rete di Cairo fino alla fine del 2024, aveva comunque smentito, spiegando di non aver mai avuto contatti con i dirigenti di Discovery e di non aver intenzione di cambiare rete.

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