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Iran, l’Isis rivendica l’attentato a Kerman con 84 morti e quasi 300 feriti

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Né gli Usa né Israele: è l’Isis, 24 ore dopo il fatto, ad addossarsi la responsabilità per il doppio attentato avvenuto ieri tra la folla vicino alla tomba di Qassem Soleimani, nella città iraniana di Kerman, che secondo un bilancio rivisto al ribasso ha provocato 84 morti e 284 feriti. Comunque la peggiore strage nella storia della Repubblica islamica. A provocare le esplosioni, ha affermato il sedicente Stato islamico sui suoi canali Telegram, sono stati due suoi kamikaze. Ma Teheran continua comunque a sostenere che dietro ai terroristi si nascondano Wahington e lo Stato ebraico.

Le immagini di manifestazioni in varie città iraniane, con i partecipanti che intonano i consueti slogan di ‘morte a Israele’ e ‘morte all’America’, sono state trasmesse dalla televisione di Stato. Mentre per domani, giorno dei funerali delle vittime, le autorità hanno invitato la popolazione a scendere nuovamente in piazza per esprimere la loro condanna contro i governi israeliano e americano, in questo momento di estrema tensione per il conflitto mediorientale, in cui la Repubblica islamica sostiene Hamas e il movimento sciita libanese di Hezbollah.

E’ vero che altri attentati simili sono stati riconosciuti negli anni passati come opera dei fondamentalisti sunniti dell’Isis nel cuore dello Stato che per eccellenza rappresenta il movimento sciita mondiale. Solo nel 2022, per esempio, 15 persone sono state uccise in un attacco ad un santuario a Shiraz.

Mentre al 2017 risale l’azione più clamorosa, con un doppio assalto al Parlamento di Teheran e al mausoleo dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, fondatore della Repubblica islamica. E’ vero anche che Soleimani era considerato un nemico mortale non solo da Israele e dagli Usa – che lo hanno ucciso – ma anche dall’Isis, per il ruolo che svolto in Iraq e Siria nel combattere l’autoproclamato Califfato. Ma tradizionalmente le autorità di Teheran considerano i terroristi di qualsiasi natura – fondamentalisti sunniti o separatisti di etnie minoritarie – come strumenti di cui si servono israeliani e americani per indebolire la Repubblica islamica.

Gli attacchi di Kerman, ha affermato Esmail Qani, il successore di Soleimani alla guida della Forza Qods dei Pasdaran, sono stati compiuti da “agenti del regime sionista e degli Stati Uniti”. Fin da ieri Washington aveva negato qualsiasi coinvolgimento, dicendosi sicura che nemmeno Israele avesse una qualche responsabilità, e richiamando invece le similitudini tra il doppio attentato di Kerman e gli attacchi rivendicati negli anni passati dall’Isis. Israele, a cui sono stati addebitate diverse uccisioni mirate di scienziati nucleari e comandanti militari in Iran e all’estero, non ha commentato: “Siamo concentrati sui combattimenti con Hamas”, ha commentato il portavoce dell’esercito, Daniell Hagari.

Secondo gli analisti, del resto, l’impiego di due attentatori suicidi, confermato dall’agenzia di Stato iraniana Irna, rispecchia il modo di operare dello Stato islamico. Una “fonte bene informata” citata dall’agenzia ha detto che, non potendo superare gli stretti controlli di sicurezza per avvicinarsi alla tomba di Soleimani, i due kamikaze si sono fatti saltare in aria uno a distanza di 1,5 chilometri e l’altro a 2,7 chilometri dalla moschea di Saheb al-Zaman, dove il generale dei Pasdaran è sepolto.

Dopo la dura condanna espressa ieri dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, è arrivata anche quella del Consiglio di Sicurezza, che ha parlato di “vile attacco terrorista” e ha inviato le condoglianze alle famiglie delle vittime e al governo iraniano.

Mentre il segretario di Stato americano Antony Blnken e la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna hanno concordato in una conversazione telefonica sulla necessità di “evitare una escalation in Libano e in Iran” come risultato del conflitto in atto nella Striscia di Gaza, secondo quanto reso noto dal portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller.

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Dramma ad Algeri, 5 bambini annegati in una gita scolastica

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Una gita scolastica in Algeria si è trasformata in dramma: cinque bambini sono morti annegati ad Algeri, mentre altri due sono ancora ricoverati in terapia intensiva. Lo riferisce un comunicato della protezione civile pubblicato nella tarda serata di ieri su Facebook. La stessa fonte ha indicato che le sue squadre sono intervenute intorno alle 19:30 ora locale (20:30 ora di Roma) per recuperare sei bambini sulla spiaggia del Parco Sablette, sulla baia di Algeri. La nota spiega che un bambino è stato recuperato morto sul posto, mentre altri sei sono stati trasferiti all’ospedale universitario Mustapha Pacha nel centro della città, dove quattro di loro sono morti dopo numerosi tentativi di rianimazione . Da parte sua, la radio ufficiale algerina ha riferito che i bambini provenivano dalla provincia di Médéa (100 chilometri a sud di Algeri). I Dati ufficiali della protezione civile algerina mostrano che l’anno scorso più di 200 persone sono annegate al mare, stagni e dighe.

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Idf, avanti con operazione Rafah per portare ostaggi a casa

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“Le Forze di Difesa di Israele stanno continuando la loro operazione mirata contro Hamas a Rafah come parte degli sforzi per ottenere una duratura sconfitta di Hamas e per portare a casa tutti i nostri ostaggi”. Lo ha detto il portavoce dell’Idf, Rear Admiral Daniel Hagari, in un video diffuso sul canale Telegram dell’esercito israeliano. “La nostra guerra – ha aggiunto – è contro Hamas non contro la popolazione di Gaza”.

“Le nostre operazioni contro Hamas a Rafah restano limitate e dirette a progressi tattici, aggiustamenti tattici, progressi militari e ad evitare aree densamente popolate – ha sottolineato il portavoce dell’Idf -. Dall’inizio della nostra azione mirata contro Hamas a Rafah abbiamo eliminato dozzine di terroristi, scoperto tunnel e numerose armi. Prima delle nostre operazioni invitiamo i civili a spostarsi temporaneamente nelle aree umanitarie e ad allontanarsi dal fuoco incrociato in cui li mette Hamas”.

“Negli ultimi giorni – ha spiegato Rear Admiral Daniel Hagari – abbiamo facilitato l’ingresso di 200.000 litri di carburante dal valico di Kerem Shalom, abbiamo facilitato e coordinato l’apertura di un nuovo ospedale da campo a Gaza e ci stiamo adoperando per consentire il flusso di aiuti umanitari verso Rafah attraverso il valico di Salah Al-Din Road. Solo negli ultimi giorni, ci siamo ricordati del perché il nostro attacco contro Hamas sia vitale: Hamas ha lanciato missili da Rafah verso il valico di Kerem Shalom attraverso il quale Israele lascia entrare gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. E venerdì notte, Hamas ha lanciato 9 missili da Rafah verso la città israeliana di Beer Sheva, colpendo un parco giochi per bambini. Continueremo a compiere la nostra missione per ottenere la sconfitta di Hamas e per riportare a casa i nostri ostaggi”.

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Esercito ucraino, abbandonate posizioni a nord di Kharkiv

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L’unità Gostri Kartuzi delle forze speciali Omega della Guardia nazionale ucraina ha dichiarato ieri sera di essere stata costretta ad abbandonare alcune posizioni nel nord della regione di Kharkiv per il pesante assalto russo e che aree popolate sono passate sotto il controllo nemico. “Alle 14 (di sabato) sono iniziate battaglie per Glubokoye, di importanza strategica. Le perdite russe sono massicce, ma continuano a fare pressione e in alcuni punti hanno avuto successo”, si legge nel messaggio dell’unità su X che ha anche postato un video in cui si vede una colonna di fanteria russa in movimento a sud del villaggio di Morokhovets.

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