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Difesa di Giorgetti su Mes e patto, basta allucinazioni

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Non c’è un ritorno all’austerità, ma alla disciplina con il nuovo patto di stabilità e crescita. Una disciplina necessaria dopo quattro anni di sospensione delle regole europee sui conti pubblici, un lsd a cui “siamo assuefatti”. Anche perché il problema dell’Italia non è il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, ma il debito che “deve essere tenuto sotto controllo altrimenti il Paese non ce la fa”. È stato il giorno del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in commissione Bilancio della Camera, che così ha risposto alle domande pressanti dei parlamentari che affollavano la sala del Mappamondo. Spiegazioni e chiarimenti non sono bastati all’opposizione, mentre hanno ricevuto gli apprezzamenti della maggiornaza. “Giorgetti dopo aver detto che ‘Il Mes era positivo per l’Italia e averlo visto bocciare in aula senza colpo ferire, su iniziativa del suo partito, dovrebbe dimettersi”, ha incalzato il leader di Azione Carlo Calenda. Anche il Pd, con il deputato Ubaldo Pagano ha definito “inaccettabile” che il ministro resti al suo posto. E per Italia Viva Isabella De Monte ha parlato di una “totale impotenza” ammessa da Giorgetti.

Altro che lsd, il governo imporrerebbe al Paese “un’overdose mortale di austerità”, per il deputato Cinquestelle Emiliano Fenu mentre Benedetto Della Vedova di +Europa ha messo in guardia dal rischio di una “deriva pauperistica”. Invitato in Commissione dall’opposizione dopo il voto contrario di Montecitorio alla ratifica del Mes, Giorgetti si è detto pronto a rispondere a tutte le domande, anche per smentire cose “assurde” lette negli ultimi giorni a partire da una: il ministro ha rivendicato di non aver mai detto, in nessuna sede, che l’Italia avrebbe ratificato il meccanismo di stabilità. Anzi, avrebbe anticipato in sede europea che gran parte del Parlamento, nella maggioranza come nell’opposizione, era contraria e che l’esito del voto sarebbe stato “inevitabilmente questo”.

Non sarebbe stato un fallo di reazione rispetto all’intesa sul patto di stabilità, la presa d’atto dei mancati progressi su unione bancaria e mercato dei capitali, in una logica di pacchetto. Il ministro ha riconosciuto ancora una volta che avere uno strumento come il Mes in situazioni di potenziale pericolo, secondo lui, “sarebbe stato più comodo” ma ha aggiunto di non temere conseguenze dalla mancata ratifica perché l’Italia avrebbe il sistema bancario più solido in Europa. Giorgetti ha negato poi di sapere se all’origine della bocciatura ci sia stata una telefonata tra il deputato leghista Claudio Borghi e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Tendo anche a non leggere i giornali e non ho motivo di pensare che sia vero o falso”, ha risposto al deputato di Italia Viva Luigi Marattin che gli chiedeva se fosse lui o Borghi il ministro dell’Economia.

Alla deputata dem Maria Cecilia Guerra che aveva definito “un passo indietro” l’accordo sul patto di stabilità rispetto alla proposta iniziale della Commissione, Giorgetti ha risposto “probabilmente sì”, perché a un testo già complicato sono state inserite tantissime clausole per evitare i veti dei singoli Paesi. “Un caos totale”; ha riconosciuto citando altri parlamentari. Sul testo finale “non possiamo e non dobbiamo fare festa”, ha aggiunto Giorgetti spiegando che è un compromesso da valutare nel tempo e che un veto avrebbe portato al ritorno del vecchio patto di stabilità con il fiscal compact, “regole molto peggiori”.

Sarebbe stato invece “un grande successo dell’Italia” l’introduzione di flessibilità per chi rispetta il Pnrr. Intanto per il 2024 le previsioni del governo sono coerenti con quanto è previsto dalle norme europee quindi “non sono previste manovre aggiuntive”, ha assicurato il ministro. Anzi, durante l’esame della legge di Bilancio al Senato sarebbero stati migliorati “tutti i saldi di finanza pubblica”. E sul finanziamento del Ponte dello Stretto, secondo Giorgetti, non è per niente scandaloso che il fondo di sviluppo e coesione delle regioni direttamente interessate dia un contributo. La postura del governo è di prudenza e “fin quando questo tipo di atteggiamento viene sostenuto credo che il Paese sia al riparo dalle tempeste”, è stato il suo messaggio. Il ministro ha sollecitato quindi ad uscire “dall’allucinazione di questi anni in cui ci sembra tutto dovuto”, come sul superbonus 110%: sarà il Parlamento a decidere, ma con un limite oltre il quale non si può andare.

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Dramma ad Algeri, 5 bambini annegati in una gita scolastica

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Una gita scolastica in Algeria si è trasformata in dramma: cinque bambini sono morti annegati ad Algeri, mentre altri due sono ancora ricoverati in terapia intensiva. Lo riferisce un comunicato della protezione civile pubblicato nella tarda serata di ieri su Facebook. La stessa fonte ha indicato che le sue squadre sono intervenute intorno alle 19:30 ora locale (20:30 ora di Roma) per recuperare sei bambini sulla spiaggia del Parco Sablette, sulla baia di Algeri. La nota spiega che un bambino è stato recuperato morto sul posto, mentre altri sei sono stati trasferiti all’ospedale universitario Mustapha Pacha nel centro della città, dove quattro di loro sono morti dopo numerosi tentativi di rianimazione . Da parte sua, la radio ufficiale algerina ha riferito che i bambini provenivano dalla provincia di Médéa (100 chilometri a sud di Algeri). I Dati ufficiali della protezione civile algerina mostrano che l’anno scorso più di 200 persone sono annegate al mare, stagni e dighe.

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Morto a 2 mesi dal trapianto l’uomo con un rene di maiale

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E’ morto dopo due mesi dall’intervento il primo uomo che si era sottoposto al trapianto di un rene di maiale geneticamente modificato, l’ospedale ha dichiarato di non avere alcuna indicazione che la causa sia stata proprio il trapianto. Lo riferisce il Guardian. Richard “Rick” Slayman, 62 anni, era stato sottoposto all’impianto di rene di maiale nell’ospedale generale del Massachusetts. I chirurghi avevano affermato di ritenere che l’organo sarebbe durato almeno due anni. Ieri, la sua famiglia e l’ospedale hanno confermato la morte di Slayman.

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Esteri

Idf, avanti con operazione Rafah per portare ostaggi a casa

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“Le Forze di Difesa di Israele stanno continuando la loro operazione mirata contro Hamas a Rafah come parte degli sforzi per ottenere una duratura sconfitta di Hamas e per portare a casa tutti i nostri ostaggi”. Lo ha detto il portavoce dell’Idf, Rear Admiral Daniel Hagari, in un video diffuso sul canale Telegram dell’esercito israeliano. “La nostra guerra – ha aggiunto – è contro Hamas non contro la popolazione di Gaza”.

“Le nostre operazioni contro Hamas a Rafah restano limitate e dirette a progressi tattici, aggiustamenti tattici, progressi militari e ad evitare aree densamente popolate – ha sottolineato il portavoce dell’Idf -. Dall’inizio della nostra azione mirata contro Hamas a Rafah abbiamo eliminato dozzine di terroristi, scoperto tunnel e numerose armi. Prima delle nostre operazioni invitiamo i civili a spostarsi temporaneamente nelle aree umanitarie e ad allontanarsi dal fuoco incrociato in cui li mette Hamas”.

“Negli ultimi giorni – ha spiegato Rear Admiral Daniel Hagari – abbiamo facilitato l’ingresso di 200.000 litri di carburante dal valico di Kerem Shalom, abbiamo facilitato e coordinato l’apertura di un nuovo ospedale da campo a Gaza e ci stiamo adoperando per consentire il flusso di aiuti umanitari verso Rafah attraverso il valico di Salah Al-Din Road. Solo negli ultimi giorni, ci siamo ricordati del perché il nostro attacco contro Hamas sia vitale: Hamas ha lanciato missili da Rafah verso il valico di Kerem Shalom attraverso il quale Israele lascia entrare gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. E venerdì notte, Hamas ha lanciato 9 missili da Rafah verso la città israeliana di Beer Sheva, colpendo un parco giochi per bambini. Continueremo a compiere la nostra missione per ottenere la sconfitta di Hamas e per riportare a casa i nostri ostaggi”.

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