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Inter vola con Bisseck e Barella, torna a +4 sulla Juve

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Il panettone non va indigesto all’Inter, che batte anche il Lecce grazie ai gol di Bisseck e Barella, uno per tempo, e festeggia il Natale in vetta alla classifica con quattro lunghezze di vantaggio sulla Juventus. Gli uomini di Simone Inzaghi non risentono né delle fatiche della Coppa Italia né delle assenze di Lautaro Martinez e Dimarco, magari faticano un po’ più del solito a trovare la via del gol ma alla fine con pazienza e tecnica riescono ad avere la meglio di un coriaceo Lecce, mai domo fino agli ultimi minuti di gara, rispondendo al successo di Vlahovic e compagni.

I nerazzurri così restano a +4 sulla Juventus e allungano a +11 sul Milan, continuando la corsa davanti a tutti in classifica e chiudendo un’altra partita senza subire gol, altro segnale positivo per la squadra di Inzaghi. Il copione della sfida è chiaro fin dai primi minuti, con l’Inter che fa la partita e il Lecce che si chiude per provare a pungere in contropiede. La prima occasione è proprio per i pugliesi su un destro secco di Gonzalez che Sommer mette in corner. I nerazzurri rispondono con una fuga sulla sinistra di Mkhitaryan che serve Arnautovic, il cui mancino è respinto col piede da Falcone. I compagni puntano anche a far segnare l’austriaco, criticato dopo la prestazione contro il Bologna in Coppa Italia.

L’ex rossoblu però spreca clamorosamente la migliore occasione creata dai nerazzurri, calciando a lato a tu per tu con Falcone dopo un’ottima combinazione tra Thuram e Barella. A poco a poco l’Inter rallenta i ritmi, tenendo un lento possesso di palla (fino a toccare il 76%) e permettendo al Lecce di chiudere senza problemi ogni spazio. I nerazzurri quindi provano a sfruttare i calci da fermo e il protagonista diventa Bisseck, che nel giro di pochi minuti prima centra la traversa con una deviazione al volo su corner, poi sblocca il risultato con un preciso colpo di testa su punizione dalla sinistra di Calhanoglu che vale il suo primo gol con la maglia dell’Inter. Ma i giallorossi reagiscono subito e con Strefezza sprecano la palla del pari poco prima dell’intervallo. La ripresa si apre con un brivido per l’Inter, con Marcenaro che fischia un rigore per il Lecce per un tocco di mano in Carlos Augusto in area su tiro di Gendrey, ma il Var lo richiama perché il contatto col pallone è sulla schiena.

I pugliesi provano comunque ad alzare ritmo e pressione, lasciando però qualche spazio in ripartenza ai nerazzurri. Si apre qualche varco, con Sommer che risponde presente su Banda, Rafia e Kaba, mentre Falcone replica a Bisseck e Darmian. In un momento in cui la gara sembra in bilico, ci pensa così Arnautovic ad inventarsi il gol del raddoppio, con una giocata di tacco che libera Barella da solo davanti al portiere e il centrocampista non sbaglia. Nel finale va di male in peggio per il Lecce, visto che Marcenaro espelle Banda per proteste dopo un fallo non concesso. Negli ultimi minuti così i nerazzurri sfiorano anche la terza rete, con due grandi interventi di Falcone prima su Pavard, poi su Asllani e Acerbi. Ma i 72mila di San Siro possono festeggiare: l’Inter continua infatti la sua corsa in vetta alla classifica.

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Conte carica il Napoli: “Conta solo vincere”. La città sogna lo scudetto

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Nervi saldi, concentrazione feroce e un solo obiettivo: vincere. Antonio Conte ha scolpito il suo spirito nella pelle della squadra azzurra, che si prepara a vivere contro il Genoa un altro snodo cruciale nella corsa scudetto. Mancano tre partite, e il traguardo è a un passo: ma Conte, da sempre allergico al motto “l’importante è partecipare”, sa bene che tutto si decide alla fine. E avverte: «So il male che fa perdere all’ultima giornata».

Il tecnico salentino non dimentica le sue ferite – dal “fatal Perugia” con la Juventus, al ko di Pasadena con l’Italia – e pretende il massimo da se stesso e dai suoi uomini. Lo ha dimostrato anche nella trasferta di Lecce: non la partita più bella, ma la più contiana possibile. Con la difesa blindata (386 minuti senza subire gol), Rrahmani e Di Lorenzo a murare ogni tentativo, e la squadra tutta a resistere, sacrificarsi, esultare per un rinvio, sospirare a ogni pallone liberato. È la sua idea di calcio: cinismo, essenzialità, efficacia.

Una squadra a sua immagine

Il Napoli di oggi è il riflesso di Conte: pratico, affamato, ostinato. Anche senza Neres, il talento più creativo, la squadra ha mostrato identità e spirito. Una vittoria come quella del Via del Mare non era scontata: è diventata la fotografia del contismo più puro. E ora si entra nel rettilineo finale: Genoa, poi le ultime due tappe per scrivere la storia.

Conte è già proiettato alla sfida coi liguri. Ha concesso due giorni di riposo ai calciatori, ma lui non si ferma mai. Ha trascorso la giornata chiedendo aggiornamenti sulle condizioni di Lobotka, fondamentale nella sua architettura tattica, e studiando dettagli. Perché il suo decimo scudetto – e il secondo del Napoli consecutivo – lo vuole a ogni costo. Anche con tre 1-0, se necessario.

In arrivo il vertice con De Laurentiis

Intanto, Aurelio De Laurentiis sta per rientrare in Italia. La sua agenda prevede incontri istituzionali per il nuovo centro sportivo (a Qualiano), per lo stadio (con il Comune di Napoli), e per la festa scudetto (con la Prefettura). Ma soprattutto è pronto al faccia a faccia con Conte, per pianificare il futuro.

Il rapporto tra i due è solido. De Laurentiis lo ha blindato con un triennale, accontentandolo in tutto: staff tecnico completo, carta bianca sul mercato, gestione totale del gruppo. Ora Conte chiede un altro passo: otto acquisti di livello, tre attaccanti tra questi, e la garanzia che si continuerà a investire. In cambio, la promessa di continuare a costruire un Napoli competitivo e affamato.

Napoli, Conte e la città: un’alchimia vincente

Conte a Napoli si sente a casa. La città lo ha accolto con calore, e lui ne ha ricambiato l’amore con lavoro, rigore e risultati. «Non saprei nascondermi», ha detto. E non ne ha mai avuto l’intenzione. Ha sovrapposto il suo vissuto ai sogni di un popolo che si prepara a vivere una nuova festa, magari con il bus scoperto, come vuole la tradizione.

L’uomo che vive per vincere adesso è a un passo dalla gloria. E Napoli, con lui, si prepara a riscrivere un’altra pagina indelebile della sua storia.

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Juve solo pari a Bologna, manca lo scatto Champions

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Il Dall’Ara resiste e non cade. Ma resiste e non cade anche il tabù Juventus. L’attesa di una vittoria interna dei rossoblù contro i bianconeri è iniziata 27 anni fa e continua: lo spareggio per il quarto posto tra la squadra di Italiano e quella di Tudor finisce senza vincitori nè vinti: a Thuram risponde Freuler, i bianconeri non riescono a difendere un vantaggio arrivato grazie a un’indecisione di Skorupski, mentre il Bologna si conferma squadra che non molla, squadra che ha rimediato più punti da situazioni di svantaggio, ma non completa la rimonta.

Il pareggio vale doppio per la Juventus, che soffre e rischia di perderla nel recupero: anche perché significa difendere il quarto posto, seppur raggiunta a quota 63 da Roma e Lazio. Punto amaro per il Bologna, che scivola al settimo posto, fuori dall’Europa, ma a un solo punto di distanza dalle concorrenti. Per la squadra di Italiano l’Europa è ora obiettivo da raggiungere di rincorsa o attraverso la Coppa Italia, comunque in salita calendario alla mano (Milan e Fiorentina in trasferta e Genoa in casa)Per la Juventus, invece, altro scontro direttoin casa della Lazio, prima di un finale sulla carta in discesa con Udinese e Venezia.

La Juventus colpisce a freddo: Cambiaso ci prova al secondo minuto, sugli sviluppi di corner, ma Beukema mura il tentativo. I rossoblù non colgono il campanello d’allarme e al nono la squadra di Tudor passa con la complicità di Skorupski: McKennie anticipa Freuler in mediana, attiva Cambiaso che trova Thuram al limite: il tiro è centrale, ma Skorupski si lascia scappare il pallone sotto la mano sinistra. Il Bologna subisce il colpo e non reagisce, il match si mette su binari utili alla Juventus, che trova occasioni in contropiede sull’asse Cambiaso-Thuram-Kolo MuaniArrivano le occasioni anche per Kolo Muani. Per il francese però non è serata. Allora è Orsolini a caricarsi il Bologna sulle spalle: al 26 tenta il gol olimpico da corner, ma Di Gregorio è reattivo. Alla 30′, l’episodio che infiamma il Dall’Ara: contatto in area tra Freuler e McKennie, ma Doveri sorvola, mentre su altro corneri di Orsolini Locatelli sfiora l’autorete di testa.

Il Bologna prende campo ma non sfonda e si arriva all’intervallo sullo 0-1, anche perché Gonzalez segna il 2-0 sulla spizzata di Kolo Muani ma è in netto fuorigioco. Lo è pure al quinto della ripresa Cambiaso: altro gol annullato. La ripresa si sviluppa sui binari di fine primo tempo. La Juventus lascia il pallino del gioco ai rossoblù, si arrocca dietro senza rinunciare a ripartire. Crea mischie e qualche pericolo su piazzati, ma su azione fatica, come le capita con continuità da quando Castro si è infortunato nell’ultima sosta delle nazionali. Non a caso ci pensa un centrocampista a siglare la parità: è Freuler, che sempre al nono, ma della ripresa, sfrutta la torre di Dallinga su cross di Cambiaghi per bruciare Thuram e siglare l’1-1, complice una deviazione di Veiga. Il Bologna sale di colpi e ha pure le occasioni per provare a vincerla alla fine, con Cambiaghi e Ferguson, ma non va. Finisce in parità, per Champions ed Europa ci sono 4 squadre in un punto a tre giornate dalla fine.

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Tifoso picchiato davanti al figlio durante protesta tifosi Bari

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Un uomo viene picchiato selvaggiamente da altre persone mentre un bambino, a quanto si apprende suo figlio, piange disperato e poi viene preso in braccio e allontanato da alcuni presenti fino all’arrivo della polizia che tenta di fermare il linciaggio. E’ quanto si vede in un video diventato virale e che ha immortalato quanto accaduto oggi all’esterno dello stadio di Bari durante la partita con il Pisa vinta dai padroni di casa per 1-0. Il pestaggio sarebbe avvenuto durante la contestazione che hanno inscenato gli ultras del Bari al 25′ del primo tempo, dopo avere abbandonato la curva Nord ed essersi radunati all’esterno del San Nicola. L’uomo, un tifoso del Bari, sarebbe stato picchiato da altri sostenitori dei biancorossi perché voleva tornare nello stadio a prendere lo zainetto del figlio.

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