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Cronache

Dramma familiare a Lacco Ameno: bambino tolto alla madre con la forza su ordine del Tribunale

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Lacco Ameno, una tranquilla località costiera, è stata teatro di una drammatica vicenda familiare, culminata nel prelevamento forzato di un bambino di otto anni. Scene strazianti hanno caratterizzato il momento in cui la polizia e i vigili del fuoco sono intervenuti, abbattendo un portone per dare esecuzione all’ordinanza del Tribunale. Il piccolo è stato strappato dalle braccia della madre e affidato a una casa famiglia, una decisione che ha segnato l’epilogo di una tormentata vicenda giudiziaria.

La storia del bambino è iniziata nel 2018 quando, a soli tre anni, divenne oggetto di un contenzioso tra i genitori, separati. La madre denunciò presunti abusi sessuali da parte del padre, innescando una serie di interventi giudiziari e dei servizi sociali. Inizialmente, il padre fu allontanato e il bambino fu affidato alla madre. Successivamente, tutte le accuse verso il padre furono archiviate, ma la madre perse ugualmente l’affidamento del figlio. Il piccolo fu accolto temporaneamente dalle zie paterne, e poi ritornò con la madre, prima di essere infine affidato a una casa famiglia isolana.

La Corte d’Appello respinse i ricorsi presentati dalla madre, confermando l’allontanamento del bambino. Entrambi i genitori avranno il diritto di vedere il figlio, ma solo all’interno della struttura protetta, secondo quanto stabilito dal Tribunale dei Minori. La madre, convinta che il padre rappresenti una minaccia per il bambino, ha manifestato il suo dissenso attraverso proteste mediatiche e il rifiuto di consegnare il figlio ai servizi sociali.

Il prelevamento forzato ha suscitato forti emozioni nella comunità, con il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, esprimendo il suo dolore per la situazione. Tuttavia, ha sperato che questa decisione si riveli, nel tempo, un beneficio per il bambino. L’Udi Napoli, Unione Donne, ha criticato il prelevamento forzato, sottolineando che le donne sono pilastri della legalità e della giustizia, anche quando le sentenze sembrano favorire i padri.

Il sindaco Pascale ha definito il giorno del prelevamento forzato come il più brutto e triste della sua sindacatura. L’auspicio è che, nonostante l’angoscia del momento, la scelta operata dai giudici e dai servizi sociali si riveli positiva per il bambino nel lungo periodo. Mentre la comunità si confronta con questa giornata triste, il focus rimane sulla speranza che il minore trovi serenità e stabilità nella nuova fase della sua vita.

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Anziana investita e uccisa a Napoli, caccia a pirata strada

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Una donna anziana e’ morta a Napoli, vittima di un pirata della strada. Alle 18.15 circa di ieri, in via Labriola, sulla carreggiata in direzione via E. Ciccotti, R.R., 80 anni, e’ stata investita mentre attraversava la strada. Secondo prime ricostruzioni, un’auto si era fermata per consentire il passaggio alla signora, ma una Citroen di colore blu scuro, nel tentativo di sorpassare questa vettura, ha investito la donna e poi e’ fuggita. La Polizia Locale e’ impegnata nelle indagini per identificare il conducente e il veicolo coinvolto. La vittima era stata trasportata all’ospedale Cardarelli in stato di incoscienza e dopo poche ore e’ deceduta.

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Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta premeditò il delitto: rischia ergastolo

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E’ un carico accusatorio molto pesante quello che la procura di Venezia contesta nell’avviso di chiusura delle indagini a Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Mentre il ‘rumore’ esploso nelle piazze e nelle coscienze in nome di Giulia non si e’ mai spento, a sei mesi dalla notte dell’11 novembre quando venne ammazzata tra le fabbriche e le strade vuote di Fosso’, pochi chilometri lontano dalla sua casa di Vigonovo, gli inquirenti tirano una linea e sciolgono alcuni nodi giuridici. E decidono che si’, Turetta aveva premeditato di ucciderla come dimostrerebbero, spiega il procuratore Bruno Cherchi, “la ricerca dei luoghi tramite internet, l’acquisto del materiale necessario per immobilizzare la vittima, la cartina geografica, l’atto di silenziare la persona offesa mettendole del nastro adesivo per non farla urlare, serrare i polsi e le gambe della ragazza”.

Aggiungono l’aggravante della crudelta’, da intendersi come la giurisprudenza la intende: aver inflitto “sofferenze gratuite e non collegabili al normale processo di causazione della morte”. In questo caso con venti coltellate, le prime nel parcheggio davanti alla villetta dove viveva quando Turetta l’aggredi’ a bordo della sua Fiat Punto nera. Qui per diverse ore sono rimaste sull’asfalto le tracce di sangue della ragazza ed e’ stato trovato un coltello da cucina. Poi, dopo averla immobilizzata con lo scotch, questa e’ la ricostruzione della Procura, l’ha spinta in auto, superando la sua resistenza, ha raggiunto in pochi minuti Fosso’ e l’ha assalita di nuovo, finendola. Da li’ e’ iniziata la fuga che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per una settimana. Dopo il delitto Turetta era scappato verso il Friuli e, abbandonato il corpo in un dirupo vicino al lago di Barcis, era fuggito verso l’Austria e poi in direzione Germania, dov’e’ stato fermato dalla polizia tedesca, vicino a Lipsia, nella mattinata del 19 novembre. “L’ho uccisa io” ha detto subito Filippo a chi l’ha fermato, una confessione non utilizzabile nel processo mentre lo e’ quella messa a verbale nel carcere Montorio di Verona, dov’e’ detenuto.

Il contesto in cui il delitto e’ maturato sarebbe stato quello dello stalking, come suggerito alla Procura da chat e testimonianze che riferiscono delle insistenze morbose del giovane nei confronti dell’ex compagna dopo che la loro storia era finita. Omicidio aggravato da premeditazione, crudelta’, efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi e occultamento di cadavere, e’ il robusto capo d’imputazione da cui dovra’ difendersi davanti alla Corte d’Assise. Non c’e’ spazio per il rito abbreviato, che avrebbe comportato uno sconto di un terzo della pena, perche’ i reati sono cosi’ gravi da ipotizzare l’ergastolo. Si chiude cosi’ la prima parte ‘giudiziaria’ di quella che nel frattempo e’ diventata la storia di Giulia e non, come spesso accade nella narrazione mediatica, quella del suo presunto omicida, sul quale si sono spente le luci. La storia di Giulia, di suo padre Gino e della sorella Elena che mai come prima hanno portato l’attenzione sul tema dei femminicidi con i loro appelli a un cambiamento culturale profondo.

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Adr lancia ‘Airport in the City’: a Termini check-in di Ita

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All’inaugurazione di “Airport in the City” sono intervenuti, tra gli altri , la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il presidente di Ita, Antonino Turicchi, il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, il Presidente di Unindustria, Angelo Camilli. “È con grande soddisfazione che oggi ci uniamo ad Aeroporti di Roma per celebrare l’inaugurazione di Airport in the City, un servizio che rende l’esperienza di viaggio sempre più agile e confortevole – ha detto Turicchi – Questo progetto riflette la stretta collaborazione tra ITA Airways e Aeroporti di Roma, evidenziando il comune impegno per l’innovazione e la sostenibilità nel settore dei trasporti”.

“Il progetto di Adr si inscrive appieno nel processo di innovazione e interconnessione del trasporto aereo che l’Enac persegue da tempo” – ha aggiunto il presidente Enac Pierluigi Di Palma. “L’hub di Fiumicino, prima porta d’accesso all’Italia più volte premiato come migliore scalo d’Europa, sviluppa l’integrazione con la stazione Termini, primo snodo ferroviario nazionale, rafforzando l’intermodalità aria-ferro. Con il check-in off-airport Termini Fiumicino, il comparto aereo italiano si riconferma una realtà innovativa, sostenibile e, soprattutto, attenta ai diritti dei passeggeri con l’offerta di servizi di qualità che, oggi, rappresentano l’elemento più importante per le scelte dei consumatori”.

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