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Politica

Ue rivede a ribasso crescita Italia, Pnrr fondamentale

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La Commissione europea ha limato di nuovo al ribasso le previsioni economiche per quest’anno, dopo la revisione di settembre, rivedendole però al rialzo nel 2024 per l’Italia. E tra i “rischi crescenti” posti dallo scenario geopolitico, con la nuova incognita del conflitto in Medio Oriente, arriva da Bruxelles l’invito a portare avanti il Recovery: “L’attuazione del Pnrr è senz’altro fondamentale per sostenere la crescita”, ha avvertito il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, segnalando “un impatto potenziale dello 0,5% di crescita” annua grazie agli investimenti del Pnrr” e guardando all’economia italiana lo 0,5% è “significativo”.

Sull’iter per il pagamento della quarta rata del Recovery e il confronto sulla revisione del Pnrr dell’Italia con il capitolo Repower Eu, intanto, “il lavoro va avanti positivamente secondo il calendario concordato, a conferma della costruttiva interlocuzione avviata ormai da tempo con la Commissione europea”, ha segnalato il ministro per Affari europei Raffaele Fitto, dopo l’incontro a Bruxelles con la task force della Commissione. Per il 2023 l’esecutivo comunitario si attende ora una crescita dello 0,7% del Pil dell’Italia nel 2023, rispetto allo 0,9% stimato in precedenza. L’economia poi accelererà di misura nel 2024 per salire dello 0,9% (da 0,8% delle stime di settembre).

La Commissione ha tagliato di due punti decimali anche l’attesa di crescita nell’Eurozona quest’anno, che passa allo 0,6%. Salirà poi dell’1,2% nel 2024 (1,3% atteso in precedenza). Secondo Bruxelles il rapporto del debito pubblico sul Pil in Italia crescerà nei prossimi due anni anni e oltre quanto previsto dal Governo, con anche una stima sul calo del deficit/Pil meno rapido di quanto prevede Roma.

Per la Commissione il debito salirà dal 139,8% di quest’anno al 140,9% nel 2025 (140,6% atteso nel 2024). Il Governo italiano prevede invece che il debito scenda al 139,9% nel 2025 (dal 140,2% di quest’anno e il 140,1% del 2024). L’esecutivo europeo si attende poi un calo al 4,3% del deficit/Pil dell’Italia nel 2025 (dall’8% del 2022, il 5,3% del 2023 e il 4,4% del 2024). Le previsioni di Roma sono invece di una frenata al 3,6% nel 2025 per scendere infine al 2,9% ed entro il 3% l’anno successivo (5,3% l’attesa per il 2023 nel documento programmatico di bilancio, 4,3% nel 2024). Il calo del disavanzo pubblico è un tema sensibile alla luce del tetto del 3% previsto dai trattati e la riattivazione delle procedure per deficit eccessivo già dal prossimo anno, con la riattivazione del Patto di stabilità attualmente sospeso fino a fine 2023.

Tre le ragioni della differenza tra le stime di Bruxelles e quelle di Roma sul deficit e il debito pubblico italiano, ha spiegato Gentiloni: “un incremento più alto del costo degli interessi sul debito, rispetto alle stime italiane”, l’inclusione dei costi del cuneo fiscale e “un incremento nel valore dei salari e degli stipendi pubblici maggiori di quello che è previsto nelle stime italiane”. La misura del cuneo, ha sottolineato il commissario italiano, “è stata rinnovata sistematicamente” e “il Governo l’ha presentata come una misura permanente quindi ne includiamo i costi”.

La proposta della Commissione Ue sulla riforma del Patto di stabilità “è certamente utile per tutti i Paesi e in modo particolare importante anche per l’Italia”, ha tra l’altro sottolineato Gentiloni, interpellato sulle condizioni di ritorno alla vecchia governance se non si trovasse un accordo. “Le regole preesistenti hanno mostrato un’evidente difficoltà e se abbiamo avuto una crescita molto molto lenta e abbiamo avuto un debito che è andato crescendo continuamente negli ultimi 25 anni non sarà ovviamente colpa delle regole fiscali ma certamente non lo hanno impedito”.

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La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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