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Meloni,1 anno nel club dei Grandi ma con manovre austere

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La guerra in Ucraina, i migranti e ora il conflitto in Medio Oriente. Il primo anno di legislatura del Governo Meloni è ricco di insidie e colpi di scena soprattutto sul fronte internazionale. Ed è, infatti, in politica estera che la presidente del Consiglio si mostra più attiva, sia per riaffermare con forza l’ alleanza atlantica, incontrando più volte anche alla Casa Bianca il presidente Usa Joe Biden ed Henry Kissinger, sia per ribadire la linea europeista dell’Italia, puntando ad una soluzione corale della questione migranti.

Ed è forse proprio questo capitolo quello che più impegna l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni, l'”underdog” diventata premier. In questi primi 12 mesi, la sfida è soprattutto una: da prima donna alla guida di Palazzo Chigi deve riuscire a entrare nel ‘Club dei Grandi’ acquisendo autorevolezza e incisività. Tentando di far dimenticare le polemiche, non solo casalinghe, su “fascismo” e “antifascismo”. Perché, come ripete più volte, l’obiettivo è “far contare di più l’Italia” anche per rilanciare crescita ed economia. Così, vola spesso a Bruxelles e poi nelle capitali di molti Paesi africani per affrontare il tema migranti partendo da quello che lei definisce “il piano Mattei per l’Africa”.

Cioè cercando di coinvolgere i Paesi di provenienza, bloccando le partenze. A Tunisi riesce a portare anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e ad assicurare aiuti al premier Saïed per fermare gli sbarchi che a Lampedusa in un anno si sono più che raddoppiati. Le frizioni con la Francia non mancano, ma poi rientrano. Meloni mantiene vivo il suo rapporto con Vox e con gli altri partiti di destra europei, anche se il no di Orban alla soluzione sui migranti invocata dall’Italia pesa. Così come è destinato a pesare negli equilibri europei, in vista delle prossime consultazioni elettorali, il voto polacco che pone fine al governo conservatore di Kaczynski.

Nessun tentennamento sulle guerre in corso: l’Italia, ribadisce la premier in ogni consesso internazionale, sostiene “senza se e senza ma” l’Ucraina (si pensa all’invio di un ottavo pacchetto di armi) e Israele dopo l’attacco di Hamas. Anche se al summit per la pace del Cairo, Meloni difende la soluzione di “Due popoli due Stati” e critica la “vendetta di Stato”. Le danno filo da torcere, non solo le opposizioni che la criticano per i tagli alla sanità pubblica, alla scuola e per il no a salario minimo, reddito di cittadinanza e Superbonus, ma anche gli alleati e gli stessi compagni di partito.

Più di una volta si trova ad essere bersagliata di domande sul “busto di Mussolini” che il presidente del Senato Ignazio La Russa non fa mistero di conservare a casa o sul figlio di quest’ultimo accusato di stupro. Così come deve prendere le difese del deputato Giovanni Donzelli che in Aula accusa esponenti del Pd di “stare con la mafia” dopo la loro visita in carcere all’anarchico Cospito da giorni in sciopero della fame. E’ continuo il braccio di ferro con le rivendicazioni identitarie dalle Lega, in vista delle Europee della prossima primavera: dalla riforma sull’autonomia differenziata che per ora si riesce a tenere ancora in standby vista l’opposizione delle Regioni del Sud, ai temi della sicurezza.

E ora, dopo la prima del 2022 decisamente austera, c’è la Manovra da far arrivare in porto, con alcune promesse che non si riescono a mantenere per “mancanza di soldi” come la cancellazione della Legge Fornero. Il suo appello a “non presentare emendamenti” indigna l’opposizione. Ma si considera “un successo” la conferma da parte di S&P del rating BBB con outlook stabile per l’Italia. Alla vigilia del suo primo anno da premier, Meloni affronta anche una crisi familiare. La trasmissione Tv “Striscia la notizia” trasmette alcuni fuori onda in cui il compagno Andrea Giambruno ha atteggiamenti “sopra le righe”, corteggia una collega e dice frasi definite “sessiste”. Lei, dopo 10 anni di convivenza, lo lascia via social e avverte: “Chi ha sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappia che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua”.

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Campania: De Luca, Meloni non può parlare di lotta alla camorra

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“Io amo molto i tanti esponenti del mondo cattolico che in questo momento per esempio stanno utilizzando le risorse stanziate alla Regione Campania per gli oratori. Ci sono decine di parroci che stanno creando cose bellissime per aggregare i giovani nelle loro parrocchie. È un lavoro prezioso di aggregazione delle giovane generazioni. E soprattutto sono convinto che la lotta alla camorra la si fa creando il lavoro, aprendo i cantieri, e quindi chi non può parlare di lotta alla camorra è il governo Meloni, che tiene bloccate le risorse da più di un anno, altro che camorra”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, a margine della presentazione dei lavori allo stadio Collana di Napoli, rispondendo a una domanda sulle polemiche seguite alle sue parole sul parroco di Caivano don Maurizio Patriciello.

“La lotta alla camorra – ha aggiunto De Luca – si fa creando lavoro, non facendo demagogia. La lotta alla camorra si fa difendendo l’unità d’Italia, non spaccando l’Italia e calpestando le ragioni del Sud. Non solo i fondi sviluppo e coesione che sono bloccati, ma i fondi per la sanità, i fondi per il trasporto. Non c’è ancora molta gente che nel Sud ha capito bene il pericolo che corriamo. Noi dobbiamo combattere con molta serenità e soprattutto superando questo clima di subalternità, di sottomissione, di vassallaggio. Siamo di fronte ad una prova di burocratismo che sta dando questo Governo che non si è mai vista. Questi sono i problemi reali. Tutto il resto sono strumentalizzazioni, assolutamente inutili e improprie”, ha concluso De Luca.

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Graziano (Pd), grave uso foto don Patriciello in campagna Fdi

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“La lotta alla camorra non può essere né irrisa, né strumentalizzata. La seconda cosa non è meno grave della prima” così il deputato democratico, Stefano Graziano, commenta l’utilizzo dell’immagine di don Patriciello nella campagna elettorale di un candidato di Fdi. Il riferimento è alla vicenda di cui riferisce la Repubblica Napoli.

Il deputato Marco Cerreto, in lizza per le Europee, solidarizza con don Maurizio Patriciello dopo la polemica innescata dal governatore De Luca. “Non avevo intenzione di strumentalizzare nessuno – dice interpellato dal quotidiano – non c’è scritto di votare per me. E’ una manchette che uso sempre sui social e su quella faccio la mia comunicazione”.

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Burlando, ho incontrato Spinelli per dargli un’opinione

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“Questo è uno scandalo che riguarda tutta l’Italia”. Lo ha detto l’ex presidente della Liguria ed ex sindaco di Genova Claudio Burlando, intervistato dal Corriere della sera. Secondo Burlando, il suo successore Giovanni Toti “dava l’impressione di trattare per sé, non per il bene pubblico”.

Anche l’ex governatore ha incontrato di recente l’imprenditore Aldo Spinelli: “Quarant’anni che mi occupo di queste cose. Molto complesse. Non mi sono mai negato quando qualcuno mi ha chiesto un confronto. Ribadisco: oggi io non ho alcun potere decisionale. In quel momento, Spinelli stava litigando con l’uomo genovese di Psa. Ogni volta che si libera un’area, in porto c’è una zuffa. Mi ha chiesto la mia opinione.

Credo che lui abbia reso pubblico l’incontro per fare ingelosire Toti. Tutto qui”, sostiene Burlando. E sulle parole del dirigente Pd Andrea Orlando, che ha definito ‘crepuscolare’ la fine del suo mandato, replica: “L’ho trovato un giudizio ingeneroso e poco informato. Andrea afferma anche di avere indicato Ferruccio Sansa, vicino ai Cinque Stelle, alle Regionali del 2020. Dove il centrosinistra ha avuto il peggior risultato della sua storia. Non so se faccia bene a rivendicare quella scelta. E non sono sicuro che sia questa la strada per vincere”.

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