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Crollano le accuse più gravi per Lucano, in appello 1 anno e 6 mesi invece dei 13 anni in primo grado

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Sette ore. Tanto hanno impiegato i giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria per fare crollare le accuse contestate all’ex sindaco di Riace Domenico “Mimmo” Lucano e stabilire che il “modello Riace” non era criminale. Lucano, accusato di irregolarità nella gestione dell’accoglienza nella cittadina della Locride che ha guidato per quasi tre legislature facendola diventare celebre nel mondo come esempio di accoglienza ed integrazione, era stato condannato dal Tribunale di Locri nel settembre 2021 a 13 anni e 2 mesi di carcere per associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. Accuse tutte cadute in appello ad eccezione di un falso per una delibera del 2017 per il quale è stato condannato a un anno e sei mesi, con pena sospesa, contro la richiesta della Procura generale di una pena a 10 anni e 5 mesi.

Assolti anche tutti gli altri 17 imputati nel processo. Un lungo applauso ha accolto la lettura del dispositivo da parte della presidente della Corte Elisabetta Palumbo, in un’aula gremita di persone che, all’uscita, hanno intonato “Bella ciao”. “E’ la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso” è stato il commento commosso di Lucano, che ha atteso il verdetto nella sua Riace, dopo avere appreso dai suoi legali l’esito del processo. Un incubo iniziato il 2 ottobre 2018 quando fu sottoposto agli arresti domiciliari dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Locri. “Per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi delle gente come un delinquente”, il tutto “per distruggere il ‘modello Riace’, la straordinaria opportunità creata per accogliere centinaia di persone che avevano bisogno e per ridare vita e ripopolare i centri della Calabria”.

Certo, ha ammesso l’ex sindaco, “essendo un comune e mortale essere umano è probabile che in questa vicenda abbia commesso degli errori”. Ma di una cosa è sempre stato sicuro e convinto: “ho sempre agito con l’obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all’accoglienza e all’integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture”. E adesso – è il suo auspicio – “spero che pure la Rai si ricreda e mandi in onda la famosa fiction girata con Fiorello a Riace”. “Grande Lucano, la solidarietà non si processa”, ha commentato Roberto Saviano: “Il modello Riace era un modello vincente: oggi sappiamo che è stato ingiustamente smantellato, sappiamo che l’accoglienza era un modello di sviluppo, che cercare di proteggere chi arriva e di far ripartire il Sud Italia unendo le forze era una strada vincente e giusta”.

Una condanna a “un anno e sei mesi con pena sospesa è una stupidaggine” è stato il commento dell’avvocato Giuliano Pisapia, difensore di Lucano insieme al collega Andrea Dacqua. L’importante, è la convinzione del legale, “è che è stato riconosciuto che Mimmo ha fatto tutto per il bene dell’umanità, per il bene di chi ha bisogno. Non ha fatto nulla per sé stesso. Poi piccoli errori ognuno li può fare”. La sentenza non ha mancato di sollevare reazioni politiche. Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Alfredo Antoniozzi ha augurato a Lucano di uscire completamente assolto dalla Cassazione ma, è stato il suo commento, “è colpevole politicamente di avere proposto un modello di accoglienza insostenibile”.

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Oltre 100 intossicati alla marcia del primo maggio a Valdagno: sospette due fontane non collegate all’acquedotto

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Salgono a oltre 100 le persone rimaste intossicate dopo aver partecipato a una marcia podistica tenutasi lo scorso primo maggio a Valdagno. Nessuno dei pazienti risulta in condizioni gravi, ma l’improvviso e massiccio afflusso al pronto soccorso dell’ospedale cittadino ha fatto scattare immediatamente l’allarme tra le autorità sanitarie locali.

Dalle prime verifiche condotte dal Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Ulss 8 Berica, è emerso un elemento comune tra i partecipanti: tutti si erano abbeverati in alcune fontane private, non collegate all’acquedotto pubblico. Sospettate di essere all’origine dell’intossicazione sono due fontane: quella dei Masteghini (o fontana del Cengio) e quella della Fanana.

Vietato l’uso di due fonti: ordinanza del sindaco

In via precauzionale, il sindaco di Valdagno ha firmato un’ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua delle due fontanein questione, in attesa dei risultati delle analisi. L’origine della possibile contaminazione potrebbe essere riconducibile alle piogge intense delle scorse settimane, che avrebbero compromesso la qualità delle acque sorgive non protette.

Nel frattempo, campioni d’acqua sono stati prelevati e inviati ai laboratori per essere analizzati. I risultati sono attesi nei prossimi giorni e chiariranno se vi sia presenza di agenti patogeni o sostanze contaminanti.

L’Ulss 8 invita la popolazione a non utilizzare acqua proveniente da fonti non controllate, specialmente durante eventi pubblici. Le persone che dovessero manifestare sintomi gastrointestinali sono invitate a rivolgersi immediatamente al proprio medico o al pronto soccorso.

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Settala, orrore in casa: uccide la moglie a coltellate, la figlia di 10 anni chiama i soccorsi: papà ha ucciso mamma

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“L’ho ammazzata, l’ho ammazzata”. Con queste parole, ubriaco e in stato confusionale, un uomo di 50 anni ha confessato ai carabinieri l’omicidio della moglie, accoltellata nella loro abitazione di Settala, alle porte di Milano. A lanciare l’allarme è stata la figlia di 10 anni, che ha telefonato al 118 intorno alle 23, dicendo: “Papà ha ucciso la mamma”. Una chiamata disperata che ha permesso ai soccorritori e alle forze dell’ordine di intervenire rapidamente.

Una tragedia avvenuta in camera da letto

Secondo una prima ricostruzione, la donna – 43 anni, di origine marocchina – sarebbe stata uccisa nel tardo pomeriggio, alcune ore prima della chiamata, mentre si stava preparando per andare a dormire. Indossava il pigiama e si trovava in camera da letto, dove il suo corpo è stato ritrovato senza vita, vicino a un materasso poggiato sul pavimento. L’uomo l’avrebbe colpita con una dozzina di coltellate. Il coltello è stato rinvenuto nell’abitazione, che è ora sotto sequestro.

L’uomo era ubriaco e già noto per comportamenti molesti

Quando è stato bloccato dai militari, il 50enne era in evidente stato di ebbrezza. Alcune testimonianze raccolte dai carabinieri, tra cui quella di una vicina, parlano di un uomo spesso molesto e incline all’alcol. Sul posto è intervenuto anche il pm di turno a Milano, Antonio Pansa, che nelle prossime ore chiederà al gip la convalida dell’arresto per omicidio aggravato.

La figlia sarà affidata a uno zio materno

Al centro di questa tragedia resta la piccola di 10 anni, testimone diretta dell’orrore. La bambina verrà ascoltata nelle prossime ore in un’audizione protetta, assistita da uno psicologo, come previsto dalle procedure della magistratura minorile. Sarà affidata a uno zio materno, già attivatosi per accoglierla.

Un delitto che scuote la comunità di Settala e rilancia con forza la necessità di intervenire con strumenti efficaci per la prevenzione della violenza domestica, a tutela delle donne e dei minori coinvolti.

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Lite tra giovani nel Trevigiano, un morto e un ferito grave

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Una lite tra una decina di giovani nel Trevigiano si è conclusa con la morte per accoltellamento di un 20enne, Lorenzo C.,  e il ferimento di un 22enne ricoverato in gravi condizioni all’ospedale. Due coetanei sono stati fermati dai carabinieri e portati in caserma per chiarire il loro coinvolgimento nella vicenda. Il fatto è avvenuto alle 4 di oggi nei pressi della discoteca Baita a Lago di Castelfranco Veneto. Secondo una pima ricostruzione dell’Arma i ragazzi si trovavano tutti nel locale e non si esclude che i dissapori siano nati sulla pista d ballo e poi degenerati all’esterno. Accertamenti sono in corso per ricostruire la dinamica dell’aggressione e dei motivi che hanno scatenato la lite tra un numero di giovani ancora in fase di identificazione. La vittima era residente in provincia di Padova.

I soccorsi sono stati attivati dal personale della discoteca che ha chiamato il pronto soccorso dell’ospedale. Sul posto sono quindi arrivati un’ambulanza e i carabinieri, ma al loro arrivo non è stata trovata nessuna delle persone coinvolte. I giovani feriti, infatti, si erano recati nell’ospedale castellano con mezzi propri. Il più grave è stato subito portato in sala operatoria ma è morto poco dopo. L’altro è stato anch’esso trasferito in sala operatoria e poi portato in rianimazione in prognosi riservata. Un terzo giovane ha invece riportato una ferita alla gamba e sta facendo la consulenza ortopedica al nosocomio di Montebelluna. Un quarto ragazzo ha una ferita lieve che è stata suturata e dimesso.

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