Tunnel e case sicure, lontani da tutto e guardati a vista. Questo il destino degli almeno 100 israeliani (170 secondo altre fonti) – tra civili e soldati, tra vivi e morti, tra uomini, donne e bambini – catturati dalle fazioni palestinesi nell’attacco oltre confine a kibbutz e strutture militari a ridosso della Striscia. Con una complicazione in più. La loro detenzione è opera di tre fazioni: Hamas (la maggioranza), Jihad islamica e Brigate dei martiri di Al Aqsa, come hanno fatto sapere loro stesse. Una situazione frastagliata e ancora più caotica che non consente al momento – fanno notare fonti nella Striscia – di conoscere l’esatto numero di quanti sono stati portati oltre frontiera.

Ad agire nell’attacco ad Israele infatti non sono stati solo miliziani di Hamas ma anche membri delle altre fazioni o semplici cani sciolti che hanno fatto irruzione nei villaggi israeliani attorno a Gaza e hanno ucciso o rapito molto gente portata poi nella Striscia. Membri di Hamas hanno fatto sapere che gli ostaggi sono appunto tenuti nelle case sicure e nei tunnel, lontano dagli attacchi di Israele. Foto pubblicate dalle fazioni sui social mostrano un gran numero di corpi ma anche di soldati vivi, donne e bambini. La vita a Gaza è sconvolta: gli uffici pubblici sono tutti chiusi, così come quelli del governo e le stazioni di polizia, mentre proseguono gli attacchi dell’aviazione israeliana: tra i più cruenti i media locali segnalano quello nel sud della Striscia, dove sono stati uccisi 9 persone tra cui donne e bambini.

Fin da ieri il ministero della Sanità ha fatto appello alla gente a donare il sangue. Passata la prima fase di giubilo per l’attacco riuscito al “nemico sionista”, ora la popolazione teme l’arrivo delle truppe e dei tank israeliani con il loro ingresso via terra. E non sono in pochi ad aver lasciato nel nord della Striscia – soprattutto a Beit Hanoun – le proprie abitazioni visto che Israele ha dichiarato quell’area zona di guerra. Migliaia di famiglie sono fuggite dirigendosi verso Gaza city e Jabalia per un posto da affittare, ma non è così facile vista la penuria di abitazioni. Sembra che una delle soluzioni possa essere quelle delle scuole dell’Unrwa, ma è praticabile con difficoltà poiché bisogna condividere il posto con altri. Con il taglio dell’energia da parte di Israele – che rappresenta l’80% della fornitura complessiva – la gente ora dispone di sole 4 ore di elettricità al giorno e non c’è quasi internet.