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Jacobs ha scelto gli Usa, ‘mio nuovo coach è Reider’

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 Marcell Jacobs volta pagina, si affida ad un coach statunitense per inseguire il sogno del bis olimpico e decide per questo di lasciare Roma per la Florida, dove lavorerà con altri campioni della velocità. A una sola settimana dalla improvvisa notizia del divorzio dallo storico allenatore, Paolo Camossi, il doppio oro di Tokyo 2021 ha annunciato l’importante novità per il suo futuro di atleta, che lo porterà lontano dall’Italia per mettersi nelle mani di Rana Reider, al quale si sono affidati tanti nomi top della velocità, del salto e degli ostacoli.

“Sono felice di annunciare che il mio nuovo allenatore è Rana Reider – sono le parole di Jacobs -. Avevo detto che la decisione sarebbe stata rapida, anche perché i mesi che mi separano da Parigi 2024 non sono molti e voglio sfruttarli al massimo per ritrovare la piena forma fisica. Mi allenerò principalmente in Florida, a Jacksonville, con atleti di livello mondiale come Andre De Grasse, Trayvon Bromell, Abdul Hakim Sani-Brown e Marvin Bracy! Ho un grande obiettivo: tornare a far sventolare la bandiera italiana il più in alto possibile alle Olimpiadi di Parigi”. “Cambiare a volte è necessario”, afferma il velocista, spiegando che la svolta è stata decisa grazie anche “alla piena fiducia datami anche in questa occasione dalla Fidal, dal Coni e dalle Fiamme Oro, che ringrazio”. Jacobs esprime gratitudine “a tutti coloro che hanno lavorato con me in questi anni contribuendo al raggiungimento di risultati eccezionali, in particolare coach Camossi”.

“Adesso – conclude -, mi impegnerò al massimo, come sempre, per tornare a dare agli italiani le emozioni che hanno vissuto a Tokyo”. Al termine di una stagione in chiaroscuro tra infortuni e scelte difficili ma anche indimenticabile per la medaglia d’argento conquistata nella 4×100 ai Mondiali, lo sprinter azzurro si prepara cos’ anche ad abbandonare Roma dove, “mi sono trovato benissimo, sostenuto dal calore straordinario dei romani”.

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Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Tennis, Tyra Grant: «Sogno di giocare per la Nazionale italiana. L’Italia è casa mia»

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La giovane tennista italo-statunitense ha scelto di rappresentare l’Italia: “Parlo questa lingua, sono cresciuta qui. È casa mia”. A 17 anni, Tyra Caterina Grant ha già preso una decisione che definisce “naturale”: giocare per l’Italia. Nata negli Stati Uniti, figlia dell’ex cestista Tyrone Grant, Tyra è cresciuta in Italia, parla fluentemente italiano e si allena da anni nell’Accademia di Riccardo Piatti, dove ha condiviso gli spazi con Jannik Sinner.

«Italia, la mia casa. Sogno la maglia azzurra»

«Sono cresciuta qui, parlo italiano, i miei amici sono italiani. Giocare con la maglia della Nazionale è il mio sogno», racconta con entusiasmo. Ha scelto l’Italia anche per affetto: «Caterina è il nome di mia nonna, è il mio secondo nome, ma tutti mi chiamano Tyra».

La prima da italiana al Foro Italico

«Poter giocare a Roma come primo torneo da italiana è bellissimo», dice alla stampa statunitense con cui dialoga passando con disinvoltura dall’italiano all’inglese. «Spero di scendere in campo sul Centrale. Non ho la pressione di fare subito risultato, ora mi godo tutto questo amore che sento attorno a me».

I ricordi con Sinner e l’Accademia Piatti

«Quando sono arrivata all’Accademia, Jannik aveva già 17 anni, ma lì si viveva tutti insieme come in una grande famiglia», racconta. L’Accademia ha rappresentato per lei un punto di riferimento e un trampolino di lancio per la sua crescita tennistica.

Nessun episodio di razzismo

A differenza di quanto accaduto ad altre atlete azzurre di colore, Tyra non ha mai subito discriminazioni: «È un tema importante e delicato. Personalmente, non ho mai vissuto brutte esperienze, nessuno mi ha mai presa di mira».

L’America? Solo per lo sport

Se dovesse portare qualcosa degli Stati Uniti in Italia, non ha dubbi: «Il modo in cui si vive lo sport là. Ma vedo che anche in Italia le cose stanno cambiando». Tuttavia, aggiunge, «quando sono in America mi manca tutto dell’Italia: la cultura, il cibo, le città».

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Osservazione della Terra, 700 miliardi di dollari nel 2030

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Un valore di 700 miliardi di dollari entro il 2030: sono queste le previsioni di sviluppo per l’Osservazione della Terra, che alle immagini dei satelliti sta cominciando ad affiancare intelligenza artificiale, supercalcolo e cloud per fornire a tutto il mondo servizi sempre più efficienti e puntuali. Lo indicano gli oltre 600 esperti riuniti a Roma da oggi al 9 maggio per il Geo Global Forum, promosso da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con il Group on Earth Observations (Geo), l’organizzazione internazionale dedicata all’Osservazione della Terra, delle quali l’Italia è stata fra i Paesi fondatori, fondata nel 2005 per facilitare e incrementare i dati rilevati dai satelliti come supporto ad ambiti operativi e decisionali. “Siamo orgogliosi di ospitare in Italia un evento così importante”, ha detto il presidente dell’Asi, Teodoro Valente.

“Il Geo Global Forum evidenzia l’impegno dell’Italia nell’osservazione della Terra dallo spazio come fattore chiave per l’implementazione delle politiche e delle azioni necessarie al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite dedicati alla tutela del nostro pianeta”. A presentare la stima del valore di 700 miliardi di dollari generato entro il 2030 dai dati relativi all’osservazione della Terra è stata la direttrice del segretariato Geo Yana Gevorgyan. Negli ultimi 20 anni – ha aggiunto – Geo ha compiuto notevoli progressi nel promuovere l’utilizzo dell’osservazione della Terra per il bene comune. Oggi queste soluzioni basate sui dati hanno il potere di trasformare il modo in cui comprendiamo e ci prendiamo cura del nostro pianeta”. Il valore di 700 miliardi di dollari è “il risultato della considerazione di più fattori, dalla vendita dei dati satellitari fino a prodotti e servizi finali”, ha detto Giovanni Rum, senior advisor sull’Osservazione della Terra per Asi.

“Dieci anni fa – ha proseguito – c’era la vendita dei dati satellitari, ma gradualmente ci si è spostati avanti nella catena del valore fino ai servizi”. Questo è possibile grazie alle tecnologie che si stanno integrando per ottimizzare il processamento dei dati, come l’intelligenza artificiale e il calcolo ad alte prestazioni; per quanto riguarda la distribuzione, i cloud è la tecnologia emergente per favorire l’accesso degli utenti a dati, informazioni e prodotti. “Alla luce di questi cambiamenti, a 20 anni dalla nascita di Geo – ha detto ancora Rum – si sta passando alla nuova fase chiamata Earth Intelligence”, ossia la capacità di combinare i dati osservativi con quelli socio-economico per fornire informazioni utili ad amministrazioni pubbliche, clienti commerciali e associazioni. Questi scenari saranno anche al centro della Plenaria Geo, il più alto organo decisionale del Gruppo composto dai rappresentanti dei circa 120 Paesi membri e delle oltre 140 organizzazioni partecipanti. Obiettivo della riunione, in programma il 7 e 8 maggio pressi l’Asi, un piano d’azione per i prossimi anni e lanciare una piattaforma per garantire libero accesso ai dati.

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