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Cronache

Granchi blu sempre più affamati, ora anche cannibali

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Sono così tanti i granchi blu presenti nelle acque italiane che non hanno più da mangiare a sufficienza. Si sta assistendo, infatti, a fenomeni di cannibalismo con gli esemplari più grandi che attaccano quelli più piccoli per accaparrarsi spazio e cibo; insomma la densità così elevata di questa specie sta diventando un problema per la loro stessa sopravvivenza. A fornire gli ultimi aggiornamenti su questa vera e propria emergenza è il ricercatore in ecologia dell’Università di Ferrara, Mattia Lanzoni. “Il granchio blu è presente nelle nostre acque già da 30 anni – spiega Lanzoni – ma quello che stiamo vivendo oggi, è esploso in un arco di tempo così breve che era difficile da prevedere. I cambiamenti climatici rendono complicato fare ipotesi su spostamenti e comportamenti di questa specie che va ancora studiata a fondo”.

Certo è che si adatta a tutti gli ambienti, è in grado di creare in mare colonie fino a 3 miglia dalla costa e nelle acque interne di spostarsi fino a 120 chilometri dalla foce di fiumi. Durante il periodo invernale l’attività predatoria dovrebbe diminuire per ripatire a pieno regime con il caldo, spiega ancora il ricercatore, ma un inverno con temperature sopra la media come quello dello scorso anno potrebbe non sortire gli effetti sperati. Tanti i fattori di questa invasione dovuti non solo all’aumento delle temperature, ma anche al drastico calo dei suoi predatori naturali come soprattutto l’anguilla e una massiccia molluschicoltura nel Nord Adriatico, fonte di cibo importante che però non sembra più essere sufficiente.

ùUn’emergenza ambientale che si tenta di risolvere anche portando in tavola questo predatore. Continuano, infatti, ad aumentare i quantitativi commercializzati in tutta Italia, accompagnati da una domanda piuttosto robusta ancora in crescita. Una situazione che permette ai mercati di mantenere quotazioni stabili di settimana in settimana, come fa sapere la Borsa merci telematica italiana (Bmti) su dati rilevati nella rete dei mercati ittici all’ingrosso. Se nella piazza di Roma in questa settimana il granchio blu è venduto a 4,50 euro/Kg, a Chioggia è a 4,28 euro/Kg, mentre a Milano, principale mercato ittico all’ingrosso, è di 5,50 euro/Kg con un aumento del 75% delle vendite rispetto allo scorso anno; un prodotto che comunque nel mercato di Chioggia, fa sapere Bmti, era già presente nel 2017.

Tra ricette, siti e blog il granchio blu non è più un estraneo nelle tavole a casa e al ristorante. E a spingere 8 italiani su 10 ad assaggiarlo sono la curosità e la moda, ma nessuno è disposto a rinunciare a sautè di cozze e spaghetti con le vongole made in Italy come emerge da un sondaggio online di Fedagripesca-Confcooperative. “A noi pescatori il granchio blu viene pagato 1 – 1,5 euro chilo, senza contare che ne buttiamo via oltre il 90% perché quelli più piccoli nessuno li vuole e a noi non resta che smaltirli”, spiegano gli operatori a Scardovari, come a Goro e Comacchio.

Il problema è una cultura gastronomica che in Italia non c’è, evidenzia ancora Fedagripesca, visto che negli Stati Uniti il prezzo al dettaglio sta intorno ai 100 dollari al chilo; qui tutti gli esemplari hanno uno sbocco commerciale dalle zuppe alla trasformazione. Da parte sua il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, in un incontro politico in Abruzzo di Fdi, è tornato sul tema parlando di granchio blu tra le nuove emergenze e ricordando da una parte lo stanziamento nell’immediato di risorse (2,9 milioni di euro, ndr.) per aiutare il comparto pesca e dall’altro il coinvolgimento di cuochi e testimonial, “perché il consumo di questa specie invasiva può portare ricchezza”.

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Tragedia ad Anzola Emilia: uccisa l’ex vigilessa Sofia Stefani, interrogato ex comandante

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Un tragico evento ha scosso la comunità di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa all’interno della sede del Comando della polizia locale, conosciuta come la ‘Casa Gialla’. Il presunto responsabile del delitto è Giampiero Gualandi, ex comandante dei vigili di Anzola, attualmente sotto inchiesta.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16, in una stanza del comando della polizia locale dove Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati. Al momento della tragedia, i due si trovavano soli nella stanza, sebbene nell’edificio fossero presenti altre persone. Le forze dell’ordine stanno conducendo un sopralluogo accurato alla ‘Casa Gialla’ e interrogando i testimoni per ricostruire esattamente quanto accaduto e comprendere la natura del rapporto tra la vittima e il sospettato.

Giampiero Gualandi, ancora in servizio presso il comando di Anzola Emilia, sarà interrogato con l’assistenza di un difensore. Le autorità stanno cercando di chiarire se il colpo di pistola sia stato un tragico incidente o se ci sia stato un movente dietro l’omicidio. Non è ancora chiaro quale fosse la relazione tra Gualandi e Stefani, ma i carabinieri stanno esplorando tutte le possibili piste, inclusa quella di un conflitto personale o professionale.

La notizia ha profondamente colpito la comunità locale, che conosceva bene Sofia Stefani per il suo lavoro come vigilessa. I colleghi della polizia locale e i residenti di Anzola Emilia sono in stato di shock, in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini. Il municipio, situato a pochi passi dal luogo del delitto, è diventato un punto di raccolta per coloro che vogliono esprimere il loro cordoglio e la loro solidarietà alla famiglia della vittima.

La morte di Sofia Stefani rappresenta una tragica perdita e pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulle dinamiche interne al comando della polizia locale di Anzola Emilia. Mentre le indagini proseguono, la comunità spera che venga fatta piena luce su quanto accaduto.

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Inchiesta a Genova, interrogatorio Spinelli: gli intricati legami di potere e le promesse mancate

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L’indagine per corruzione che coinvolge importanti figure della politica e dell’economia ligure continua a rivelare dettagli e complicazioni. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Aldo Spinelli, posto ai domiciliari insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha offerto uno spaccato dettagliato delle sue interazioni con le autorità per ottenere favori legati alla proroga trentennale del Terminal Rinfuse.

Spinelli, durante l’interrogatorio guidato dal giudice Paola Faggioni, ha descritto come ha cercato di influenzare le decisioni a suo vantaggio, sottolineando contatti e telefonate con Toti, a cui si rivolgeva per risolvere problemi analogamente a quanto faceva con predecessori come Burlando. L’imprenditore ha ammesso di aver bonificato 40 mila euro al Comitato Toti come riconoscimento per l’interessamento del presidente, anche se sostiene che non ne sia conseguito alcun vantaggio diretto.

La conversazione ha toccato anche la situazione di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a cui Spinelli prometteva un posto di lavoro a Roma da 300 mila euro, illustrando così la rete di promesse e favori che caratterizzano il settore. L’interrogatorio ha anche evidenziato l’accusa verso altri membri influenti dell’autorità portuale, tra cui Rino Canavese, l’unico a votare contro la proroga della concessione, criticato duramente da Spinelli per le sue posizioni.

Le dichiarazioni di Spinelli hanno aperto uno squarcio su una realtà di gestione dei pubblici poteri in cui gli interessi personali e quelli economici sembrano intrecciarsi a discapito della trasparenza e dell’equità. La questione della spiaggia dell’Olmo, che Spinelli sperava di trasformare da libera a privata, è solo un esempio delle molteplici richieste fatte a Toti, tutte rimaste inevasive secondo l’imprenditore.

Questo scenario complesso mostra quanto possano essere intricate le relazioni tra politica, economia e gestione del territorio, soprattutto in contesti dove le risorse economiche si mescolano con le carriere politiche. L’inchiesta, quindi, non solo cerca di fare luce su specifiche accuse di corruzione, ma sottolinea anche la necessità di una maggiore trasparenza e integrità nelle interazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali.

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Richiesta urgente di intervento al Ministro della Giustizia per risolvere le disfunzioni del processo telematico a Nola

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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha trasmesso un appello urgente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando gravi disfunzioni nel sistema di processo telematico (PST) utilizzato dai Giudici di Pace nel circondario del Tribunale di Nola. Questa problematica sta impattando negativamente sul regolare svolgimento delle udienze e, di conseguenza, sul diritto di difesa dei cittadini.

La delibera, esecutiva immediata dal 10 maggio, è stata inviata anche a figure chiave nel sistema giudiziario, tra cui il Dirigente CISIA di Napoli, Giovanni Malesci, la Presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, e la Presidente del Tribunale di Nola, Paola Del Giudice. La comunicazione segnala la costante e quotidiana inefficienza del sistema, che sta causando notevoli ritardi nelle procedure giudiziarie e aumentando gli arretrati a causa dei continui rinvii d’ufficio.

Il documento illustra una serie di incidenti, tra cui verbali d’udienza irreperibili o caricati solo parzialmente nel sistema, testimonianze non registrate a causa di problemi di connettività, e documenti misallocati nei fascicoli telematici. Tali disfunzioni contrastano con l’obiettivo della riforma “Cartabia” di accelerare i processi e ridurre gli arretrati, rendendo il sistema attuale un ostacolo piuttosto che un facilitatore.

Il Consiglio ha richiesto la formazione di un tavolo tecnico urgente che coinvolga tutti gli operatori del settore giudiziario per formulare un piano d’intervento. Nel frattempo, ha proposto un provvedimento provvisorio che permetta ai Giudici di Pace di gestire le udienze attraverso la verbalizzazione cartacea, come soluzione temporanea al doppio binario, fino a quando le disfunzioni del sistema PST non saranno risolte.

Questo appello sottolinea la necessità di un’immediata revisione delle infrastrutture informatiche nel settore giustizia, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini.

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