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La sfida delle europee, partiti lavorano alle candidature

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Le elezioni europee nel mirino dei partiti politici. Se è vero che all’appuntamento per rinnovo dell’Europarlamento manca ancora un anno (si voterà a giugno del 2024), il centrodestra così come i partiti dell’opposizione iniziano a riflettere sulla composizione del puzzle delle candidature. Nomi certi non ce ne sono, ma di possibili candidature se ne inizia ormai a discutere. Nei giorni scorsi, ad esempio, si era fatto il nome di Arianna Meloni, sorella della premier e big di FdI: “preferirei di no, ma sono un soldato”, aveva risposto la diretta interessata in un’intervista al Corriere lasciando intendere che l’idea non sia del tutto peregrina. In realtà Fratelli d’Italia non ha ancora aperto il dossier europee, il lavoro che si sta facendo a via della Scrofa al momento è quello di raccogliere le candidature per poi passare solo successivamente ad una scrematura.

Se le percentuali saranno confermate infatti, il partito della Meloni potrà contare su una pattuglia di eurodeputati nettamente superiore a quella attuale. Il 2024 non è escluso possa segnare anche il cambio al vertice del partito dei Conservatori e riformisti, la famiglia di riferimento di Fratelli d’Italia. La presidente dell’Ecr è Meloni, il suo mandato è scaduto a giugno ma il vertice dei Conservatori che si è riunito a Roma lo scorso 23 giugno ha votato all’unanimità per la sua riconferma ponendosi come orizzonte le prossime elezioni europee. E dunque come dice il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, “si vedrà”. Nessuna certezza per ora nemmeno per Lega e Forza Italia. Il partito di Matteo Salvinicontinua a corteggiare (l’ultimo in ordine di tempo è stato il vicesegretario Andrea Crippa) il generale Roberto Vannacci, al centro delle polemiche per alcune frasi omofobe e sessiste contenute nel suo libro. Quanto a Forza Italia, sorprese non sembrano all’orizzonte.

Dovrebbero essere ricandidati gli uscenti, anche se non è scontato che tutti riescano a incassare un nuovo seggio (tra i nomi più in bilico quelli di Alessandra Mussolini e Lara Comi). Tutto dipenderà dalla percentuale che riuscirà ad ottenere il partito guidato da Antonio Tajani. Al momento nemmeno in casa del Pd il quadro è chiaro anche se i big in campo dovrebbero essere diversi: Nicola Zingaretti ad esempio, Marta Bonafoni, componente della segreteria Dem e fedelissima della segreteria. Nelle liste potrebbe esserci anche Lucia Annunziata per la circoscrizione Sud. Occhi puntati poi sul destino di Stefano Bonaccini.

Il governatore dell’Emilia Romagna termina il suo mandato a gennaio del 2025 ed il suo nome è circolato nei mesi scorsi come possibile candidato per l’Europarlamento. In alternativa, il Pd potrebbe optare per la senatrice Enza Rando che lascerebbe libero il collegio di Modena e a quel punto il presidente dell’Emilia Romagna potrebbe correre per il seggio di palazzo Madama. Nel borsino delle candidature ci sarebbe anche il nome di Isabella Conti, sindaca di san Lazzaro. Un passato da renziana (si candidò alle primarie di Bologna contro Lepore) poi rientrata nel Pd. Tutto ancora in alto mare, anche l’ipotesi che a scendere in campo sia direttamente la Schlein per trainare la lista Dem. Chi quasi sicuramente correrà per un seggio all’Europarlamento è l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, uno dei nomi su cui punta Giuseppe Conte per la lista del Movimento Cinque Stelle. A pesare nelle scelte potrebbe essere la possibilità che si modifichi la legge per le elezioni europee. Al momento solo un’ipotesi, ma tra i partiti non si esclude che alla fine si possa raggiungere un accordo per abbassare la soglia di sbarramento di un punto, dal 4 al 3%. L’idea non dispiace ai partiti più piccoli ed aprirebbe una sfida tra i vari progetti (quello di Renzi ad esempio) che mirano a conquistare uno spazio al centro.

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La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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