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Trump vola e prende il largo anche in Iowa

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Donald Trump vola nei sondaggi nonostante o meglio grazie alla raffica di incriminazioni. Dopo la quarta in Georgia, per la quale si deve costituire entro venerdì, forse con l’agognata foto segnaletica da trasformare in icona elettorale, appare sempre più come un uomo solo al comando. Secondo un sondaggio Cbs-YouGov, l’ex presidente raccoglie il 62% delle preferenze fra gli elettori repubblicani contro il 16% del suo principale rivale Ron DeSantis e il 7% dell’imprenditore di origine indiana Vivek Ramaswamy, per ora unica sorpresa nella corsa alla Casa Bianca. Il tycoon è in vantaggio anche in Iowa, lo Stato che con i suoi caucus il 15 gennaio darà il calcio d’inizio alle primarie repubblicane, regalando al vincitore una spinta importante per le tappe successive. Secondo un sondaggio del quotidiano locale Des Moines Register, the Donald è avanti di 23 punti sul governatore della Florida, 42% a 19%: un distacco che qui non si vedeva dai tempi di George W. Bush nel 2000.

Seguono, tra i 14 candidati, il senatore afroamericano Tim Scott (9%), l’ex governatrice della South Carolina Nikki Haley e l’ex vicepresidente Mike Pence (entrambi al 6%), l’ex governatore del New Jersey Chris Christie (5%) e l’imprenditore Vivek Ramaswamy (4%). Tutti gli altri sono al 2% o sotto. Il balzo di Trump arriva alla vigilia del primo dibattito tv di mercoledì su Fox News tra i candidati presidenziali del Grand Old Party, che l’ex presidente ha scelto di boicottare diffondendo nelle stesse ore un’intervista registrata con il suo amico e sostenitore Tucker Carlson, l’anchor cacciato dal network conservatore. Tre i motivi della decisione. Il primo è legato proprio al largo vantaggio nei sondaggi: “il pubblico sa chi sono e sa del successo della mia presidenza. Per questo non farò i dibattiti”, ha spiegato su Truth, anche se vuole a tutti i costi il faccia a faccia con Joe Biden. Il secondo è che i suoi avvocati gli hanno consigliato di evitare rischi legali in un evento del genere. Il terzo è la vendetta contro Rupert Murdoch e la sua Fox News, rei di avergli voltato le spalle. In ogni caso sarà il convitato di pietra, e uno dei principali temi di discussione. Della sua assenza cercheranno di approfittare i suoi rivali per far decollare campagne ancora ad una cifra nei sondaggi, a parte DeSantis, che a questo punto diventerà il bersaglio grosso. Sette finora i candidati che si sono qualificati. Schivando il dibattito, Trump si sottrae al più elementare confronto democratico, peraltro organizzato dal partito. Ma ormai, secondo molti osservatori, il suo populismo ha superato ogni limite proiettandolo in un orizzonte post-democratico dove i fatti perdono valore e sono sostituiti da un atto ideologico di fede che trasforma i processi per eversione in un martirio politico. Resta da vedere se e quante condanne subirà prima della convention repubblicana che lo dovrebbe incoronare ‘nominee’. E, se eletto a novembre, che agibilità politica avrà un presidente già condannato o sotto processo per aver tentato di ribaltare l’esito del voto nel 2020.

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Blinken in visita a sorpresa in Ucraina

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in visita a sorpresa in Ucraina. Il capo della diplomazia Usa è giunto stamattina a Kiev con un treno notturno dalla Polonia. E’ previsto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo i giornalisti al seguito di Blinken. Si tratta del quarto viaggio in Ucraina del segretario di stato americano dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022. La visita è intesa a rassicurare Kiev sul continuo sostegno degli Stati Uniti e a promettere un flusso di armi in un momento in cui Mosca sta conducendo una pesante offensiva nella regione nordorientale ucraina di Kharkiv.

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‘Chora è una moschea’, scintille Erdogan-Mitsotakis

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La moschea di Kariye a Istanbul, un tempo chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora e tesoro del patrimonio bizantino, diventa tempio della discordia tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nel giorno della visita del leader ellenico ad Ankara proprio per confermare la stagione di buon vicinato tra i due Paesi dopo decenni di tensioni. Le divergenze sulla moschea si sono riaccese nei giorni scorsi, dopo che il 6 maggio scorso San Salvatore in Chora, chiesa risalente al V secolo e tra i più importanti esempi dell’architettura bizantina di Istanbul, è stata riaperta dopo lavori di restauro durati quattro anni.

Convertita in moschea mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani del 1453, Chora è stata trasformata in un museo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Turchia cercò di creare una repubblica laica dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Ma nel 2020 è nuovamente diventata una moschea su impulso di Erdogan, poco dopo la decisione del presidente di riconvertire in moschea anche Santa Sofia, che come Chora era stata trasformata in un museo. La riapertura aveva suscitato malcontento ad Atene, con Mitsotakis che aveva definito la conversione della chiesa come “un messaggio negativo” e promesso alla vigilia del suo viaggio ad Ankara di chiedere a Erdogan di tornare sui suoi passi in merito. Una richiesta respinta al mittente: “La moschea Kariye nella sua nuova identità resta aperta a tutti”, ha confermato Erdogan in conferenza stampa accanto a Mitsotakis.

“Come ho detto al premier greco, abbiamo aperto al culto e alle visite la nostra moschea dopo un attento lavoro di restauro in conformità con la decisione che abbiamo preso nel 2020”, ha sottolineato. “Ho discusso con Erdogan della conversione della chiesa di San Salvatore in Chora e gli ho espresso la mia insoddisfazione”, ha indicato in risposta il leader greco, aggiungendo che questo “tesoro culturale” deve “rimanere accessibile a tutti i visitatori”. Nulla di fatto dunque sul tentativo di Atene di riscrivere il destino del luogo di culto. Ma nonostante le divergenze in merito, la visita di Mitsotakis ad Ankara segna un nuovo passo nel cammino di normalizzazione intrapreso dai due Paesi, contrapposti sulla questione cipriota e rivali nel Mediterraneo orientale. A dicembre i due leader hanno firmato una dichiarazione di “buon vicinato” per sancire una fase di calma nei rapporti iniziata dopo il terremoto che ha ucciso più di 50.000 persone nel sud-est della Turchia, all’inizio del 2023. “Oggi abbiamo dimostrato che accanto ai nostri disaccordi possiamo scrivere una pagina parallela su ciò che ci trova d’accordo”, ha sottolineato Mitsotakis accanto a Erdogan, confermando la volontà di “intensificare i contatti bilaterali”. Perché “l’oggi non deve rimanere prigioniero del passato”.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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