Collegati con noi

Politica

Fiducia sul decreto bollette, tensione in maggioranza

Pubblicato

del

Il governo pone la fiducia sul decreto bollette ma in Aula alla Camera va in scena un nuovo intoppo parlamentare che non fa che alimentare le tensioni nella maggioranza. Sul provvedimento pesano alcuni rilievi della Ragioneria generale dello Stato che costringono il centrodestra a farlo transitare brevemente in commissione stralciando una norma riguardante la stabilizzazione dei ricercatori sanitari di Ircss pubblici e Izs. Non solo. Si rende necessaria anche una serie di altri stralci per l’estraneità delle misure introdotte durante l’esame in commissione. Tra le altre una che prevedeva la possibilità per i parlamentari di visitare le strutture del Servizio sanitario nazionale anche senza preavviso e un fondo destinato a una scuola intitolata alle vittime di Marcinelle. E c’è chi nella maggioranza adombra la possibilità che sia stato il Colle a chiedere i ritocchi. Ipotesi smentita nettamente dal Quirinale che puntualizza, interpellato al riguardo, che non c’è stato alcun intervento su scelte che comunque sono in capo ai presidenti delle Camere. Ma a far discutere più di tutto è lo stop alla misura sui precari della sanità con le opposizioni e i sindacati che vanno all’attacco. A prendere posizione è anche il presidente della commissione Finanze Marco Osnato (FdI). “L’emendamento – sottolinea – è stato approvato all’unanimità dalle commissioni ed è sacrosanto. Il governo ci chiede un temporaneo passo indietro che con molta fatica accettiamo, ma per noi l’impegno vincolante che si è preso il governo” per presentare una nuova copertura “è scolpito nella pietra”.

“Il Parlamento – polemizza – non può restare alla mercé di alcuni ministeri costruiti come ‘fortini’ stratificati negli anni scorsi”. Intanto l’opposizione va all’attacco. “Il governo volta di nuovo le spalle ai lavoratori precari”, accusa il leader di M5s Giuseppe Conte. “E’ un provvedimento pasticciato e mal gestito”, dice il Pd con Toni Ricciardi. “Trovino una soluzione”, chiede Marco Grimaldi di Avs. “Ancora una volta il governo non mantiene gli impegni presi”, accusa ancora da Avs Angelo Bonelli. “Mancavano 50 milioni di euro – aggiunge – che stranamente non si trovano, però con il decreto bollette abbiamo regalato all’Eni oltre 400 milioni”. E anche dai sindacati arriva un appello. “E’ giunto il momento – dice la Uil-Fpl – per la stabilizzazione dei circa mille precari di Irccs pubblici e Izs, che stanno attraversando un calvario lavorativo: centinaia di ricercatori sanitari che, mediamente, sono precari da 13 anni”. A ore si terrà il voto sulla fiducia e quello finale sul provvedimento che passerà poi all’esame del Senato in seconda lettura. E’ possibile intanto che la norma sui precari venga inserita in un altro “veicolo normativo”. La misura – viene spiegato da fonti governative – è caldeggiata dal ministero della Salute e il Mef starebbe cercando reperire le risorse necessarie. Un’ipotesi è che rientri nel decreto sulle assunzioni nella p.a. in esame sempre a Montecitorio e che dovrebbe approdare in Aula alla Camera il 29 maggio. “Rivendichiamo – sottolinea Nicole Matteoni, deputata di FdI – la parola data in Commissione Finanze dal rappresentante del Governo. La revisione della misura si è resa necessaria per procedere con ordine, inserendola in un testo più omogeneo e strutturato. La sua calendarizzazione – assicura – è prevista già entro la fine di maggio”.

Advertisement

Cronache

Unicost, ‘magistratura si mobiliti contro la riforma di Nordio’

Pubblicato

del

“Ci auguriamo una mobilitazione di tutta la base della magistratura per scongiurare riforme che potrebbero farci scivolare verso regimi non democratici”. Lo sottolinea un documento del direttivo nazionale Unicost relativo alla riforma Nordio “che suscita molte perplessità nel metodo e nel merito”. Preliminarmente, “in quanto il Governo starebbe aspettando la celebrazione del prossimo congresso Anm di Palermo per evitare polemiche in sede congressuale”.

Nel merito, i magistrati di Unicost, commentando il recente meeting annuale europeo dell’Eaj (European Association of Judges), dove “i delegati della nostra Anm hanno ribadito la preoccupazione per le proposte di riforma”, condividono la risoluzione adottata dall’associazione europea “ritenendo che le modifiche di riforma costituzionale già in discussione in Parlamento e l’annunciato nuovo ddl di riforma costituzionale costituiscono un grave attacco all’indipendenza della magistratura, con concreto pericolo per l’attuale equilibrio dei poteri”.

Si rileva, inoltre, che le proposte di riforma “sono in contrasto con gli standard europei secondo cui l’obiettivo precipuo degli organi di autogoverno è quello di proteggere l’indipendenza della magistratura e del singolo giudice, e affinché questo obiettivo si realizzi il Consiglio deve essere libero da influenze politiche dell’esecutivo. e i suoi componenti devono essere eletti tra pari secondo un metodo democratico”. “Gli associati di Unità per la Costituzione – conclude la nota – esprimono gratitudine nei confronti dell’Associazione Nazionale Magistrati Italiana che ha fatto sentire presso gli organismi internazionali e, in particolare, europei la voce dei magistrati italiani, preoccupati per le derive antidemocratiche che minano l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge che solo una magistratura autonoma e indipendente può assicurare”.

Continua a leggere

Politica

Schlein, firma referendum Cgil, malumori riformisti Pd

Pubblicato

del

Elly Schlein firmerà i referendum della Cgil, tra cui quello sul Jobs Act. Lo ha annunciato la stessa segretaria del Pd cogliendo di sorpresa osservatori e dirigenti del Pd che immaginavano un periodo di decantazione durante la campagna elettorale per le europee, rispetto ad un punto divisivo per i Dem. A margine della festa dell’Unità a Vecchiazzano a Forlì, dove ci sono i banchetti della Cgil per raccogliere le firme sui referendum, a Schlein è stato chiesto se aderirà ai quesiti. “Ho già detto che molti del Pd firmeranno così come altri non lo faranno – ha replicato Schlein -. Io mi metto tra coloro che lo faranno. Non potrei far diversamente visto che è un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l’anno scorso”. “Adesso il Pd è impegnato nella campagna delle Europee, sulle amministrative, e su un’altra raccolta firme per noi molto rilevante che è quella per il salario minimo”.

L’annuncio di Schlein arriva dopo che appena 48 ore prima uno dei principali esponenti dell’area riformista, Lorenzo Guerini, aveva detto che al posto della segretaria non avrebbe firmato i referendum, e altrettanto aveva fatto Marianna Madia 24 ore prima. Diffusasi la notizia Piero De Luca, coordinatore dell’area Bonaccini, ha a sua volta annunciato che sarà tra quelli che non firmerà. De Luca ha evitato toni troppo polemici, ma ha osservato che “anziché guardare nello specchietto retrovisore” sarebbe stato meglio “lavorare a idee e proposte che guardino avanti e migliorino le condizioni dei lavoratori, unendo il partito”, come appunto il salario minimo. Caustica Marianna Madia: “Se proprio voleva fare questa forzatura poteva farlo prima di Conte. Rimango contraria. In molti come me”.

Come ad esempio Simona Malpezzi (“non firmerò e penso sia sbagliato firmare”, ha scandito). Probabilmente proprio la volontà di non essere scavalcata a sinistra da Giuseppe Conte, ha spinto la segretaria alla decisione “solitaria”, senza cioè interpellare alcun organo di partito, lasciando per così dire “libertà di coscienza” ai Dem (“c’è chi firmerà e chi no”). Dal suo canto Conte ha battuto sullo stesso tasto: “quando siamo stati al governo abbiamo adottato il decreto dignità contro la precarizzazione, abbiamo iniziato a smontare il Jobs act, che ha creato lavori sempre più precari e ha favorito la moltiplicazione dei contratti a tempo determinato”. Matteo Renzi ha colto la palla al balzo per rilanciare la polemica con il proprio ex partito: “Elly Schlein firma i referendum contro il JobsAct – ha scritto sui social -. La segretaria del PD firma per abolire una legge voluta e votata dal PD. Finalmente si fa chiarezza. Loro stanno dalla parte dei sussidi, noi dalla parte del lavoro. Amici riformisti: ma come fate a restare ancora nel PD?”.

La risposta sembra volerla fornire Daniela Ruffino di Azione: “i riformisti dem sono finiti in una riserva indiana” ed è “sufficiente scorrere le liste per le elezioni europee per capire che la componente cattolica e riformista che aveva animato la stagione dell’Ulivo è ridotta ai margini”. “La scelta di Elly Schlein di firmare il referendum della Cgil contro il Jobs Act – si aggiunge la coordinatrice renziana Raffaella Paita – certifica ufficialmente il compimento definitivo della deriva grillino populista del Pd, un partito snaturato che ha perso completamente la vocazione originaria”. Un ragionamento contenuto nel commento tranchant di Carlo Calenda: “È un gravissimo errore da parte di Schlein firmare contro il Job act e appiattirsi sulle battaglie ideologiche e politiche di Landini”.

Continua a leggere

Politica

Mattarella all’Onu: serve il coraggio di una riforma

Pubblicato

del

“Una guerra mondiale diffusa”, disse papa Bergoglio. Parole fatte proprie anche dal presidente Sergio Mattarella che oggi è atterrato a New York per una visita di tre giorni interamente dedicata alle Nazioni Unite durante la quale sarà impossibile non tenere conto delle tensioni internazionali, della guerra in Ucraina, di quanto sta accadendo a Gaza. Basti pensare che a poca distanza dal Palazzo di Vetro continuano fortissime le proteste studentesche pro-Palestina e che la Columbia University, che Mattarella avrebbe dovuto visitare, è ancora chiusa agli esterni dopo lo sgombero di pochi giorni fa.

Proprio in questi giorni Philippe Lazzarini, Commissario generale dell’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, ha chiesto al governo Meloni di ripristinare il contributo italiano per l’agenzia che assiste i profughi palestinesi (non solo quelli di Gaza) dopo che l’ex ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha presentato le conclusioni del suo rapporto incaricato di analizzare la “neutralità” dell’UNRWA spiegando che al momento Israele non avrebbe ancora fornite prove dell’infiltramento di Hamas in Unrwa.

Un dossier, quest’ultimo, che potrebbe essere affrontato da Mattarella nei suoi colloqui. Mai come oggi il ruolo delle Nazioni Unite come strumento di pace e risoluzione negoziale dei conflitti si presenta debole, se non inefficace, ad affrontare le grandi crisi del pianeta. Ma per l’Italia non significa che bisogna arrendersi alle difficoltà. Al contrario oggi più che mai bisogna spingere sul multilateralismo ed impegnarsi ad una riforma dell’Onu per poi puntare ad un suo rafforzamento. Il capo dello Stato è atterrato nella Grande mela avendo nei propri pensieri proprio questa logica: dare un contributo per “superare le attuali difficoltà politiche e strutturali” dell’Alleanza, spiegano dal Quirinale. Il presidente centrerà i suoi interventi sul “coraggio della riforma” delle Nazioni Unite per fare in modo che non sia più un “Olimpo dei Paesi potenti”, come già disse nel lontano 1996 un altro presidente, Oscar Luigi Scalfaro, nel suo intervento al Palazzo di Vetro.

Perchè di riforma dell’Onu si parla ormai da decenni, soprattutto della riforma del principale organismo decisionale, il Consiglio di Sicurezza, ristretto tra i Paesi leader e bloccato dai veti contrapposti. Non sono previsti quindi contatti con l’amministrazione Usa che peraltro il capo dello Stato ha già sondato incontrando il presidente Biden alla Casa Bianca nel 2021. Certo, sarà difficile in terra americana schivare le polemiche che stanno crescendo in Italia per il caso dello studente, Matteo Falcinelli, arrestato e torturato dalla polizia di Miami e il cui video dell’incaprettamento in caserma ha scioccato i cittadini.

In ogni caso Sergio Mattarella porterà con forza al Palazzo di Vetro l’incrollabile “credo” dell’Italia nella potenza del multilateralismo da contrapporre ai blocchi che si stanno delineando nel pianeta. Alla vigilia del 70.mo anniversario dell’adesione dell’Italia all’Onu, il presidente Mattarella entrerà due volte nel Palazzo di Vetro per parlare. Interventi ai quali si affiancheranno i colloqui ufficiali con il segretario generale Antonio Guterres e con il presidente dell’Assemblea Dennis Francis. Il primo impegno sarà, per Mattarella, l’intervento alla Conferenza sullo stato di attuazione dell’obiettivo 16 (‘Pace, giustizia ed istituzioni per lo sviluppo sostenibile’ dell’Agenda 2030). Si tratta di un appuntamento che viene proposto ogni anno per monitorare uno degli obiettivi fissati dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile, rispetto al quale l’Italia ha assunto un ruolo di primo piano. Si annuncia decisamente più politico il secondo discorso del presidente all’Assemblea generale dove parlerà sul tema “Italia, Nazioni unite e multilateralismo per affrontare le sfide comuni’.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto