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Va a fuoco l’azienda del Tavernello a Faenza

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Lingue di fuoco e nubi di fumo nero visibili a chilometri di distanza, poi una forte esplosione e una serie di deflagrazioni più lievi. Gli operai che scappano correndo via e le prime sirene dei soccorsi che si sentono in lontananza. Dopo i terribili giorni caratterizzati dall’alluvione, con centinaia di evacuati e danni a non finire, Faenza ha vissuto un’altra giornata di passione. Un vasto incendio ha infatti avvolto questa mattina, poco prima di mezzogiorno, 15 silos da 200 metri cubi di alcol dello stabilimento faentino dell’azienda vitivinicola Caviro Extra, del Gruppo Caviro, in via delle Convertite.

Fin dall’inizio si temeva il peggio, con diverse vittime e feriti, ma poi sia i vigili del fuoco che l’azienda hanno dato la conferma che nessuna persona era rimasta coinvolta nell’incendio. La Caviro Extra è impegnata nel recupero dei sotto-prodotti derivati dalla filiera vitivinicola e agroalimentare, che vengono trasformati in biometano e in prodotti nobili per l’alimentare, il farmaceutico e l’agricoltura. Il vino, infatti viene prodotto a Forlì. Il Gruppo Caviro, nato nel 1966 a Faenza, oggi esporta i suoi prodotti in oltre 70 Paesi. “Con oltre 37.300 ettari di superficie vitata, 27 cantine socie, 11.650 viticoltori in sette regioni d’Italia e una produzione di 660.000 tonnellate di uva, Caviro è la cooperativa agricola leader in Italia nel settore vitivinicolo”, si legge sul sito di Caviro Extra. Tavernello è il suo brand più famoso.

Il sindaco di Faenza, Massimo Isola, insieme alla Protezione civile, ha subito avvertito i residenti di abbandonare la zona creando una sorta di zona rossa di un chilometro intorno all’area interessata dalle fiamme e sono state evacuate anche tutte le aziende vicine alla Caviro. Tra operai e residenti sono state circa 500 le persone allontanate: alcune famiglie (25-30 persone) hanno trovato rifugio al Pala Cattani, lo stesso utilizzato per l’emergenza alluvioni. Non è ancora chiaro quando potranno rientrare nelle loro abitazioni. Nel tardo pomeriggio i vigili del fuoco erano ancora impegnati nello spegnimento: una cinquantina i pompieri al lavoro, arrivati anche da altre province, con due mezzi aeroportuali, e 15 mezzi tra Aps, autobotti, nuclei Nbcr, autoscale e un elicottero.

La Prefettura ha fatto sapere che anche un drone si è alzato in volo, per valutare gli effetti del rogo e dalle “stazioni di rilevamento installate da Arpae non sono state, al momento, rilevate tracce di inquinanti nell’aria”. “Per valutare eventuali ricadute ambientali – ha spiegato Arpae – sono stati effettuati diversi prelievi con fiale a lettura istantanea per la ricerca di metanolo, etanolo e biossido di zolfo. In particolare è stata riscontrata una limitata presenza di etanolo ed esclusa la presenza di metanolo e biossido di zolfo”. Gli accertamenti proseguiranno nei prossimi giorni.

Preoccupati i sindacati: “L’attenzione da parte nostra resterà alta finché non verrà fatta luce sulle cause che hanno comportato questo incendio, mettendo a rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici che in quel momento si trovavano in turno. Avanziamo già la richiesta di un incontro alla direzione aziendale di Caviro oltre che alle istituzioni del territorio, in quanto siamo molto preoccupati, oltre che per i danni strutturali e occupazionali, anche per l’impatto ambientale sulla comunità di Faenza”.

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Anziana investita e uccisa a Napoli, caccia a pirata strada

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Una donna anziana e’ morta a Napoli, vittima di un pirata della strada. Alle 18.15 circa di ieri, in via Labriola, sulla carreggiata in direzione via E. Ciccotti, R.R., 80 anni, e’ stata investita mentre attraversava la strada. Secondo prime ricostruzioni, un’auto si era fermata per consentire il passaggio alla signora, ma una Citroen di colore blu scuro, nel tentativo di sorpassare questa vettura, ha investito la donna e poi e’ fuggita. La Polizia Locale e’ impegnata nelle indagini per identificare il conducente e il veicolo coinvolto. La vittima era stata trasportata all’ospedale Cardarelli in stato di incoscienza e dopo poche ore e’ deceduta.

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Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta premeditò il delitto: rischia ergastolo

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E’ un carico accusatorio molto pesante quello che la procura di Venezia contesta nell’avviso di chiusura delle indagini a Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Mentre il ‘rumore’ esploso nelle piazze e nelle coscienze in nome di Giulia non si e’ mai spento, a sei mesi dalla notte dell’11 novembre quando venne ammazzata tra le fabbriche e le strade vuote di Fosso’, pochi chilometri lontano dalla sua casa di Vigonovo, gli inquirenti tirano una linea e sciolgono alcuni nodi giuridici. E decidono che si’, Turetta aveva premeditato di ucciderla come dimostrerebbero, spiega il procuratore Bruno Cherchi, “la ricerca dei luoghi tramite internet, l’acquisto del materiale necessario per immobilizzare la vittima, la cartina geografica, l’atto di silenziare la persona offesa mettendole del nastro adesivo per non farla urlare, serrare i polsi e le gambe della ragazza”.

Aggiungono l’aggravante della crudelta’, da intendersi come la giurisprudenza la intende: aver inflitto “sofferenze gratuite e non collegabili al normale processo di causazione della morte”. In questo caso con venti coltellate, le prime nel parcheggio davanti alla villetta dove viveva quando Turetta l’aggredi’ a bordo della sua Fiat Punto nera. Qui per diverse ore sono rimaste sull’asfalto le tracce di sangue della ragazza ed e’ stato trovato un coltello da cucina. Poi, dopo averla immobilizzata con lo scotch, questa e’ la ricostruzione della Procura, l’ha spinta in auto, superando la sua resistenza, ha raggiunto in pochi minuti Fosso’ e l’ha assalita di nuovo, finendola. Da li’ e’ iniziata la fuga che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per una settimana. Dopo il delitto Turetta era scappato verso il Friuli e, abbandonato il corpo in un dirupo vicino al lago di Barcis, era fuggito verso l’Austria e poi in direzione Germania, dov’e’ stato fermato dalla polizia tedesca, vicino a Lipsia, nella mattinata del 19 novembre. “L’ho uccisa io” ha detto subito Filippo a chi l’ha fermato, una confessione non utilizzabile nel processo mentre lo e’ quella messa a verbale nel carcere Montorio di Verona, dov’e’ detenuto.

Il contesto in cui il delitto e’ maturato sarebbe stato quello dello stalking, come suggerito alla Procura da chat e testimonianze che riferiscono delle insistenze morbose del giovane nei confronti dell’ex compagna dopo che la loro storia era finita. Omicidio aggravato da premeditazione, crudelta’, efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi e occultamento di cadavere, e’ il robusto capo d’imputazione da cui dovra’ difendersi davanti alla Corte d’Assise. Non c’e’ spazio per il rito abbreviato, che avrebbe comportato uno sconto di un terzo della pena, perche’ i reati sono cosi’ gravi da ipotizzare l’ergastolo. Si chiude cosi’ la prima parte ‘giudiziaria’ di quella che nel frattempo e’ diventata la storia di Giulia e non, come spesso accade nella narrazione mediatica, quella del suo presunto omicida, sul quale si sono spente le luci. La storia di Giulia, di suo padre Gino e della sorella Elena che mai come prima hanno portato l’attenzione sul tema dei femminicidi con i loro appelli a un cambiamento culturale profondo.

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Adr lancia ‘Airport in the City’: a Termini check-in di Ita

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All’inaugurazione di “Airport in the City” sono intervenuti, tra gli altri , la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il presidente di Ita, Antonino Turicchi, il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, il Presidente di Unindustria, Angelo Camilli. “È con grande soddisfazione che oggi ci uniamo ad Aeroporti di Roma per celebrare l’inaugurazione di Airport in the City, un servizio che rende l’esperienza di viaggio sempre più agile e confortevole – ha detto Turicchi – Questo progetto riflette la stretta collaborazione tra ITA Airways e Aeroporti di Roma, evidenziando il comune impegno per l’innovazione e la sostenibilità nel settore dei trasporti”.

“Il progetto di Adr si inscrive appieno nel processo di innovazione e interconnessione del trasporto aereo che l’Enac persegue da tempo” – ha aggiunto il presidente Enac Pierluigi Di Palma. “L’hub di Fiumicino, prima porta d’accesso all’Italia più volte premiato come migliore scalo d’Europa, sviluppa l’integrazione con la stazione Termini, primo snodo ferroviario nazionale, rafforzando l’intermodalità aria-ferro. Con il check-in off-airport Termini Fiumicino, il comparto aereo italiano si riconferma una realtà innovativa, sostenibile e, soprattutto, attenta ai diritti dei passeggeri con l’offerta di servizi di qualità che, oggi, rappresentano l’elemento più importante per le scelte dei consumatori”.

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