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Inter-Lazio 3-1, ora match point scudetto per il Napoli

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Grande rimonta dell’INTER. Lautaro (doppietta) ha tolto le castagne dal fuoco per un’INTER che ha rischiato di perdere una partita in cui aveva attaccato a tutto spiano senza segnare. Il succo del primo tempo è che l’INTER ha aggredito la Lazio costantemente e inutilmente (gol annullato a Mkhitaryan) e la Lazio si è difesa, approfittando di un errore di Acerbi per segnare con Felipe Anderson. Il problema del gol è riaffiorato nella fase iniziale in casa nerazzurra. Ci ha provato ripetutamente, la squadra di Inzaghi, ma Barella e soci hanno avuto scarsa mira. La Lazio ha così messo a profitto la sua maggiore concretezza. I cambi nella ripresa hanno dato forza all’offensiva nerazzurra e Provedel ha salvato il risultato. I tifosi dell’INTER hanno cantato “O mia bela Madunina”, ma il miracolo lo ha fatto Lautaro. Poi Gosens ha segnato il 2-0 il bis su palla di Lukaku regalando speranze all’INTER e al… Napoli. Lautaro con il tris ha dato ai nerazzurri una meritata vittoria. Cambi deciusivi, quindi.

L’INTER, con questa vittoria ha ottenuto due risultati: a) ha dato continuità ai propri risultati alimentando le speranze di giocare in Champions nella prossima, stagione; b) ha regalato la possibilità di festeggiare anzitempo lo scudetto al Napoli. I nerazzurri hanno agganciato Milan e Roma sul quarto gradino della classifica. Per la Lazio un passo falso che mette a repentaglio il secondo posto. Inzaghi aveva aveva schierato D’Ambrosio in difesa, Brozovic in regia dirottando Calhanoglu in panchina, e Lukaku-Correa in attacco. Sarri aveva ritrovato Casale in difesa, Cataldi in mezzo e Immobile in avanti. C’era il pubblico delle grandi occasioni, tutto esaurito, a San Siro. Presente anche Pandev. In un’orgia di ex, in avvio doppio intervento di Provedel sui tiri di Brozovic e Dimarco. L’INTER per un po’ è sembrata più determinata, con frequenti incursioni dello stesso Dimarco sulla sinistra. Lazio poco incisiva. Un colpo di testa smorzato su cross di Damian da destra, non ha impensierito Provedel, ma è stato il segno di un costante attacco dei nerazzurri. Così al 25′ è arrivato il gol interista di Mkhitaryan, pronto a insaccare dopo un’azione Brozovic-Correa (in offside). Annullato.

Al 30′ il gol (valido) di Felipe Anderson su incredibile errore di Acerbi (un ex) al limite e palla di Luis Alberto al brasiliano. Alto un bel tiro di Mkhitaryan dal limite. Un destro basso e forte di Barella è finito fuori di un niente. Una grande occasione per Immobile che l’ha messa nell’angolo sulla sinistra, dove Onana è arrivato a deviare. Lazio in vantaggio nel primo tempo. Nella ripresa, Dumfries al posto di D’Ambrosio nell’INTER. L’infortunio a Cataldi ha costretto Sarri a chiamare in causa Vecino (un altro ex). L’INTER ha ripreso ad attaccare: Barella ha deviato fuori una palla invitante di Dimarco. Un break della Lazio con tiro di Luis Alberto salvato da Onana. Inzaghi ha fatto entrare Calhanoglu e Lautaro al posto Mikhitaryan e Correa. L’offensiva nerazzurra è apparsa intensificata con i cambi. Un sinistro di Dimarco ha costretto Provedel a una deviazione, anche Dumfries ha cercato la porta. Sarri ha inserito Pedro al posto di Immobile, non felice.

Gosens ha sostituito Bastoni. Lautaro, lanciato in area è stato neutralizzato da Casale. Poi al 32′ l’invocato Lautaro su palla di Lukaku ha pareggiato anticipando i difensori laziali. Ancora il belga su assist di Lukaku da destra, in acrobazia ha regalato il gol della vittoria all’INTER. Lazzari e Pellegrini hanno rimpiazzato Hysaj e Marusic. Nell’INTER De Vrij in vece di Gosens. Al 45 Lautaro, approfittando di un brutto errore difensivo della Lazio, ha segnato ancora. E la partita è finita. I giocatori in evidenza: Felipe Anderson ha fatto vedere qualcosa in fase offensiva. Lukaku, con due assist per Lautaro e Gosens, che hanno segnato, è stato decisivo. L’INTER ha fatto più della Lazio, meritando il successo.

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Napoli, una sinfonia perfetta verso il tricolore: Di Lorenzo, Rrahmani e Lukaku suonano all’unisono

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Un’intesa perfetta dentro e fuori dal campo, una coralità di dichiarazioni che racconta lo spirito con cui il Napoli si sta avvicinando alle ultime tre tappe decisive verso lo scudetto. La capolista mantiene nervi saldi e piedi ben piantati a terra, forte di un gruppo unito che parla una sola lingua: quella del lavoro, della concentrazione e dell’equilibrio.

La difesa è il vero punto di forza

Il successo di misura a Lecce porta in dote la quarta partita consecutiva senza subire gol e la diciassettesima in stagione. Merito anche di Amir Rrahmani, pilastro difensivo del Napoli e stakanovista silenzioso: «È stata una gara difficile, ma abbiamo tenuto botta. Tutto parte dal lavoro degli attaccanti, quando pressano bene diventa più facile per noi dietro».

Una solidità difensiva da record, con soli 25 gol subiti: il miglior dato tra i top 5 campionati europei. Numeri che spiegano il primato.

Di Lorenzo: «Siamo mentalizzati, ma serve ancora attenzione»

Il capitano Giovanni Di Lorenzo invita tutti a non abbassare la guardia: «Vittoria pesante, ma non decisiva. Mancano tre gare e dobbiamo restare concentrati. Ci siamo guadagnati tutto sul campo e dipendiamo da noi stessi».

Il leader azzurro sottolinea la trasformazione di questa squadra: «Ripensando a come avevamo chiuso la scorsa stagione, è incredibile essere in testa. Dal ritiro di luglio abbiamo fatto tanti sacrifici. Ora serve massima concentrazione».

Lukaku: «Come diceva Kobe, il lavoro non è finito»

Il centravanti Romelu Lukaku, alla sua 130ª partita con Conte, si è visto annullare un gol per fuorigioco millimetrico, ma non perde l’ironia: «Colpa del mio 48,5 di piede».

Poi torna serio: «Dobbiamo restare concentrati, abbiamo tre punti di vantaggio ma non possiamo rilassarci. Come diceva Kobe Bryant, il lavoro non è ancora finito».

Sull’intesa con Raspadori e McTominay: «Stiamo trovando i giusti equilibri. Mettiamo sempre in difficoltà le difese».

E sulla Champions, un pensiero all’Inter: «Auguro loro il meglio, ma noi dobbiamo pensare solo al nostro cammino».

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In Evidenza

Sinner torna a Roma da numero uno: il Foro Italico si prepara a una giornata storica

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Dopo tre mesi di assenza e la squalifica scaduta, Jannik Sinner fa il suo ritorno agli Internazionali d’Italia: atteso il primo allenamento sul Centrale. Con lui anche Musetti: sei anni dopo la loro semifinale da giovanissimi, tornano entrambi nella top 10 mondiale

L’attesa è finita: domani il Foro Italico si stringerà attorno a Jannik Sinner, che alle 19 scenderà in campo per il suo primo allenamento ufficiale agli Internazionali d’Italia da nuovo numero uno del mondo, tre mesi dopo l’ultima apparizione nel circuito. L’evento sarà aperto ai 10.500 spettatori titolari dei biglietti “ground” e promette il tutto esaurito.

Una giornata evento: dal volo a Roma al primo allenamento sul Centrale

Sinner è atterrato oggi a Roma con un volo da Nizza. In programma: pranzo leggero in hotel, breve riposo e una sgambata privata, prima dell’accredito ufficiale, simbolo del suo rientro da tennista “libero”. Alle 16 la conferenza stampa, quindi alle 18 la doppia celebrazione della Coppa Davis e della Billie Jean King Cup sul Centrale con gli altri azzurri, e infine l’allenamento. Un rientro in grande stile, curato nei minimi dettagli dalla security del torneo, che ha pianificato percorsi e accessi da oltre due mesi.

Sei anni dopo: da ragazzi sconosciuti a top 10 del tennis mondiale

Nella celebrazione degli azzurri Sinner ritroverà Lorenzo Musetti, fresco di semifinale a Madrid e per la prima volta tra i top 10 del ranking. I due si affrontavano il 9 maggio 2019 nella semifinale delle pre-qualificazioni proprio al Foro Italico: erano i numeri 262 e 453 del mondo. Jannik vinse in rimonta e si guadagnò una wild card per il tabellone principale, diventando il più giovane italiano a vincere un match in un Masters 1000.

Da allora le loro carriere si sono rincorse: razionale e solitario Sinner, passato da Piatti a Vagnozzi e Cahill; emotivo e leale Musetti, sempre al fianco del coach Simone Tartarini. Il derby di Roma 2019 è stato il primo di una serie di sfide (Anversa 2021, Montecarlo 2023) vinte tutte da Jannik. Ma Lorenzo rivendica la sua identità: «Sinner è un esempio, ma io devo fare la mia strada».

Un’Italia da superpotenza tennistica

Con dieci italiani nei primi 101 del ranking ATP, il tennis azzurro vive un momento d’oro. Sinner vuole riprendere la centralità che gli spetta, mentre Musetti è chiamato a confermare la crescita. La tensione è alta, e il sorteggio di domani alla Fontana di Trevi potrebbe già anticipare un altro possibile derby.

Tutto cominciò sei anni fa. Ora, sul rosso di casa, i due simboli del tennis italiano tornano a splendere insieme.

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Politica

Gianni Petrucci: “Non mi candido, ma il Coni ha bisogno di cambiare rotta”

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L’ex presidente del Coni rompe gli indugi in un’intervista al Corriere della Sera: “Serve più dialogo con la politica e meno autoreferenzialità. E vi dico chi dovrebbe entrare in Giunta”

A un mese esatto dalla chiusura delle candidature per la successione a Giovanni Malagò alla presidenza del Coni, Gianni Petrucci, storico numero uno dello sport italiano per 14 anni e attuale presidente della Federbasket, rompe il silenzio e interviene nel dibattito con la sua consueta schiettezza.

“Non mi candido, ma voglio dire la mia”

«Non mi interessa la presidenza, né un ruolo di vice, né la Giunta. Ho già dato. Sono uno spirito libero e posso permettermi di dire quello che penso e che provo», chiarisce subito Petrucci. Una risposta definitiva? «Sì, soprattutto se le cose vanno avanti come stanno andando: male».

“Rapporto col governo da ricostruire”

Petrucci denuncia una classe dirigente sportiva troppo autoreferenziale e in contrasto permanente con la politica: «Il Coni non è più quello di una volta. Ora la cassa la tiene lo Stato, e con lo Stato bisogna dialogare. Soprattutto le piccole e medie federazioni, che vivono di contributi pubblici».

Contesta anche i trionfalismi: «Non sono i dirigenti a vincere medaglie, ma atleti, tecnici, società e lo Stato che li finanzia. Dobbiamo essere meno presuntuosi e capire che la nostra autonomia è di secondo grado».

“Il prossimo presidente? Serve discontinuità”

Chi si candiderà dovrà “ripassare Einstein”, dice ironico: «Bisogna cambiare quando necessario. Basta guerre con la politica. Serve autorevolezza e pesi massimi in Giunta».

E qui Petrucci fa nomi e cognomi: «Gravina o Marotta vicepresidente, e in Giunta Binaghi e Barelli, dirigenti di federazioni che funzionano. Come puoi pensare a un Coni forte senza di loro?».

“Buonfiglio? Ha coraggio, ma serve un altro profilo”

Senza citarlo apertamente, Petrucci mette in discussione la candidatura di Luciano Buonfiglio, presidente della Canoa e sponsorizzato da Malagò: «Conosco il curriculum degli ex presidenti del Coni in rapporto al suo. Se ha i voti, buon per lui. Ma il concetto che il presidente debba essere “uno dei nostri” è provinciale. Dobbiamo aprirci».

“Abodi? Servono impianti. E un piano quadriennale”

Al ministro dello Sport Petrucci chiede «un programma chiaro e aiuti per gli impianti, che sono in condizioni disastrose». E su Diana Bianchedi taglia corto: «Mi sembra già dimenticata». Su Luca Pancalli: «Ci sono rimasto male quando non ci ha dato i paralimpici, ma vedremo il programma».

“Malagò promosso sul piano umano, ma…”

Il giudizio su Malagò è diplomatico: «Promosso per il rapporto umano e per la sua conoscenza dello sport, ma sul piano politico mi astengo». E chiude con una battuta sul padre del presidente uscente: «Un grandissimo dirigente sportivo. Da lui ho comprato un’auto nuova, non usata».

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