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Paura a Kiev, ‘i russi preparano provocazioni al nord’

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L’incredulità di quel giorno è diventata consapevolezza macchiata di sangue. Il terrore di quelle prime ore si è trasformato nella normalità di ogni giorno. E ora, dopo un anno di guerra feroce, la gente dell’Ucraina aspetta con il fiato sospeso che i russi celebrino a modo loro l’anniversario di un’invasione rimasta incompiuta, di un attacco che si doveva risolvere in giorni, se non in ore, e che si è trasformato in un pantano, quasi in una beffa, per l’armata di Putin. La battaglia sulla linea del fronte oggi è senza sosta, con perdite così enormi che sono difficili da calcolare, così come non è facile seguire il filo della strategia militare di Mosca, di quel Golia rimasto spiazzato dalla resistenza di Davide. L’intelligence di Zelensky, stando a fonti militari ucraine citate dalla stampa a Kiev, segnala che le truppe russe stanno preparando “provocazioni” vicino al confine della regione di Chernihiv, nell’Ucraina settentrionale, “con il movimento di colonne di soldati che indossano uniformi senza segni di identificazione e simili a quelle delle Forze Armate ucraine”. Sono però giorni, se non settimane, che si parla di un’offensiva rafforzata, nell’est di fatto già in corso. A rassicurare gli ucraini in queste ore, forse, il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov secondo cui sì, un attacco è possibile, ma non sarà necessariamente su vasta scala. Intanto a Kiev le sirene oggi sono risuonate di nuovo, squarciando l’attesa. Ma una volta soltanto, e l’allarme è durato poco. Poi, come è consuetudine ormai, la conferma è arrivata prima attraverso i social: “Una forte esplosione è stata avvertita nella parte occidentale della città.

L’allarme antiaereo è stato attivato pochi minuti prima dell’esplosione”. Solo dopo ha parlato il portavoce dell’Aeronautica militare ucraina, Yuriy Ignat, affermando che la difesa aerea è entrata in azione per l’arrivo di un drone. E’ la nuova normalità della capitale ucraina, dove ci si mostra determinati a far sì che la vita scorra comunque. Nella capitale il piccolo negozio di alimentari è da anni nel seminterrato di un condominio costruito nel 1901. Da sempre è punto di riferimento per l’intero vicinato. Ma negli ultimi 12 mesi è stato molto di più: ad ogni sirena di allarme, in ogni notte passata al buio aspettando e temendo attacchi, ha aperto le sue porte agli inquilini dello stabile di quattro piani: 20 appartamenti in tutto, 20 famiglie, insieme a trovare conforto e a ripararsi dalle bombe.

Marina lavora nel negozio da cinque anni e mai avrebbe immaginato che tra gli scaffali pieni di generi alimentari avrebbero trovato posto sedie, cuscini, scatoloni, coperte, per aiutare tutti. Nell’alimentari-rifugio si sono passate notti intere, alla luce delle candele. In fondo ai tre locali c’è una stanzetta dove Marina ha sistemato un letto e la valigia, “d’inverno qui fa meno freddo”, spiega, mostrando che comunque è sempre tutto pronto, anche un anno dopo. “Un anno… e la mia valigia è ancora qui. Perché a volte io vado a casa ma quando ho paura resto qui a dormire. Certo che dopo un anno ormai tutto questo mi spaventa meno. Anche prima ero una persona con lo spirito forte e sono sempre rimasta forte. Che dire? Sono ucraina”. Però poi ricorda quella notte, come del resto fanno tutti qui quando si chiede loro cosa provano un anno dopo, e comincia a raccontare che sua figlia, dalla loro città natale di Marganets, nella regione di Dnipro, quella notte la chiamò dicendo: “‘Mamma, è cominciata la guerra’. E’ stato tremendo, avevo tanta paura, non sapevo cosa fare…”. E si commuove. Marina si commuove perché, spiega, “guardi, lì mica è come a Kiev dove tutto sommato siamo più al sicuro (si conta sul sistema di difesa aerea che protegge la capitale, ndr). Lì quando scatta la sirena nei rifugi si va davvero, in qualsiasi momento”.

A Kiev questi 12 mesi sono stati come un unico giorno: “Un anno in un giorno, sembra un giorno lunghissimo, che non finisce mai”. Non si ferma Marina, è un fiume in piena: “All’inizio è stato spaventoso, tutti avevano paura, le strade erano vuote. La gente non si vedeva per strada. Quasi niente macchine. Però la gente è diventata più unita!”. Nel quartiere c’è anche una fornitissima farmacia. Olena ci lavora da prima della guerra. Il 24 febbraio dell’anno scorrso lo ricorda bene, ogni istante, e adesso ha “paura che possa tornare. Che si possa tornare indietro come al 24 febbraio. Oppure, anche peggio…”. Olena spiega inoltre che lei è tra i pochi qui a Kiev che ad ogni sirena cerca rifugio: “E prediligo la metropolitana”, perché a suo avviso resta il posto più sicuro. Non ci sono conferme ufficiali, ma che in queste ore la sicurezza sia rafforzata a Kiev si vede a occhio nudo, spiega chi conosce bene le dinamiche della città. Una presenza più massiccia delle forze dell’ordine, nuove telecamere di sorveglianza e anche i check-point sono aumentati in alcuni quartieri agli ingressi della capitale. Intanto in un’intervista alle tv locali il capo dell’amministrazione militare di Kiev, Serhiy Popko, sottolinea la sua fiducia nell’addestramento efficace delle forze dell’ordine locali. “L’esperienza di quest’anno ci ha insegnato cosa fare”, negli ultimi 12 mesi “abbiamo avuto a che fare con tante cose che non avevamo considerato prima, per noi del tutto sconosciute. Adesso, dopo un anno, siamo preparati – spiega – e sappiamo quali sorprese possiamo aspettarci”.

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Dramma ad Algeri, 5 bambini annegati in una gita scolastica

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Una gita scolastica in Algeria si è trasformata in dramma: cinque bambini sono morti annegati ad Algeri, mentre altri due sono ancora ricoverati in terapia intensiva. Lo riferisce un comunicato della protezione civile pubblicato nella tarda serata di ieri su Facebook. La stessa fonte ha indicato che le sue squadre sono intervenute intorno alle 19:30 ora locale (20:30 ora di Roma) per recuperare sei bambini sulla spiaggia del Parco Sablette, sulla baia di Algeri. La nota spiega che un bambino è stato recuperato morto sul posto, mentre altri sei sono stati trasferiti all’ospedale universitario Mustapha Pacha nel centro della città, dove quattro di loro sono morti dopo numerosi tentativi di rianimazione . Da parte sua, la radio ufficiale algerina ha riferito che i bambini provenivano dalla provincia di Médéa (100 chilometri a sud di Algeri). I Dati ufficiali della protezione civile algerina mostrano che l’anno scorso più di 200 persone sono annegate al mare, stagni e dighe.

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Idf, avanti con operazione Rafah per portare ostaggi a casa

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“Le Forze di Difesa di Israele stanno continuando la loro operazione mirata contro Hamas a Rafah come parte degli sforzi per ottenere una duratura sconfitta di Hamas e per portare a casa tutti i nostri ostaggi”. Lo ha detto il portavoce dell’Idf, Rear Admiral Daniel Hagari, in un video diffuso sul canale Telegram dell’esercito israeliano. “La nostra guerra – ha aggiunto – è contro Hamas non contro la popolazione di Gaza”.

“Le nostre operazioni contro Hamas a Rafah restano limitate e dirette a progressi tattici, aggiustamenti tattici, progressi militari e ad evitare aree densamente popolate – ha sottolineato il portavoce dell’Idf -. Dall’inizio della nostra azione mirata contro Hamas a Rafah abbiamo eliminato dozzine di terroristi, scoperto tunnel e numerose armi. Prima delle nostre operazioni invitiamo i civili a spostarsi temporaneamente nelle aree umanitarie e ad allontanarsi dal fuoco incrociato in cui li mette Hamas”.

“Negli ultimi giorni – ha spiegato Rear Admiral Daniel Hagari – abbiamo facilitato l’ingresso di 200.000 litri di carburante dal valico di Kerem Shalom, abbiamo facilitato e coordinato l’apertura di un nuovo ospedale da campo a Gaza e ci stiamo adoperando per consentire il flusso di aiuti umanitari verso Rafah attraverso il valico di Salah Al-Din Road. Solo negli ultimi giorni, ci siamo ricordati del perché il nostro attacco contro Hamas sia vitale: Hamas ha lanciato missili da Rafah verso il valico di Kerem Shalom attraverso il quale Israele lascia entrare gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. E venerdì notte, Hamas ha lanciato 9 missili da Rafah verso la città israeliana di Beer Sheva, colpendo un parco giochi per bambini. Continueremo a compiere la nostra missione per ottenere la sconfitta di Hamas e per riportare a casa i nostri ostaggi”.

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Esercito ucraino, abbandonate posizioni a nord di Kharkiv

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L’unità Gostri Kartuzi delle forze speciali Omega della Guardia nazionale ucraina ha dichiarato ieri sera di essere stata costretta ad abbandonare alcune posizioni nel nord della regione di Kharkiv per il pesante assalto russo e che aree popolate sono passate sotto il controllo nemico. “Alle 14 (di sabato) sono iniziate battaglie per Glubokoye, di importanza strategica. Le perdite russe sono massicce, ma continuano a fare pressione e in alcuni punti hanno avuto successo”, si legge nel messaggio dell’unità su X che ha anche postato un video in cui si vede una colonna di fanteria russa in movimento a sud del villaggio di Morokhovets.

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