“Berlusconi bacia le mani insanguinate di Putin”. Le parole del capo di Forza Italia sul conflitto in Ucraina vanno oltre gli imbarazzi interni alla maggioranza di governo e diventano un caso internazionale, con Kiev che alza i toni e contrattacca. Le accuse “insensate” al presidente Volodymyr Zelensky di essere di fatto responsabile dell’aggressione russa “sono un tentativo di dimostrare la sua lealtà al dittatore russo”, così come fece nel 2010 con Gheddafi, ha accusato il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, postando su Facebook una foto dell’ex premier con il colonnello libico. Berlusconi “diffonde la propaganda russa, incoraggiando Mosca a continuare i suoi crimini”: la sua è “una responsabilità politica e morale”, ha quindi sentenziato Kiev che continua, tuttavia, a riporre la propria fiducia nella premier Giorgia Meloni, “che ha riaffermato l’incrollabile sostegno all’Ucraina”.
Un sostegno ribadito a gran voce da tutto l’esecutivo, a cominciare dal ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani: “La posizione del governo italiano è sempre la stessa”, ha assicurato tentando di tirare via dall’impaccio il suo capo di partito. “Berlusconi è un uomo di pace, ma volere una pace giusta e cioè l’indipendenza dell’Ucraina non significa che Berlusconi e tutta Forza Italia non siano dalla parte dell’Ucraina, della Nato e dell’Occidente”. Il titolare della Farnesina ha quindi ribadito “la condanna delle violazioni, dei crimini di guerra, delle violenze” commesse dalla leadership russa: “Se ci sarà un tribunale ad hoc, non siamo contrari”. Anche il titolare della Difesa Guido Crosetto si è affrettato a chiarire che “parlano gli atti di questo governo, quelli approvati da questo Parlamento e da tutte le forze politiche. La posizione dell’Italia non è messa in discussione”. E con Meloni influenzata – la premier ha annullato tutti gli impegni – è stato il suo fedelissimo Francesco Lollobrigida a sancire la presa di distanza dal Cavaliere a nome dell’ “intero governo”, che “non condivide le sue parole”. Lo stesso Berlusconi ha tentato di correggere il tiro rilanciando in un colloquio con Il Giornale la proposta di “un Piano Marshall per ricostruire l’Ucraina, fermare i massacri e voltare finalmente pagina”.
Ma intanto le sue dichiarazioni contro Zelensky sono rimbalzate nei corridoi delle istituzioni europee e anche oltreoceano. “Lavoriamo a stretto contatto con il governo di Giorgia Meloni su una serie di interessi condivisi e apprezziamo il forte sostegno dell’Italia all’Ucraina”, ha risposto il Dipartimento di Stato Usa sollecitato sull’argomento. Da Bruxelles il Commissario Ue Paolo Gentiloni ha invitato a “guardare agli atti, alle decisioni del governo italiano che fin qui sono state molto coerenti e positive a sostegno della posizione comune europea sull’Ucraina”. In sostanza, “l’unica cosa che conta” non sono le dichiarazioni di un politico, per quanto capo di un partito di governo, ma il messaggio “molto chiaro” della premier Meloni “ai leader europei la scorsa settimana”, hanno fatto eco fonti del Consiglio Ue. All’europarlamento è invece il Ppe ad essere chiamato in causa. “Tutto questo non è più divertente, sta indebolendo attivamente l’Ucraina e l’Europa. Quando lo butteranno fuori i popolari?”, si è chiesto Guy Verhofstadt di Renew Europe. “Sono inorridita”, ha twittato la leader dei socialisti al Parlamento europeo, Iratxe Garcia Perez, chiedendo conto a Meloni, Tajani e al capogruppo Manfred Weber, che al momento resta in silenzio. A replicare dal Partito popolare europeo è stato finora l’eurodeputato ed ex capo delle forze armate estoni, Riho Terras, che ha tagliato corto derubricando le parole di Berlusconi a “farneticazioni di un vecchio che dovrebbe andare in pensione”.