L’emergenza legata agli scandali che hanno travolto la magistratura e il suo organo di governo autonomo si è “chiusa”.E ora il Csm deve tornare all’esercizio fisiologico delle proprie funzioni, assicurando “correttezza, trasparenza e fedeltà al proprio mandato costituzionale” per poter essere di nuovo un’istituzione “meritevole” della fiducia dei cittadini e dei magistrati. Una strada che passa necessariamente per il recupero dell’efficienza, visto il “notevole arretrato” che grava sulle spalle di Palazzo dei marescialli, a partire dalle nomine dei capi degli uffici giudiziari, con scoperture da sanare che risalgono sino al 2018.
Al primo plenum che presiede il nuovo vicepresidente Fabio Pinelli mette subito sul piatto gli strumenti attraverso i quali recuperare efficienza e dare il segno del “cambio di passo che i cittadini si attendono”: un “cammino accelerato” per i primi 90 giorni ,intervento su cui c’è stata “piena condivisione” con il capo dello Stato e che si traduce nell’abolizione della tradizionale pausa settimanale dei lavori prevista mensilmente; e in questo stesso arco di tempo la messa a punto di un “progetto costituente” , risultato di un ripensamento organizzativo “che individui gli snodi funzionali che provocano le inefficienze”. Interventi che il plenum approva all’unanimità e senza discussione. Il problema è serio. Il Csm è in “grave difficoltà funzionale”, ha “tempi dilatati di discussione e decisione” , che impongono di “modificare questi ritmi”.
Lampanti sono i dati sulle nomine dei capi degli uffici giudiziari. Senza contare le scoperture risalenti al 2018 e al 2019, il Csm che si è appena insediato ha ereditato 35 nomine direttive che si sarebbero dovute fare nel 2021 e 56 semidirettive, e quasi l’intero fardello del 2022 con 81 direttivi e 91 semidirettivi ancora tutti da decidere. Quanto alle conferme dei capi degli uffici giudiziari , da definire ci sono 295 procedimenti , alcuni risalenti al 2015.Le lungaggini investono anche l’approvazione dei progetti organizzativi degli uffici giudiziari: quelli relativi al triennio 2020/2022 ” non sono stati ancora valutati se non in parte”. E restano da valutare 122 progetti presentati dai procuratori e 167 dei capi degli uffici giudicanti.
Tornando alle nomine, il primo banco di prova sarà per il nuovo Csm la scelta del presidente della Cassazione: Pietro Curzio sta per andare in pensione e a succedergli dovrebbe essere la sua vice Margherita Cassano, che se venisse nominata sarebbe la prima donna al vertice della Suprema Corte. Sempre in Cassazione bisognerà colmare il posto di procuratore aggiunto, dove si prospetta la sfida tra l’avvocato generale Renato Finocchi Ghersi e il segretario generale del Csm Alfredo Viola. Ci sono anche da indicare il procuratore di Napoli e quello di Firenze: nel primo caso la partita si dovrebbe giocare tra il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e quello di Bologna Giuseppe Amato, nel secondo tra il procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco e il rappresentante italiano di Eurojust, Filippo Spiezia.