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Sanremo, le pagelle della seconda serata: Morandi, Albano e Ranieri il top

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Le pagelle della seconda serata del festival di Sanremo: AMADEUS Riesce a navigare anche tra acque agitate (vedi Blanco, vedi Fedez). VOTO; 7,5

GIANNI MORANDI Forse meriterebbe più spazio, ma nelle serate monstre pensate da Amadeus non ce n’è. VOTO: 6.5

FRANCESCA FAGNANI E’ arrivata “belva”, ma gli artigli li ha lasciati fuori dall’Ariston. Si mette a disposizione di Amadeus. Il suo monologo sul carcere minorile è toccante e ben scritto. VOTO: 7,5

AL BANO-MASSIMO RANIERI-GIANNI MORANDI L’Ariston è venuto giù (e c’è da giurarci che anche a casa siano partiti cori da stadio) per la loro prima volta in trio (anche se poi insieme cantano poco). Un Bignami della canzone italiana, formato karaoke: impossibile resistere anche per i più compassati. Prove generali di un tour insieme come sogna Al Bano da 20 anni? VOTO: 10

BLACK EYED PEAS La scossa disco della serata. Tutti in piedi a ballare, orchestrali compresi per la band da 6 Grammy in bacheca. VOTO: 7

ANGELO DURO L’Ariston colpisce ancora. E le vittime sono i comici, stavolta è il turno di Duro. Annunciato come comico scomodo e immorale, ha lasciato la sala piuttosto fredda. Un’agonia all’una del mattino. VOTO: 4

WILL – STUPIDO Per essere un giovane, naviga in acque fin troppo tranquille. Lui è carino e simpatico, ma osa troppo poco, musicalmente parlando. Acerbo. VOTO: 5

MODA’ – LASCIAMI Come i carabinieri, fedeli a se stessi nei secoli. Un pezzo che può essere indifferentemente di oggi, di 10 o 20 anni fa. Mancavano da un po’ dal festival, ma non siamo sicuri che qualcuno se ne sia accorto. A Kekko il merito di aver portato sul palco la sua depressione senza vergogna. VOTO: 6

SETHU – CAUSE PERSE Look vagamente inquietante alla Edward Mani di forbice, ma senza il fascino di Johnny Depp, e frangetta da frate francescano. Tanto ritmo, ma la strada è ancora lunga. VOTO: 5

ARTICOLO 31 – UN BEL VIAGGIO Pezzo generazionale e molto radiofonico, ricorda sonorità alla Max Pezzali, ma non è necessariamente un male. Le lacrime di J-Ax alla fine ci ricordano che certe emozioni non hanno età. VOTO: 6.5

LAZZA – CENERE Il re delle classifiche del 2022 mette il suo sigillo anche sul festival di Sanremo. Ha un pezzo ben costruito, piace ai giovani, e da stasera anche ai meno giovani. Tra i migliori di questa sera. VOTO: 7,5

GIORGIA – PAROLE DETTE MALE La voce non si discute, ma i fasti di Come saprei sono lontani. E stasera non è sembrata particolarmente in palla. Problemi tecnici? Almeno non ha spaccato tutto. Dai, Giorgia, ti aspettiamo. VOTO: 6

COLAPESCE DIMARTINO – SPLASH Il duo non sbaglia un colpo. Dopo Musica Leggerissima ci riprovano con questo brano dal sapore battistiano. Ci provano e ci riescono. VOTO: 7

SHARI – EGOISTA Magari il look può essere migliorabile (e anche la discesa dalle scale), ma è brava e la sua voce ha un timbro particolare. VOTO: 6,5

MADAME – IL BENE NEL MALE Mette da parte le polemiche e sul palco porta potenza espressiva e di interpretazione. Rimane una delle cantanti più interessanti della sua generazione. VOTO: 7

LEVANTE – VIVO Bene, molto bene. Porta a Sanremo la sua storia di buio dopo il parto, con sincerità e intensità. L’emozione è un plus. VOTO: 7

TANANAI – TANGO L’ultimo posto quest’anno sarà di qualcun altro (alla faccia del Fantasanremo). Stasera il giovane artista ha dimostrato che il palco dell’Ariston se lo merita eccome: la voce c’è, la bravura anche. E lui se ne rende conto dall’applauso finale del pubblico. VOTO: 7

ROSA CHEMICAL – MADE IN ITALY Tante polemiche per niente. Rosa Chemical è figlio di Renato Zero, fratello di Achille Lauro. Gioca con il look, con il trucco e con il tormentone. Omaggio alla diversità. VOTO: 6,5

LDA – SE POI DOMANI Ballad un po’ acerba per il figlio di Gigi D’Alessio che sembra rifarsi a Perfect di Ed Sheeran e alla tradizione del cantautorato classico. VOTO: 5.5

PAOLA e CHIARA – FURORE Gli anni Novanta sono ancora vivi e vegeti. Dance spinta, la radio ringrazia. VOTO: 6

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Rio de Janeiro si prepara per il mega-show di Lady Gaga

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Il centro di Rio de Janeiro vicino all’iconica spiaggia di Copacabana freme fin dalle prime ore di oggi in vista dello show gratuito di Lady Gaga, uno spettacolo che promette – secondo gli organizzatori – di convocare oltre un milione e mezzo di persone. Numeri impressionanti, quelli dell’evento, in linea con l’altissimo profilo della cantante ed attrice statunitense di origini italiane, vera e propria star globale dell’industria musicale e cinematografica e icona della comunità Lgbt. L’impatto economico per la città carioca, è stimato dalle autorità locali in almeno 100 milioni di dollari grazie all’arrivo anche di centinaia di migliaia di turisti dal resto del Brasile e dai paesi limitrofi. Saranno invece 1600 gli agenti spiegati per la sicurezza degli spettatori, che potranno ascoltare il concerto grazie anche a 16 torri di altoparlanti collocate lungo gli oltre 4 chilometri della suggestiva Avenida Atlantica.

L’attesa per il megaconcerto è iniziata fin dalle prime ore del mattino di fronte all’hotel Copacabana Palace dove è alloggiata l’artista e dove Matheus Telhada, un celebre fan brasiliano della pop star si è riunito con altre decine di fans della comunità Lgbt nella speranza di ottenere un saluto speciale, come dice il cartello scritto a mano che esibisce. Sfoggia per l’occasione anche un outfit speciale. “E’ il vestito di carne di Lady Gaga in versione povera”, dice Matheus, illustrando i dettagli che includono una collana di teste di gallina e le zampe incastonate in una calza a rete. Sul celebre marciapiede della monumentale spiaggia carioca è già arrivato anche Daniel, 40 anni, insieme alla sorella e alle due nipoti, la più piccola di 12 anni. Grazie alla musica di Lady Gaga ha sconfitto una profonda depressione.

“Apprezzo la sua parte artistica, ma i suoi messaggi vanno anche in profondità”, dice Daniel, vestito con un corsetto rosso e un cappello a falde larghe dello stesso colore. E con lo spirito del più celebre e festoso dei carnevali del mondo anche il concerto di oggi promette di trasformarsi in una catarsi collettiva.

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Achille Lauro firma copie nuovo album a Firenze, fan in estasi

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Folla di fan a Firenze per Achille Lauro dove l’artista ha incontrato gli ammiratori per firmare le copie del suo nuovo album ‘Comuni Mortali’, al Caffè Letterario Le Murate. Centinaia i fan intervenuti, che hanno affollato il complesso delle Murate, formando un lungo serpentone. In fila tanti giovanissimi, ma anche meno giovani e soprattutto molte mamme che al pari dei loro figli sono in trepidante attesa di incontrare il loro idolo.

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Riccardo Muti: «Così la musica unisce l’Europa, i popoli e la memoria»

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Due bandiere sul palco del Petruzzelli di Bari: Riccardo Muti e i Berliner Philharmoniker, alla loro prima esibizione in Puglia dal 1882. Un evento storico e simbolico, trasmesso in 80 Paesi, che ha celebrato l’unità culturale dell’Europaattraverso la musica. A raccontarne il senso profondo è lo stesso Muti in una intervista concessa al Corriere della Sera.

«Questo concerto non è solo musica, è una visione d’Europa»

Per il Maestro, il “Concerto per l’Europa” va oltre la bellezza musicale: «Non è un’esibizione di forza, ma un simbolo di ciò che l’Europa potrebbe essere se fondata sulla cultura. Come la immaginava Federico II, il “Puer Apuliae”, che scelse di vivere in Puglia e la rese un centro di cultura e bellezza».

L’omaggio a Puglia e alla Scuola napoletana

Muti sottolinea il legame storico della Puglia con la musica: «Piccinni, Paisiello, Traetta, Mercadante: tutti pugliesi che hanno influenzato la Scuola napoletana. La mia prima volta al Petruzzelli? Avevo tre anni, con i miei genitori ad ascoltare Aida».

«Il San Carlo ha dimenticato il suo passato»

Parlando dei progetti futuri, Muti auspica che l’anniversario di Piccinni sia anche un’occasione di riflessione per il San Carlo: «C’è stato molto opportunismo nel ricordare Roberto De Simone. Servirebbe una memoria culturale più autentica».

Il suono dei Berliner e il peso della tradizione

«Il suono di un’orchestra cambia con il direttore, ma resta l’identità. Quello dei Berliner è ancora segnato da Karajan e Furtwängler, potente e inconfondibile. Come accade per i Wiener o per le voci di Callas e Pavarotti».

L’Europa dei cori e delle bande

Alla musica come strumento di unità Muti dedica parole sentite: «Cantare è di chi ama, diceva Sant’Agostino. A giugno, al Ravenna Festival, 1.250 coristi canteranno Verdi per imparare ad armonizzare, a cercare insieme la bellezza e il bene comune».

E sulle bande musicali: «Sono la vera voce del popolo, strumenti di cultura per la provincia dimenticata. Io stesso ho imparato ad ascoltare con loro, a Molfetta. Oggi, quando partecipo alle feste patronali, la prima cosa che faccio è ascoltare la banda. È lì che si custodisce il cuore della musica».

«Il mio sogno? Sfilare con la confraternita di Molfetta»

Muti racconta con commozione la sua recente partecipazione alla processione dei Misteri: «Mi hanno nominato membro onorario dell’Arciconfraternita di Santo Stefano. Vorrei sfilare con loro, perché lì la gente dimentica le divisioni, si unisce nel rito e nel Mistero».

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