E’ il Paese africano con il maggior numero di sfollati: 2 milioni all’interno del Paese e 2 milioni fuori dai confini. Poi ci sono la fame, l’insicurezza, l’analfabetismo. Il Sud Sudan è al collasso e a presentare le cifre della tragedia umanitaria è stata la vice rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Sud Sudan, Sara Beysolow Nyanti. E’ stata lei ad illustrare al Papa, in un incontro a Giuba, la situazione difficilissima che vive il più giovane Pese del mondo.
“È un’occasione importante – ha detto la rappresentante dell’Onu – per attirare l’attenzione del mondo sul Sud Sudan, in un momento in cui stanno emergendo simultaneamente numerose crisi umanitarie. Il contesto umanitario del Sud Sudan è preoccupante. Per oltre un decennio, il popolo sudanese ha subito conflitti, instabilità sociale e politica, cambiamenti climatici, violenza, sfollamenti, insicurezza alimentare, mancanza di opportunità di istruzione e di accesso ai sistemi sanitari”. Il Sud Sudan è al quarto posto nella lista di crisi degli sfollati più trascurati al mondo e rappresenta anche la più grande crisi di rifugiati in Africa. “Livelli estremi di incertezza alimentare e malnutrizione colpiscono due terzi della popolazione del Paese. Questa situazione rende il Sud Sudan una delle peggiori emergenze alimentari a livello globale. Si stima che nel 2023 circa otto milioni di persone – ha riferito la rappresentante dell’Onu – soffriranno a causa della crisi alimentare”.
C’è poi l’insicurezza, a causa della violenza e dwlla criminalità. Infine il dramma delle donne e delle ragazze: “Sono facili vittime di violenza sessuale – ha spiegato Sara Beysolow Nyanti – e rischiano di essere abusate mentre svolgono le attività quotidiane”. Poi i bambini che rischiano ogni giorno “il rapimento, il reclutamento nei gruppi armati locali, o di essere vittime della tratta”. E come se non bastasse sul Paese si sono abbattuti negli ultimi anni anche dei cataclismi, in particolari alluvioni che hanno causato morte e distruzione, facendo passare il Paese da crisi in crisi. Nel 2023, secondo le stime dell’Onu, gli operatori umanitari avranno bisogno di 1,7 miliardi di dollari per rispondere ai bisogni di 6,8 milioni di persone. “Data la mancanza di risorse, ogni giorno devono fare scelte difficili per dare priorità solo a coloro che hanno le necessità più urgenti. Questo processo decisionale è straziante, data la gravità della situazione e dei bisogni”, ha detto al Papa la ‘voce’ dell’Onu nel Paese. Infine l’insicurezza in cui lavorano gli operatori umanitari: il Sud Sudan è il contesto più pericoloso al mondo per gli operatori, seguito da Afghanistan e Siria. Nel 2022, sono stati segnalati oltre 390 incidenti contro il personale umanitario. In nove hanno perso la vita per aiutare questo Paese.