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Super computer per la polizia per combattere gli hacker

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Computer potentissimi, tecnologia derivata dal Mossad, possibilità di usarli in presenza e da remoto: è il nuovo “Cyber security lab” a disposizione della Polizia di Stato realizzato negli uffici di Liguria Digitale. Per la prima volta una struttura della Polizia dedicata alla lotta ai crimini informatici e non solo è stata posizionata al di fuori di questure e commissariati. L’iniziativa parte dall’esigenza di garantire la sicurezza di cittadini, enti e aziende da tutti i possibili attacchi criminali informatici.

Un laboratorio fornito di strumenti potentissimi, gli agenti ad esempio avranno a diposizione una connessione 50 volte più veloce rispetto a quella in uso negli uffici, e di ultima generazione, compresa tecnologia derivata da quella del Mossad israeliano, al quale gli agenti specializzati nei reati informatici potranno accedere in qualunque momento e in qualunque ora della giornata, sia in presenza che da remoto, per le loro indagini.

Il centro anticrimine informatico nel 2022 ha registrato 12.947 attacchi, 15.508 truffe online, 4.542 casi di pedopornografia (149 arresti) e 323 casi di cyber bullismo, 9278 reati contro la persona, 1193 di cyber terrorismo. “Questo laboratorio rappresenta il primo caso in Italia ma speriamo che possano essercene tanti altri – ha sottolineato Antonio Borrelli, responsabile direzione centrale Polizia scientifica – la Liguria ha fatto un passo avanti per la sicurezza digitale di tutti i cittadini di questa regione. In questo momento nessun cittadino può vivere al di fuori del mondo digitale e noi come istituzioni abbiamo il dovere di tutelare la sicurezza dei cittadini perché i dati costituiscono un patrimonio importante e fondamentale di ognuno di noi”.

“La criminalità informatica ha fatto un balzo statistico importante negli ultimi anni – ha spiegato Ivano Gabrielli, direttore Polizia Postale -. I beni più aggrediti sono soprattutto gli asset patrimoniali. Poi ci sono i reati contro le nostre infrastrutture che preoccupano in termini di sicurezza nazionale”. Un tema delicato in un momento storico segnato da pandemia e guerra. “Parliamo di attacchi importanti alle infrastrutture energetiche e alle pubbliche amministrazioni. Basti ricordare gli attacchi durante la pandemia che hanno portato al blocco di interi plessi ospedalieri” ha aggiunto Gabrielli. La creazione del nuovo cyber security lab potrà in questo senso dare un contributo importante alla sicurezza informatica nazionale.

“Il compito è quello di prevenzione, aiuto e supporto ad aziende, enti e singoli cittadini” ha sottolineato Enrico Castanini amministratore di Liguria Digitale. “Con Liguria Digitale – ha detto il governatore Giovanni Toti – possediamo una delle centrali anti hackeraggio più sofisticate del Paese”. A disposizione degli agenti specializzati un laboratorio con una connessione di 10 gigabit, cinquanta volte più veloce rispetto a quelle in uso nei laboratori tradizionali.

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Conto alla rovescia per il recupero del Bayesian

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L’Hebo lift 2, uno delle due navi gru olandesi che partecipa alle operazioni di recupero del veliero Bayesian, è ferma a circa 600 metri dall’ingresso del porto di Porticello. Sulla banchina alcune transenne metalliche dovrebbero bloccare l’accesso alle persone nell’area dove stazionano anche le motovedette della capitaneria di porto. Il mare calmo e il sole sollevano una foschia che rende tutto grigio. Un tender fa la spola tra la grande imbarcazione e la terra portando scatoloni di rifiuti e approvvigionamenti. C’è attesa nel borgo marinaro di Porticello, frazione di Santa Flavia, per l’inizio del recupero del veliero di 56 metri colato a picco durante una tempesta la notte tra il 18 e il 19 agosto 2024, provocando la morte del magnate Mike Lynch della figlia Hannah, di Jonathan Bloomer, della moglie Judy, di Chris Morvillo e della moglie Neda, e di Thomas Recaldo.

Altre 15 persone sono sopravvissute. La prima operazione dei tecnici, della Hebo e della Smit international, sotto la supervisione della Tmc Marine (società di consulenza marittima della Gran Bretagna), sarà segare l’albero di 75 metri, il più alto al mondo, e riportarlo in superficie. Poi con l’arrivo della Hebo lift 10 (che per ora è a Termini Imerese), con la sua enorme gru, sarà portato in superficie lo scafo e trasportato nel porto di Termini Imerese. la cittadina dove ha sede la Procura che indaga sul naufragio. A Porticello si vedono qualche giornalista di tv straniere e un paio di fotografi, mentre le troupe televisive hanno affittato il tetto-terrazza di un ristorante per sistemare le proprie postazioni. Sul lungomare siedono invece i vecchi pescatori e il recupero del veliero è uno degli argomenti principali delle loro chiacchierate.

Per Nino, uno di loro, i tre indagati per naufragio colposo – il comandante James Cutfield, l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton e il marinaio inglese Matthew Griffiths – , non abbiano responsabilità: “L’altro veliero, il Sir Robert Baden Powell – dice – che era accanto al Bayesian ha resistito perché evidentemente l’equipaggio era sveglio e ha messo la prua contro le onde. Quelli del Bayesian non hanno fatto in tempo, erano posizionati di lato: il vento e le onde hanno fatto inclinare il veliero col suo lungo albero che ha imbarcato acqua ed è colato a picco. Non esistono barche inaffondabili”. C’è anche chi si prepara per il prossimo giro d’affari per portare in barca curiosi e i giornalisti ai margini dell’area off limits: a circa 650 metri dal punto di affondamento dello yatch a vela. La procura ha fissato una riunione operativa con tutte le parti interessate alle operazioni di recupero nella sede della Capitaneria di porto di Porticello, il prossimo 7 maggio. Un appuntamento che darà il via alle operazioni per riportare il Bayesian in superficie e dare modo ai consulenti dei pm di analizzare lo scafo e tentare di dare risposte alle tante domande dell’inchiesta.

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Ucciso a colpi pistola e bruciato, scomparso a aprile: inchiesta della Dda per l’efferato delitto di Francesco Diviesti

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L’indagine per omicidio aggravato dal metodo mafioso con cui la Dda sta cercando di far luce sulla scomparsa del 26enne Francesco Diviesti, di cui si sono perse le tracce a Barletta il 25 aprile, sono avallate da un nuovo elemento: sul corpo semicarbonizzato trovato lo scorso 29 aprile in un rudere delle campagne nel nord Barese, e che apparterrebbe al giovane parrucchiere scomparso, ci sono segni di colpi di pistola. Diversi bossoli riconducibili a due armi di calibro differente sono stati trovati vicino al cadavere. A quanto si apprende, la vittima sarebbe stata raggiunta da alcuni colpi di arma da fuoco prima che il suo corpo venisse dato alle fiamme. Ora si attende l’esito degli esami autoptici condotti da Sara Sablone, dell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, per stabilire se l’uomo sia stato ucciso e poi bruciato o se le fiamme lo abbiano avvolto mentre era ancora vivo. E per accertare se quello ritrovato sia o meno il corpo del 26enne.

La sua famiglia spera che l’esame dia esito negativo e che Francesco, padre di un bambino di nove anni, possa tornare a casa. Anche se nei giorni scorsi i suoi genitori hanno riconosciuto un braccialetto e una collanina trovati sul cadavere, identici a quelli che indossava Francesco. Il 26enne, incensurato, la sera del 25 aprile è uscito di casa alle 20.30 e poi, verso mezzanotte, è entrato nel locale in cui lavorava con il padre, nel centro di Barletta, per posare il suo monopattino. Sono questi gli ultimi attimi in cui le telecamere di videosorveglianza lo hanno immortalato. Poi di lui non si è saputo più nulla.

Al momento sono indagate cinque persone di età compresa tra i 25 e i 57 anni. Si tratta di tre uomini di Barletta, di un uomo di Minervino (proprietario della villa non lontana dal rudere in cui è stato trovato il cadavere e finita sotto sequestro), e di un cittadino di nazionalità albanese. All’attenzione degli investigatori c’è anche una rissa in cui il 26enne sarebbe stato coinvolto poche ore prima si sparire, e alla quale avrebbero partecipato anche due dei barlettani indagati, già noti alle forze dell’ordine. La vicenda di Diviesti riporta alla mente quella del 24enne Michele Cilli, anche lui scomparso da Barletta, nel 2022: il suo corpo non è mai stato ritrovato.

Secondo le indagini quello di Cilli è un caso che rientra nel controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti. E al momento non esiste alcun legame con la scomparsa del 26enne. La famiglia di Diviesti ha spiegato che i due, forse, erano solo “conoscenti”. Lo si evincerebbe anche da una foto in cui sono ritratti insieme, anni fa, in una pizzeria.

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Stanze a sorteggio e pasti leggeri, la clausura

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Le stanze verranno decise a sorteggio. Da domani sera e fino a mercoledì 7 maggio mattina, prima della messa ‘pro eligendo’ delle 10, i 133 cardinali elettori potranno prendere la chiave della loro stanza a Santa Marta. Sarà la sorte a decidere per ciascuno quale tipo di alloggio, se una delle 26 camere semplici o il miniappartamento con due stanze (ce ne sono 105) che sono nel complesso dove ha abitato per dodici anni Papa Francesco. E proprio la sua stanza, la 201, resta sigillata e dunque non disponibile. Sono tanti in questo conclave i cardinali, tredici in più del massimo dei 120 che era stabilito dalle norme (che non sono in ogni caso perentorie). E dunque una parte di loro andrà a Santa Marta vecchia. Dal 7 maggio alle 16.30, ovvero il momento dell’ingresso della Sistina, comincia il regime di clausura, senza telefonini o altri contatti con l’esterno. Un regime al quale dovranno sottostare non solo i cardinali elettori ma anche chi entrerà in contatto con loro per aiutarli.

Come le persone che prepareranno i pasti, quelle che faranno le pulizie, gli autisti che trasporteranno i porporati dalla residenza al Palazzo apostolico per rientrare ogni giorno in Sistina. A gestire la Domus sono le suore Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli. Sovraintendono anche alla preparazione dei pasti. Dovrebbero essere confermati i menu che normalmente vengono preparati a Santa Marta quando funziona come un normale albergo. La mensa offre pasti non troppo elaborati: riso, pasta condita con sughi semplici, carni bianche, pesce al forno, verdure grigliate, insalata e frutta di stagione.

Si terrà conto delle intolleranze alimentari e dei regimi legati a problemi di salute come il diabete. La mattina è prevista una colazione leggera, tè o caffè, pane e marmellata, poi un pranzo completo (primo, secondo, contorno e frutta), infine una cena più semplice. A tavola ci saranno acqua e vino, mentre non sarebbero previsti superalcolici. Per assicurare un totale ed effettivo isolamento dei cardinali elettori dal resto del mondo sono stati installati disturbatori di frequenze per impedire ai telefoni cellulari di ricevere o trasmettere: i cosiddetti jammer. Inoltre, sono state montate speciali pellicole anti droni e anti laser spia alle finestre. Le bonifiche ambientali contro eventuali microspie sono state accompagnate alle consuete verifiche. Considerato che si tratta di una struttura grande, onde evitare intrusioni, a Santa Marta sono stati installate anche tramezzi e porte provvisorie per evitare eventuali ‘buchi’ dai quali intrufolarsi.

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