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Pubblicate le tasse di Trump, aveva conti all’estero

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Le dichiarazioni dei redditi di Donald Trump sono finalmente pubbliche. Dopo anni di battaglia legale, i democratici alla Camera ne hanno autorizzato la diffusione, uno schiaffo pesante all’ex presidente e alla sua campagna elettorale per il 2024. Un affronto a cui il tycoon ha risposto duramente attaccando i liberal di “estrema sinistra” pronti a usare “qualsiasi cosa come un’arma”, ma anche la Corte Suprema conservatrice che “non avrebbe mai dovuto consentire” la pubblicazione. Una pioggia di critiche è arrivata anche dai repubblicani, che hanno promesso battaglia non appena si saranno insediati alla Camera agli inizi di gennaio. Le migliaia di pagine di documentazione mostrano un Trump ‘allergico’ alla filantropia. Nel 2020 non ha infatti versato neanche un dollaro in beneficenza pur avendo dichiarato nel 2015, al momento della sua candidatura, di voler donare per intero il salario da presidente annuale, pari a 400.000 dollari.

E soprattutto un Trump che, mentre era alla Casa Bianca, aveva conti corrente all’estero, anche in Cina. Pur essendosi impegnato a non perseguire tramite l’azienda di famiglia accordi all’estero durante la presidenza per evitare conflitti di interesse, l’ex presidente ha incassato più di 55 milioni di utile lordo da una decina di Paesi stranieri, fra i quali Azerbaijan, Panama, Canada e Qatar. Nel 2017 il tycoon ha addirittura pagato più tasse all’estero che negli Stati Uniti, dove aveva staccato al fisco un assegno di soli 750 dollari. Una cifra analoga a quella versata nel 2016.

Nel 2020, invece, l’ex presidente ha pagato zero in tasse federali a fronte di una perdita di quasi cinque milioni di dollari, realizzata nonostante i 133.173 dollari incassati in royalty. I documenti rivelano inoltre come Melania Trump abbia guadagnato 3.848 dollari dalla sua attività di modella nel 2019 e nel 2020, ma in tutti e due gli anni ha registrato spese per 3.848 dollari e quindi si è ritrovata con zero di reddito netto. Le rivelazioni sono un duro colpo alla campagna elettorale di Trump per il 2024, che già stenta a decollare e sulla quale pesa la commissione di indagine sul 6 gennaio che continua, giorno dopo giorno, a pubblicare le trascrizioni delle testimonianze raccolte.

Una delle ultime è quella di Stephanie Grisham, l’ex portavoce della Casa Bianca. Ai deputati della commissione Grisham ha rivelato lo scetticismo di Melania nei confronti del ristretto circolo di consiglieri del marito. L’ex First Lady nutriva dubbi e non si fidava neanche di Donald Trump Jr e della sua fidanzata Kimberly Guilfoyle, ritenendo che non agissero nel miglior interesse del marito. Attaccando i democratici dell’estrema sinistra per la pubblicazione delle sue tasse, che rischia a suo dire di tradursi in “cose orribili per molte persone”, Trump ha comunque ostentato sicurezza. Le dichiarazioni dimostrano che “ho avuto successo e sono stato in grado di usare alcune deduzioni fiscali per creare migliaia di posti di lavoro”, ha affermato. Parole dure sono arrivate anche dai repubblicani che vedono nella pubblicazione un precedente pericoloso e minacciano, una volta assunto il controllo della Camera, azioni a tappeto contro l’amministrazione Biden.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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Insulti sui social tra Netanyahu e il leader colombiano Petro

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Scambio di insulti, sui social, tra il presidente colombiano, Gustavo Petro, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo ha detto che il suo Paese non avrebbe preso “lezioni da un antisemita che sostiene Hamas”, dopo che Petro, pochi giorni fa, aveva chiesto alla Corte penale internazionale dell’Aja di emettere un ordine d’arresto nei confronti di Netanyahu. “Signor Netanyahu, passerai alla storia come un genocida”, ha risposto a sua volta il leader progressista colombiano, smentendo di appoggiare Hamas in quanto “sostenitore della democrazia repubblicana, plebea e laica”. “Sganciare bombe su migliaia di bambini, donne e anziani innocenti non fa di te un eroe. Ti poni al fianco di coloro che hanno ucciso milioni di ebrei in Europa. Un genocida è un genocida, non importa se ha una religione o no. Cerca almeno di fermare il massacro”, ha postato Petro.

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Mitsotakis oggi in visita a Ankara per incontro con Erdogan

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Il premier greco Kyriakos Mitsotakis verrà ricevuto oggi a Ankara dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan: l’incontro inizierà intorno alle 16.00, ora locale; seguiranno le dichiarazioni congiunte alla stampa e una cena, dopo la quale Mitsotakis tornerà ad Atene, riporta Kathimerini. Si tratta della prima visita istituzionale di Mitsotakis ad Ankara – nel marzo 2022 aveva incontrato il presidente turco a Istanbul – e della prima visita negli ultimi cinque anni di un premier greco nella capitale turca. L’obiettivo della Grecia, riporta Kathimerini, è quello di “evitare attriti e di confermare la chimica personale raggiunta tra i due leader nell’ultimo anno”.

Le difficoltà nel mantenere un clima disteso sono riaffiorate recentemente sia dopo l’annuncio della creazione di un parco marino nell’Egeo da parte di Atene, sia con la decisione di Erdogan di riaprire a Istanbul l’ex chiesa bizantina di San Salvatore in Chora, convertita in moschea, nei giorni della pasqua ortodossa. Questa visita, che fa seguito a quella del presidente turco nella capitale greca lo scorso dicembre, dove i due leader hanno firmato una Dichiarazione di amicizia e buon vicinato, rientra in una fase di “risoluzione dei problemi”, ha dichiarato Erdogan a Kathimerini. “Spetta a noi calmare le relazioni tra i due Paesi (…) per garantire che la pace e la tranquillità regnino per sempre su entrambe le sponde dell’Egeo”, ha aggiunto il presidente turco, affermando di voler “elevare il livello delle relazioni bilaterali a un livello senza precedenti”. Parole di distensione ricalcate dal premier greco, che in un’intervista al quotidiano turco Milliyet, ha ribadito di voler “procedere su un percorso costruttivo” perché “non siamo nemici, siamo vicini”.

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